La strage di Bologna, 40 anni per la verità

La Procura generale di Bologna da tre anni sta lavorando per svelare una volta per tutte i nomi dei mandati della strage di Bologna del 2 agosto 1980 e perché fu ordinato il massacro. Sempre più chiaro il ruolo dei servizi segreti deviati al soldo della P2 di Licio Gelli, raccontano diversi quotidiani in questo quarantesimo anniversario della strage alla stazione che uccise 85 persone e ne ferì 200. In un ampio approfondimento, Repubblica ricostruisce il percorso che portò all’attentato, evidenziando la sua matrice neofascista e spiegando che non ci sono invece indizi per la pista del terrorismo palestinese. “Dietro alle stragi possiamo vedere un patto di potere criminale fra neofascisti e uomini delle istituzioni – afferma al quotidiano l’avvocato di parte civile Speranzoni – c’era un progetto finalizzato a ridisegnare l’Italia sul piano sociale ed economico che ebbe inizio nel 1978 e culminò il 2 agosto 1980”.

Italia-Europa, la gestione dei flussi migratori. Il tema dei migranti torna ad essere al centro del dibattito dopo l’aumento degli sbarchi sulle coste italiane, in particolare con arrivi dalla Tunisia. Proprio a Tunisi si incontreranno il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, il collega della Farnesina Luigi Di Maio, l’alto commissario dell’Unione Europea Josep Borrell e la responsabile dell’Immigrazione dell’Unione Europea Ylva Johansson. “Obiettivo dichiarato – spiega il Corriere – affrontare la questione dei rimpatri di tunisini giunti a più riprese anche ieri in Italia, sottolineando che non possono rimanere perché il loro è un Paese sicuro da un punto di vista dei diritti civili sebbene attanagliato da una grave crisi politico-economica che si è aggravata con il Co-vid-19”. “Bloccare le partenze e aumentare i rimpatri, l’Ue ora si muova”, è la posizione del ministro degli Esteri Di Maio, riportata da Repubblica che spiega come il pugno duro del capo della diplomazia italiana sia un tentativo di riguadagnarsi la base Cinque Stelle – sull’immigrazione con posizioni più vicine alla destra – e rispondere alla campagna elettorale del leader della Lega Matteo Salvini. Intanto di necessaria solidarietà europea parla il ministro dell’Interno francese Gèrald Darmanin: “Chi sbarca in Italia, sbarca in Europa. La solidarietà continentale sull’immigrazione è una necessità e una priorità”, afferma Darmanin a Repubblica. Per il ministro francese l’Europa deve aiutare la Tunisia ad affrontare la crisi economica che l’attraversa in modo da fermare anche le partenze (il quotidiano diretto da Molinari propone anche un reportage dalle coste tunisine che inquadra la difficile situazione locale).

Mascherine e sicurezza. “Sbagliato guardare alle frontiere. Tre positivi su quattro sono italiani”, spiega al Corriere il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia in merito all’accusa rivolta ai migranti sbarcati in queste settimane di essere un pericolo perché positivi al Covid-19. “I migranti falso pericolo”, le parole riportate dal quotidiano del ministro che invita gli italiani a continuare a mantenere le più elementari misure di prevenzione dal contagio, tra cui l’uso delle mascherine. Sul tema c’è stato anche uno scontro tra opposizione e maggioranza, scrive il Corriere, mentre diversi giornali riportano della manifestazioni anti-misure tenutesi a Berlino. Il Messaggero riporta uno dei deliranti messaggi dei dimostranti: “la mascherina è la stella ebraica nazista dei non vaccinati”.

Israele e le contromisure al virus. Mentre la situazione contagi in Israele rimane preoccupante, Walter Ricciardi, consulente del ministro della Sanità italiano per l’emergenza sanitaria, su Avvenire invita a guardare proprio a quanto accade nel paese per evitare la rimozione di tutte le misure di prevenzione: “Israele sta vivendo una seconda ondata epidemica molto più grave della precedente, – scrive Ricciardi – i nuovi contagi giornalieri sono stati nelle ultime due settimane più di 2.000 (nelle settimane precedenti non superavano i 50), attualmente 34.000 positivi (a fine maggio sotto i 2.000). Nonostante si sia abbassata l’età dei contagiati la capacità delle unità Covid dei 4 principali ospedali sono già saturate. Lo stesso primo ministro Netanyahu ha ammesso che la riapertura di metà maggio andava fatta con più equilibrio, in particolare per l’attività scolastica, dove non è stato rispettato né distanziamento né uso delle mascherine”. Riguardo all’emergenza in Israele, un lettore riporta a Corrado Augias (Repubblica) quanto afferma uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature. “Si documenta – scrive il lettore – quanto accaduto in una scuola secondaria di Israele dopo che gli studenti a causa di una ondata di calore, avevano ottenuto il permesso di non indossare le mascherine in classe: a distanza di 10 giorni; ben 150 di loro erano risultati positivi al Covid 19. Spero che qualcuno senta la necessità di informare dell’accaduto gli esegeti del ‘liberi tutti’ in Italia”. Sull’Osservatore Romano si parla invece della situazione palestinese con la sanità “al collasso a causa del coronavirus e delle tensioni politiche interne”.

In cerca delle opere razziate. Su L’Espresso, un ampio approfondimento dedicato alle opere d’arte razziate dai nazisti durante la guerra. Nell’articolo si ricorda come “qualche settimana fa, in occasione della firma di un Protocollo di intesa tra la comunità ebraica di Roma e il Comando dei Carabinieri, sono stati restituiti alla comunità 19 volumi a fronte dei 7.005 razziati nel ’43 e di cui ancora si cercano tracce in giro per il mondo”. “Si calcola che tra il 1939 e il 1945 furono tre milioni i libri sequestrati in tutta l’Europa occidentale. In Italia operò uno dei ‘nuclei Rosenberg’ specializzati nelle attività di saccheggio culturale, che fu incaricato dei furti alla biblioteca del Collegio Rabbinico e a quella della Comunità Israelitica a Roma”.

Segnalibro. “II problema delle sinistre è che spesso non comprendono il bisogno dell’elettorato popolare di vivere in una società dai confini chiari e sicuri. Ancora, lo ha dimostrato il virus: solo nei nostri confini possiamo aiutarci gli uni con gli altri nell’emergenza, sappiamo a chi dare e a chi prendere. La verità è che non esiste un welfare globale”, così la docente universitaria israeliana Yael Tamir, intervistata dal Corriere La Lettura a proposito del suo libro Le ragioni del nazionalismo (Bocconi). Attivista di Peace Now e laburista, Tamir critica Netanyahu e afferma che l’unica soluzione per una pace tra israeliani e palestinesi è quella dei due Stati. La Lettura propone inoltre oggi un breve racconto dello scrittore israeliano Etgar Keret dal titolo “L’ambizione più inutile”. Prosegue invece su L’Espresso il racconto dell’Europa attraverso alcune città simbolo: questa volta a ritrarre Amsterdam, e l’impronta ebraica sulla capitale olandese, è Donatella Di Cesare.

Fiction. In programma una docufiction dedicata a Primo Levi che uscirà il prossimo 27 gennaio. Prodotta da Mario Rossini per Red Film in collaborazione con Rai Fiction, la pellicola intreccerà interviste di repertorio e finzione e si intitolerà “Questo è un uomo”, racconta la Gazzetta del Mezzogiorno.

Emirati atomici. È entrata in funzione la prima centrale nucleare degli Emirati Arabi Uniti e della penisola arabica. L’impianto di Barakah («benedizione» in arabo), nel deserto al confine con l’Arabia Saudita, ha avviato con successo il suo primo reattore che genererà elettricità e sarà collegato alla rete elettrica del Paese. La centrale è stata costruita dagli Emirati con l’aiuto della Corea del Sud. Gli Stati Uniti hanno elogiato il programma nucleare degli Emirati perché hanno accettato di non produrre uranio per uso militare. Per il Qatar invece la nuova centrale rappresenta “una minaccia per la pace” (Repubblica).

Daniel Reichel