Un romanzo importante

Ognuno accanto alla sua notte, di Lia Levi, è un bel libro. Lo diciamo subito in apertura a scanso di equivoci, e non perché si intenda poi sminuirne in qualche modo il valore, ma solo per mettere le mani avanti in relazione a un discorso di ‘moralità letteraria’ cui il bel volume di Lia Levi si presta, giustificando egregiamente la sua esistenza.
La Shoah e dintorni è diventata comprensibilmente, nel dopoguerra, terreno di infinite incursioni narrative. La Shoah è stata saccheggiata senza alcun rispetto da narratori e da cinematografari, talora anche in buona fede, ma per far cassetta, per sfruttare un filone tristemente ‘di moda’. Ricordo, solo per fare un esempio, un romanzo che a suo tempo ebbe buona visibilità, In fuga (Fugitive Pieces, 1998), dell’ebrea canadese Anne Michael, che prendeva spunto dalla Shoah per intrecciare retoricamente vicende sentimentali che alla rappresentazione, alla credibilità e alla memoria della Shoah non rendeva certamente un buon servizio.
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