LE OPERE DEL GRANDE ARTISTA E LA MOSTRA INAUGURATA A ROVIGO
Chagall, tra identità ebraica e messaggi universali
L’opera di Marc Chagall è stata multiforme e vi si possono trovare molte tracce provenienti da diverse fonti. Dobbiamo ricordare che Chagall nasce in Europa Orientale dove accanto alla comunità tradizionale, rappresentata dal rabbinato, operavano tendenze culturali e spirituali diverse: il Hassidismo e la Haskalah.
Il Hassidismo si opponeva alla tendenza razionalista rappresentata dalla classe rabbinica e poneva l’accento sull’importanza dell’osservanza dei precetti con gioia ed entusiasmo.
La Haskalah, nota anche come il movimento illuminista ebraico, era influenzata dai cambiamenti culturali prodotti dall’Illuminismo e dal Positivismo che si stavano imponendo in tutta Europa, specie per lo sviluppo delle scienze.
Gli ebrei di Vitebsk erano ovviamente divisi in varie comunità e la famiglia di Marc Chagall (In origine Shagal) apparteneva alla comunità hassidica: il Rabbi Menachem Mendel di Vitebsk era stato introdotto e avviato al hassidiasmo dal Maghid di Mezerich, l’allievo del Ba’al shem tov. La forza della tradizione e gli usi ebraici erano certamente molto sentiti nella famiglia di Marc Chagall, che conduceva una vita profondamente immersa nel mondo ebraico: pertanto il marchio della cultura ebraica e della gioia che caratterizza il Hassidismo si possono riscontrare in molte delle opere di Chagall. L’influenza del periodo trascorso durante la gioventù a Vitebsk nella comunità hassidica aveva lasciato le sue tracce anche nelle persone che si erano allontanate dalle tradizioni e dalla vita ebraica attiva, e tra queste certamente Marc Chagall. Bisogna anche considerare che le comunità hassidiche e ashkenazite erano soggette a una forma di isolamento da parte della popolazione cristiana. Eventi come pogrom erano frequenti nei territori sotto il dominio dello Zar e nell’Europa orientale. Lo studio del Talmud era impartito fin dall’infanzia nelle scuole dello shtetl e quindi Marc Chagall aveva certamente assorbito il metodo interpretativo in uso nel Talmud, dove ogni parola ha mille sfaccettature. Chagall nelle sue memorie parla della quarta dimensione. Il Talmud parla dei settanta modi in cui può essere interpretata ogni singola parola e delle quattro tecniche di interpretazione del testo. A parte le prime tre tecniche (Letterale, allusiva e interpretativa), l’ultimo sistema è il SOD, il segreto, il mistero, come a dire che dentro e dietro a ogni evento si nasconde qualcosa di misterioso. I dipinti di Chagall sono pieni di misteri e di segreti, sono come una trasposizione di sogni e come dice il Talmud, il sogno è una lettera che non è stata ancora aperta.
Molti dei dipinti di Chagall sono direttamente ispirati a soggetti ebraici, tra questi ricordiamo le vetrate della Sinagoga dell’ospedale Hadassa a Gerusalemme che hanno come oggetto le 12 tribù e gli arazzi che si trovano al Parlamento d’Israele, ispirati a eventi della storia ebraica. Ma moltissime delle sue opere echeggiano concetti universali legati in modo diverso alla cultura ebraica.
Rav Scialom Bahbout
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ISRAELE - RIVLIN E L'ANNIVERSARIO DEL TESTO DEL PADRE DEL SIONISMO
“Lo Stato ebraico di Theodor Herzl,
un'ispirazione per il presente”
“Il sogno che Theodor Herzl aveva previsto si basava su un'idea antica, come lui stesso dichiarava nel prologo del suo libro Lo Stato ebraico, ma attingeva anche a una visione nuova, emozionante e sorprendente. Un sogno vecchio e nuovo che ha cambiato il destino del nostro popolo per sempre, grazie al quale siamo qui oggi. Il padre dello Stato ebraico era abbastanza coraggioso da osare di sognare l'impossibile. Herzl aveva l'audacia, la testardaggine, la chutzpah e il coraggio di sognare in grande”. In occasione del 125° anniversario della pubblicazione del libro Der Judenstaat (Lo Stato ebraico) del padre del sionismo Theodor Herzl, il Presidente Reuven Rivlin ha voluto ricordare questa data per lanciare un messaggio ai suoi concittadini in merito al presente. Un messaggio volto a ricordare l'importanza di rimanere uniti, nonostante le avversità. “Il sogno di Herzl era quello di unire gli ebrei di diverse comunità e denominazioni in tutto il mondo in una straordinaria forza nazionale: un popolo che è sopravvissuto alle fiamme della Shoah e ha creato il moderno Stato di Israele. - scrive Rivlin nell'editoriale pubblicato da Yedioth Ahronoth - Israele oggi è alle prese con crisi sanitarie, economiche e sociali. Ma finché ci atteniamo con la determinazione di Herzl al nostro comune sogno di Sion, fondato sul valore della responsabilità reciproca che ha guidato il nostro popolo per millenni, credo con tutto il cuore che non ci sia sfida che non possiamo superare”.
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LA NUOVA ASSOCIAZIONE DI COMUNITÀ EBRAICHE DI DIVERSI PAESI ARABI
Gli ebrei del Golfo fanno rete
Bahrain, Kuwait; Oman, Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti. Sono i sei Paesi dell’area del Golfo Persico dove si registra oggi una presenza ebraica. Si va dal singolo nucleo familiare a realtà assai più complesse e strutturate. Una presenza che, sull’onda degli Accordi di Abramo e dei successivi trattati, sta gradualmente crescendo d’importanza e visibilità.
È la premessa che ha portato a un’importante svolta, annunciata in queste ore: l’istituzione di una Association of Gulf Jewish Communities (AGJC) con funzioni comuni di rappresentanza e l’obiettivo di creare sinergie interne ancora più strette dal punto di vista educativo, cultuale, della casherut.
Una vera e propria rete transnazionale. Con al vertice un presidente, l’uomo d’affari bahreinita Ebrahim Daoud Nonoo. E un rabbino capo, il libanese rav Elie Abadie, recentemente insediatosi negli Emirati.
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IL CORDOGLIO ESPRESSO DALL'ARI
"Insegnamenti di rav Garelik,
parte del nostro futuro"
Dice il Talmùd (TB Sanhedrin): Peccato per chi scompare e non è sostituibile - חבל על דאבדין ולא משתכחין.
La scomparsa di Rav Garelik è una grave perdita per la Comunità ebraica di Milano e per tutto l’ebraismo italiano. Rav Garelik è stato un elemento fondamentale dell’educazione e della vita ebraica milanese. La sua perdita lascia un vuoto.
Rav Garelik, però, lascia una famiglia che ha continuato e che continuerà la sua opera e generazioni di allievi che secondo i Chakhamim sono come figli. Il Talmùd dice, nel Trattato di Taanit, a proposito di Yaakov Avinù che se i suoi figli sono in vita anche lui continua a vivere.
L’ARI si unisce al cordoglio della famiglia e di tutto l’ebraismo italiano per questa grave perdita, confidando però che il suo insegnamento ci accompagnerà per il futuro.
Assemblea Rabbinica Italiana
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Lipa e l'indifferenza europea
Riprendo questa lettera da Repubblica del 14.2.2021:
"Tornare a Birkenau leggendo di Lipa
Tatiana Bucci, matricola 76484
La Repubblica del 30 gennaio ha pubblicato un articolo di Monika Bulaj sulla tendopoli di Lipa, in Bosnia. Io, sopravvissuta ad Auschwitz/Birkenau, definirei quel luogo un campo di concentramento. I migranti reietti di oggi sono trattati come cose fastidiose da gestire, da far sparire al più presto, come lo siamo stati noi ebrei nell'orrore del nazifascismo. Leggendo quelle righe sono tornata a Birkenau. Tornata come non ho ancora finito di tornarci dopo questi giorni di memoria".
Anna Foa
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Il doppio sogno di Levi
Nel suo funzionamento normale il sogno fa da cuscinetto tra il reale e la realtà ordinata dal principio del piacere e dalla catena delle rappresentazioni. In tal modo permette, per quanto camuffata, una messa in scena del mondo interno. Il sogno attira il reale in uno spazio di finzione, è come se lo mettesse su un palcoscenico, ne prende le misure mentre lo assume e contemporaneamente crea un senso possibile.
David Meghnagi
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Oltremare - Purim, un anno dopo
Fra dieci giorni sarà Purim. Una delle feste ebraiche non solenni, durante le quali normalmente anche i più osservanti si spostano usando mezzi privati e pubblici, e tutti partecipano a feste, banchetti e celebrazioni varie, oltre alle letture della storia di Ester – naturalmente al tempio oppure in centri comunitari. Attività da marcare quest’anno con il bollino rosso “Pre-Covid”, perché oggigiorno sarebbero da evitare ciascuna, e tutte insieme.
Daniela Fubini
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Controvento - Perché dormiamo
Vi siete mai chiesti perché gli esseri umani trascorrono un terzo della loro vita dormendo? Evolutivamente non ha molto senso: se l’istinto primario è quello di sopravvivenza, dormire sembrerebbe un controsenso, in quanto annulla le nostre difese e ci espone agli attacchi dei predatori e dei nemici.
E invece tutti gli animali dormono, compresi i vermi e le formiche: ci sono quelli che vanno in letargo per molti mesi, e quelli, come i delfini, che hanno due cervelli che si alternano nel sonno, per cui dormono rimanendo svegli.
Viviana Kasam
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