Intenzionalità, reciprocità e trascendenza nel processo formativo
Esiste un modo per salvare il sistema scolastico italiano. Immergersi per intero nel lavoro che si fa con gli studenti, nello hic et nunc dell’ora di lezione, non aspettandosi che da altri vengano le soluzioni. Potrà sembrare “romantico”, ma se la scuola italiana, nonostante i ritardi legislativi e riforme che non terminano mai, è riuscita a stare in piedi contribuendo soprattutto nei primi anni a fornire un livello di formazione inviabile, tutto ciò è dovuto perché ci sono decine di migliaia di docenti e dirigenti scolastici che nel qui ed ora, tengono in piedi l’intero sistema.
David Meghnagi, Consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
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Pesach e l'affidabilità
Ci stiamo avvicinando a Pesach. “Lui riscalda il forno e la moglie cuoce”, dice la Ghemarà (Pesachim 116a). Come al solito, la fatica manuale spetta a lui, ma la cottura, con le sue precise regole da seguire e i tempi da rispettare, spetta a lei. A quanto pare l’uomo, a priori, non è del tutto affidabile. Sarà bene che ci pensiamo.
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Disciplina del pregiudizio
Poiché del pregiudizio – sembra – non si può prescindere, specie se è così affascinante come l’antisemitismo (tant’è che, come il dott. Stranamore, scatta appena si allentano i freni inibitori), volevo proporre una sua regolamentazione, anche se temo di non essere originale.
La nuova disciplina potrebbe essere impostata: a) come la patente a punti oppure b) come un bonus.
Emanuele Calò
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Essere giovani ai tempi del Covid
Sono loro le vittime principali di questo nostro tempo maledetto, fatto di contagio, di malattia, di sofferenza, di incertezza interminabile, di attese e di speranze frustrate. Sono i giovani i più impreparati, i più sguarniti, i più indifesi di fronte allo svuotarsi progressivo di una vita in cui si indeboliscono i contatti, i legami di vivacità comune, la pura bellezza dello stare insieme.
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Dall'Iraq a Israele
A margine del viaggio di Bergoglio in Iraq, Repubblica ha riportato il rilievo di una ricercatrice, Tzionit Fattal, che tra le persone incontrate dal pontefice “non c’era un ebreo, né è stata nominata una comunità vecchia di 2500 anni, ma ormai estinta”.
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