DOMANI IL PAESE TORNA AL VOTO. PER I MEDIA, UN REFERENDUM SUL PREMIER

Con Netanyahu o contro, Israele verso le urne
  

Striscioni e manifesti con i volti dei leader dei diversi partiti fanno capolino in ogni angolo delle strade israeliane. Il paese si prepara, con una certa stanchezza, a riaprire i propri seggi e accogliere, per la quarta volta in due anni, milioni di elettori. Gli slogan, come sintetizzano i media nazionali e non, sono in sostanza gli stessi delle ultime votazioni: a favore di Benjamin Netanyahu o contro. Ancora una volta infatti il voto viene raccontato come un referendum su Netanyahu. “Rak Bibi” (solo Bibi, soprannome di Netanyahu) si sente dire tra le bancherelle del mercato di Petah Tikvah, un buon luogo dove raccogliere gli umori degli elettori. In questa cittadina a est di Tel Aviv, e in particolare attorno al suo mercato, convivono a pochi passi diverse anime d'Israele: i mizrahim, i russofoni, gli etiopi, i haredim. All'interno del mercato, molti venditori - in un sondaggio spannometrico - dichiara che voterà o per il Likud o per Shas (proprio fuori dal mercato c'è una grande struttura coperta di scritte del partito dei religiosi mizrahi). Il desiderio comunque è la riconferma di Netanyahu: “solo lui poteva portarci i vaccini”, afferma uno dei venditori da dietro una montagna di avocado. Un cliente replica che “non ci si può far guidare sempre da un solo uomo”, che Netanyahu “avrà i suoi meriti, ma si faccia processare come gli altri”. Non spiega per chi voterà, ma sottolinea di essere “stufo di questo paese diviso tra pro-Bibi e anti-Bibi”.

LA SIMBOLICA SFIDA DI RUGBY TRA LE DUE NAZIONALI 

Emirati-Israele: la partita dell’amicizia

Non passerà alla storia dello sport per la qualità del gioco espresso. Ma non era certo quello l’obiettivo. Mai come questa volta contava esserci e fare qualcosa insieme. Un traguardo che, da questo punto di vista, è stato centrato in pieno.
Miglior disciplina non poteva esserci del rugby, lo sport che ha inventato la tradizione del terzo tempo, per vedere le squadre d’Israele e degli Emirati Arabi Uniti sfidarsi in quella che da molti, con buone ragioni, è stata definita “la partita dell’amicizia”. L’attuazione concreta dello spirito degli Accordi di Abramo firmati lo scorso settembre a Washington. Un cambio di passo che, come abbiamo spesso raccontato, sta avendo effetti significativi anche nel mondo dello sport.
L’incontro, disputato a Dubai e vinto dalla squadra israeliana con lo schiacciante risultato di 33 a 0, è stato di per sé un lungo terzo tempo. È quello in genere il momento in cui gli atleti, dopo essersi sfidati lealmente sul campo, si incontrano in amicizia e fraternizzano. Non c’è rivalità, non c’è scontro di gioco, che tengano. Il rito va onorato.

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LA SCOMPARSA DI UNO DEGLI ULTIMI SOLDATI DELLA BRIGATA EBRAICA

Asher Dishon (1923-2021)

“Siamo sbarcati a Taranto e poi siamo arrivati sino al fiume Senio. Noi eravamo la testa di ponte, dall’altra parte i tedeschi. Fu una battaglia cruenta. Alcuni amici morirono. Sfondammo le linee e dopo liberammo sette città”. Con i suoi 97 anni Asher Dishon, mancato nelle scorse ore, era uno degli ultimi soldati della Brigata Ebraica ancora in vita. Memoria storica di quegli eventi, non si risparmiava nell’impegno di testimonianza. Anche in Italia. Più volte aveva visitato Piangipane, sede del cimitero alleato dove molti suoi compagni, rimasti uccisi in quell’eroico sforzo, riposano. “Abbiamo dato agli italiani la possibilità di essere liberi. E – commentava – siamo contenti di questo”.
Dishon era nato nel 1923 a Vienna e si era trasferito 15enne in un kibbutz nell’allora Palestina mandataria, il futuro Stato di Israele. Nel 1942 era entrato nelle fila dell’esercito britannico, per poi essere trasferito nel terzo battaglione della Brigata Ebraica.

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ELETTI I NUOVI CONSIGLIERI UGEI   

Giovani ebrei d'Italia, il Consiglio si rinnova

Un nuovo Consiglio per l'Unione Giovani Ebrei d'Italia. Gli iscritti al 26esimo Congresso ordinario dell'organizzazione, svoltosi nel fine settimana in un'inedita versione online, hanno scelto come propri rappresentanti Bruno Sabatello, Daphne Zelnick, Dafna Terracina, Carlotta Jarach, Giulio Piperno, Micol Di Gioacchino, David Fiorentini, Joshua Bonfante e Simone Santoro. L'organismo così composto resterà in carica fino alla fine del 2021.

 

SEGNALIBRO  

Dall’antico Siddùr alla Nobel Glück,
l’identità che nutre l’anima

Storica docente dell’ateneo fiorentino, la professoressa Gigliola Sacerdoti Mariani ha sempre nutrito i suoi studenti con uno stile d’insegnamento colto e stimolante, votato alla multidisciplinarietà. Una formidabile capacità, la sua, di aprire finestre e mettere in relazione mondi. Se ne trova un saggio in Donne e poeti vedono arrivare la verità (ed. Effigi), libro che raccoglie una selezione di suoi importanti contributi (in aula e fuori). Dalla proiezione della società anglosassone sulle vicende risorgimentali il cui punto di partenza è un’edizione del New York Times del 1882 che riportava tradotti i versi dedicati da Garibaldi a Caprera, per arrivare alla stretta attualità: e cioè al Nobel per la Letteratura conferito lo scorso anno alla poetessa Louise Glück, la cui narrazione ricorda all’autrice quel pilastro dell’ebraismo che è il midrash.
Non mancano, nel mezzo, le ricognizioni su testi antichi. Come il trecentesco Siddùr di Forlì, di proprietà della British Library di Londra, che getta uno sguardo commovente su quella lontana società ebraica e sul suo modo di rapportarsi alle principali festività. A partire da quella, imminente, di Pesach. Per gentile concessione dell’autrice ve ne proponiamo un brano

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PROROGATA LA SCADENZA AL 21 APRILE  

Dal Covid alla rinascita, il concorso fotografico Adei

Fotografi professionisti e amatoriali di ogni età e luogo “per dare una risposta positiva e concreta al bisogno di guardare al futuro con gioia in questo momento di pandemia globale”. Sono i destinatari del concorso fotografico ‘Il nostro obiettivo: dal Covid alla rinascita’ promosso dalla sezione triestina dell’Adei Wizo.
Inizialmente fissato alla giornata di ieri, il termine di consegna delle foto (se ne possono mandare un massimo di tre) è stato esteso a mercoledì 21 aprile.

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Idee e esperienze a confronto
Con riferimento ad un articolo pubblicato il 2 Gennaio 2020 sulle pagine di Moked, nella rubrica Setirot a firma del dott. Stefano Jesurum e dal titolo “Il rischio dell’implosione”, desidero porgere all’ing. Emanuel Segre Amar le scuse per non aver fornito un tempestivo riscontro alla sua richiesta di voler pubblicare una replica scritta al medesimo articolo.
Noemi Di Segni, Presidente UCEI
Elena Di Porto
Quest’anno uno degli ulivi del Giardino dei Giusti dell’Umanità di Roma è dedicato ad Elena Di Porto. È una figura straordinaria, rimasta per molti anni nell’ombra. Ne parla Giacomo Debenedetti nel suo 16 ottobre 1943, in cui la chiama Celeste invece che Elena, è la donna ebrea “vestita di nero, scarmigliata, sciatta, fradicia di pioggia” che la sera prima della razzia corre ad avvisare gli ebrei e non viene creduta. Era una donna di “piazza”, come ben ci ha raccontato nella cerimonia inaugurale del Giardino Amedeo Osti Guerrazzi, storico e collaboratore della Fondazione Museo della Shoah.
Anna Foa
Oltremare - Soldati e gattini
Sulle pagine dei social che, armate di ottime intenzioni, vogliono mettere in buona luce Israele e il suo esercito, può capitare di vedere foto di soldati o soldatesse, immancabilmente belli quanto modelli, che posano sorridendo felici e forti, armati fino ai denti oppure con la semplice divisa (un tantinello troppo attillata, chissà come mai) e gli occhi inondati del bagliore del tramonto. Non mi è capitato personalmente di vederne accompagnati da teneri gattini, ma è sicuramente per via di poca attenzione da parte mia. Ora però, dopo il caso della gatta Fernanda, ogni amante dell'IDF ha la facoltà e forse il dovere di pubblicare foto edificanti di soldati e gattini, da qui a prossimo ordine.
Daniela Fubini
Controvento - Allenarsi alla felicità 
Si è celebrata, in concomitanza con l’equinozio di primavera, la Giornata Mondiale della Felicità. Una data azzeccata: in tutte le tradizioni, questo è il periodo della rinascita, della liberazione dall’oppressione delle forze oscure, del ritorno alla vita.
Ma si può dare una definizione collettiva di un sentimento così intimo e privato come la felicità?
Viviana Kasam
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