Con Netanyahu o contro,
Israele verso le urne

Striscioni e manifesti con i volti dei leader dei diversi partiti fanno capolino in ogni angolo delle strade israeliane. Il paese si prepara, con una certa stanchezza, a riaprire i propri seggi e accogliere, per la quarta volta in due anni, milioni di elettori. Gli slogan, come sintetizzano i media nazionali e non, sono in sostanza gli stessi delle ultime votazioni: a favore di Benjamin Netanyahu o contro. Ancora una volta infatti il voto viene raccontato come un referendum su Netanyahu. “Rak Bibi” (solo Bibi, soprannome di Netanyahu) si sente dire tra le bancherelle del mercato di Petah Tikvah, un luogo adatto per raccogliere gli umori degli elettori. In questa cittadina a est di Tel Aviv, e in particolare attorno al suo mercato, convivono a pochi passi diverse anime d’Israele: i mizrahim, i russofoni, gli etiopi, i haredim. All’interno del mercato, molti venditori – in un sondaggio spannometrico – dichiara che voterà o per il Likud o per Shas (proprio fuori dal mercato c’è una grande struttura coperta di scritte del partito dei religiosi mizrahi). Il desiderio comunque è la riconferma di Netanyahu: “solo lui poteva portarci i vaccini”, afferma uno dei venditori da dietro una montagna di avocado. Un cliente replica che “non ci si può far guidare sempre da un solo uomo”, che Netanyahu “avrà i suoi meriti, ma si faccia processare come gli altri”. Non spiega per chi voterà, ma sottolinea di essere “stufo di questo paese diviso tra pro-Bibi e anti-Bibi”. I sondaggi danno in effetti una divisione quasi perfetta fra questi due campi: 60 seggi per Likud, partiti religiosi, la destra nazionalista di Yamina (il cui leader Bennett non ha però sciolto le riserve), e la compagine più estremista Tziyonut Datit. E, dall’altra parte, 60 seggi per il fronte anti-Netanyahu che va dalla destra di Tikva Hadasha e Israel Beitenu al centro di Yesh Atid fino alla sinistra laburista e di Meretz, fino alla compagine araba. Quest’ultima però arriva divisa, con un ex compagno di viaggio che potrebbe persino indicare Netanyahu come Premier. Pochi voti potrebbero spostare gli equilibri, soprattutto per gli anti-Bibi sarà importante che partiti come Kachol Lavan o Meretz passino la soglia. Per il Premier, la chiave sarà non vedere troppi voti confluire in Tikva Hadasha o Yamina, sperare che Tziyonut Datit entri alla Knesset e mantenere un saldo distacco dagli altri partiti in termini di seggi (le previsioni lo danno avanti di 12 seggi).