L’ultimo dei Giusti

Già ideato nella sua natura e nella sua funzione nel corso stesso della guerra, il memoriale di Yad Vashem viene istituito con una legge apposita, la Legge del Memoriale, approvata nell’agosto 1953 dalla Knesset. La Legge era volta, oltre che ad onorare e ricordare gli ebrei vittime della Shoah, anche ad esprimere la gratitudine dello Stato di Israele e del popolo ebraico verso quei non ebrei che avevano aiutato gli ebrei. A questo ultimo fine, nel 1963 ebbe inizio il progetto di riconoscimento di concessione del titolo di Giusti delle Nazioni a coloro che a loro rischio e senza ricompense avevano aiutato a salvarsi almeno un ebreo.
Ma di Giusti, in quegli anni, non si parlava solo in Israele. Nel 1959 uno scrittore francese, un ebreo di origine polacche, André Schwarz-Bart, figlio di sopravvissuti e non lui stesso un deportato, resistente durante la guerra, aveva pubblicato presso le edizioni Du Seuil un romanzo, L’ultimo dei Giusti, che aveva avuto vasta risonanza e vinto nello stesso 1959 il Premio Goncourt (nel 1967 ottenne invece a Gerusalemme il Jerusalem Prize for Literature). Il libro partiva dal XII secolo e dal succedersi nelle generazioni dei Giusti, i 36 giusti che consentono al mondo di sopravvivere secondo una tradizione talmudica e cabbalistica, per diventare poi nel corso del romanzo la storia di un giovane ebreo durante la Shoah. Il libro suscitò ovunque, anche in Italia dove fu tradotto nel 1960, attenzione ed emozione, oltre che ad una vasta polemica che coinvolse tanto il mondo ebraico che quello non ebraico, sulla caratterizzazione dell’ebreo come vittima sofferente che il romanzo trasmetteva. Io lo lessi ragazzina appena uscito – dovrei avere ancora l’edizione francese quasi disfatta dalle molte riletture – con una grandissima emozione. Fu un libro molto amato da Elie Wiesel, da Jules Isaac, e considerato da Gershom Scholem come un libro che aveva diretto l’attenzione generale sulla leggenda ebraica dei Trentasei Giusti.
Leggenda in cui, come è evidente, il nesso con i Giusti delle Nazioni è molto labile, dal momento che si tratta qui di trentasei ebrei giusti che per ogni generazione salvano il mondo, nel caso di Yad Vashem di Giusti non ebrei che salvano non il mondo ma gli ebrei. La leggenda sembra però partire da un’idea di salvezza non riservata agli ebrei, ma all’intera umanità. Certamente, tutto questo scalpore suscitato in quel periodo sui Giusti non fu ignoto alla Commissione per i Giusti creata nel 1963, quattro anni dopo l’uscita del libro in Francia e quattro anni prima che il libro ricevesse anche il riconoscimento del Jerusalem Prize in Israele.

Anna Foa, storica