L'INTERVENTO DELLA PRESIDENTE UCEI NOEMI DI SEGNI

'25 Aprile, festa della libertà e della consapevolezza'

Celebriamo oggi, 25 Aprile, la festa della libertà italiana riconquistata con sacrificio di lotta antifascista, contro massacri, distruzione e spietata dittatura, di invasati ed invasori del nostro Paese.
Il 25 Aprile è la festa identitaria dell’Italia. Un appuntamento con la Storia, con la Patria, con la nostra bandiera, che non potrà mai essere un appuntamento “divisivo”, ma il riconoscimento collettivo di quanto avvenuto nelle nostre città – dalle più grandi alle più piccole – e soprattutto occasione per formare coscienze, educare i giovani, responsabilizzare chi ha incarichi istituzionali di ogni rango. Chi oggi è nella stessa situazione di chi allora poteva scegliere da che parte essere. Contro la vita o per la vita. Contro i valori fondamentali e naturali di libertà e pace, con l’indifferenza che cela egoismi e ignoranze o contro l’odio secolare e per un futuro senza oppressioni. Scelte fatte allora da giovani e giovanissimi, da potenti e debolissimi.
Festa della libertà di un intero Paese che non può considerarsi mai scontata, da tramandare, da ravvivare, da difendere – tutti – con la massima consapevolezza e determinazione.
Così come è giorno di festa è giorno anche di responsabilità concreta e morale – non solo nel riconoscere le colpe e il concorso alla causa della guerra mondiale e delle deportazioni, ai processi mai celebrati, ai fascisti mai sgombrati – ma anche un agire preciso affinché nulla del passato possa risorgere e ripresentarsi come norma e consuetudine della nostra realtà istituzionale, italiana ed europea.
Tantissimi e troppi i segnali di un’amnesia e di un’ignoranza dilagante. Troppo il distacco di una generazione che neanche sa cosa sia o che peggio ha il coraggio di attribuirgli un significato di rivendicazioni ben diverso. Troppe le sfumature e le espressioni di estensione di questo fondamentale anniversario – da parte di singoli e di istituzioni preposte – a soggetti e popoli esterni totalmente alle vicende della guerra, della liberazione, delle fatiche investite nella ricostruzione e nel riavvio di una vita massacrata. Troppi i linguaggi di odio, di teorie complottiste e socio pandemiche, di antisemitismo che di nuovo invadono le menti e consegnano potere illusorio e chi non sa dotarsi di altro e troppi al contempo gli atti di chi irresponsabilmente si sottrae al proprio potere di affermare giustizia e dignità.
Pochissimi invece coloro che ancora con le loro parole e testimonianze dirette hanno ancora forza di farci dono dei loro ricordi, di trasmetterci il loro coraggio, di ricordarci chi siamo e perché viviamo in libertà. Libertà che non significa assenza di regole, ma significa Costituzione vivente. Libertà riconquistata da partigiani – uomini e donne – con il sostegno delle forze alleate e il contributo della Brigata ebraica. E ogni giorno che passa dobbiamo fare tesoro delle loro parole, inni e poesie dedicate, del loro coraggio di capire “a vent’anni cosa c’era oltre il Ponte in mano nemica dal quale vedevam l’altra riva, la vita e tutto il bene del mondo e tutto il male che avevam di fronte”. Capire nel profondo quotidiano che “Vedevamo a portata di mano oltre il tronco il cespuglio il canneto l’avvenire di un giorno più umano e più giusto più libero e lieto” e di non arrenderci all’evidenza ricordataci da Calvino che “Ormai tutti han famiglia hanno figli che non sanno la storia di ieri io son solo e passeggio fra i tigli con te cara che allora non c’eri.” E se così era la realtà negli anni in cui furono scritte queste parole, lo è ancor più oggi.
Significativo fu in quei mesi drammatici del ’45 il contributo dell’ebraismo italiano, perseguitato, deportato e sterminato dai nazifascisti ma alla fine presente in prima linea in molte azioni decisive della Resistenza. E al suo fianco l’impegno degli eroici volontari della Brigata ebraica, accorsi da lontano ma accomunati dallo stesso ideale di libertà, che si distinsero in molte prove di coraggio sacrificando anche la loro vita, contribuendo poi a risollevare le nostre comunità dalle macerie e dalla disperazione, ridando quel soffio di vita ebraica soffocato dalla tragedia della Shoah.
Oltre al tricolore issato sulle nostre terrazze e nelle piazze in tutta Italia, in questi giorni di forzata permanenza nelle nostre case e isolamento, è la Costituzione con i suoi principi fondamentali ad essere la bandiera scritta che sventola sul nostro modo di essere, di vivere e di riconoscerci nei rapporti che instauriamo, tra cittadini, tra amministrazioni, tra Stati. Oggi più che mai li sentiamo come fondamenti di rilevanza quotidiana – la salute, la vita, la solidarietà, la speranza di lavorare e socializzare liberamente.
Quello che oggi rivolgo è un appello alla responsabilità e alla unicità di questo appuntamento con la storia. I valori del 25 Aprile e il solenne ricordo della liberazione sono inconciliabili con qualsiasi manifestazione di apologia del fascismo, di nostalgia e rievocazione di un regime oscuro e devastante con inni e cori in piazze e cimiteri. Appuntamento italiano, distinto e sparato da pretese di libertà, dal disconoscimento e terrorismo connessi alle contestazioni altrui sullo Stato di Israele e di Gerusalemme. Invito alla coerenza rivolto a chi guida le istituzioni italiane, specialmente quelle preposte alla memoria della lotta partigiana e a chi oggi sostiene o ingloba altre memorie e teorie negazioniste, altre questioni e istanze propalestinesi poste fuori da ogni contesto, che certamente non riguardano il 25 Aprile ma riguardano invece la sicurezza dello Stato di Israele e la capacità di convivenza e pace nel Medio Oriente intero. Tutte le altre liberazioni o pretese di liberazione vera o travisata che sia vanno celebrate o affrontate in altri giorni e altre sedi.
Il 25 Aprile è 25 Aprile! È doveroso far comprendere ai nostri figli che quello è stato un giorno sognato per anni e che all’indomani del 25 si è ricominciato a sognare.
A tutti coloro che si spesero per questo sogno, che ne sono narratori e testimoni, va oggi il nostro commosso ringraziamento.

Noemi Di Segni, Presidente UCEI

 

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IL CANTO DEL 25 APRILE

Bella Ciao, l'origine yiddish di un simbolo

Nel 2006, in un negozietto di dischi di Parigi, il signor Fausto Giovannardi acquista per 2 euro un cd dal titolo “Klezmer. Yiddish swing music”, lo mette in valigia insieme agli altri souvenir e per qualche settimana lo dimentica. Un giorno qualunque, sale sulla sua auto, inserisce il cd acquistato in vacanza e a un tratto si ritrova a cantare Bella ciao, sulle note di un brano dal titolo Koilen. L’autore è Mishka Ziganoff, l’anno di composizione il 1919. Il signor Giovannardi è meravigliato e comincia a contattare studiosi e musicisti di ogni dove, per recuperare ogni informazione possibile sull’autore e sulle connessioni tra Koilen e Bella ciao. Come si può immaginare nascono svariate congetture sull’origine del brano e sulla biografia di Mishka Ziganoff, forse ebreo russo, o forse fisarmonicista zingaro trapiantato a New York e ancora una volta si prova a riscrivere la storia di quella canzone carica di significati e di immagini, più di quanti la canzone stessa avrebbe voluto.
E se è vero che molti canti partigiani hanno evidenti legami con la musica popolare russa, è comunque interessante pensare a quale giro possa aver fatto un brano yiddish del 1919, dall’Est Europa alle montagne dell’Italia occupata per unire chi combatteva contro l’invasore. Ma è ancor più interessante vedere quante sfumature ha acquisito oggi quel brano, perché da qualche anno è uscito dal contesto specifico del 25 Aprile per entrare in molti altri spazi ed esprimere semplicemente l’anelito alla libertà e il desiderio di opporsi a un regime, quale che sia. Bella ciao si canta tenendosi per mano o tenendo alti gli striscioni e le bandierine, unendo le voci di generazioni diverse, senza per forza domandarsi quale sia la sua reale origine e quali le intenzioni di chi nei decenni l’ha intonata. A volte la si canta semplicemente per la forza che trasmette.
 

Maria Teresa Milano

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IL PRESIDENTE DELL'ANPI MILANO A PAGINE EBRAICHE 

“Difendiamo la libertà con le parole
di Primo Levi e Vittorio Foa"

“Quando guardo a chi ha combattuto contro il nazifascismo penso a una concezione ampia di libertà. Ne fanno parte i partigiani, tutti coloro che entrarono nella resistenza, gli ebrei perseguitati, i militari che si opposero al regime, i deportati per diverse ragioni. Penso a loro e penso a un mondo in cui sono libero se chi di fianco a me è libero, se non sono indifferente di fronte alle sofferenze del prossimo, se lotto contro il pregiudizio e l’intolleranza”.
Per Roberto Cenati, presidente della sezione Anpi Milano, questa è l’idea di libertà che immagina quando pensa al significato del 25 Aprile, soprattutto in questo momento di grande difficoltà per il paese (e non solo). “È difficile non poter festeggiare come sempre la Liberazione, ma quest’anno abbiamo avuto la possibilità di organizzare un presidio a Milano in piazza Castello, a cui partecipa anche la Comunità ebraica. Ci saranno diverse iniziative per celebrare questa giornata, sempre nel rispetto rigoroso delle misure anti-contagio. Ma il tema importante – spiega Cenati – rimane riflettere sul significato della Liberazione. Oggi ancor di più dobbiamo ricordarci di coloro che in Europa lottarono per la solidarietà, per il bene comune, per l’attenzione al prossimo”.
In questo 2021 poi c’è un segno positivo nel solco della memoria della Resistenza a Milano. Dopo undici anni prende infatti forma il progetto di riqualificazione della Loggia dei Mercanti. Un progetto donato all’Anpi provinciale di Milano, racconta Cenati con orgoglio, dalla partigiana e architetto Cini Boeri. “A lungo la nostra richiesta di concretizzare quel progetto è rimasta inascoltata”, spiega. Poi di recente è arrivato finalmente il via libera e così da quest’anno chi si recherà nello storico luogo della città, a pochi passi dal Duomo, troverà due stele in vetro stratificato, con frasi sulla Resistenza, poste alle estremità delle arcate. “Di fronte alle due stele – dice il presidente dell'Anpi Milano – verranno posizionate una ventina di sedute in pietra (beola grigia) per dar modo ai cittadini e soprattutto ai giovani, di riflettere sul significato della Lotta di Liberazione e sul sacrificio dei 1739 Combattenti per la Libertà i cui nomi sono scolpiti sulle 19 lastre di bronzo poste sotto le volte della Loggia”.
Sulle due stele verranno inserite due frasi di Primo Levi e Vittorio Foa. Si tratta di due figure che, rileva Cenati, “credo abbiano ancora molto da dire al nostro presente”. 

 

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IL DONO DELL'ARTISTA GIORGIO ORTONA A PAGINE EBRAICHE 

Libertà ritrovata, un sogno anche a colori

“Brescia e Bergamo liberate, ma il COVID non c’entra”. 
Giorgio Ortona ci ha fatto questo dono: un olio su tela ispirato da un giornale dell’epoca, nelle ore in cui anche in Italia si affermava definitivamente la libertà. Il suo modo di festeggiare, assieme ai nostri lettori, il 25 Aprile. 
Nato a Tripoli nel 1960, Ortona è un pittore figurativo e realista tra i più apprezzati sulla scena italiana e internazionale. Ha partecipato alla 54esima Biennale di Venezia ed esposto sui quadri in molti contesti prestigiosi. Da qualche anno la sua indagine artistica lo sta portando sempre a più stretto confronto con le vicende del Novecento. Prossimamente, con due lavori dedicati al tema della Memoria, sarà protagonista di una grande mostra presso la sede delle Nazioni Unite a New York.  

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L'IMPEGNO DELL'ITALIA EBRAICA 

Da Trieste a Roma, una festa anche in presenza

Numerose le iniziative, in tutta l’Italia ebraica, per festeggiare il 25 Aprile. 
La Comunità ebraica di Milano parteciperà nel pomeriggio al presidio di piazza Castello, il più importante evento cittadino (che sarà anche trasmesso in streaming). “A causa della difficile situazione pandemica e nel pieno rispetto dei protocolli sanitari Covid-19, i rappresentanti della Comunità prenderanno parte alla cerimonia che si svolgerà a piazza Castello, uno dei luoghi simbolo di Milano”, annunciano il presidente Milo Hasbani e il Consiglio comunitario in una nota. L’invito agli iscritti è “a essere prudenti, evitando una partecipazione in massa per non creare assembramenti”.
Tra gli appuntamenti più significativi quello che si è svolto stamane a Trieste, dentro la Risiera di San Sabba, con la partecipazione della Comunità ebraica accanto alle istituzioni regionali e triestine. 
La Comunità ebraica di Roma si riunirà alle 17.20 di fronte alla lapide affissa al Tempio Maggiore in memoria dei partigiani. L’evento, durante il quale sarà deposta una corona di fiori, si svolgerà alla presenza del ministro della Difesa Lorenzo Guerini, della presidente della Comunità Ruth Dureghello e del rabbino capo rav Riccardo Di Segni. 
Nella Capitale, nel corso della mattinata, un gruppo di ebrei romani guidati dall’ex presidente Riccardo Pacifici ha reso omaggio ai protagonisti della Liberazione con una cerimonia tenutasi a Porta San Paolo, luogo simbolo delle vicende resistenziali, durante la quale sono stati intonati gli inni d’Italia e d’Israele, con un pensiero rivolto anche ai volontari della Brigata ebraica, si è deposta una corona ed è stato recitato un kaddish per i caduti. 

(Nell'immagine di Giovanni Montenero l'intervento del rabbino capo di Trieste Alexandre Meloni alla Risiera di San Sabba)

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L'INTERVENTO DI ALBERTO CAVAGLION 

Perché ha ancora senso spiegare la Resistenza

"Meglio non fidarsi troppo di parole impegnative come Resistenza quando sono accompagnate da un aggettivo qualificativo, sia pure suggestivo. Gli allargamenti terminologici sono quasi sempre concepiti allo scopo di rendere esteso ciò che invece è giusto rimanga piccolo: le piccole virtù, le minoranze virtuose. Togliendo il superfluo si arriva alla sostanza. Vere e proprie nebulose appaiono coppie di parole, che sono andate per la maggiore: Resistenza tradita, Resistenza mancata, Resistenza taciuta, Resistenza passiva, Resistenza disarmata, Resistenza legittimata (o delegittimata)". 
È quanto sottolinea, in un importante intervento sul quotidiano Domani oggi in edicola, lo storico Alberto Cavaglion. "Lo stesso esercizio - scrive - si può fare con antifascismo: antifascismo militante, antifascismo difensivo, antifascismo esistenziale. Può darsi un antifascismo che non sia esistenziale? La Resistenza è o non è. Se non medita di attaccare l’avversario cessa di essere sé stessa". 

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LA MOBILITAZIONE INTERNAZIONALE  

Giustizia per Sarah Halimi, vittima dell'odio

Non solo a Parigi, ma anche in molte altre città d'Europa, si protesterà oggi contro la sentenza della Corte di Cassazione francese che ha stabilito che l'assassino di Sarah Halimi, percossa e poi defenestrata nell'aprile del 2017, non dovrà andare a processo. E ciò nonostante si sia riconosciuto il movente antisemita del brutale omicidio. 
Un presidio si svolgerà alle 15 anche a Roma, su iniziativa della Comunità ebraica locale, nei pressi dell'ambasciata francese. Con l'occasione di questa mobilitazione l'UCEI invita gli utenti dei social a diffondere questa immagine, aggiungendo l'hashtag #JusticeForSarah.

SUL NUMERO DI DAFDAF IN DISTRIBUZIONE

L'acqua di rose, delizia sefardita

Si avvicina l’estate, le giornate davanti al computer per chi è ancora in didattica a distanza o quelle sui banchi per chi è rientrato a scuola sono lunghe, e con il sole fuori la voglia di stare all’aperto accumulata in questi lunghi mesi arriva a farsi sentire in maniera prepotente. Arrivano in soccorso allora due ricette di “nonna Claudia” – Claudia De Benedetti – che nel numero di DafDaf attualmente in distribuzione propone “più cocktail per tutti”. La “Delizia all’acqua di rosa”, radicata nel mondo sefardita, e il “Cocco di nonna” si aggiungono alle tante ricette proposte negli anni dal giornale ebraico dei bambini. Sono cocktail analcolici, ovviamente, ma non per questo meno adatti a un brindisi… L’chaim!

Ada Treves

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La memoria come processo dinamico
La memoria è un processo dinamico in cui i dati sono di continuo rimodellati sulla base di ciò che si viene a sapere dopo. Una testimonianza rilasciata nell’immediato, o poco dopo un evento traumatico, riflette l’esperienza del momento. Chi parla anni dopo, lo fa alla luce anche di quello che ha appreso in seguito, ricostruendo un’unità cognitiva che al momento in cui si verificarono i fatti poteva non esserci. La rielaborazione del passato non avviene nel vuoto. 
                                                                          David Meghnagi
La zona grigia
Da venerdì scorso, l’occasione è la dimensione mortuaria del Mediterraneo, la metafora «zona grigia» è tornata a indicare «indifferenza», piuttosto che «incertezza» o «prudenza». Non è un problema di oblio o di «memoria opaca». Alla rovescia: è rivendicazione consapevole e orgogliosa del passato come principio attivo nel presente e prescrittivo di futuro.
                                                                          David Bidussa
L'Egitto dorato
Non c’è nessun ritualismo nel celebrare, anche da “remoto” o con presidi statici nelle pubbliche piazze, la ricorrenza del 25 aprile. Mentre c’è senz’altro un’ossessiva ricorsività in quelle polemiche che – invece – ne vorrebbero, da sempre, ridimensionare o addirittura cancellare il significato profondo. È forse bene intendersi al riguardo: chi parla di evento "divisivo" ha quasi sempre in testa un’idea di cosa l’Italia, e con essa l’Europa, avrebbe dovuto altrimenti essere, ossia quel continente nel quale i fascismi sarebbero risultati definitivamente vincenti. Pochi giri di parole, quindi, al riguardo. 
Claudio Vercelli
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