LA RICONFERMA PER ALTRI SETTE ANNI ALLA GUIDA DELL'EBRAISMO FRANCESE

Gran Rabbino di Francia, rieletto rav Haim Korsia

“Dobbiamo essere uniti”. È il messaggio di rav Haim Korsia poco dopo l'annuncio della sua rielezione a Gran rabbino di Francia. In queste ore il rav è stato infatti riconfermato per altri sette anni nell'importante e delicato ruolo di rabbino capo dell'ebraismo francese. A votare per lui, in una sfida a tre, una larga maggioranza dei rappresentanti del mondo ebraico - 254 elettori in totale - riunitisi per l'occasione a Parigi, al Consistoire Israélite.
Nato nel 1963 a Lione, da genitori di origine algerina, rav Korsia ha conseguito il titolo di rabbino al Collegio Rabbinico di Francia, e dal 1988 al 2001 è stato rabbino di Reims, dove ha anche conseguito un Master of Business Administration. Dal 1987 al 2008 il rav è stato consigliere dell’allora Gran Rabbino di Francia Joseph Sitruk, e poi del suo successore Gilles Bernheim fino al 2013. Nel 2014, dopo le dimissioni di rav Bernheim, è stato eletto nel ruolo di rabbino capo di Francia con una maggioranza di 131 voti, superando rav Olivier Kaufmann (97 voti) al ballottaggio. Questa volta la sua riconferma è arrivata al primo turno con 189 voti a suo favore.

"In quanto ebrei siamo chiamati a dire che la vocazione dell’uomo è quella di assomigliare per quanto possibile al Creatore. Ognuno rappresenta il Suo volto. Ognuno ha pari dignità. Ognuno deve essere tutelato. - sottolineava rav Korsia in un'intervista rilasciata a Pagine Ebraiche - La pari dignità di cui tutti, tutti gli esseri umani devono godere, si diffonde attraverso questa transitività. Con un’avvertenza, quella di sapere che tutti noi godiamo di pari dignità e ognuno di noi è unico. L’unità non è un dato di fatto, è da riconquistare, da ricomporre. Non è una sola persona il volto di D. Tutti insieme possiamo esserlo, se lo vogliamo”. 
Di seguito riproponiamo l'intervista rilasciata in un momento molto complicato per la Francia, poche settimane dopo i terribili attentati del gennaio 2015. Un'intervista in cui rav Korsia sottolineava come "là dove si annida la violenza sono gli ebrei a essere presi per primi di mira. Ma è anche chiaro che i signori dell’odio non vinceranno, perché il loro attacco è un attacco al bene di tutti. È proprio così, a volte i paranoici hanno un nemico per davvero e questi nemico è la società civile. E infine è chiaro che il problema non sono le malefatte dei cattivi. Il problema è, ed è sempre stato, il silenzio dei buoni. È quel silenzio che dobbiamo scongiurare".

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IL NUMERO IN DISTRIBUZIONE DEL GIORNALE EBRAICO DEI BAMBINI

DafDaf, pagine d'estate

Palette e secchielli, una palla, un retino e una farfalla... torna come ogni anno, con il numero estivo, la testata speciale che Paolo Bacilieri ha disegnato per DafDaf. In copertina un’illustrazione della Strega Comanda Color, Luisa Valenti, apre una prima finestra sulla sua rubrica, dedicata a due libri: "uno è un leporello arcobaleno con carte fustellate di frutta e verdura, con cui fare giochi infiniti alla scoperta degli ibridi più strani e l’altro è un libro per i grandi e per chi le scienze le capisce bene solo se gli raccontano anche delle storie”, scrive. Si intitolano “Hello Tomato” e “La botanica del desiderio”, e mentre il primo è perfetto per giocare nelle lunghe serate estive il secondo è una miniera di informazioni curiose. Sulle mele, per esempio, come scopriranno i giovani lettori.
La rubrica libri è dedicata a Il bambino che venne dal fiume, che racconta le avventure di Mosè. Il giornalista e scrittore Wlodek Goldkorn, al suo esordio nella narrativa per ragazzi dopo vari libri di successo rivolti a un pubblico adulto per proporre la sua idea di Mosè ha trovato un supporto nei disegni di un noto illustratore italiano. Una storia costruita sulle fonti tradizionali, con anche un pizzico di fantasia, che porta a interrogativi importanti: cosa è la libertà? Da dove nasce questo bisogno? E perché c’è bisogno che ogni generazione sia vigile e attiva?
Due pagine poi sono dedicate a Eric Carle, lo scrittore e illustratore di tanti piccoli capolavori, che ha saputo affascinare generazioni di giovani lettori (e i loro genitori). È mancato da poco. Il suo libro più noto, Il bruco Maisazio (The Very Hungry Caterpillar), è stato tradotto in 62 lingue e da solo ha venduto oltre 40 milioni di copie. Di lui Anna Castagnoli, grande esperta di illustrazione e letteratura per l’infanzia, ha scritto: “A strappare e incollare pezzi di carta colorata sono capaci tutti, ma ad animare quei pezzi di carta e trasformarli in cose vive era capace solo lui. Un saluto affettuoso e buon viaggio, grandissimo maestro”.
La rubrica di Claudia De Benedetti, “in cucina”, ci regala questo mese due ricette: il Bicerin specialità torinese evoluzione di una ricetta di gran moda nel 1700, la bavareisa, e una gustosa minestra di lenticchie, utile anche a fare un piccolo ripasso di quell’episodio molto noto raccontato nella Parashà di Toledoth. Esaù infatti vendette la sua primogenitura al fratello Giacobbe per una minestra di lenticchie... e Claudia ci ricorda che si usano le lenticchie rosse perché nel racconto biblico ci viene detto che Esaù, quando venne al mondo, era tutto rosso e in più chiese a Giacobbe di mangiare “un po’ di quella roba rossa”. E fu chiamato Adom che significa, appunto, “rosso” in ebraico.
A chiudere il numero la rubrica dedicata agli scacchi, che questo mese si limita a raccontare un piccolo segreto del direttore tecnico del circolo scacchistico ebraico Michail Tal, di cui abbiamo parlato negli scorsi numeri e nello speciale (clicca qui per sfogliarlo) che il mensile dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche ha dedicato al rapporto tra scacchi ed ebraismo. Mario, infatti, è anche l’autore di diverse canzoni e una, che è stata protagonista dello Zecchino d’oro nel 2001, è dedicata proprio agli scacchi... e il maestro Adolivio Capece, responsabile della rubrica - che tornerà con le sue lezioni nei prossimi mesi - ci ha mandato il testo, perfetto per essere canticchiato per tutta l’estate, fino a non uscire più dalla testa con il suo ritornello, che ripete: “Sei fritto, sei fritto! Ti ho dato scacco matto. Non fare quella faccia, ti sfido quando vuoi. Sei fritto, sei fritto! Ti ho dato scacco matto. Mettiamo a posto i pezzi, giochiamo ancora un po’”

Buona lettura, buona estate!

Ada Treves

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L'AVVERTIMENTO DEL CAPO DEI SERVIZI SEGRETI INTERNI

“In Israele, allarme odio sui social
Serve intervento della politica”

 

La dialettica politica tra favorevoli e contrari all'accordo Bennett-Lapid è una prassi normale per una democrazia come Israele. Il problema è quando i toni passano da critica legittima a istigazione alla violenza e messaggi d'odio. Ed è questa la brutta china che ha intravisto il capo dei servizi interni di sicurezza d'Israele (Shin Bet), Nadav Argaman, analizzando il dibattito sui social network locali. “Abbiamo recentemente identificato una grave crescita e radicalizzazione nei discorsi violenti e di incitamento, specialmente sui social media”, ha avvertito Argaman, in una inusuale uscita pubblica. “Come qualcuno che guida un'organizzazione destinata a proteggere la sicurezza della nazione, il regime democratico e le istituzioni, sto chiamando e avvertendo che questo discorso (violento sui social media) può essere interpretato da alcuni gruppi o lupi solitari come un via libera alla violenza e alle attività illegali che potrebbe portare a danni fisici” contro le persone, ha ammonito il capo dello Shin Bet, esortando politici, leader religiosi, insegnanti e opinion leader ad intervenire contro questo fenomeno. “È una responsabilità che pesa sulle spalle di tutti”, il suo richiamo.
I servizi interni si erano già mossi negli scorsi giorni per garantire ulteriore protezione a Naftali Bennett, leader del partito Yamina, a seguito di minacce nei suoi confronti provenienti da militanti di destra. L'accusa mossa a Bennett è di aver tradito la destra per aver scelto di firmare un'intesa con il leader centrista Yair Lapid. L'accordo poggia su una coalizione che unisce partiti di destra e sinistra. Se confermata con un voto alla Knesset, l'intesa Bennett-Lapid porterà alla fine di dodici anni di governi a guida Benjamin Netanyahu.

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IL CORSO "MI DOR LE DOR" PROMOSSO IN COLLABORAZIONE CON L'UCEI

Patrimonio culturale ebraico,
la sfida della formazione

Dedicato alla formazione e alla sviluppo professionale nell’ambito della conoscenza, dell’approfondimento e della trasmissione del patrimonio culturale e turistico ebraico italiano, il programma Mi Dor Le Dor Italia (MDLDI) è ispirato come concetto a una nota espressione biblica, da cui prende il nome: “Di generazione in generazione”.
Un corso per giovani professionisti del settore, elaborato sul modello del programma MDLD Polonia e promosso dal The Taube Center for Jewish Life & Learning di Varsavia con la collaborazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e della European Association for the Preservation and Promotion of Jewish Culture and Heritage (Aepj). Sessioni teoriche (lezioni e incontri con esperti) e attività di community building (visite guidate, dibattiti ed esperienze dirette) a caratterizzare un viaggio, della durata di vari mesi, tra storia, tradizioni ed espressioni artistiche e culturali, trasmissione del patrimonio, interdisciplinarità e dialogo internazionale.
Il via quest’oggi con un “viaggio nel patrimonio ebraico” curato da Ruth Ellen Gruber, scrittrice e giornalista che è anche l’anima del progetto Jewish Heritage Europe. Il primo di una serie di appuntamenti che verteranno, tra i vari temi oggetto di approfondimento, anche sull’impegno in questo ambito della Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia (Fbcei), sulla sfida del portale UCEI MyJewishItaly, sulle attività di conservazione messe in campo dalla Rothschild Foundation.

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Il significato delle parole
Pro memoria.
«Dictator est qui dictat». Il dittatore è colui che dice, colui che detta, colui che, dopo la sua presa di potere, è l’unico a parlare. Così Carl Schmitt, nel suo «La dittatura», esattamente 100 anni fa.
Le parole hanno significato e contenuto. Forse sarebbe meglio prendere le misure.
                                                                          David Bidussa
L’indignato permanente
Esiste una figura pubblica, molto diffusa nell’età - a tratti asociale - dei social, che è quella dell’indignato permanente. Chi ha pratica di comunicazioni online, non può non averlo incontrato. Più di una volta in vita sua, in tutta probabilità. L’indignato permanente è colui che è perennemente scandalizzato da ciò che sente, da quanto vede, soprattutto dall’opinione altrui. 
                                                                          Claudio Vercelli
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