L'arte della fuga

Sono tempi emotivi, quelli che stiamo vivendo. Un’immagine per tutti: i «nuovi» talebani a Kabul costituiscono, per molti di noi, qualcosa che rimanda alla memoria di un tragico film già visto. Non ricordano solo la Saigon del 1975 ma anche e soprattutto il ripetersi dello scenario di una decadenza di poteri dove, inesorabilmente, si consumano rese dei conti, vendette come anche e soprattutto azzeramenti dell’altrui esistenza. In particolare modo, in quest’ultimo caso, dell’esistenza civile e sociale. Non c’è peraltro bisogno di giungere ai lavacri di sangue per definire da subito come intrinsecamente liberticida ciò che va configurandosi in quelle terre.
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