NELLA COMUNITÀ EBRAICA DELL'EX PRIMO MINISTRO UCRAINO
"Oltre la tensione, la nostra vita ebraica continua"

“Speriamo che tutte queste minacce di invasione siano solo scherzi di Purim”. Da Vinnitsa, nel cuore dell'Ucraina, rav Shaul Horowitz racconta a Pagine Ebraiche l'aria che si respira in questi giorni nel paese. “Calma e tensione si mischiano. Leggiamo le notizie e la situazione sembra migliorare, ma non si sa mai. Noi cerchiamo comunque di tranquillizzare tutti. C'è stata una conferenza tra i rabbini d'Ucraina in cui si è evidenziata l'importanza di rimanere a disposizione per aiutare chiunque abbia bisogno”. Arrivato nel 2003 da Gerusalemme come shaliach (inviato) del movimento Chabad, rav Horowitz ha vissuto in questi anni diverse situazioni di tensione.
La città di cui è diventato rabbino capo, dopo il conflitto tra le forze governative e i separatisti filorussi del 2014, è diventata una meta per i rifugiati interni. A Vinnitsa infatti sono, secondo le autorità locali, più di 4mila le famiglie di sfollati registrate. “C'è stato un esodo anche all'interno delle comunità ebraiche con diverse persone che si sono spostate verso nord, la maggior parte è andata a Kiev, ma qualcuno è arrivato anche qui. Noi apriamo la porta a tutti”.
In comunità tra i servizi che sono stati creati in questi anni, tra sinagoghe e scuole, c'è anche una mensa per i bisognosi. “Ogni giorno diamo da mangiare a una settantina di persone. Abbiamo molte attività da portare avanti e questa è una di quelle fondamentali: queste persone non hanno di che sostenersi e noi cerchiamo di provvedere. Anche in questo clima di tensione andiamo avanti”. Il rav spiega come in questi anni Vinnitsa sia profondamente cambiata e questo grazie in particolare a un noto membro della comunità ebraica, l'ex Primo ministro Vlodymir Groysman. “È stato sindaco di questa città e ne ha completamente trasformato il volto, costruendo infrastrutture, servizi, strade. Se giri per Vinnitsa ora sembra una vivace realtà europea, mentre quando sono arrivato era cupa e desolata”, racconta Horowitz. “Groysman – aggiunge – non era solo il nostro sindaco, ma veniva anche in sinagoga e partecipava attivamente alla vita della Comunità”.
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LE INIZIATIVE IN RICORDO DELL'EMANCIPAZIONE EBRAICA E VALDESE DEL 1848
Laicità e informazione, minoranze protagoniste
Il 17 febbraio e il 29 marzo 1848 sembrano momenti lontani della nostra storia. Eppure le date in cui valdesi ed ebrei conquistarono pieni diritti civili nel regno dei Savoia parlano ancora al nostro presente e al nostro futuro. Sono l’occasione per ricordare il significato di vivere in uno Stato che tutela le proprie minoranze, che garantisce la laicità delle sue istituzioni e per fare il punto su cosa si è fatto per mantenere queste garanzie. Ma anche per ricordare alle minoranze il valore della propria presenza nella società e il significato di esserne protagoniste, di raccontarsi, di dare il proprio contributo. Un doppio tema che ha fatto da spunto all’incontro “Laicità (s)comunicata?”, organizzato a Torino dall’associazione ArticoloZero, coordinamento per la laicità. Un primo confronto parte del programma della Settimana della libertà, dedicata a ricordare la svolta del 1848, che ha visto protagonista il mondo dell’informazione. A discutere di laicità e stampa sono stati chiamati giornalisti di diverse testate, tra cui il direttore della redazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Guido Vitale e Gian Mario Gillio, responsabile comunicazione per la Federazione delle Chiese evangeliche in Italia. Ad aprire l'incontro, i saluti della presidente del Concistoro della Chiesa valdese di Torino Patrizia Mathieu e del presidente della Comunità ebraica della città Dario Disegni.
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IL VOLUME SUGLI EBREI ESPULSI DAL LICEO VISCONTI
“Scuola negata, Roma non dimentica”

Pubblico delle grandi occasioni, nella Sala della Protomoteca in Campidoglio, per la presentazione di un libro di fondamentale importanza per la storia e la memoria degli ebrei romani. Scuola negata. Le leggi razziali e il Liceo “E. Q. Visconti (ed. Biblion), opera della professoressa Romana Bogliaccino, esplora la vicenda paradigma di un istituto tra i più prestigiosi d’Italia a confronto con i provvedimenti antisemiti del fascismo. Ben 58 gli studenti espulsi oltre a una docente, la professoressa Maria Piazza, che vi insegnava Scienze. Nel libro, ricco anche di foto, parlano gli archivi, i testimoni diretti, i loro discendenti. Un mosaico il cui riverbero arriva fino ai giorni nostri, ricostruito nell’ambito di un progetto didattico che ha avuto tra i suoi momenti culminanti l’inaugurazione, nel gennaio di tre anni fa, di una lapide commemorativa. Sopra riportati i nomi di tutti coloro che furono vittima di quei provvedimenti e dovettero lasciare l’istituto.
“Quello che presentiamo oggi è un libro che ci permette di comprendere, elaborare e capire cosa fare perché tutto quel che è successo non accada mai più”, ha esordito il sindaco Roberto Gualtieri. Il primo cittadino, nel mostrare vivo apprezzamento per l’iniziativa, ha poi evidenziato la virulenza di quelle leggi in ambito educativo e spronato all’esercizio di una Memoria viva e consapevole. Uno dei compiti fondamentali per “una città che vogliamo aperta e universale”.
Pregio della ricostruzione delle storie personali – ha poi riconosciuto rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma – è quello di porci “di fronte ai nomi e ai cognomi: non atti di legge ma eventi che colpiscono persone reali”. Da qui l’eccezionale importanza di un volume come questo. Anche in ragione della particolarità di un liceo in cui, tradizionalmente, “convergeva la borghesia ebraica-romana”. Una frequentazione illustre (tra gli altri ha fatto il nome del medico Guido Mendes) “e che solo nel dopoguerra ha avuto una flessione per via della dispersione e del ruolo svolto da altre realtà”.
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L'APPOSIZIONE DELLA PIETRA D'INCIAMPO IN SUA MEMORIA
“Rav Cassuto, simbolo di tutta Firenze”

Un simbolo che va oltre il solo contesto ebraico e abbraccia tutta una città. È la cifra riconosciuta a rav Nathan Cassuto, il rabbino capo di Firenze nel drammatico autunno del 1943 durante il quale, nel portare avanti la sua missione di soccorso ai correligionari perseguitati dal nazifascismo, fu prima catturato e quindi deportato in campo di sterminio (da dove non farà ritorno). Fatale la delazione di un’infame che fu all’origine di una retata condotta in via dei Pucci 2, nei locali dell’Azione Cattolica dove si stava svolgendo una riunione di quella rete di assistenza ebraico-cristiana che fu per molti salvifica e che aveva tra i suoi animatori anche il cardinale “Giusto” Elia Dalla Costa e un altro prete eroe: don Leto Casini.
Da quest’oggi, all’ingresso del palazzo, una pietra d’inciampo ricorda a chiunque ne varchi la soglia ciò che lì avvenne. “Un segno perenne che la città mette su stessa” le parole del presidente della Comunità ebraica fiorentina Enrico Fink in conclusione di una cerimonia che ha visto risuonare le chiarine e il gonfalone in bella vista ad accompagnare interventi e testimonianze. “Rav Cassuto è un esempio e un elemento identitario. Un rabbino che è andato oltre le sue funzioni primarie e, dopo aver messo al sicuro i figli, ha dedicato ogni grammo della propria forza a quel compito”, la gratitudine espressa dal rabbino capo rav Gadi Piperno.
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SEGNALIBRO
Trauma della Shoah, ebraismo e psicoanalisi
Il libro di Alberto Sonnino Trauma della Shoah, ebraismo e psicoanalisi (2022) è un testo di grandissimo interesse per la profondità dei temi trattati e nell’accostare elementi comuni tra la trasmissione dell’ebraismo nel corso dei millenni e la trasmissione della psicoanalisi nata poco più di un secolo fa. Tale accostamento è un filo conduttore centrale che si intreccia insieme ad un altro filo essenziale riguardante l’utilizzo del vertice psicoanalitico per comprendere il trauma della Shoah e la sua elaborazione – sempre che ciò sia possibile – dopo lo sterminio di sei milioni di ebrei. Alberto Sonnino, nel trattare il trauma collettivo, e nello specifico il trauma della Shoah, fa un accostamento, pur con le necessarie differenze, ai traumi individuali e ricorda che Freud in Introduzione alla Psicoanalisi scrive: “La fantasia della seduzione fin troppo spesso non è una fantasia bensì un ricordo reale” riferendosi al fatto che gli abusi sul bambino non sono sempre fantasie ma anche realtà fattuali.
Ronny Jaffè
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Ticketless - Sette pensieri
 Torno sul Giorno del Ricordo, perché quanto si è visto e letto negli ultimi giorni rende evidente la crisi drammatica della nostra memoria collettiva, giunta a un punto di degrado pari alla crisi politica vista in occasione dell’elezione quirinalizia. Raduno per brevità qualche osservazione sparsa. 1) Il ritorno dello scontro ideologico, dall’una e dall’altra parte, rischia di cancellare i passi avanti che si sono fatti e vedremo a breve con Gorizia e Nova Gorica capitali europee della cultura. 2) Passi avanti si sono visti nel mondo della cultura, ma nessuno se ne accorge sui media: valgano le parole di Stefan Cok (riascoltabili nella puntata di Fahrenheit del 9 febbraio scorso) e l’antologia di racconti di giovani triestini e sloveni insieme per raccontare la loro storia famigliare vista da due angolature diverse.
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Periscopio - Il silenzio voluto
 Abbiamo affrontato, nella scorsa puntata, la questione dell’identificazione del personaggio misterioso a cui Dante allude, nel terzo Canto dell’Inferno, quando afferma di riconoscere, nella schiera degli ignavi, l’ombra di colui “che fece per viltade il gran rifiuto” (III. 60). Un dubbio che da sempre divide la critica dantesca, nettamente scissa in due opposte fazioni, per una delle quali l’allusione sarebbe a Ponzio Pilato, per l’altra a Celestino V.
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