Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui     13 Maggio 2022 - 12 Iyar 5782
PAGINE EBRAICHE MAGGIO 2022

Polonia, diritti e contraddizioni

Non si può negare che questi ultimi anni siano storicamente fondamentali per la Polonia. In pochi altri paesi della Comunità europea si può sentire così forte il passaggio conflittuale da un mondo vecchio e patriarcale ad una società libera e aperta, conflitto che ha raggiunto il suo apice e si è manifestato brutalmente nell’invasione putiniana della vicina Ucraina.
Con entusiasmo mi sono unita ai movimenti femministi che da tempo protestano contro l’attuale governo e le sue politiche nazionaliste/conservatrici/reazionarie/misogine. Il 13 dicembre 2020, con la mia amica da più di vent’anni, Dominika Baranowska, abbiamo raggiunto un grande corteo di protesta, con fermata finale davanti casa di Jaroslaw Kaczynski, il leader del partito Legge e Giustizia.
Ci vorrebbero trattati interi per descrivere le follie manifestate dal programma politico di Kaczynski. I punti fondamentali nel 2020 (in alto una manifestazione a Varsavia) erano la negazione del diritto all’aborto e l’allontanamento della Polonia dall’Unione europea. Le repressioni della polizia in quei giorni erano particolarmente forti: arresti sommari, braccia rotte, interrogatori lunghi e inutili.
Dopo un paio di ore di canti, balli e goliardate da manifestazione (io avevo raccolto per strada una enorme saetta rossa in cartone, - nell'immagine a sinistra - simbolo del movimento femminile Strajk Kobiet Sciopero delle Donne e la dimenavo a destra e manca), abbiamo deciso che era ora di tornare a casa. Per strada ci siamo fermate in una drogheria e non appena uscite dal negozio già distante dalla manifestazione, siamo state avvicinate da una camionetta della polizia e circondate da sei funzionari con volti e numeri identificativi invisibili. Siamo state subito minacciate di multe per essere – e questa parola non me le dimenticherò mai – marchiate dai simboli della protesta a loro dire illegale: avevamo con noi saette rosse e manifesti. Ho fatto in tempo ad accendere il telefono e far partire la diretta sui social media, così tutti hanno potuto vedere come al nostro rifiuto di presentare i documenti siamo state sbattute dentro la camionetta e portate in commissariato. Mentre venivamo strattonate dai poliziotti, sono accorsi dei giornalisti che hanno fatto in tempo a registrarci. La mia amica spintonata dai funzionari mentre in mano teneva un grande pacco di carta igienica appena acquistato. Il video è diventato subito virale in un paese come la Polonia che adora le situazioni tragicomiche e anarcoidi tra cittadini e apparato statale. Arrivate in commissariato abbiamo presentato i documenti, per evitare l’arresto di 24 ore e i controlli personali che ancora oggi comportano l’essere denudate e toccate nelle parti intime davanti ai funzionari. 
Per farla breve, abbiamo vinto in due mesi la causa intentata contro la polizia, i giudici di ogni stanza hanno deciso che il fermo non aveva avuto nessun senso logico e che la polizia non aveva agito secondo le procedure. I giudici hanno anche stabilito dei compensi simbolici che la controparte ancora oggi cerca di bloccare, ma al momento hanno perso anche l’appello per gli indennizzi. Che sia chiaro, ci sono centinaia di cause simili nei tribunali polacchi degli anni 2020-21, la stragrande maggioranza di queste sono giudicate a favore dei cittadini.

Anastazja Buttitta

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IL CONVEGNO A 100 ANNI DALLA NASCITA 

“Piero Della Seta, figura da riscoprire”

A lungo protagonista della politica romana nelle file del PCI, Piero Della Seta nasceva esattamente cento anni fa. Quasi trent’anni di servizio ininterrotti nel governo dell’amministrazione, nelle vesti sia di Consigliere comunale che di assessore. Un arco di tempo che è ancora un record nella storia repubblicana e che i fatti hanno dimostrato ben speso, in particolare nell’avviamento del programma straordinario volto ad erogare servizi primari allora mancanti nelle borgate.  
Un trauma profondo a segnarne la gioventù: l’espulsione dal liceo Visconti, quando di anni ne aveva 16, in seguito alla promulgazione delle leggi razziste. Cosa ciò abbia rappresentato nella sua vita è stato il figlio Roberto, presentando di recente in Campidoglio il libro “Scuola negata. Le leggi razziali e il Liceo E.Q Visconti”, a testimoniarlo con parole commosse. Sempre il Campidoglio è stato ieri lo sfondo di un evento dedicato alla sua eredità nel secolo dalla nascita, promosso dalla Fondazione Gramsci (nell’immagine, l’intervento del direttore Francesco Giasi) e incentrato sui concetti di “capire” e “trasformare” la città che gli furono congeniali.

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LA CERIMONIA NELLA SINAGOGA DI VERONA

Sicurezza nei luoghi ebraici,
il grazie della Comunità all'esercito

In sinagoga a Verona i rappresentanti di otto reggimenti dell’Esercito italiano, dai Lagunari della “Serenissima” ai Paracadutisti, dal Genio guastatori ai Carri e alle Trasmissioni che nel periodo 2019-2022, alternandosi, hanno provveduto con le loro pattuglie alla sorveglianza con un presidio fisso di fronte al Tempio nell’ambito dell’operazione Strade Sicure.
Il presidente della Comunità ebraica veronese Celu Laufer, dopo aver ricordato il periodo di servizio militare da lui svolto nell’esercito di difesa israeliano, ha brevemente parlato della bimillenaria presenza ebraica in Italia e illustrato la realtà odierna delle comunità ebraiche ove purtroppo è sempre presente il problema dell’antisemitismo e il timore per azioni violente e intolleranti.

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IL PROVVEDIMENTO DEL GOVERNO 

Risarcimento delle vittime dei crimini nazisti,
l'Italia istituisce un nuovo Fondo 

Con un decreto legge promulgato lo scorso 30 aprile, il governo italiano ha istituito un Fondo per il ristoro dei danni subiti sul territorio italiano o comunque in danno di cittadini italiani dalle vittime di crimini di guerra e contro l’umanità per la lesione di diritti inviolabili della persona compiuti dal Terzo Reich durante la Seconda guerra mondiale, nel periodo tra il Primo settembre 1939 e l'8 maggio 1945. A darne notizia, spiegando chi ha diritto ad accedervi ed entro quali termini, l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. “Il Fondo - spiega in una nota l'UCEI (clicca qui) - è stato istituito sostanzialmente come soluzione diplomatica ad una complessa e tormentata vicenda legislativa e giudiziaria decennale, di fatto per la mancata liquidazione delle somme accertate a favore di ricorrenti vittime delle stragi naziste che non hanno avuto accesso ai fondi erogati dalla Germania sulla base di accordi con la Claims Commission o altri accordi internazionali, a causa della invocazione da parte della Germania della immunità dalla giurisdizione davanti ai tribunali dei paesi dove i crimini sono avvenuti”.

Alessandro Sinigaglia
Fra le molte biografie di resistenti ebrei in Italia centrale che si possono ora consultare sul portale Resistenti ebrei d’Italia colpisce in maniera particolare la storia di Alessandro Sinigaglia. La sua vicenda intellettuale, politica e umana è caratteristica di intrecci vari di identità che lo trasformano in simbolo di pluralità. Quando gli venne dedicato un libro dal titolo Negro ebreo comunista (Mauro Valeri, edizioni Odradek, Vicenza 2010) – riecheggiando le parole di una famosa canzone di Francesco Guccini – si intese caratterizzare l’evidenza di appartenenze diverse e marginali, tutte sottoposte a persecuzione in tempi di regime totalitario.
Gadi Luzzatto Voghera
Il rispetto verso i Cohanim
“E disse il Signore a Moshè, dì ai sacerdoti figli di Aharon”.
La caratteristica dell’inizio della nostra parashà è il verbo “emor – dire”, lo stesso termine che dà il nome alla parashà stessa.
Solitamente leggiamo nella Torah il verbo “dabber – parlare”, inteso quasi come un dovere per Moshè e un ordine per il popolo di ascoltare e obbedire. In tutta la prima parte della parashà vengono comandate delle regole che soltanto i Cohanim dovevano osservare scrupolosamente, compreso il cohen gadol.
Rav Alberto Sermoneta
Le insidie della carne
Quest’anno per la prima volta al seder di Pesach a casa dei miei genitori abbiamo servito come secondo il carpaccio di tonno, in contrasto con le tradizioni della famiglia secondo le quali di Shabbat e nelle feste (a parte naturalmente Shavuot) il piatto forte deve essere rigorosamente di carne. Questa rottura con il passato proprio nell’anno del quasi ritorno alla normalità non era dovuta a una scelta ideologica, né a un cambio di gusti, né a un bisogno di originalità: il fatto è che la carne era arrivata - dopo essere stata sospirata e attesa a lungo, tra consegne mancate, telefonate e promesse in stile Aspettando Godot (“non arriva oggi ma arriverà sicuramente domani!”) - solo poche ore prima dell’inizio del seder, troppo poche per non costringerci a elaborare un piano B.
Anna Segre
Il confine Ucraina
«Le atrocità sollevano un’indignazione minore, quanto più le vittime sono dissimili dai normali lettori, quanto più sono “more”, “sudice”, “dago”» scrisse Theodor W. Adorno in Minima Moralia.
Pur differente il contesto – Adorno scriveva nel 1945 qui in riferimento soprattutto all’antisemitismo nazista e al razzismo coloniale – più volte in questi mesi ho ripensato queste parole.
Francesco Moises Bassano
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