L'ACCORDO DI LIBERO SCAMBIO SIGLATO A DUBAI

Israele-Emirati, una firma nella storia

Per la prima volta uno Stato arabo, gli Emirati Arabi Uniti, ha firmato un accordo di libero scambio completo con Israele. La firma, apposta a Dubai dai ministri dell'Economia Orna Barbivai e Abdulla bin Touq Al Marri, apre “un nuovo capitolo nella storia del Medio Oriente”, ha commentato il ministro del Commercio emiratino Thani Al Zeyoudi. Con l'obiettivo dichiarato di superare nei prossimi cinque anni il tetto dei 10 miliardi di dollari in commercio bilaterale, l'intesa è la più grande mai stipulata da Gerusalemme con un paese arabo. Con essa, circa il 96 per cento dei prodotti scambiati tra le due realtà, tra cui alimenti, agricoltura, cosmetici, attrezzature mediche e farmaci, saranno esenti da dazi doganali. “Insieme rimuoveremo le barriere e promuoveremo il commercio globale e le nuove tecnologie, che costituiranno una solida base per il nostro percorso comune, andranno a beneficio dei cittadini e renderanno più facile fare affari", ha dichiarato il ministro Barbivai. La firma arriva a neanche due anni dagli Accordi di Abramo, siglati a Washington, che hanno portato alla normalizzazione dei rapporti tra i due paesi. Questa rapidità, sottolineano gli analisti, è la dimostrazione di come all'interno del mondo arabo stia profondamente e concretamente cambiando il decennale ostracismo nei confronti d'Israele. Con gli Emirati, adesso, a fare da apripista di questa rivoluzione. “Negli ultimi 18 mesi abbiamo dimostrato cosa si può ottenere quando si mettono da parte le controversie e le differenze", ha affermato Thani Al Zeyoudi. "Siamo ora pronti a far leva su queste basi e a promuovere una nuova era di opportunità e di imprenditorialità per i nostri cittadini, a stabilire un rapporto di rispetto reciproco, di tolleranza, di discorsi aperti e onesti, di unità di pensiero e di azione. Non abbiamo dubbi che questo accordo aprirà la strada a una nuova era di economia prospera nella nostra regione”.

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L'INCONTRO AL VIA A BRUXELLES

"Lotta all'antisemitismo, una rete europea"

Sin dai primi giorni dell’aggressione militare all’Ucraina la propaganda del Cremlino ha fatto leva su una costante disinformazione alimentata anche dal più bieco antisemitismo, ad esempio attraverso il veleno distillato dai “Protocolli dei savi di Sion” cari tra gli altri al ministro degli Esteri russo Lavrov. Su frequenze simili la retorica mistificatrice di quella “denazificazione” costantemente evocata da Putin e dai suoi sodali per giustificare l’ingiustificabile. Abusi anche verbali che hanno suscitato allarme ai più alti livelli e cui è dedicata l’apertura della quinta riunione del gruppo di lavoro contro l’antisemitismo istituito dalla Commissione europea e tornato oggi a ritrovarsi in presenza, a Bruxelles, dopo una serie di incontri soltanto online. A rappresentare l’Italia in questa nuova occasione di confronto la coordinatrice nazionale contro l’antisemitismo Milena Santerini, il direttore della Fondazione Cdec Gadi Luzzatto Voghera e il segretario generale UCEI Uriel Perugia. Molti i temi sul tavolo della due giorni, in un’ottica anche di crescente trasversalità e cooperazione. Tra gli obiettivi primari annunciati “lo sviluppo di metodologie comuni nel tracciamento di episodi di antisemitismo, il rafforzamento degli impegni per favorire la sicurezza delle comunità ebraiche, delle istituzioni religiose, dei luoghi di preghiera, delle scuole confessionali”. Specifiche sessioni saranno dedicate a ciascuno di questi argomenti. A ciascuna realtà nazionale sarà poi data l’opportunità di rappresentare la situazione nel proprio Paese, soffermandosi sulle iniziative messe in campo e sugli obiettivi che si intendono raggiungere.

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LA RIUNIONE DEI RABBINI EUROPEI 

"Preghiamo per la pace, agiamo per la solidarietà"

Le ferite e le prospettive del conflitto al vaglio della 32esima assemblea generale della Conferenza dei rabbini europei che si è svolta a Monaco di Baviera con la partecipazione di oltre 350 rabbini provenienti da 43 Paesi. “Dobbiamo pregare per la pace e per la fine di questa guerra terribile. Dobbiamo augurarci che finisca al più presto e che non vi sia una escalation che ci trascini dentro un conflitto nucleare che potrebbe distruggere l’umanità” le parole del rav Pinchas Goldschmidt, che oltre ad essere il presidente della Conferenza è anche il rabbino capo di Mosca. Un concetto chiave, nei vari panel e incontri, è stato quello di impegno associato a etica e consapevolezza. “Non c’è comunità ebraica che non abbia accolto dei profughi in questo periodo” ha rimarcato rav Goldschmidt, esternando così il suo apprezzamento per una mobilitazione che è stata e continua ad essere ampia. Argomento portante del meeting, non a caso, l’elaborazione di una strategia di risposta rabbinica davanti alla doppia sfida della pandemia e della guerra. Un’esperienza di servizio, è stato sottolineato, “in una realtà nuova”. Il plauso della platea è andato tra gli altri anche al rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, cui è stato assegnato il premio per la leadership rabbinica intitolato al suo predecessore rav Elio Toaff.

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LA VISITA ISTITUZIONALE

"Ferramonti, Memoria da coltivare"

Decine di sindaci e amministratori sono stati tra i protagonisti del convegno “Le 130 Giudecche di Calabria, volano straordinario per cultura e turismo” svoltosi a Santa Maria del Cedro e volto a costruire un nuovo orizzonte di collaborazione e promozione delle potenzialità del territorio in stretto raccordo con le istituzioni ebraiche. A concludere un’intensa due giorni di incontri la visita istituzionale svoltasi quest’oggi al campo di internamento di Ferramonti, nel Comune di Tarsia. Presenti, tra gli altri, l’ambasciatore d’Israele Dror Eydar, il vicepresidente UCEI Giulio Disegni, il referente della Comunità ebraica di Napoli Roque Pugliese, il consigliere regionale Luciana De Francesco, il sindaco di Tarsia Roberto Ameruso, il consigliere comunale Roberto Cannizzaro, la direttrice del Museo di Ferramonti Teresina Ciliberti, il comunicatore Klaus Davi. Coinvolta inoltre una delegazione del Comune di Belvedere Marittimo, gemellata con l’israeliana Mitzpe Ramon.
“La storia di questo campo è una storia complessa perché formata da due fasi, quella voluta dal fascismo di costrizione e sofferenza e quella del dopo otto settembre in cui prevalsero la solidarietà e l’aiuto per chi era stato internato e necessitava di aprirsi alla vita e andare nell’allora Palestina mandataria”, ha ricordato Disegni nel suo intervento. Una storia che deve farci riflettere, ha poi aggiunto, “perché questo è un luogo di memoria o meglio di duplice memoria, in cui si è verificata una svolta dal buio e dagli orrori del fascismo alla luce verso la libertà”.

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L'EVENTO DEDICATO A SHAVUOT INSIEME ALLE FAMIGLIE UCRAINE

Torah, una scelta di libertà

Due significative eccezioni caratterizzano la solennità di Shavuot.
La prima, spiega il rav Roberto Della Rocca, direttore dell’area Educazione e Cultura UCEI, “è che nella Torah non si menziona mai la data in cui cade”. Una festa appesa quindi alla conta delle settimane che prende avvio da Pesach “e che ha la particolarità di non dirci quanti giorni mancano, ma quanti sono passati, trasmettendoci così l’insegnamento di non vivere con ansia i giorni che ci attendono al traguardo”, ma che al contrario è più opportuno “voltarci indietro per guardare a quello che abbiamo costruito”. In questa prospettiva, pertanto, “ogni giorno è un’occasione per elevarci, per una salita progressiva”. Altra eccezione, sottolinea il rav in una lezione trasmessa attraverso i canali di Zeraim, è che non esiste una mitzvah particolare associata alla festa. Uno stimolo quindi a riflettere sul fatto che “l’accettazione della Torah” non si limita a questa specifica circostanza, né si fa racchiudere in uno specifico limite temporale.
Proprio attorno all’osservanza dei precetti, nella loro dimensione imprescindibilmente sia pratica che etica, si è sviluppata una nuova conversazione del ciclo “Feste ebraiche. Appuntamento tra le generazioni” organizzato in collaborazione con Unione Giovani Ebrei d’Italia e Pitigliani. Accanto al rav, a confrontarsi sul tema “Accettare la Torah: costrizione o libertà?”, il direttore responsabile di Hatikwa Luca Clementi e l’attore e scrittore Daniel Bondì. Un’occasione anche per stringersi ad alcune delle famiglie ucraine ospitate dalle istituzioni ebraiche a Roma, presenti all’incontro e coinvolte nell’allestimento del momento conviviale che ha preceduto la conversazione. A dare loro il benvenuto la presidente UCEI Noemi Di Segni e il presidente del Pitigliani Bruno Sed.

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Dachau non è turistica
Mi piace questa settimana portare un ultimo saluto a Boris Pahor.
Lo faccio riproducendo la recensione a Necropolis (intr. di Claudio Magris, Roma, Fazi editore, 2008), che pubblicai in anni lontanissimi ormai (con titolo Dachau non è turistica uscì su “L’indice dei libri del mese”, aprile 2008, p. 23). Una recensione scritta poco tempo dopo averlo conosciuto a Trieste. I temi di quel libro mi sembra non abbiano perso di attualità.
Alberto Cavaglion
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Davide e Micòl
Nel decimo Canto del Purgatorio, dedicato (come i due successivi) alla superbia, Dante fornisce una prova insuperabile non solo della sua poesia e dell’altezza dei suoi valori morali, ma anche della sua formidabile immaginazione, tale da potergli attribuire davvero paranormali capacità profetiche e visionarie: anticipa perfettamente, infatti, nel profondo Medio Evo, le potenzialità comunicative del cinema e della televisione.
 
Francesco Lucrezi
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