Torah, la scelta della libertà

Due significative eccezioni caratterizzano la solennità di Shavuot.
La prima, spiega il rav Roberto Della Rocca, direttore dell’area Educazione e Cultura UCEI, “è che nella Torah non si menziona mai la data in cui cade”. Una festa appesa quindi alla conta delle settimane che prende avvio da Pesach “e che ha la particolarità di non dirci quanti giorni mancano, ma quanti sono passati, trasmettendoci così l’insegnamento di non vivere con ansia i giorni che ci attendono al traguardo”, ma che al contrario è più opportuno “voltarci indietro per guardare a quello che abbiamo costruito”. In questa prospettiva, pertanto, “ogni giorno è un’occasione per elevarci, per una salita progressiva”. Altra eccezione, sottolinea il rav in una lezione trasmessa attraverso i canali di Zeraim, è che non esiste una mitzvah particolare associata alla festa. Uno stimolo quindi a riflettere sul fatto che “l’accettazione della Torah” non si limita a questa specifica circostanza, né si fa racchiudere in uno specifico limite temporale.
Proprio attorno all’osservanza dei precetti, nella loro dimensione imprescindibilmente sia pratica che etica, si è sviluppata una nuova conversazione del ciclo di incontri “Feste ebraiche. Appuntamento tra le generazioni” organizzato in collaborazione con Unione Giovani Ebrei d’Italia e Pitigliani. Accanto al rav, a confrontarsi sul tema “Accettare la Torah: costrizione o libertà?”, il direttore responsabile di Hatikwa Luca Clementi e l’attore e scrittore Daniel Bondì. Un’occasione anche per stringersi ad alcune delle famiglie ucraine ospitate dalle istituzioni ebraiche a Roma, presenti all’incontro e coinvolte nell’allestimento del momento conviviale che ha preceduto la conversazione con l’offerta anche di alcune specialità culinarie tipiche del Paese est-europeo.
A dare loro il benvenuto la presidente UCEI Noemi Di Segni e il presidente del Pitigliani Bruno Sed.