LA MISSIONE DI BENNETT AD ABU DHABI E L'ATTESA PER L'ARRIVO DI DRAGHI
Dagli Emirati Arabi Uniti all'Italia,
diplomazia israeliana al lavoro
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Una visita per consolidare ulteriormente i legami tra Israele ed Emirati Arabi Uniti e per discutere della minaccia Iran. Il Primo ministro israeliano Naftali Bennett è arrivato in queste ore ad Abu Dhabi per incontrare lo sceicco Muhammad bin Zayed, che ha di recente ereditato il ruolo di presidente degli Emirati dal fratello, Khalifa, scomparso il 22 maggio scorso. “Incontrerò il presidente, lo sceicco Muhammad bin Zayed, un visionario, un leader coraggioso. – ha dichiarato Bennett prima di partire per la missione, che non era stata annunciata pubblicamente – Oggi costruiremo insieme un altro piano nello speciale legame forgiato tra i due Paesi per la crescita e la sicurezza dei due popoli”. Sicurezza che, per entrambi, è messa a rischio dall’aggressività iraniana e dal suo programma nucleare sempre più fuori controllo. Un fatto, quest’ultimo, che appare sempre più chiaro anche a livello internazionale, ha sottolineato Bennett. “Vediamo una posizione ferma da parte dei Paesi del mondo riguardo alla distinzione tra bene e male, poiché affermano chiaramente che l’Iran sta nascondendo delle cose. Non molleremo su questo tema”, le sue considerazioni. Un commento legato alla recente denuncia da parte dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica di diverse violazioni da parte del regime di Teheran. Violazioni che hanno portato l’Aiea ad adottare una risoluzione che critica formalmente l’Iran per la sua mancanza di cooperazione. La mozione è stata presentata da Usa, Gran Bretagna, Francia e Germania – con il voto contrario di Russia e Cina – ed è la prima a criticare esplicitamente Teheran dal giugno 2020. Rappresenta inoltre un ulteriore conferma che il ripristino dell’intesa sul nucleare iraniano – di cui sono in corso prolungati negoziati a Vienna – è sempre più lontano. Per Bennett la decisione dell’Aiea è “significativa” e “rivela la vera faccia dell’Iran”, che “occulta e nasconde”, ”non coopera con l’Agenzia né adempie alle sue direttive e le impedisce di svolgere la sua importante funzione di agire contro l’attività nucleare militare”. Anche l’Italia, attraverso il suo rappresentante Permanente presso le Organizzazioni Internazionali a Vienna, l’ambasciatore Alessandro Cortese, ha espresso “profonda preoccupazione” per le azioni del regime e ha invitato Teheran a ripristinare la piena cooperazione con l’Aiea. Una questione dunque molto sentita che accompagnerà la visita del Presidente del Consiglio italiano Mario Draghi nella sua missione di due giorni in Israele la prossima settimana.
Un’occasione, evidenziano gli analisti, per parlare però soprattutto di un altro tema: quello delle risorse energetiche. I giacimenti di gas scoperti a largo d’Israele negli ultimi anni hanno infatti la capacità di diventare una importante alternativa per l’Italia e per l’Europa nel suo impegno a diversificare e diminuire la dipendenza in questo campo dalla Russia.
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IL NUMERO UNO DELLO YAD VASHEM DAL PAPA
Apertura degli archivi vaticani,
Dayan ringrazia Bergoglio
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“È la prima volta che un papa riceve in un’udienza privata un presidente dello Yad Vashem. Una scelta che denota l’importanza attribuita all’impegno per la Memoria della Shoah e alla lotta contro l’antisemitismo”. Così Dani Dayan, presidente dello Yad Vashem, a margine di un incontro in Vaticano con papa Bergoglio. Tra i temi affrontati nel corso del colloquio il contrasto al pregiudizio antiebraico e la recente apertura degli archivi vaticani sull’operato di Pio XII. Iniziativa per la quale è arrivato un chiaro riconoscimento da parte di Dayan. Al suo fianco, in questa visita, l’ambasciatore israeliano presso la Santa Sede Raphael Schutz.
“Mantenere l’attenzione sull’antisemitismo è sempre di fondamentale importanza. Si tratta infatti di un problema non ancora eradicato”, l’apprezzamento del diplomatico a Pagine Ebraiche.
Al papa è stata donata la copia di un dipinto che raffigura la trasmissione dei Dieci Comandamenti ai bambini di Israele. Il dipinto originale è stato recuperato negli anni ’90 da una sinagoga abbandonata in Romania ed è ora esposto in quella dello Yad Vashem.
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L'INFLUENCER IN VISITA DALLA SENATRICE A VITA
"Liliana Segre un esempio di determinazione"
Una foto con Liliana Segre in attesa di una visita insieme al Memoriale della Shoah di Milano. L’influencer Chiara Ferragni, con uno scatto pubblicato sul suo profilo Instagram, ha raccontato di aver incontrato in queste ore, ospite nella sua casa milanese, la senatrice a vita. “Dopo le nostre chiacchierate telefoniche, oggi ho avuto il piacere di conoscere di persona la Senatrice Liliana Segre. La sua storia e la sua determinazione mi hanno molto colpito” il commento di Ferragni, al centro di uno scambio, assieme al marito, il cantante Fedez, con la Testimone. La visita si farà, ma più avanti. Dal Memoriale intanto Segre, in occasione del convegno “Vittime dell’odio” organizzato dall’Oscad (Osservatorio sulle discriminazioni), lancia un chiaro messaggio: “Ogni volta che la vita mi ha dato l’occasione di combattere l’odio l’ho fatto” ma “ancora oggi qualcuno si volta dall’altra parte”.
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IL PROGETTO PROMOSSO DA UCEI E UGEI
Giovani e mondo del lavoro, torna Chance 2 Work
Quattro giornate di approfondimento caratterizzeranno la nuova proposta di Chance 2 Work, l’iniziativa di formazione promossa da Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e Unione Giovani Ebrei d’Italia per offrire a giovani nella fascia d’età 18-35 anni gli strumenti informativi, metodologici e auto-conoscitivi necessari per affrontare al meglio l’ingresso nel mondo del lavoro.
Roma, Bologna, Firenze e Milano le quattro tappe di un percorso che, presentato nelle scorse ore nel corso di un incontro preliminare, prenderà il via domenica prossima con il contributo anche di European Council of Jewish Communities ed Elidea. Tra i tanti temi sul tavolo si parlerà di “inclinazione agli obiettivi professionali”, ma anche della sfida di “coniugare orientamento al risultato e senso di appartenenza all’organizzazione”, oltre che di “comportamenti virtuosi e atteggiamenti da evitare”, “gestione del conflitto e mediazione” e molto altro ancora. Tra le novità di questa edizione anche la possibilità di servirsi della piattaforma Peer4Peer – The Mentoring Lab for Jewish Professionals creata dall’Ecjc per connettere diverse tipologie di professionisti in tutto il mondo.
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LA PRESENTAZIONE DELLA NUOVA COLLANA DEDICATA ALLO SCRITTORE
"Questo", il mondo attraverso le parole di Primo Levi
“Nell’opera di Primo Levi la parola ‘questo’ è la parola della concretezza, della precisione e della fermezza. Fra i luoghi dove compare, due soprattutto sono memorabili: il titolo del suo libro di esordio Se questo è un uomo e il finale del racconto «Carbonio», che conclude la sua autobiografia chimica Il sistema periodico imprimendo sulla carta proprio quella parola, seguita da un punto fermo”. Da qui l'idea di avviare una nuova collana di studi e ricerche sull'opera di Primo Levi intitolata proprio “Questo”. A pubblicarla, in collaborazione con il Centro Primo Levi di Torino, l'editore Zamorani. Tre i volumi che costituiranno la prima ossatura della collana, come spiega a Pagine Ebraiche lo storico Fabio Levi, direttore del Centro Primo Levi nonché curatore del progetto editoriale che sarà presentato nel pomeriggio nella sede di Zamorani. “Abbiamo potuto contare su molti e importanti contributi per questo progetto. Uno dei volumi è dedicato al rapporto tra ebrei e Piemonte con riferimento alla famiglia Levi (Una parete di sospetto. Presenze ebraiche e società piemontese). Il secondo si intitola 'Primo Levi al plurale' e riprende gli atti del convegno organizzato per il centenario della sua nascita. Il terzo, intitolato 'Le parole del dolore', analizza il tema della tortura visto da chi opera sul terreno, in particolare le psicologhe del Centro Primo Levi di Parigi, e apre una riflessione a partire dall'analisi dell'opera leviana sul modo di rappresentare il dolore”.
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L'EVENTO NELLA SEDE DELLA FNSI
Israele e la propaganda dell'odio
Le dinamiche che hanno portato alla morte della giornalista Shireen Abu Akleh sono ancora tutte da chiarire. Vano finora ogni tentativo da parte di Israele di promuovere un’indagine congiunta insieme all’Autorità Nazionale Palestinese. L’esercito israeliano, sostengono a Ramallah, avrebbe agito deliberatamente per ucciderla. Una tesi al veleno sostenuta tra gli altri dalla Rete NoBavaglio – Liberi di essere informati, ospite quest’oggi della Federazione Nazionale della Stampa Italiana per un incontro dal titolo “Morire per informare”. Tra gli intervenuti il segretario generale Fnsi Raffaele Lorusso, le cui parole hanno introdotto l’evento.
Un’iniziativa infelice da parte del sindacato dei giornalisti italiani, la cui sede ha fatto da cassa di risonanza, per quasi due ore, a una propaganda anti-israeliana a flusso continuo.
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Antisemitismo vecchio e nuovo
![](https://mcusercontent.com/97ebe9f08a07fbd119338f996/images/da3fdaef-dfe8-6a8d-65a2-aeda5f157e30.jpg) Appare opportuno procedere a una riflessione sull’uso dei termini “antisemitismo” e “antisionismo”, non solo per ragioni euristiche ma anche per ragioni pratiche: mentre per i sostenitori di Israele l’antisionismo è una forma di antisemitismo, al contrario tra chi avversa lo Stato degli ebrei è frequente l’affermazione di essere contrario all’antisemitismo ma di non avere lo stesso atteggiamento di fronte a chi fa professione di antisionismo. Un aiuto per far chiarezza sull’uso di questi termini lo dà la definizione di antisemitismo elaborata dall’Ihra che, dopo aver indicata genericamente l’essenza dell’antisemitismo nell’odio contro gli ebrei, elenca una serie di esempi che chiariscono in cosa consista tale odio.
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Machshevet Israel - Perla aggadica
![](https://mcusercontent.com/97ebe9f08a07fbd119338f996/images/06298473-cbae-45f4-9660-3124a849c727.png) È arrivato un nuovo trattato in traduzione italiana del Talmud, Meghillà (edito da Giuntina, a cura di rav Michael Ascoli), ma io non ho ancora finito di ‘ponzare’ sul volume precedente, l’arduo Betzà/uovo. Come mi ha confermato rav Gianfranco Di Segni, che dell’intero progetto traduttorio è il coordinatore, betzà qashà, che in ebraico vuol dire ‘uovo sodo’ ma indica anche quanto difficile sia questo trattato dedicato soprattutto all’halakhà dello Yom Tov. E visto che abbiamo da poco celebrato Shavu‘ot cioè “il tempo del dono della nostra Torà”, quasi a prolungare il tiqqun lel Shavu‘ot vorrei tornare su una sugyà aggadica dedicata al dono della Torà.
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