LE PAROLE DEL PRESIDENTE USA BIDEN ALL'ARRIVO ALL'AEROPORTO BEN GURION

"Stati Uniti saranno sempre al fianco d'Israele.
Non devi essere ebreo per essere sionista"

Nel corso della sua carriera politica Joe Biden è stato nove volte in Israele in visita ufficiale. La decima è però la più importante perché vi sbarca nelle vesti di Presidente degli Stati Uniti. “È un onore essere ancora una volta al fianco di amici e visitare lo Stato ebraico indipendente di Israele”, il suo saluto appena arrivato all'aeroporto Ben Gurion, accolto in queste ore dalle massime cariche dello Stato d'Israele. La prima volta che vi atterrò, ha raccontato, era il 1973, poco prima della guerra dello Yom Kippur. Da lì in avanti, ha aggiunto, ha incontrato tutti i capi di governo israeliani. “Ogni occasione di tornare in questo grande Paese, dove le antiche radici del popolo ebraico risalgono ai tempi biblici, è una benedizione”, ha affermato Biden, salutando il Presidente Isaac Herzog e il Primo ministro Yair Lapid. “Il legame tra il popolo israeliano e il popolo americano è profondo. E generazione dopo generazione questo legame cresce quando investiamo l'uno nell'altro e sogniamo insieme”. “Ripeto, non è necessario essere ebrei per essere sionisti”.
Biden, ricordando la lezione paterna a non dimenticare l'orrore della Shoah, ha poi dichiarato di impegnarsi per “combattere il veleno dell'antisemitismo ovunque si manifesti”.
Rispetto alla sua visita, ha toccato il tema della sicurezza e della cooperazione regionale. “Continueremo a far progredire l'integrazione di Israele nella regione e ad espandere le forme e gli impegni emergenti, come il nuovo vertice I2U2”, tra Israele, Stati Uniti, India ed Emirati Arabi Uniti, i cui leader si riuniranno in settimana in collegamento video, “per approfondire la cooperazione economica tra il Medio Oriente e l'Indo-Pacifico”.

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DAL 15 AL 18 SETTEMBRE, LA NUOVA EDIZIONE DELLA RASSEGNA DEL MEIS

Torna la Festa del Libro ebraico di Ferrara,
Joshua Cohen e Rutu Modan protagonisti

Il suo The Netanyahus ha conquistato quest’anno uno dei più prestigiosi riconoscimenti in ambito letterario, il Premio Pulitzer per la narrativa. In Italia uscirà a inizio settembre per Codice Edizioni, in tempo per portarlo fresco di stampa alla tredicesima edizione della Festa del Libro ebraico di Ferrara. Joshua Cohen, autore del romanzo dedicato alla famiglia Netanyahu, sarà infatti tra i protagonisti della rassegna organizzata dal Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, che andrà in scena dal 15 al 18 settembre. Oltre a Cohen, tra i protagonisti anche una delle più apprezzate firme del mondo dell’illustrazione israeliana, la fumettista Rutu Modan, che nell’occasione svelerà alcune iniziative che la vedono impegnata assieme alla Biblioteca Nazionale d’Israele.
Due, evidenziano dal Meis, i temi centrali della Festa di quest’anno: il rapporto tra ebraismo e immagine e il tema del rinnovamento. Sul primo il filo conduttore sarà una riflessione che metterà a confronto graphic novel e antichi manoscritti illustrati. Un’occasione per soffermarsi, attraverso un punto di vista originale, su “questioni identitarie, necessità di autorappresentazione e sul potente equilibrio tra parole e disegni, – evidenzia il direttore del Meis rav Amedeo Spagnoletto – un’accoppiata che oltre a divertire e intrattenere permette spesso di esprimere l’ineffabile”.
Rinnovamento è invece il tema scelto per la Giornata della Cultura ebraica (18 settembre) di quest’anno, che vedrà Ferrara protagonista. “Rinnovare significa cambiare –afferma il direttore del Meis – ma anche rendere diverso qualcosa che si aveva già, persino ritornare ad apprezzare idee e credenze che si erano messe da parte perché frettolosamente etichettate come superate. Significa darsi la possibilità di migliorare quindi rispettare sé stessi e l’ambiente che ci circonda, e perché non farlo allora con la lettura di un libro”.
 

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PAGINE EBRAICHE - IL LIBRO PREMIO PULITZER DI JOSHUA COHEN

Quando arrivano i Netanyahu

Una sera d’inverno una famiglia arriva al Corbin College, a nord di New York. È il 1959. Benzion Netanyahu, oscuro studioso israeliano specializzato nell’Inquisizione spagnola, è in lizza per un incarico e a sorpresa si è trascinato dietro la moglie e i figli turbolenti. A occuparsi controvoglia degli ospiti sarà il professor Ruben Blum, che si occupa di storia delle tasse ma in qualità di unico ebreo della facoltà è stato cooptato nella commissione che valuta il candidato.
Da qui The Netanyahus (New York Review Books, 248.pp.), il nuovo romanzo di Joshua Cohen, rimescola fatti e fantasia in una commedia vertiginosa che fra una risata e un’invettiva illumina un intreccio micidiale di politica, identità, pregiudizi e umane assurdità. Il libro prende spunto da un episodio raccontato all’autore dal celebre critico Harold Bloom. A suo tempo Bloom, il difensore del canone letterario occidentale, si era trovato a fare da chaperon a Benzion Netanyahu in visita alla Cornell University dove quest’ultimo, specializzato in storia ebraica del Medioevo e autore di un’opera monumentale e discussa sull’Inquisizione, insegnerà dal 1971 al 1975. La famiglia farà ritorno in Israele l’anno dopo, quando il figlio Yonathan sarà ucciso nell’operazione Entebbe.

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PAGINE EBRAICHE - L'ILLUSTRATRICE ISRAELIANA

Rutu Modan, il segno delle identità

“La vita è complicata. La politica è complicata, tutto è complicato e io odio quando si guarda a una storia in un modo solo. Anche in una singola persona possono convivere punti di vista differenti, sentimenti confusi, contraddittori. Io per esempio amo la mia famiglia, mi sono molto vicini. Ma anche, a volte, non li sopporto. C’è una grande ambivalenza. Come in tutti i rapporti personali”. Intervistata da Pagine Ebraiche, la celebre illustratrice israeliana Rutu Modan spiegava il suo impegno per raccontare, attraverso i suoi disegni, attraverso un ampio spettro di emozioni e punti di vista, cercando di riproporne su carta complessità e contraddizioni. Spiegava il suo intenso legame con Israele, il suo amore per il paese, senza d'altro canto nascondere di arrivare alcune volte ad odiarlo. “Posso solo raccontare la verità, dal mio punto di vista. Ed è complicato”, rifletteva nel corso del colloquio con Ada Treves. Già allora era considerata una delle migliori autrici di graphic journalism al mondo e oggi questa posizione si è consolidata, tra premi e riconoscimenti. Ospite della prossima Festa del Libro del Meis di Ferrara, Modan tornerà a parlare di cosa significa raccontare molteplici identità attraverso l'arte del fumetto.

(Disegno di Giorgio Albertini)

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Ticketless - Il caso Evola
Vorrei aggiungere qualche pensiero alle giuste osservazioni di Anna Foa a proposito della mostra di quadri di Julius Evola al Mart di Trento. Il caso-Evola è una questione seria, ma assai poco per la storia dell’arte dove la critica è da tempo piuttosto concorde nel dire che fu un pittore alquanto modesto. Il caso-Evola è invece serio per la storia dell’antisemitismo italiano ed è spesso rimosso da chi se ne occupa. Dell’antisemitismo italiano Evola fu invece un protagonista indiscusso, forse, il solo rappresentante della via italiana al razzismo. “Razzismo spirituale”, diceva l’interessato cercando di distinguersi dal maggioritario razzismo biologico non solo tedesco. Mussolini in un primo momento inclinò a credergli e a pensare con lui di non avere nulla contro gli ebrei in carne ed ossa, ma di temerli come categoria spirituale, idea in sé, metafisica, riscontrabile pure in chi ebreo non era.
Alberto Cavaglion
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Periscopio - Santi
Ho scritto, alla fine del mio ultimo articolo dedicato alla possibilità di ravvisare, nel XIX Canto dell’Inferno, alcuni elementi fondanti del moderno concetto di laicità, che Dante si sarebbe forse sentito più lontano dalla Chiesa di oggi rispetto a quanto potesse essere rispetto a quella del suo tempo, verso la quale ebbe anche, com’è noto, forti motivi di contrasto.
Francesco Lucrezi
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