IL SOSTEGNO ALL'UNIONE PER INIZIATIVE A TUTELA DI TUTTI

Otto per mille, la scelta del futuro

Ancora una volta milioni di italiani si trovano davanti a una scelta che può essere determinante per la sopravvivenza e la crescita di identità, progetti, diritti civili. L’Otto per mille rappresenta infatti ogni anno uno snodo chiave per il futuro di realtà come l’ebraismo italiano. Ben oltre la metà delle risorse dell’ente arriva da qui. Fondi che vengono poi ripartiti tra le ventuno comunità locali e sono usati per i servizi messi a disposizione dall’Unione così come per finanziare singole istituzioni e specifici progetti. Attraverso le attività dell’UCEI, delle comunità e di numerosi enti associati, l’ebraismo italiano può così svolgere sul territorio un’intensa azione a salvaguardia dei diritti e delle libertà di tutti. Un contributo diversamente declinato per il bene comune: dall’assistenza a chi è rimasto indietro all’erogazione di servizi culturali di qualità, dai progetti per il mondo della scuola alla valorizzazione di esperienze di integrazione e cittadinanza consapevole. Tutto alla portata grazie a una firma consapevole. 
Tanti e differenziati gli ambiti dei progetti e delle attività proposte. Tra queste, alcune legate alla stretta attualità come il sostegno all’accoglienza di famiglie provenienti dall’Ucraina o iniziative dedicate al contrasto e alla prevenzione del Covid. Un esempio rispetto al lavoro sulla crisi sanitaria, lo sviluppo del telemonitoraggio domiciliare nei soggetti fragili e post Covid. Un progetto pilota, portato avanti dall’Associazione Medica Ebraica e che prevede l’utilizzo di un orologio da polso che permette di monitorare a distanza alcuni parametri vitali di chi lo indossa e trasmetterli automaticamente a un medico, che viene avvisato in caso di alterazioni dei parametri stessi. Un’iniziativa sperimentale con l’obiettivo di essere utilizzata in futuro da un ampio numero di utenti.

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UNA SCELTA CHE FA LA DIFFERENZA

"Sostegno e risorse che creano valore"

“Come Unione delle Comunità Ebraiche Italiane siamo un ente che offre servizi seguendo i valori e l’etica ebraica. Ho già ricordato in passato: non siamo un’azienda che produce un prodotto, non siamo una fabbrica di bottoni. Non vendiamo nulla. I servizi che offriamo, i progetti che portiamo avanti, si sostengono grazie al reperimento delle risorse e in particolare grazie all’Otto per mille”. Da qui, spiega l’assessore al Bilancio UCEI Davide Romanin Jacur, l’importanza di lavorare su più fronti, continuando a impegnarsi per dare servizi di qualità e allo stesso tempo per spiegare alla società come sostenerli. Come dare il proprio contributo per mantenere vivo e vitale l’ebraismo italiano e le sue comunità. La firma dell’Otto per mille è una di queste strade. E servirà, rileva Romanin Jacur, un impegno specifico per sensibilizzare su questo tema le persone. “Abbiamo fatto dei tentativi in passato con delle campagne pubblicitarie, ma non siamo riusciti ad ottenere i risultati sperati. Come dicevo, non siamo un prodotto, mentre i professionisti del settore ci trattano spesso come se lo fossimo. E così il rischio non solo è di non essere efficaci, ma di esserne danneggiati”. Non per questo, il suo pensiero, non si deve fare nulla.

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DAI LAVORI AL MUSEO AL NUOVO RISTORANTE, MOLTE LE INIZIATIVE IN CAMPO

"Venezia ebraica, grande fermento
Vogliamo essere un esempio"

Sono settimane di grande fermento tra gli ebrei veneziani: l’arrivo del nuovo rabbino capo a inizio settembre; la prosecuzione dei lavori che daranno un nuovo volto al Museo ebraico cittadino; l’apertura di un nuovo ristorante casher in Campo del Ghetto. “Un segno di vitalità che fa ben sperare” sottolinea Dario Calimani, presidente della Comunità ebraica dal marzo dello scorso anno. Elementi distinti ma intrecciati a comporre una strategia “di rinnovamento che guarda al futuro anche attraverso una più ampia partecipazione e un più ampio coinvolgimento dei giovani: per realtà come la nostra, gloriose ma con numeri piccoli, una sfida esistenziale”.
L’avvio del nuovo anno ebraico sarà l’occasione per accogliere in città rav Alberto Sermoneta, per 25 anni rabbino capo a Bologna, la cui assunzione è stata annunciata alcune settimane fa. Da allora il dialogo tra rav e Consiglio si è fatto sempre più intenso per impostare le basi del lavoro che andrà svolto. “Registro un forte e promettente entusiasmo”, spiega Calimani. Sentimento che si augura possa essere la base di molte iniziative già avviate o in rampa di lancio. Al centro una visione che punta a far sì che il declino demografico in atto non sia ineludibile. Ma che al contrario vi sia ancora un futuro per Venezia e per tante altre realtà dell’ebraismo italiano che hanno tanto ancora da dire e dare, anche alla società italiana. Come esplicitava in occasione della sua nomina alla guida della Comunità l’obiettivo è favorire “un clima di convivenza più gradevole”, ma anche avviare “una riflessione profonda sul significato di vita ebraica oggi e sulle giuste condizioni per favorirla”. Fondamentale in questo senso anche la scelta di investire in un ristorante. 

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LIVORNO EBRAICA IN LUTTO

Iolanda Arditti (1961-2022)

Nella mattinata di sabato, a Livorno, Iolanda Arditti ha lasciato questo mondo per intraprendere il viaggio verso la “regione superiore”, secondo la definizione del grande rabbino Samuele Colombo del “mondo futuro”.
Figlia di Isacco Arditti, già consigliere della Comunità labronica, ed Emma Boccara, attiva nell’Adei e già consigliera dell’ex Opera Pia “Moar Abetulot”, sulla scia del loro esempio Iolanda si è sempre prodigata con estrema disinteressata generosità verso il prossimo, con efficacia, semplicità e riservatezza. In gioventù aveva frequentato il Benè Akiva e poi la FGEI, divenendo anche consigliera di quest’ultima.

Gadi Polacco

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La mentalità totalitaria
Gli imperi hanno tempi di declino e non scompaiono nel momento in cui crollano. Continuano ad esistere grazie a un complesso di pratiche politiche, peccati mai espiati, crimini impuniti. Su tutti domina un’apatia sociale attentamente coltivata. La mentalità totalitaria dura molto di più dei regimi politici che la costruiscono. Qualche volta si riprende il potere e torma a dettare le regole politiche del tempo storico.
                                                                          David Bidussa
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Essere ed esistere
«E poi c’era lo Stato di Palestina e sono quindi arrivati i sionisti ad impossessarsi ingiustamente dei suoi territori». A credere in questo falso storico sono ancora in tanti. Sono i più sprovveduti, confondendo comunità civile con società politica e quest’ultima, infine, con organizzazione statale. Lo Stato non c’era. Punto e basta. Una volta costretti a rettificare l’“errore”, il fuoco della polemica si sposta allora dall’inesistente sovranità statale palestinese ai territori in quanto tali e, in immediata successione, al nome che essi storicamente portano con sé.
 
                                                                  Claudio Vercelli
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