“Sostegno e risorse che creano valore”
“Come Unione delle Comunità Ebraiche Italiane siamo un ente che offre servizi seguendo i valori e l’etica ebraica. Ho già ricordato in passato: non siamo un’azienda che produce un prodotto, non siamo una fabbrica di bottoni. Non vendiamo nulla. I servizi che offriamo, i progetti che portiamo avanti, si sostengono grazie al reperimento delle risorse e in particolare grazie all’Otto per mille”. Da qui, spiega l’assessore al Bilancio UCEI Davide Romanin Jacur, l’importanza di lavorare su più fronti, continuando a impegnarsi per dare servizi di qualità e allo stesso tempo per spiegare alla società come sostenerli. Come dare il proprio contributo per mantenere vivo e vitale l’ebraismo italiano e le sue comunità. La firma dell’Otto per mille è una di queste strade. E servirà, rileva Romanin Jacur, un impegno specifico per sensibilizzare su questo tema le persone. “Abbiamo fatto dei tentativi in passato con delle campagne pubblicitarie, ma non siamo riusciti ad ottenere i risultati sperati. Come dicevo, non siamo un prodotto, mentre i professionisti del settore ci trattano spesso come se lo fossimo. E così il rischio non solo è di non essere efficaci, ma di esserne danneggiati”. Non per questo, il suo pensiero, non si deve fare nulla, considerando la centralità dell’Otto per mille all’interno del Bilancio UCEI: oltre il sessanta per cento delle entrate. “Vogliamo riprendere in mano il dossier per la campagna in modo da essere pronti per il prossimo anno. Ci vuole qualcosa di più”. Andando a guardare i numeri dei firmatari, in passato si è arrivati a punte di 80mila firme, mentre ora ci si è stabilizzati attorno ai 60mila. “Abbiamo quindi qualche margine di miglioramento”. Sull’uso dei fondi, l’assessore tiene a sottolineare che “il 60 per cento viene subito girato alle Comunità, il 10 viene adoperato per i progetti strategici, che si aggiornano di anno in anno, e il 5 a singoli enti. I costi della struttura sono coperti dal restante 25 per cento. In questo c’è anche il personale, che poi offre servizi alle piccole comunità”. Tra le attività che l’Unione sostiene, Romanin Jacur su queste pagine ricordava quelle educative. “Il Collegio rabbinico di Roma e la scuola Margulies-Disegni, dedicati alla formazione dei rabbini; il Diploma universitario triennale in Studi ebraici, aperto a tutti e dedicato alla formazione superiore nell’ambito dell’ebraismo così come il Master di primo livello in Cultura ebraica e Comunicazione”. E ancora l’investimento sull’informazione, con il mensile Pagine Ebraiche e i diversi notiziari quotidiani e settimanali online, assieme al Portale dell’ebraismo italiano moked.it, che vengono seguiti e ripresi dai principali media italiani. “Questi strumenti, così come il programma Rai Sorgente di vita, hanno un valore importante perché raccontano al pubblico il passato ebraico ma anche il suo presente, presentando così il suo essere parte viva e integrante della società italiana”. La ripartizione delle risorse è un tema inevitabilmente delicato, considerando le diverse esigenze delle ventuno comunità che compongono l’Unione. “Le realtà più grandi – afferma Romanin Jacur – devono tenere presente che molti dei servizi che vengono offerti nel loro territorio non provengono solo dalla comunità, ma anche da singoli enti. Al contrario, nelle piccole realtà la comunità si occupa di tutto, spesso ha in carico vecchie sinagoghe e cimiteri da mantenere, Non esistono altre istituzioni che possano sopperire ad eventuali mancanze”. Una grande mole di lavoro dunque, fondamentale per mantenere vivo l’ebraismo da Merano a Napoli. Un lavoro che trova un riconoscimento nella risposta del territorio in termini di partecipazione. Ma anche del citato Otto per mille. “Ci sono comunità che raccolgono in media fino a dieci, persino quindici volte il numero dei loro iscritti. Questo accade perché fanno una qualificata attività legata al territorio, la cittadinanza partecipa, e così poi si può sperare che ci sia una risposta positiva al momento della dichiarazione dei redditi. Ho invece l’impressione che in quelle comunità in cui ci si chiude e non si è interessati a dialogare con la città, poi i risultati siano penalizzanti. Almeno questo dicono i numeri”. Già presidente della Comunità ebraica di Padova, Romanin Jacur porta l’esempio della sua realtà. Qui, grazie a un lavoro con le istituzioni, il Consiglio del Veneto ha deciso di ampliare la legge regionale sul Giorno della Memoria. In particolare, ha implementato il percorso di studi per “la conoscenza della realtà, della cultura e della tradizione ebraica, con attenzione particolare alla storia e ai luoghi dell’ebraismo nel territorio regionale”. Un esempio di collaborazione con ricadute positive sia per il mondo ebraico sia per la società. Ma altre ve ne sono in Italia “da seguire e da ampliare, oltre a costruirne di nuove”.