Otto per Mille, la scelta del futuro

Ancora una volta milioni di italiani si trovano davanti a una scelta che può essere determinante per la sopravvivenza e la crescita di identità, progetti, diritti civili. L’Otto per mille rappresenta infatti ogni anno uno snodo chiave per il futuro di realtà come l’ebraismo italiano.
Ben oltre la metà delle risorse dell’ente arriva da qui. Fondi che vengono poi ripartiti tra le ventuno comunità locali e sono usati per i servizi messi a disposizione dall’Unione così come per finanziare singole istituzioni e specifici progetti. Attraverso le attività dell’UCEI, delle comunità e di numerosi enti associati, l’ebraismo italiano può così svolgere sul territorio un’intensa azione a salvaguardia dei diritti e delle libertà di tutti. Un contributo diversamente declinato per il bene comune: dall’assistenza a chi è rimasto indietro all’erogazione di servizi culturali di qualità, dai progetti per il mondo della scuola alla valorizzazione di esperienze di integrazione e cittadinanza consapevole. Tutto alla portata grazie a una firma consapevole.
Tanti e differenziati gli ambiti dei progetti e delle attività proposte. Tra queste, alcune legate alla stretta attualità come il sostegno all’accoglienza di famiglie provenienti dall’Ucraina o iniziative dedicate al contrasto e alla prevenzione del Covid. Un esempio rispetto al lavoro sulla crisi sanitaria, lo sviluppo del telemonitoraggio domiciliare nei soggetti fragili e post Covid. Un progetto pilota, portato avanti dall’Associazione Medica Ebraica e che prevede l’utilizzo di un orologio da polso che permette di monitorare a distanza alcuni parametri vitali di chi lo indossa e trasmetterli automaticamente a un medico, che viene avvisato in caso di alterazioni dei parametri stessi. Un’iniziativa sperimentale con l’obiettivo di essere utilizzata in futuro da un ampio numero di utenti. Sempre in ambito sanitario-assistenziale, con i fondi Otto per mille si è lavorato al sostegno e alla formazione per famigliari caregiver di bambini e giovani con patologie gravi. Non sempre i primi sono debitamente assistiti per aiutare i ragazzi o hanno l’opportunità di essere formati in modo professionale. Il progetto “La famiglia che cura”, ad esempio, è stato portato avanti per supplire a queste mancanze. Nel corso di una serie di incontri si sono così toccati temi importanti come l’accettazione della malattia, l’individuazione di un punto di equilibrio tra cura, lavoro e socialità; la play therapy. Nel campo della formazione ha preso il via anche quest’anno Chance2Work per offrire a giovani nella fascia d’età 18-35 anni gli strumenti informativi, metodologici e auto-conoscitivi necessari per affrontare al meglio l’ingresso in un mondo del lavoro che si presenta sempre più complesso e competitivo. Solo alcuni esempi specifici che però non tengono conto del lavoro costante e in più ambiti delle comunità, che moltiplicano l’impegno sul territorio per dare servizi e costruire percorsi culturali e didattici diretti tanto al mondo interno quanto all’esterno. Uno sforzo sempre più percepito dalle collettività di riferimento. La minoranza ebraica in Italia infatti non rappresenta esclusivamente gli ideali dei suoi iscritti. Testimonia oltre due millenni di storia e di sviluppo dell’intera società italiana. Per questo è necessario che tali risorse siano distribuite con rigore e lungimiranza, anche al fine di sostenere la realizzazione di iniziative cariche di valore per tutti. Nessuno escluso.