Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui      30 Agosto 2022 - 3 Elul 5782
IL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE D'ISRAELE HERZOG AL MONDO EBRAICO

“Sionismo, fonte di orgoglio
e lezione per ritrovare l'unità”

Reclamare il sionismo e ricordare al mondo il suo vero significato, contestando quello che troppi detrattori gli attribuiscono. Dalla Svizzera, in occasione del 125esimo anniversario del Primo Congresso Sionista, il presidente d'Israele Isaac Herzog ha lanciato un messaggio a tutto il mondo ebraico. “Dobbiamo reclamare la proprietà del sionismo ogni giorno, - le sue parole - come espressione della nostra identità nazionale ebraica, delle nostre tradizioni, delle nostre speranze, del nostro orgoglio, dei nostri valori illuminati, della nostra giustizia e del nostro impegno per il Tikkun Olam”. Osservazioni risuonate nella sala concerti Stadtcasino di Basilea, lì dove il 29 agosto 1897 Theodor Herzl convocò per la prima volta il Congresso Sionista. Un luogo carico di storia e di emozioni in cui ricordare “un momento formativo che ha cambiato per sempre il corso della storia ebraica e umana”. 
Davanti a centinaia di rappresentanti di organizzazioni ebraiche internazionali, Herzog si è soffermato sul significato del sionismo. “Un mix ideale e indispensabile di vecchio e nuovo. Ci dà il senso non solo di una sorte condivisa, ma anche di un destino condiviso, legato alle nostre radici più profonde. Queste radici intrecciano i tre fili inseparabili della nostra identità: nazione, terra e Stato”. 
Dal momento della sua fondazione, ha aggiunto il presidente israeliano, “il sionismo è stato un movimento che ha sostenuto la responsabilità condivisa per il nostro destino. Oggi che questa missione grava sulle nostre spalle, è nostro dovere portarla avanti insieme”.
Proprio l'idea di condivisione e unità è stato uno dei punti cardine del suo discorso. “Mentre celebriamo i 125 anni da quando Herzl e i suoi colleghi delegati annunciarono il loro ambizioso sogno, impegniamoci, in tutto il mondo ebraico, a rafforzare il nostro senso collettivo di unità ebraica. Insieme, mano nella mano”. 

(Nell’immagine, il presidente d'Israele Isaac Herzog rievoca a Basilea lo storico scatto che ritraeva Theodor Herzl a margine dei lavori del Congresso Sionista)

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L'ANNIVERSARIO DELL'ATTACCO E IL LAVORO DELLA DIPLOMAZIA TEDESCA 

Monaco '72, familiari delle vittime e Germania
verso un possibile accordo

Non è escluso che i familiari delle vittime siano presenti alla cerimonia che si svolgerà a Monaco nel 50esimo anniversario della strage compiuta dai terroristi di Settembre Nero nel villaggio olimpico (5-6 settembre). Una possibile svolta rispetto al rifiuto espresso nelle scorse settimane per via della contrapposizione in atto con il governo tedesco attorno alla questione del risarcimento. A detta dei familiari, la proposta giunta da Berlino sarebbe inadeguata rispetto alla gravità dei fatti e all’inadeguatezza dimostrata dalla Germania nel contrasto alla minaccia di un terrorismo che, non ostacolato a dovere, ebbe gioco facile a colpire. Una battaglia non economica, ma di principio. Concetto, questo, più volte affermato. Anche in modo piuttosto netto. “Voglio un risarcimento per tutti gli errori, le bugie, le umiliazioni e gli insabbiamenti. Non c’è prezzo che si possa dare a mio marito, ma non accetto che ci venga lanciato un osso come si farebbe con un cane”, l’accusa di una delle vedove. Sembravano non esserci margini di recupero. E invece, stando a un alto funzionario israeliano citato dalla stampa locale, le possibilità che si giunga a un accordo last minute sarebbero superiori al 50%. Anche per via dell’attivismo dimostrato dal presidente federale Frank Walter Steinmeier e da alcuni esponenti del governo. L’obiettivo sarebbe quello di trovare una soluzione condivisa con le famiglie, andando quindi incontro alle loro richieste: una corsa contro il tempo per averle alla cerimonia.

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IL NUOVO TORNEO DI TEL AVIV E LA PARTECIPAZIONE DEL DISCUSSO CAMPIONE 

Djokovic di nuovo in campo: Israele per rilanciarsi

Da Novak Djokovic a “Novax” Djokovic il passo è stato breve. È bastato un attimo infatti perché il campione serbo, uno dei più grandi giocatori di tennis di ogni epoca, mandasse in frantumi la sua credibilità. Colpa, come noto, delle sue prese di posizione scellerate sul vaccino anti-Covid e del suo rifiuto a inocularsi il siero che l’hanno reso un punto di riferimento della galassia No-Vax. Una posizione difesa a spada tratta anche quando la conseguenza è stata quella di ritrovarsi una serie di porte sbattute in faccia. Come quella degli Us Open, il prestigioso torneo newyorkese vinto tre volte in carriera e la cui 142esima edizione ha appena preso il via senza di lui. Il motivo è in una disposizione del Centro di Controllo e di Prevenzione delle Malattie americano, che ha confermato l’obbligo di vaccinazione per entrare nel Paese. Nessuna deroga, nessuna esenzione. Neanche nell’ambito del professionismo sportivo. E così Djokovic, persistente nel suo rifiuto a compiere questa azione di buon senso, è rimasto a casa.

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Equilibrio di giudizio
Quando, con qualche leggero eccesso di retorica, si parla di apartheid israeliano ai danni dei palestinesi o di Shoah palestinese, sarebbe onesto che si definisse unanimemente e una volta per tutte il massacro degli undici atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco di Baviera, il 5 settembre 1972. E si può star certi che non mancheranno i complottisti che, pur di non riconoscere le visione sanguinaria dei terroristi di Settembre Nero, affermeranno che la strage fu organizzata dagli israeliani per far ricadere la colpa sugli innocui sequestratori.
Dario Calimani
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Legittimità
Primo, ciò che non è vero.
Non è vero che dai giornali si impara poco pochino. E non è vero perché apprendo ad esempio da un quotidiano che mettere in forse la legittimità di Israele non costituirebbe un atto antisemita.
Se tu ipotizzi che Israele sia uno Stato illegittimo, riveli che per te le accuse di apartheid, occupazione e così via sono irrilevanti perché, qualsiasi cosa facesse, e quindi anche se (secondo te) non occupasse o apartheidasse, rifiuteresti il diritto di esistere dello Stato ebraico.
Emanuele Calò
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Colpi bassi
Ormai è un must. Nei giorni caldi di questa campagna elettorale d'agosto ogni mattina sei portato a chiederti: cosa accadrà oggi? Quale polemica feroce si inventeranno i nostri leader contrapposti per tenere alta la tensione contro il "nemico"? Quale triste vicenda nazionale verrà scelta per essere strumentalizzata dalle due parti e verrà lanciata sui social a mo' di clava o di altro corpo contundente come arma propagandistica per esporre la parte avversa al pubblico ludibrio? La campagna elettorale sfugge ormai ad ogni regola di civile contesa democratica; è diventata una guerra, anzi una lotta senza esclusione di colpi che non può prescindere dalle bordate sotto la cintura, per parlare in linguaggio pugilistico.
David Sorani
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