Djokovic di nuovo in campo:
Israele per rilanciarsi

Da Novak Djokovic a “Novax” Djokovic il passo è stato breve. È bastato un attimo infatti perché il campione serbo, uno dei più grandi giocatori di tennis di ogni epoca, mandasse in frantumi la sua credibilità. Colpa, come noto, delle sue prese di posizione scellerate sul vaccino anti-Covid e del suo rifiuto a inocularsi il siero che l’hanno reso un punto di riferimento della galassia No-Vax. Una posizione difesa a spada tratta anche quando la conseguenza è stata quella di ritrovarsi una serie di porte sbattute in faccia. Come quella degli Us Open, il prestigioso torneo newyorkese vinto tre volte in carriera e la cui 142esima edizione ha appena preso il via senza di lui. Il motivo è in una disposizione del Centro di Controllo e di Prevenzione delle Malattie americano, che ha confermato l’obbligo di vaccinazione per entrare nel Paese. Nessuna deroga, nessuna esenzione. Neanche nell’ambito del professionismo sportivo. E così Djokovic, persistente nel suo rifiuto a compiere questa azione di buon senso, è rimasto a casa.
Non resterà però con le mani in mano ancora a lungo. Il ritorno in campo, si apprende, avverrà in una location per lui insolita: Israele. Un territorio dal quale manca infatti da ben 16 anni, quando giovanissimo rappresentò la Serbia in un confronto di Coppa Davis vinto dalla nazionale balcanica per 4 a 1. Tra qualche settimana Djokovic sarà la testa di serie numero uno di un nuovo torneo che riporterà il grande tennis a Tel Aviv: il Watergen Open, al via contestualmente al nuovo anno ebraico con molti campioni in lizza per la vittoria finale.
Un tempo di buoni propositi. Ma chi spera che sul Covid metta la testa a posto farebbe meglio a non illudersi.