PAGINE EBRAICHE SETTEMBRE - DOSSIER
Il mondo ebraico e l’Europa che verrà

Dall’Ucraina alla Germania, dalla Francia alla Croazia, dal Belgio all’Ungheria. Passando anche dal “laboratorio” Bosnia.
Un viaggio, quello al centro del dossier di Pagine Ebraiche in distribuzione, in realtà molto diverse tra loro per tastare il polso agli umori dell’ebraismo europeo nel periodo di attesa, rinnovamento e trasformazione che stiamo attraversando. Dove sta andando l’Europa? Quali i valori e i principi da preservare? A quali minacce è necessario opporsi?
Un itinerario polifonico e con molti spunti da raccogliere; oltre le sfide comuni ad emergere sono infatti singole specificità, differenti da un Paese all’altro, sulle quali vale la pena soffermarsi.
L’Ucraina e la sfida degli aiuti umanitari, ad esempio. Uno dei temi di maggiore attualità a livello internazionale, con il mondo ebraico che resta in prima linea. Ma anche la Germania e l’elaborazione di un passato doloroso il cui riverbero resta tangibile. La Francia e la qualità del suo impegno (non sempre all’altezza) contro il radicalismo islamico che ha colpito anche sinagoghe e luoghi ebraici. Le battaglie per la difesa dei diritti religiosi fondamentali, sotto attacco a partire dalla Shechitah, in Belgio. Non mancano i motivi di preoccupazioni, pertanto, anche alla luce di un vento populista in ascesa che inquieta e che, in certi contesti, sta già lasciando un segno. Quelle dell’Europa ebraica, pur nella loro eterogeneità, sono comunque voci di “resilienza”. Testimonianze vive di chi non appare intenzionato ad alzare bandiera bianca ma, al contrario, crede ancora nel futuro. E continua a perseguire con determinazione l’obiettivo di una continuità, di un nuovo anello da aggiungere a questa bimillenaria progressione. Un tema richiamato anche nelle sedi istituzionali che contano, fino alle stanze del Parlamento europeo. Dove al necessario sforzo contro l’antisemitismo, a livello sia giuridico che educativo, si associa in parallelo un impegno volto a favorire il radicamento di una presenza ebraica nel territorio. Nel segno di un ebraismo che, consapevole della propria storia e dei propri valori, punta a restare protagonista. Del tempo presente e di quello che verrà. Una sfida che riguarda tutti.
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IL PROGETTO DI CATALOGAZIONE E L'INCONTRO CON ALCUNE BIBLIOTECHE ITALIANE
“I-TAL-YA Books, una sfida unica al mondo”

Sono oltre 13mila i volumi catalogati finora nell'ambito del progetto I-TAL-YA Books nato dalla sinergia tra Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, Biblioteca Nazionale di Israele e Rothschild Foundation Hanadiv Europe, con il contributo della Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia. Un numero che rappresenta all'incirca il 40% dei 35mila testi complessivi del patrimonio ebraico italiano che ci si prefigge di censire in questa operazione culturale di alto profilo e largo respiro. Un numero che dà il senso dell'intensità del lavoro svolto fino ad oggi. E comunque parziale, visto che altri 6mila volumi sono in lavorazione e saranno riversati nel sistema a breve. Al progetto, recente protagonista all'ultimo World Congress of Jewish Studies di Gerusalemme, è stata dedicata una mattinata di approfondimento incentrata sulle biblioteche statali del Lazio e della Toscana, con particolare attenzione ai processi interni e all'armonizzazione con quelli di I-TAL-YA Books.
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LA CONFERENZA INTERNAZIONALE A LA SAPIENZA
Ebrei e politica nel Rinascimento
“Una storia ancora da scrivere”

Cosa rivela l’indagine sulle fonti sulla capacità delle donne e degli uomini ebrei di diventare attivi sulla scena nei secoli del Rinascimento? E soprattutto, come formularono il loro pensiero politico? Prende le mosse anche da questi interrogativi un convegno internazionale in corso all’Università Sapienza di Roma, organizzato dall’École française con il contributo dell’ateneo romano e di altre tre istituzioni universitarie protagoniste del progetto (che avrà la durata di cinque anni) “Jews in Politics in Long Renaissance Italy”: Università di Amburgo, Università di Pisa, Università della Calabria. L’idea alla base dell’iniziativa – i cui organizzatori sono gli studiosi Guido Bartolucci, Serena Di Nepi, Pierre Savy, Giuseppe Veltri e Alessandra Veronese – è che vi sia molto da raccontare al riguardo. Colmando dei vuoti e superando anche alcuni pregiudizi e cliché.
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LA PELLICOLA DEL REGISTA DARREN ARONOFSKY PREMIATA A VENEZIA
The Whale, confinato in un corpo

The Whale, l'ultimo film di Darren Aronofsky, è stato premiato alla 79° edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia dalla giuria internazionale "Interfilm - promozione del dialogo interreligioso". "In The Whale un padre è confinato nel corpo, nella casa e nella vita. - spiegano i giurati - In cerca della liberazione, riceve la visita di personaggi che, disgustati dalla vista del suo aspetto fisico, gli offrono diversi modi di sopravvivere. Il film ritrae con forza la fragilità delle relazioni umane e la possibilità di perdono e salvezza".
Il regista, cresciuto a New York in una famiglia ebraica di origini russe e ucraine, quest'anno a Venezia ha fatto incetta di premi collaterali: oltre a Interfilm, con The Whale ha vinto il Leoncino d'oro, il Premio CinemaSarà e il Sorriso Diverso Venezia Award con quello che è l'adattamento di un testo teatrale di Samuel Hunter.
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LA DELIBERA VOTATA ALL'UNANIMITÀ DAL CONSIGLIO COMUNITARIO
Milano, una nuova Giunta per la Comunità ebraica
Un nuovo equilibrio organizzativo e istituzionale come risultato di un dialogo costruttivo interno. Così il Consiglio della Comunità ebraica di Milano ha definito la delibera, votata all'unanimità, che modifica l'assetto della governance interna, ora composta sia da rappresentanti della lista del presidente Walker Meghnagi, Beyahad, sia della lista di minoranza Milano ebraica. In particolare la nuova formulazione della Giunta prevede, oltre a Meghnagi, tra i suoi membri: il vicepresidente Ilan Boni (Giovani), Dalia Gubbay (Scuole), Milo Hasbani (Rapporti con gli iscritti, enti e fondazioni e Fund raising), Sara Modena (Cultura), Antonella Musatti (Welfare), Massimiliano Tedeschi (Bilancio).
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IL CAMPO IN LOMBARDIA SNODO DELL'OPERAZIONE VERSO ERETZ ISRAEL
Aliyah Bet, i luoghi del coraggio

A Boffalora Sopra Ticino, al confine tra Lombardia e Piemonte, tra il 1945 e il 1948 passò una parte della storia ebraica europea del dopoguerra. Qui, nella Villa “La Fagiana”, presso il Ponte del Ticino, fu istituito il Campo A per l’Aliyah Bet. Uno snodo fondamentale per la celebre operazione clandestina che portò nella Palestina mandataria migliaia di ebrei sopravvissuti alla Shoah e al secondo conflitto mondiale. Artefici della missione italiana furono Ada Ascarelli Sereni e Yehuda Arazi. Grazie alla loro collaborazione fu messa in piedi una rete che portava i profughi da realtà come il Campo A alle coste italiane. Da qui, in un triennio, partirono trentaquattro navi che portarono in salvo oltre 21mila sopravvissuti. Una storia di grande coraggio, abnegazione e solidarietà ricordata ora con una stele e una mostra a Boffalora Sopra Ticino. Un'iniziativa che ha coronato la ricerca portata avanti a Magenta tra il 2014 e il 2017, frutto della collaborazione tra l'amministrazione comunale, l'Anpi e il Comitato per la Salvaguardia di Sciesopoli Ebraica di Selvino. A presenziare all'inaugurazione della mostra, anche la nipote di Arazi, Orli Bach. Ringraziando i presenti, Bach ha sottolineato l'emozione di tornare nel luogo dove il nonno coordinò le operazioni per portare in salvo migliaia di scampati alle persecuzioni.
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Loujin

Ricordiamone almeno il nome, Loujin Ahmed Nasif, e la foto, una bimbetta di quattro anni con le treccine, sorridente. È morta ieri su un barcone nel Mediterraneo, con sessanta migranti privi di cibo ed acqua, e a cui tutti avevano rifiutato il soccorso. Quando il soccorso è infine arrivato, per lei era troppo tardi. È morta di sete, una morte dolorosissima. Era siriana, si era imbarcata in Libano con la madre e una sorellina di un anno, su un barcone che tentava di raggiungere Lampedusa. Non ha fatto in tempo a raggiungerla. Un'altra di quei pericolosi migranti che attentano alla nostra sovranità. Loujin, quattro anni.
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Oltremare - Strade

Nel paese di Waze, ovvero della app che dovrebbe aiutare i guidatori ad arrivare da un punto ad un altro e a farlo nel modo più diretto e senza ingorghi, c'è una cosa che forse non salta all'occhio di chi guida, mentre è al volante, ed è che in Israele le strade statali passano accanto, e non in mezzo, ai piccoli centri. Per le grandi città la cosa è diversa, anche a causa della coincidenza in alcuni tratti fra autostrada e ferrovia, ma i piccoli centri, che possono essere kibbutzim, moshavim, o anche piccole città ora cresciute in alcuni casi velocemente e a dismisura, sembrano sottostare in larga parte a questa regola.
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