Ebrei e politica nel Rinascimento
“Una storia ancora da scrivere”
Cosa rivela l’indagine sulle fonti sulla capacità delle donne e degli uomini ebrei di diventare attivi sulla scena nel Rinascimento? E soprattutto, come formularono il loro pensiero politico? Prende le mosse anche da questi interrogativi un convegno internazionale in corso all’Università Sapienza di Roma, organizzato dall’École française con il contributo dell’ateneo romano e di altre tre istituzioni universitarie protagoniste del progetto (che avrà la durata di cinque anni) “Jews in Politics in Long Renaissance Italy”: Università di Amburgo, Università di Pisa, Università della Calabria. L’idea alla base dell’iniziativa – i cui organizzatori sono gli studiosi Guido Bartolucci, Serena Di Nepi, Pierre Savy, Giuseppe Veltri e Alessandra Veronese – è che vi sia molto da raccontare al riguardo. Colmando dei vuoti e superando anche alcuni pregiudizi e cliché.
La condizione ebraica come minoranza e la necessità di continui negoziati con il potere misero infatti in atto specifici processi di partecipazione politica, rilevabili in risorse documentarie anche piuttosto significative. Eppure l’impressione è che, malgrado ciò, “questa partecipazione e documentazione sia stata finora trascurata dalla storiografia”. Presieduto da Fabrizio Lelli (Sapienza), il convegno si è aperto con i saluti della preside della Facoltà di Lettere e Filosofia Arianna Punzi, del vicedirettore del dipartimento Saras Alessandro Saggioro e della presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello. “Questa conferenza va al cuore di una questione nodale: il ruolo attivo esercitato dal mondo ebraico tra Due a Seicento. Un’operazione volta a superare una certa idea di isolamento e che va a riscrivere un pezzo di storia” ha esordito Punzi, esprimendo la sua “gioia non formale” nell’accogliere l’iniziativa. La Sapienza, ha proseguito Saggioro, ha “d’altronde una lunga tradizione di interesse alla storia dell’ebraismo” attraverso corsi, ricerche, pubblicazioni. Una occasione, per Dureghello, per approfondire “come il pensiero ebraico abbia influito e sia stato motore di crescita culturale”. Smentendo così “una narrazione comune e un pregiudizio”. Di Nepi e Veltri hanno poi presentato le prospettive di questo impegno. Un lavoro, è stato spiegato, che darà forza alle fonti. Tra i protagonisti della prima giornata Giacomo Todeschini, grande esperto delle dinamiche tra maggioranza cristiana e minoranza ebraica nel corso dei secoli, la cui relazione si è incentrata su temi come “linguaggio politico degli ebrei” e “rappresentazione politica da parte del cristianesimo”. Ad essere evidenziati una serie di problemi manifestatisi in questo senso dal punto di vista sia “storiografico” che “cronologico”. Rendere la storia ebraica una storia politica. “Una questione di fonti?” è la domanda attorno cui sono ruotati gli interventi di Asher Salah (Università Bezalel) e Guido Bartolucci (Università di Bologna), coordinati da Tamar Herzig (Università di Tel Aviv). Tra i temi discussi il comportamento della leadership rabbinica che si trovò ad operare a Firenze durante l’era del ghetto. Una storia peculiare e dai molti spunti di riflessione.
La conferenza, tra oggi e domani, vedrà anche la partecipazione di Caterina Volpi (Sapienza), Francesco Freddolini (Sapienza), Massimo Moretti (Sapienza), David Malkiel (Bar Ilan), Pinchas Roth (Bar Ilan), Jeffrey Woolf (Bar Ilan), Bernard D. Cooperman (Università del Maryland), Laura Pettinaroli (École française), Marina Caffiero (Sapienza), Germano Maifreda (Università degli studi di Milano).
Ad inaugurare la seconda giornata saranno Brigitte Marin (École française) e la presidente UCEI Noemi Di Segni.
Nel programma anche una visita al Museo ebraico di Roma condotta dalla direttrice Olga Melasecchi e una agli archivi comunitari con il direttore Claudio Procaccia e la responsabile Silvia Haifa Antonucci.