Yom HaShvita HaLeumi. Il giorno della sciopero nazionale. In Israele sono decine di migliaia le persone che stanno manifestando contro la controversa riforma della giustizia portata avanti dal governo Netanyahu. Dal Negev a Haifa, da Tel Aviv a Gerusalemme, le proteste hanno coinvolto tutto il paese sin dalle prime ore del mattino. In alcuni casi i manifestanti hanno bloccato strade e la partenza di treni. Per la prima volta in settimane di dimostrazioni di piazza, la polizia è intervenuta con la forza, usando granate stordenti e idranti. Decine di manifestanti sono stati arrestati. “Non accetteremo la violenza contro gli agenti di polizia, il blocco delle strade o la violazione delle leggi”, ha dichiarato il Premier Netanyahu. “Il diritto alla protesta non è il diritto all’anarchia”.
Nelle ore precedenti a intervenire era stato il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir. “Per tutta la mattinata, la polizia ha trattato questi anarchici con molta pazienza – le parole di Ben Gvir – ma dal momento in cui hanno attraversato tutte le linee, hanno sfondato le barriere e si sono scagliati contro la polizia, lanciando pietre e portando all’anarchia, la polizia deve usare tutti i mezzi a disposizione per mantenere l’ordine pubblico e la routine quotidiana dei cittadini. Libertà di espressione e di manifestazione: sì. Anarchia, in nessun caso”. Commento a cui Netanyahu ha dato il suo sostegno, contestato invece dal leader dell’opposizione Yair Lapid. Rivolgendosi al capo della polizia israeliana, Lapid lo ha invitato a “ignorare i tentativi politici e pericolosi di Ben Gvir, che sta cercando di alimentare le fiamme”.
“I manifestanti sono patrioti israeliani e i migliori soldati dell’esercito” le parole del leader dell’opposizione, in riferimento alla partecipazione alle proteste anche di riservisti dell’élite militare. “La polizia – ha continuato Lapid – deve permettere loro di esprimere le proprie opinioni e di lottare per il paese che servono e amano”. A riassumere la giornata i titoli dei diversi media israeliani: “Ore di durissimi scontri: decine di arrestati e feriti, e alla Knesset si promuovono le leggi” scrive ad esempio ynet, il più popolare sito d’informazione del paese. “Granate stordenti, polizia a cavallo e idranti: gravi disordini nelle proteste contro la riforma a Tel Aviv; decine di arrestati e feriti”, la sintesi di Israel Hayom.
Nel corso delle proteste la coalizione di maggioranza ha portato avanti la sua riforma, approvando in lettura preliminare il disegno di legge che prevede il contestato superamento del potere della Corte Suprema. In tema di sicurezza è stata anche approvata – sempre in via preliminare – l’introduzione della pena di morte per i terroristi. Una norma voluta dal partito di estrema destra Otzma Yehudit.
Sul fronte terrorismo, le forze di sicurezza israeliane hanno annunciato di aver catturato due terroristi, sospettati di aver compiuto l’omicidio del ventiseienne Elan Ganeles. In un’operazione congiunta dell’esercito, dell’agenzia di sicurezza interna Shin Bet e della Polizia di frontiera, i due sospetti sono stati arrestati a Aqabat Jabr, a sud di Gerico.
La natura del regime iraniano, il suo attacco alle libertà e ai diritti, è sotto gli occhi di tutti. Ma quello sviluppato da Teheran è un progetto criminale di ancor più ampio respiro e troppo spesso sottovalutato, che riguarda l’intero assetto di valori e conquiste delle società occidentali. È una delle tante prospettive sulle quali inviterà a riflettere la conferenza “Iran e Hezbollah: ideologia, obiettivi, strategia e strategie dei proxies, terrorismo e propaganda in Occidente” in programma nel pomeriggio di domani nella sede di Roma Eventi a piazza della Pillotta, organizzata da Med-Or Leonardo Foundation, Federazione delle Associazioni Italia-Israele, American Jewish Committee e Think Tank Trinità dei Monti. Tre sessioni, a partire dalle 14.30, per parlare di prospettive di cambiamento nell’arena internazionale, diritti umani, ambizione nucleare, terrorismo, la rete criminale di Hezbollah e la sua attività di fundraising, il mandato Unifil nella regione. “La famiglia delle democrazie è sotto attacco, ed è una sfida da guardare in faccia” le parole di Cristina Franco, presidente dell’associazione Italia-Israele di Savona, nel corso di una conferenza stampa di presentazione dell’evento svoltasi quest’oggi nella sala stampa del Senato. Una sfida irta di pericoli e posta all’Occidente da un regime che si caratterizza, ha poi aggiunto Franco, per il suo essere “sanguinario, liberticida e corrotto”. Sulla stessa lunghezza d’onda il senatore Marco Scurria, che ha evidenziato come “organizzazioni e Stati criminali siano al lavoro ogni minuto per intraprendere un’offensiva contro il nostro sistema di valori”. Al riguardo Scurria ha poi parlato di “iniziativa particolarmente grave quando l’allora ministro degli Esteri D’Alema incontrò Hezbollah in modo amichevole, immaginando che fosse un possibile interlocutore”. Hezbollah, il suo commento, “è un’organizzazione terroristica” e l’Iran “un faro dell’oscurità”. Quella all’Europa – il pensiero di Giulio Terzi di Sant’Agata, senatore ed ex ministro degli Esteri – “è una minaccia terroristica non soltanto individuale, ma ormai una minaccia militare massiccia”. Per contrastarla, ha esortato, “è fondamentale che i Guardiani della Rivoluzione ed Hezbollah siano inseriti nella lista dei gruppi del terrore: bisogna pretendere che l’Unione Europea lo faccia”. L’idea, ha poi affermato Lisa Billig, rappresentante Ajc in Italia e presso la Santa Sede, “è che siamo tutti coinvolti, non soltanto Israele: bisogna che ce ne rendiamo conto al più presto”. Una sfida ulteriore: “Aiutare il popolo iraniano a liberarsi, anche in quanto rappresentante di una grande civiltà incatenata da questo regime”.
Premiato alla 79° edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia dalla giuria internazionale “Interfilm – promozione del dialogo interreligioso”, The Whale, l’ultimo film di Darren Aronofsky, si avvia ora verso la cerimonia degli Oscar. Il regista, cresciuto a New York in una famiglia ebraica di origini russe e ucraine, a Venezia aveva ricevuto diversi premi collaterali con questa sua ultima opera, meno splatter di altri suoi film, spesso controversi e spesso oggetto di polemiche. Aronofsky è noto per Requiem for a Dream; Cigno nero, con Natalie Portman, che gli è valso una nomination all’Oscar come miglior regista, mentre con The Wrestler aveva vinto il Leone d’oro a Venezia nel 2008. La storia di The Whale è l’adattamento di un testo teatrale, scritto da Samuel D. Hunter quando aveva poco più di vent’anni, riportando sulla scena molte delle sue vicende personali. Gli occhi di tutti però questa volta non sono tanto sul film quanto sull’interpretazione di Brendan Fraser, candidato all’Oscar: un professore chiuso nel suo appartamento minuscolo, intrappolato dal suo corpo dopo aver cercato di soffocare con il cibo la sofferenza per la morte della persona amata. Il suo unico desiderio per il poco tempo che gli resta è di riuscire a recuperare il rapporto con la figlia adolescente.
Case della Memoria, istituzioni e scuola a confronto
Un nuovo appuntamento per il progetto REMEMBR-HOUSE, che ha visto ieri lo svolgimento a Ferrara di un incontro rivolto agli operatori della scuola e alle istituzioni culturali. Nato dalla collaborazione fra il Meis e la Fondazione 1563 di Torino, è sostenuto da un finanziamento dell’Unione Europea e realizza percorsi formativi per docenti, professionisti, educatori e studenti, partendo dal prezioso archivio EGELI conservato nel capoluogo piemontese. Le carte relative ai sequestri e alle confische dei beni ebraici avvenuti tra il 1939 ed il 1945 costituiscono il materiale di partenza per una riflessione da svolgere durante un laboratorio pratico sul concetto di casa. Cosa accadrebbe, ci si è chiesti, se venissimo privati delle certezze e delle sicurezze che ruotano intorno alla nostra casa?
Il pomeriggio, aperto dai saluti dai presidenti delle due fondazioni – Dario Disegni e Piero Gastaldo – è stato segnato da due sezioni. Nella prima parte sono state esposte ai presenti, dalle coordinatrici del progetto Sharon Reichel ed Erika Salassa, le direttrici principali di REMEMBR-HOUSE. È seguito un panel a cui hanno partecipato, portando le proprie esperienze di valorizzazione delle fonti e didattica della Shoah, vari esperti.
L'ACCORDO CON LE SCUOLE AL MEMORIALE DELLA SHOAH DI MILANO
Pietre d'inciampo, ricordo da curare
Fino all’ultimo il medico ferrarese Gino Emanuele Neppi fornì assistenza nel suo ambulatorio privato in Via Boscovich 30 a chi ne aveva bisogno. I suoi pazienti erano soprattutto ebrei stranieri arrivati a Milano perché in fuga dalle persecuzioni. I nazifascisti andarono a prenderlo lì, il 6 novembre 1943, per deportarlo ad Auschwitz dove fu assassinato. La data di morte non si sa. Per questo sulla pietra d’inciampo a lui dedicata non compare. Ma la sua storia non è ignota. E d’ora in avanti il compito di raccontarla – e di curare la pietra di Via Boscovich 30 – spetterà a studenti e studentesse di cinque scuole milanesi del Municipio 2. A loro infatti un patto siglato al Memoriale della Shoah di Milano affida sedici pietre d’inciampo, di cui dovranno sia salvaguardare lo stato sia diffonderne le storie. Un impegno per la Memoria promosso attraverso un accordo tra Comune di Milano, Comitato Pietre d’inciampo e gli istituti Giorgi, Cappelli, Calvino, San Giuseppe – La Salle e Carducci. “Solo un mese fa la senatrice Liliana Segre ci ha messo in guardia sul rischio che l’orrore della Shoah possa nel futuro prossimo divenire solo una riga nei libri di storia – il commento dell’assessora ai Servizi civici con delega alla Partecipazione Gaia Romani – Ecco perché avvicinare sempre di più i bambini e i ragazzi alla conoscenza e al senso della memoria diventa essenziale”. Tra i presenti alla firma anche il presidente del Comitato Pietre d’Inciampo Marco Steiner, il presidente del Memoriale della Shoah Roberto Jarach e il figlio di Liliana Segre, Alberto Belli Paci.
“Le percezioni delle vittime sono le uniche che dovrebbero contare veramente quando si valuta l’entità di una offesa. Oggi le comunità ebraiche vivono quasi esclusivamente in Paesi democratici e costituzionali dove i loro diritti umani e civili sono ben tutelati. Ma vi è un peggioramento della qualità della vita privata dell’ebreo attraverso la creazione di paura, frustrazione e ansia”. A spiegarlo il demografo Sergio Della Pergola, facendo in particolare riferimento ai dati dell’importante indagine sulla percezione degli ebrei europei sull’antisemitismo e sulla vita ebraica nel continente. L’indagine era stata promossa dall’Agenzia per i Diritti Fondamentali dell’Unione Europea e aveva permesso di avere un quadro sulla situazione delle comunità ebraiche in 13 paesi. Condotta per la prima volta nel 2012, ampliata nel 2018, l’iniziativa viene riproposta per aggiornarla a quanto accade oggi, in un’Europa segnata dagli effetti della crisi sanitaria e dalla guerra.
Circolo dei Lettori, Loewenthal resta alla direzione
Ancora un mandato alla direzione del Circolo dei lettori di Torino per Elena Loewenthal, traduttrice dall’ebraico di alcune grandi firme della letteratura israeliana, autrice a sua volta di numerosi libri e in passato anche addetta culturale dell’ambasciata italiana a Tel Aviv. Loewenthal, nominata una prima volta nel gennaio del 2020, si è vista confermare l’incarico anche per il biennio 2023-2024 in considerazione “dell’ottimo lavoro svolto dalla direzione” in questi anni. A conferirglielo il consiglio di gestione della prestigiosa istituzione culturale, di concerto con la Regione Piemonte socio unico della Fondazione. L’obiettivo, si legge in una nota, è quello di “continuare a sviluppare idee per mettere al centro la lettura come processo di formazione individuale e collettiva, nel segno dell’apertura culturale e della pluralità dei punti di vista”. In questo senso l’impegno della Fondazione Circolo dei lettori è a “esplorare nuove frontiere del territorio del Piemonte e allargare con sempre maggior forza la rete di collaborazioni con i partner culturali, filantropici e del terzo settore di Torino e della Regione”.