IL NUOVO APPELLO DEL PRESIDENTE D'ISRAELE HERZOG

“Ricomponiamo le fratture,
prima che sia troppo tardi”

“La società israeliana è in un momento difficile di una crisi interna che minaccia tutti noi”. Il paese rischia di “cadere in un terribile abisso”. Ancora una volta il presidente d’Israele Isaac Herzog ha usato parole forti per fare appello alla nazione e alla politica per un cambio di rotta. La situazione è critica, decisamente fuori dall’ordinario e necessita di un intervento immediato, la posizione di Herzog, per trovare un compromesso sulla controversa riforma della giustizia promossa dall’attuale governo Netanyahu. Per il presidente israeliano sono condivisibili l’ansia e la paura delle decine di migliaia di persone che sono scese in strada per contestarla. È “una paura che ho espresso anch’io riguardo alla legislazione così come viene presentata ora”, il suo pensiero. Per questo Herzog si era fatto promotore di un dialogo tra maggioranza e opposizione. Aveva lanciato accorati appelli e avvisato del rischio di spaccature insanabili. “Ricomponiamole prima che sia troppo tardi”, il suo ultimo messaggio. Ma al momento queste parole sono cadute nel vuoto. La maggioranza, pur aprendo a possibili dialoghi, nei fatti sta proseguendo l’iter per approvare i diversi pezzi della riforma.
Per le opposizioni ogni confronto è possibile solo nel caso in cui tutto venga congelato.

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PAGINE EBRAICHE

La Resistenza dell’arte

Dipinti, sculture, gioielli, vasellame prezioso. Nella guerra che da un anno devasta l’Ucraina la tragedia delle morti e la distruzione dei luoghi si accompagna al sistematico saccheggio del suo patrimonio artistico e culturale in nome della sua “conservazione”. A detta degli esperti internazionali, nelle zone occupate dai russi sarebbe in atto quello che è il più grande furto d’arte in Europa, secondo solo alla razzia portata a termine dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale. Allora come oggi, a finire sotto attacco sono la cultura, l’orgoglio e l’identità di un popolo. Ed è un’offesa lacerante, come testimonia la grande mostra “Arte liberata. Capolavori salvati dalla guerra” allestita nelle Scuderie del Quirinale a Roma.
Curata da Luigi Gallo e Raffaella Morselli, l’esposizione (fino al 10 aprile) restituisce uno straordinario colpo d’occhio su un centinaio di capolavori salvati durante la Seconda guerra mondiale insieme a un ampio corredo di documenti, immagini e sonoro riuniti grazie alla collaborazione di oltre quaranta musei e istituti.
È il racconto appassionante di un periodo drammatico per l’Italia e al tempo stesso un omaggio a quanti, malgrado i rischi, hanno allora imboccato la via del coraggio e in nome dell’interesse comune hanno rivendicato il valore universale dell’arte.

Le opere in mostra non sarebbero infatti arrivate fino a noi se non fosse per i tanti Soprintendenti e funzionari delle Belle arti spesso allontanati dall’incarico dopo aver rifiutato di aderire alla Repubblica di Salò – che nel pieno del conflitto, con l’aiuto di storici dell’arte e rappresentanti delle gerarchie vaticane, si sono resi protagonisti di una grande impresa di salvaguardia del patrimonio artistico e culturale italiano.
Fra loro Giulio Carlo Argan, Palma Bucarelli, Emilio Lavagnino, Vincenzo Moschini, Pasquale Rotondi, Fernanda Wittgens, Noemi Gabrielli, Aldo de Rinaldis, Bruno Molajoli, Francesco Arcangeli, Jole Bovio e Rodolfo Siviero, agente segreto e futuro ministro plenipotenziario incaricato delle restituzioni.

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IL CONVEGNO A ROMA

“Iran e Hezbollah, un pericolo per tutto l’Occidente”

Di fronte alla minaccia iraniana, nelle sue molteplici forme, è essenziale che l’Europa reagisca senza remore. E soprattutto con piena cognizione del pericolo esistenziale che il regime degli Ayatollah può rappresentare non soltanto per Israele, più volte minacciato di annientamento, ma per tutto l’Occidente. È l’auspicio degli organizzatori della conferenza internazionale “Iran e Hezbollah: ideologia, obiettivi, strategia e strategie dei proxies, terrorismo e propaganda in Occidente” che ha preso il via nel pomeriggio nella sede di Roma Eventi a piazza della Pillotta, su iniziativa di Federazione delle Associazioni Italia-Israele, American Jewish Committee e Think Tank Trinità dei Monti, con il patrocinio di Med-Or Leonardo Foundation e Fondazione Vittorio Occorsio. Ampio lo spettro degli argomenti trattati, con esperti sia italiani che stranieri al tavolo dei relatori e in chiusura alcune “raccomandazioni politiche” sulle vie da percorrere per un’azione di contrasto efficace. Anche rivolgendo lo sguardo a un altro fronte emerso di recente: il supporto offerto da Teheran alla Russia. “La guerra in corso sta portando davanti a tutti l’evidenza che le dittature sono passate ai fatti e intendono mettere in discussione il principio fondante del nuovo mondo nato dopo la seconda guerra mondiale e per il quale è inammissibile l’uso della forza per regolare le controversie tra gli stati” le considerazioni, in apertura di conferenza, del viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli. “La fermezza è quello che deve contraddistinguerci, come la chiarezza sui valori e le scelte di campo: la nostra condanna deve essere netta”, ha poi aggiunto riferendosi ai crimini di cui il regime iraniano continua a rendersi responsabile. Un vero e proprio “precipizio umano e culturale” senza fine. Ciò premesso, l’opinione di Cirielli è che “sia comunque importante mantenere in piedi dei canali diplomatici, puntualizzando sempre bene la nostra posizione”.

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