“Ricomponiamo le fratture,prima che sia troppo tardi”
“La società israeliana è in un momento difficile di una crisi interna che minaccia tutti noi”. Il paese rischia di “cadere in un terribile abisso”. Ancora una volta il presidente d’Israele Isaac Herzog ha usato parole forti per fare appello alla nazione e alla politica per un cambio di rotta. La situazione è critica, decisamente fuori dall’ordinario e necessita di un intervento immediato, la posizione di Herzog, per trovare un compromesso sulla controversa riforma della giustizia promossa dall’attuale governo Netanyahu. Per il presidente israeliano è condivisibile l’ansia e la paura delle decine di migliaia di persone che sono scese in strada per contestarla. È “una paura che ho espresso anch’io riguardo alla legislazione così come viene presentata ora”, la sua posizione. Per questo Herzog si era fatto promotore di un dialogo tra maggioranza e opposizione. Aveva lanciato accorati appelli e avvisato del rischio di spaccature insanabili. “Ricomponiamole prima che sia troppo tardi”, il suo ultimo messaggio. Ma al momento queste parole sono cadute nel vuoto. La maggioranza, pur aprendo a possibili dialoghi, nei fatti sta proseguendo l’iter per approvare i diversi pezzi della riforma. Per le opposizioni ogni confronto è possibile solo nel caso in cui tutto venga congelato.
Nel mentre la giornata della grande manifestazione di protesta nazionale, che ha visto almeno 11 feriti e più di 50 arresti, ha lasciato ampi strascichi. Uno è legato all’intervento della polizia. Da settimane le proteste non hanno richiesto l’uso della forza da parte degli agenti. Il primo marzo invece sono stati adoperati idranti, granate stordenti e polizia a cavallo. Un cambio espressamente richiesto dal ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gvir. “Ho detto ai poliziotti che dovrebbe esserci tolleranza zero nei confronti degli anarchici che attaccano gli agenti, sfondano le barriere della polizia e provocano l’anarchia”. In queste ore ynet ha diffuso la notizia che il Dipartimento per le indagini interne della polizia – ufficio parte del ministero della Giustizia – ha aperto un’indagine interna su di un ufficiale ripreso in un video mentre lancia alcune granate su gruppi di manifestanti. Secondo il Times of Israel si tratta di una condotta che viola le regole d’ingaggio. A contestare l’indagine interna, il ministro Ben Gvir. “Sostengo pienamente l’ufficiale che ha scacciato i rivoltosi anarchici usando una granata stordente”, le sue parole.
Altra situazione conflittuale quello che è stato definito da diversi giornalisti come un “assedio” alla moglie del Primo ministro, Sara Netanyahu. Mentre si trovava da un parrucchiere a Tel Aviv, un numeroso gruppo di manifestanti ha cominciato a protestare davanti al negozio. La moglie del Premier è stata poi scortata e portata via dalle forze di sicurezza. Il caso ha generato diverse critiche sulla legittimità delle contestazioni. Così come a scatenare polemiche è stato il discorso tenuto in serata dello stesso Netanyahu. Intervenendo alla televisione sui disordini e le proteste, il Premier ha tracciato un parallelo tra i manifestanti di Tel Aviv e gli estremisti che hanno attaccato i palestinesi del villaggio di Huwara. “Non accetteremo la violazione delle regole e la violenza, né a Huwara, né a Tel Aviv, né in nessun altro luogo”. Parole duramente contestate dalle opposizioni e su cui l’ufficio di Netanyahu è intervenuto in seguito affermando che il Premier non ha fatto paragoni tra i due casi. Altro passaggio che ha fatto discutere, il riferimento alle proteste durante il ritiro unilaterale da Gaza nel 2005 deciso dal governo di Ariel Sharon. Secondo Netanyahu la lotta contro quella decisione allora non “superò le linee rosse”. Ma diversi quotidiani oggi ricordano come invece ci furono diversi episodi di violenza. “Ci furono disordini diffusi prima e durante l’evacuazione, che hanno incluso il blocco delle strade e scontri violenti con le forze di sicurezza. Due oppositori al ritiro hanno anche compiuto attacchi terroristici mortali contro gli arabi”, la ricostruzione del Times Of Israel. Il sito ricorda anche che allora “l’attuale ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, era stato arrestato e trattenuto dallo Shin Bet per tre settimane nel 2005, con il sospetto di aver progettato un attentato incendiario su una trafficata autostrada di Tel Aviv”.
Ma il tema cardine di divisione rimane la riforma. Secondo il quotidiano Israel Hayom, considerato vicino a Netanyahu, il ministro della Giustizia Yariv Levin “intende introdurre delle modifiche per cercare di placare le preoccupazioni”. Intanto quattro parlamentari – Danny Dannon e Yuli Edelstein del Likud insieme ai rappresentanti delle opposizioni Gadi Eisenkot e Chili Tropper del partito Unità Nazionale – hanno esortato la Knesset ha trovare un accordo condiviso sulla riforma. “Lo Stato di Israele sta attualmente affrontando molte sfide complesse nel campo della società, dell’economia e del suo status internazionale e sta affrontando attacchi e sfide alla sicurezza più gravi che mai”, il loro messaggio ai colleghi. “Su tutto questo aleggia, come un’ombra scura, la grave controversia che lacera e divide l’opinione pubblica israeliana in merito alle varie proposte riguardanti il sistema giudiziario israeliano. Non abbiamo dubbi sul fatto che, sebbene le controversie siano sostanziali, dobbiamo agire in ogni modo per raggiungere ampi accordi”.