“Il 25 Aprile rappresenta la data fondativa della nostra democrazia, oltre che di ricomposizione dell’unità nazionale. Una data in cui il popolo e le Forze Alleate liberarono la nostra Patria dal giogo imposto dal nazifascismo. Un popolo in armi per affermare il proprio diritto alla pace dopo la guerra voluta dal regime fascista. A pagare furono, come non mai, le popolazioni civili, contro le quali, in un tragico e impressionante numero di episodi sanguinosi, si scagliò la brutalità delle rappresaglie. Fu, quella, una crudele violenza contro l’umanità, con crimini incancellabili nel registro della storia, culminati nella Shoah”.
Così il Capo dello Stato Sergio Mattarella nell’occasione dell’ultima Festa della Liberazione, incontrando al Quirinale gli esponenti delle associazioni combattentistiche e d’arma. Una data cui il Presidente della Repubblica ha sempre riconosciuto una centralità assoluta nel calendario civile della nazione, solennizzandola con gesti importanti e significativi. Anche martedì prossimo sarà Mattarella ad aprire la giornata di celebrazioni, con la deposizione di una corona d’alloro all’Altare della Patria, prima di recarsi a Cuneo, Boves e Borgo San Dalmazzo.
Molte le iniziative che vedranno il mondo ebraico protagonista, a partire dal corteo nazionale in programma a Milano.
Il 24 aprile 1823 nasceva a Livorno rav Elia Benamozegh, forse l’ultimo grande rabbino-filosofo della storia ebraica d’Italia (all’epoca non ancora politicamente unificata), di certo il più conosciuto rabbino italiano di epoca moderna a livello internazionale. A segnare il XIX secolo gli stanno accanto soltanto rav Itzchaq Shmuel Reggio (1784-1855), noto come Yashar di Gorizia, e Shmuel David Luzzatto (1800-1865), a sua volta conosciuto come Shadal di Padova, sebbene nativo di Trieste. Mentre costoro condivisero, pur con gradazioni diverse, lo spirito della Wissenschaft des Judentums, quel gruppo di studiosi ashkenaziti che approcciavano le fonti ebraiche con metodi storico-filologici, rav Benamozegh, di origini marocchine e pienamente inserito nel mondo sefardita, perseguì una sua personale via ebraica alla modernità, guardando a Parigi più che a Berlino e sentendosi del tutto in sintonia con lo ‘spirito dei tempi’ ovvero con quella filosofia ottimista del progresso della storia che combinava o si sforzava di combinare la fede religiosa con l’avanzare della scienza e l’univeralismo della filosofia, e che sposava Ernest Renan con Charles Darwin. Rav Benamozegh conciliava persino i mondi opposti di Schopenhauer e Dante con lo Zohar e tutta la qabbalà la quale, per il rabbino della città labronica, rappresenta il ‘sistema metafisico’ del giudaismo, così come l’halakhà rappresenta il ‘sistema etico-giuridico’. Solo stando insieme, halakhà e qabbalà sono ‘il giudaismo’, una religione la cui moralità universale e razionale si diffuse nel mondo.
Monaco '72, una Commissione
per portare la verità a galla
A oltre mezzo secolo dagli eventi una commissione governativa tedesca avrà il compito di far luce sui fatti e sulle lacune che portarono al massacro degli undici membri della delegazione israeliana ai Giochi Olimpici di Monaco ’72. Uno degli episodi più drammatici in quella stagione di terrorismo palestinese sul suolo europeo in cui numerose rimangono le circostanze da chiarire e le responsabilità da attribuire.
Attraverso l’impegno degli otto storici scelti per far parte della commissione (per la gran parte residenti in Germania e Israele) l’obiettivo sarà quello di “un’accurata rivalutazione di quanto accaduto”, le parole della ministra dell’Interno Nancy Faeser nell’annunciare l’istituzione del gruppo di lavoro. In questo senso, ha spiegato Faeser, gli storici “esamineranno rigorosamente il periodo prima e dopo” l’attacco. Rivolgendo una particolare attenzione al “trattamento riservato ai familiari”. Uno dei nodi più delicati, al centro in un passato anche recente di tensioni forti tra le istituzioni di Berlino e quelle di Gerusalemme.
Anche quest’anno il 25 Aprile arriva poco dopo la festa ebraica di Pesach, a riportare nuovamente l’attenzione sul significato della parola libertà. Il giornale ebraico dei bambini DafDaf ha scelto di evidenziarlo nel segno del piccolo Franco Cesana, giovanissimo partigiano, che quando scelse di arruolarsi nella Resistenza aveva solo 12 anni. Noto come il più giovane partigiano d’Italia caduto in combattimento, era nato a Mantova e aveva aderito alla Brigata Scarabelli. Fu ucciso poco prima del suo tredicesimo compleanno durante uno scontro a fuoco con le truppe naziste, nell’area dell’Appennino modenese.
Una figura assurta a simbolo, come ricordavamo su DafDaf lo scorso 25 Aprile. La sua storia, disse nel 50esimo anniversario dalla morte l’allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, “sia per tutti occasione di profonda riflessione sui valori perenni della libertà, della tolleranza, della democrazia che attraverso la centralità dell’uomo e della sua dignità costituiscono sicuro argine a qualsiasi discriminazione etnica, religiosa e razziale”.
Dall'Est Europa alla Colombia,
una casa di meraviglie e Memoria
Negli anni Ottanta la Colombia visse una drammatica stagione di violenze e sequestri. Una piaga oggi meno intensa di un tempo, ma con la quale il Paese non ha smesso di confrontarsi. Anche attraverso l’intelligenza e gli stimoli portati dalla letteratura di qualità. Ne è un esempio “Briciole di pane” (Le Lettere), romanzo dello scrittore e accademico Azriel Bibliowicz. Presentato a Roma in occasione dell’ultimo Giorno della Memoria, racconta la storia di un rapimento con una sfumatura d’angoscia (e riflessione) in più: nelle mani di alcuni criminali non meglio precisati c’è infatti l’ebreo Josué Goldstein, un uomo di origine est-europea che ha visto la prima moglie e la figlia divorate dalla Shoah e che al fianco di Leah, sopravvissuta a sua volta ad Auschwitz, ha scelto di ricostruirsi un’esistenza lontano migliaia di chilometri da un continente diventato ormai estraneo e ostile. Nato nella città di Czernowitz, in principio rumena e in seguito ucraina, durante la guerra è stato in un “campo di lavoro” siberiano. Dall’unione con Leah e da quel nuovo progetto di vita nascerà un figlio, Samuel, che nel libro incontriamo fin dalle prime pagine per via del penoso fardello della trattativa con i sequestratori.