“Istituendo la sinagoga, l’ebraismo ha creato una delle più grandi rivoluzioni nella storia della religione e della società, perché la sinagoga era un ambiente completamente nuovo per il servizio divino, di un tipo sconosciuto in precedenza”, scriveva lo storico israeliano Menachem Stern grande studioso del secondo Tempio. Un’idea condivisa, ricordava in un suo scritto rav Jonathan Sacks, da un’altra autorevole voce della storiografia internazionale: Salo Baron. Per quest’ultimo la nascita della sinagoga Bet HaKnesset in ebraico, ovvero Casa dell’assemblea per quanto riguarda le Comunità della Diaspora “spostò completamente l’accento dal luogo di culto, il santuario, alla riunione dei fedeli, la congregazione, riunita in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo del vasto mondo di Dio”. La sinagoga è diventata, aggiunge quindi rav Sacks, “la Gerusalemme dell’esilio, la casa del cuore ebraico. È la massima espressione del monoteismo: ovunque ci riuniamo per rivolgere il nostro cuore verso il cielo, lì si può trovare la Presenza divina, perché Dio è ovunque”.
Da queste parole emerge con chiarezza l’importanza della sinagoga nella tradizione ebraica: un luogo di preghiera, ma anche di studio e di riunione, oltre ad essere il punto di riferimento sociale della Comunità. La sua genesi è fatta risalire ai tempi della distruzione del primo Tempio per mano babilonese (586 a.e.v.), ma è con la distruzione del secondo Tempio ad opera dei romani (70 e.v) che questi luoghi di culto si diffondono progressivamente ovunque vi siano ebrei. Ancora rav Sacks individua nel Bet HaKnesset assieme allo Shabbat la chiave della longevità dell’ebraismo lungo i secoli. La sinagoga, spiegava, ha sostenuto il popolo ebraico in quasi duemila anni di esilio. “Li ha tenuti uniti come unica nazione che sia mai sopravvissuta a un periodo prolungato senza una terra, un Paese o un potere politico, dispersa in tutto il mondo. È stata la loro casa spirituale, la loro cittadella educativa e il loro centro di assistenza sociale, e li ha collegati a tutti gli altri ebrei attraverso il tempo e lo spazio. Ovunque dieci ebrei si riunissero e formassero una comunità, era come se fossero l’intero popolo ebraico in un microcosmo. Ovunque si sedessero e studiassero era come se fossero tornati al Sinai”.
Elementi che servono a chiarire il ruolo di questi luoghi che, lungo i secoli, hanno visto una significativa evoluzione. E le sinagoghe presenti in Italia ne sono una delle testimonianze più significative. Edifici che sono la rappresentazione architettonica degli alti e dei bassi che hanno caratterizzato i duemila anni di storia dell’ebraismo italiano, come racconta l’ultima mostra del Meis di Ferrara “Case di vita”, dedicata alle sinagoghe e ai cimiteri.
LA PRIMA PARTECIPAZIONE A UN TORNEO DELLA FIFA DOPO OLTRE MEZZO SECOLO
Mondiale di calcio in Argentina,
Israele in campo per la Storia
La prima e unica partecipazione della nazionale d’Israele a un Mondiale di calcio risale al 1970, nell’edizione svoltasi in Messico che fu l’ultima a fregiarsi del titolo di “Coppa del mondo Jules Rimet”. Per poi diventare, dopo il triplice successo brasiliano, “Coppa del mondo FIFA”.
Forse superfluo ricordare che l’ultimo trionfo della generazione di assi trainata da Pelé avvenne ai danni dell’Italia, battuta 4 a 1 in finale dopo che la stessa era stata capace di infliggere altrettante reti alla Germania Ovest in semifinale e, nel turno precedente, ai padroni di casa. Un valzer del goal non facilmente pronosticabile dopo che nel girone eliminatorio gli Azzurri erano stati bloccati per ben due volte sullo 0 a 0. L’ultima proprio da Israele.
Oltre mezzo secolo dopo Israele torna al Mondiale. Non quello dei “grandi”, rimasto finora una chimera. Ma comunque la pur nobile versione “Under 20″, da sempre fucina di talenti. Da qui infatti hanno iniziato la loro scalata campioni del calibro di Maradona, Messi e Haaland.
Il via nei prossimi giorni in Argentina, con Italia e Israele in campo lo stesso giorno: l’Italia contro il Brasile, Israele contro la Colombia. “La casa dei campioni del mondo apre le porte alle superstar del calcio mondiale di domani. Un evento magnifico, realizzato con poco preavviso”, la soddisfazione del presidente della Fifa Gianni Infantino. Lo “scarso preavviso” ha a che fare proprio con Israele, oggetto di un tentativo di boicottaggio da parte dell’Indonesia.
“La Costituzione e l’articolo 3:
nessun uomo è un’isola”
Il progetto Articolo 3 è arrivato a Casale Monferrato. Qui infatti si è tenuto il terzo appuntamento del ciclo di promosso dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in collaborazione con il Meis di Ferrara per festeggiare i 75 anni della Costituzione,
Elio Carmi, il presidente della Comunità ebraica casalese, ha ricordato come, per parlare dell’enunciato sull’eguaglianza dei cittadini, sia stato stilato un calendario di incontri in grandi città italiane che continuerà fino al 2024. Ma questo non esclude qualche “piccola deviazione geografica” in Comunità particolarmente attive, come quella monferrina. E così il grande totem azzurro “diversi tra uguali” che rappresenta l’iniziativa dell’UCEI è stato collocato in Sala Carmi per un incontro che ha visto allo stesso tavolo uomini alle prese con diversi tipi di legge: quella italiana e quella arrivata per tramite di Mosè.
Un nuovo Sefer per la sinagoga,
l’emozione degli ebrei veronesi
Una commovente cerimonia ha accompagnato l’ingresso di un nuovo Sefer Torà nella sinagoga di Verona, dedicato alla memoria del professor Michael Corinaldi z.l. padre del rabbino Tomer Corinaldi. Nato a Milano nel 1938, professore all’università di Haifa, è stato autore di scritti sugli ebrei etiopi, sul diritto ebraico e sul diritto di famiglia in Israele. Per Hebrew University Press nel 1998 aveva pubblicato “Jewish Identity – The case of Ethiopian”, un volume che è rimasto il punto di riferimento per gli studi sull’identità ebraica e sugli ebrei che nel corso dei secoli si sono trovati a dover nascondere la loro ebraicità per sfuggire alle persecuzioni. Negli anni ’80 ha fondato una commissione per lo studio della comunità etiope e nel 2010 ha ricevuto un premio per il suo lavoro a favore di questa comunità. I suoi libri, tra cui “Family Law” scritto insieme a Benzion Schereschewsky, è citato spesso dalla Corte Suprema, in particolare per quanto riguarda il tema delle conversioni (ghiurim). Su questo tema è intervenuto un anno fa a una serata della Hevrat Yehudei Italia be Israel, insieme a rav Riccardo Di Segni.
I rotoli della Torà, nella tradizione ashkenazita, sono adornati e ricoperti da un tessuto prezioso. Oppure, nella tradizione sefardita, rinchiusi in un cofanetto con due porte. Il Sefer Torà che ha fatto il suo ingresso nella nostra Comunità appartiene alla tradizione sefardita ed è il primo del suo genere che trova collocazione nell’Aron Ha-kodesh della Sinagoga Grande.
L’evento ha visto la partecipazione della Comunità veronese, che ha circondato d’affetto la famiglia del rabbino e di sua moglie Zohar, appositamente giunta da Gerusalemme e dal Portogallo.
Alsazia, un giorno di festa per l'ebraismo francese
Si è insediato il nuovo Gran Rabbino di Mulhouse (Alsazia e Lorena) Noté Levintov nel corso di una cerimonia alla quale, insieme a numerose Autorità civili e delle altre confessioni religiose, è intervenuto il Gran Rabbino di Francia Haim Korsia. Alla cerimonia hanno assistito anche i presidenti delle Comunità di Torino e di Venezia Dario Disegni e Dario Calimani, i Consiglieri UCEI Raffaele Besso e Sara Modena e il rabbino capo di Modena Beniamino Goldstein, che prendono parte al viaggio nell'Alsazia ebraica organizzato da Kesher con oltre 60 partecipanti da diverse Comunità.
Un riuscito incontro tra Nord e Sud può essere definito il matrimonio svoltosi ieri nella sinagoga di Torino tra Filippo Mordechai Tedeschi e Maria Ester Leone, sposo torinese e sposa di San Nicandro Garganico. Comunità, Torino e San Nicandro (sezione della Comunità di Napoli), con identità e narrazioni differenti. L’una con una storia di 600 anni alle spalle, originatasi in seguito all’espulsione degli ebrei dalla Francia nel 1394 e l’ammissione in città nel 1424. L’altra con una storia davvero singolare e unica, sviluppatasi a partire dalla fine degli anni ’20 in seguito alla conversione di Donato Manduzio e via via di altri e all’emigrazione in Israele nel 1949 della maggior parte di loro (oggi nella cittadina pugliese vivono una quarantina di ebrei). L’incontro dei due ragazzi a un raduno dell’Ugei è stata la premessa per la cerimonia di ieri.