“La Costituzione e l’articolo 3:
nessun uomo è un’isola”

Il progetto Articolo 3 è arrivato a Casale Monferrato. Qui infatti si è tenuto il terzo appuntamento del ciclo di incontri promosso dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in collaborazione con il Meis di Ferrara per festeggiare i 75 anni della Costituzione.
Elio Carmi, il presidente della Comunità ebraica casalese, ha ricordato come, per parlare dell’enunciato sull’eguaglianza dei cittadini, sia stato stilato un calendario di incontri in grandi città italiane che continuerà fino al 2024. Ma questo non esclude qualche “piccola deviazione geografica” in Comunità particolarmente attive, come quella monferrina. E così il grande totem azzurro “diversi tra uguali” che rappresenta l’iniziativa dell’UCEI è stato collocato in Sala Carmi per un incontro che ha visto allo stesso tavolo uomini alle prese con diversi tipi di legge: quella italiana e quella arrivata per tramite di Mosè.
Nel dibattito che ha visto la presenza in sala anche del consigliere della Provincia di Alessandria Stefano Zoccola, il primo intervento è stato di Danilo Cerrato, che ha ricoperto recentemente la presidenza dell’Ordine degli Avvocati di Vercelli. Il legale ha menzionato l’iniziativa sul territorio che ha portato a ritrovare i nomi degli avvocati sospesi dall’ordine dal regime fascista e a dedicare due targhe alla loro memoria al Tribunale di Vercelli e alla ex sede della Corte di Appello di Casale. “Oggi un atto come quello del 1938 sembrerebbe impossibile proprio perché la Costituzione Italiana fa parte della nostra vita”, ha tra l’altro evidenziato. Una frase che tuttavia focalizza uno dei punti della discussione che è seguita. Ovvero: come alcuni diritti riescano a penetrare nella società e, per contro, come altri vengano cancellati. Magari con la stessa indifferenza che ebbero la maggior parte degli uomini di legge in quegli anni bui.
Esther Gatti, avvocato cassazionista, è partita proprio da quel silenzio per spiegare l’estrema modernità dell’art 3 che “sembra stato scritto questa mattina”. Per definire il secondo comma che impone allo Stato di eliminare ogni ostacolo all’uguaglianza “specchio di una società, dove nessun uomo è un’isola; l’attualità dell’Art 3 è che tutte le discriminazioni ci riguardano e non possiamo far finta di nulla quando ci troviamo di fronte ad esse”. Per citare le sue parole: “Il posto giusto della storia è quello che ci sta più scomodo”.
È stato Stefano Levi, artista, scrittore e pensatore eclettico, a trovare gli elementi di raccordo proprio tra quella modernità e una cultura di diversi millenni di storia come quella ebraica. Lo ha fatto ricordandoci la premessa della Costituzione: che esistano diritti inviolabili naturali dell’uomo, oltre a quelli dei cittadini. Ma anche il parallelismo tra il fatto che sia la Costituzione, sia la Torah, richiedano la consapevolezza del contesto di origine. “In fondo anche la Torah è una Costituzione: la storia di come si costituisce un popolo”, ha detto Levi. Che fare allora quando, persino l’Art 3 nella sua verità appare superato dal punto di vista semantico? E qui è interessante il parallelismo con l’ebraismo, dove “Il testo biblico è fisso, ma l’interpretazione si evolve”.
Parole che valgono l’incipit di un dibattito che sarebbe lungo descrivere nella sua interezza, per raccontare la necessità, ma persino i limiti e le contradizioni di codificare nella legge l’idea di uguaglianza e che, tuttavia, porta proprio attraverso lo stesso confronto, anche la garanzia del diritto.
Domenica prossima alle 11 la sinagoga di Casale si rivestirà di rose in occasione della festa di Shavuot, grazie alla collaborazione con Coniolo Fiori.

Alberto Angelino