“È in corso un’operazione precisa e mirata contro Hamas in un’area molto specifica dell’ospedale al Shifa”. Ad annunciarlo questa mattina il portavoce dell’esercito israeliano Daniel Hagari. “Abbiamo soldati addestrati specificamente per questa situazione e continuiamo a ribadire che siamo solo in guerra con Hamas. Continuiamo a fare tutto ciò che è in nostro potere per ridurre il rischio per i civili”. La missione nel più grande ospedale di Gaza è iniziata intorno alle 2 del mattino, ha raccontato la radio dell’esercito Galei Tsahal. Secondo l’emittente, nelle prime ore di combattimento sono stati uccisi cinque terroristi palestinesi nei pressi dell’ospedale, mentre non sono ancora state rilevate tracce degli ostaggi. Si pensa che alcuni dei 239 rapiti il 7 ottobre scorso possano essere detenuti nella struttura, in particolare nella rete di tunnel costruita da Hamas sotto il nosocomio.
Ambrogino d’oro ad Andrea Jarach
Premiati anche Silvia Vegetti Finzi e Gariwo
Da anni Andrea Jarach, imprenditore e membro della comunità ebraica di Milano, è impegnato in iniziative per valorizzare la sua città. Dal lavoro editoriale della testata WikiMilano al progetto per il decoro urbano “Angeli del Bello” fino al sostegno delle eccellenze locali tramite l’associazione culturale Milano Loves You. “Sono contento e orgoglioso di quello che ho fatto in quarant’anni di carriera. E sono contento e orgoglioso del riconoscimento che arriva dalla mia città”, spiega Jarach a Pagine Ebraiche, dopo aver ottenuto l’Ambrogino d’oro 2023.
“Erano undici: riversi, in tre mucchi lungo la spalletta della Fossa del Castello, lungo il tratto di marciapiede esattamente opposto al caffè della Borsa e alla farmacia Barilari: e per contarli e identificarli, da parte dei primi che avevano osato accostarsi, era stato necessario rivoltare sulla schiena coloro che giacevano bocconi, nonché separare l’uno dall’altro quelli che, caduti abbracciandosi, facevano tuttora uno stretto viluppo di membra irrigidite”.
È la descrizione fatta da Giorgio Bassani in “Una notte del ‘43”, una delle sue “Cinque storie ferraresi”, dedicata a quello che è noto come l’Eccidio del Castello Estense: il massacro per mano fascista di undici civili (tra cui alcuni ebrei), la notte del 15 novembre del 1943, con l’obiettivo di vendicare l’uccisione del federale Igino Ghisellini.
Il Napoli campione d’Italia in carica e in crisi di risultati ha richiamato in panchina Walter Mazzarri, che ha già allenato la squadra campana dal 2009 al 2013 e sfiorato in quegli anni uno scudetto. Un periodo di soddisfazioni importanti per l’allenatore livornese, che era finito un po’ ai margini del calcio che conta ed è ora chiamato alla difficile impresa di ravvivare un ambiente depresso. Non sarà facile, pur godendo della stima del presidente Aurelio De Laurentiis e di tanti tifosi. Chissà che, oltre al talento, non serva un po’ di fortuna.
È forse giunto il tempo di regalargli una nuova hamsa, scherza con Pagine Ebraiche il suo amico Israel Maoz, intermediario e talent scout israeliano scopritore in passato di campioni come Cafu (che portò alla Roma) e Kaká (che cercò di portare alla Fiorentina, prima che sul futuro Pallone d’Oro arrivasse il Milan).
È appena passato Rosh chodesh (il capo mese di) Kislev. Con Chanukkah (la Festa delle luci), che sarà alla fine del mese, quest’anno, più che in passato, avremo modo di ragionare sulla natura della guerra, sull’affermazione della luce e la lotta contro l’oscurità. Nel frattempo possiamo però ragionare su un’altra luce, naturale e riflessa, quella della luna. È noto che la luna sia centrale nella tradizione ebraica. Prima della metà del mese recitiamo la birkat ha-levanà, la benedizione della luna. Si tratta di una tefillà molto suggestiva, nella quale il popolo di Israele viene paragonato alla luna.
"Hamas non ha posti di blocco, non impone controlli, semplicemente non c'è. Lo so perché lavoro sul territorio. E questa assenza ha visto negli ultimi tempi crescere un certo malcontento. Tanti miei amici cominciano a chiedere se ne è valsa davvero la pena". A dirlo al Corriere della Sera è Fadi Abu Shammala, direttore dei centri culturali di Gaza. "A Gaza l'ira verso i miliziani: 'Loro spariti, noi moriamo'", titola il quotidiano.
Repubblica si è recata nei luoghi del massacro del Supernova festival, in compagnia di Omri Epstein, un dj che si è salvato rimanendo nascosto otto ore tra i pomeli. "Ero con un gruppo di trenta amici, eravamo...felici. Ma a un certo punto abbiamo sentito i sibili nel cielo", racconta il giovane. "Il rave era un luogo di felicità e totale libertà, e, alla fine, i nemici della libertà sono venuti e l'hanno distrutto. È simbolico, non crede?".
La Stampa intervista Yarden Gonen: sua sorella Romi è tra gli oltre 200 ostaggi prigionieri di Hamas. "Sono un'infermiera e mi sento abbandonata dalla mia stessa squadra. Noi medici dovremmo essere uniti, non importa il sesso, la nazionalità, la religione. Ma sono passati 40 giorni e niente. Perché la Croce Rossa non fa niente? Come è possibile che non sappiano niente di nessuno?", si chiede la donna.
Il Messaggero raccoglie alcune considerazioni sulla guerra dal generale Amir Avivi, presidente dell'Israel Defense and Security Forum. "A Gaza non c'è casa che non sia collegata a un tunnel. È una sola grande fortezza e quando faremo esplodere tutto, l'intera città collasserà. Quindi ci stiamo assicurando che i civili vadano verso Sud", afferma Avivi. "Qui c'è un problema umanitario perché questa gente non potrà più tornare nelle proprie case, dato che non ne resterà più nulla".
Stasera la nazionale israeliana di calcio tornerà in campo, opposta alla Svizzera, in un match valevole per la qualificazione ai prossimi Europei. Ieri, come riporta tra gli altri il Corriere dello Sport, il capitano Eli Dasa si è presentato in conferenza stampa con una scarpa in mano: "Appartiene a un bambino di otto anni, Neve Shoham. Questo ragazzino è a Gaza, insieme a sette membri della sua famiglia. Questo è quello che resta di lui: la sua scarpa sinistra. Lo stiamo aspettando".