24 gennaio 2024 - 14 Shevat 5784

ROMA

La delazione in mostra alla Casina dei Vallati

Non solo le famigerate bande, come la Bardi-Pollastrini o la Cialli-Mezzaroma, ma anche “normali” cittadini italiani si distinsero nella delazione di ebrei sotto il nazifascismo. Un doloroso capitolo affrontato nella mostra “Le parole dell’odio. Gli ebrei romani venduti ai nazisti”, aperta al pubblico a partire da giovedì e curata da Amedeo Osti Guerrazzi e Giorgia Calò per conto della Comunità ebraica di Roma e della Fondazione Museo della Shoah, che l’ha allestita nella sua sede alla Casina dei Vallati.
Una “installazione immersiva” permetterà al visitatore di ascoltare la voce di chi fece ritorno, dei testimoni oculari che videro portare via amici e parenti, ma anche le “parole dell’odio” che condussero alla morte tante persone. In mostra anche alcuni documenti originali, tra cui denunce di sopravvissuti contro i loro delatori. Una iniziativa per riflettere su tanti aspetti, dal passato all’oggi.

MEMORIA

Riccardo Moretti sul palco dell’Auditorium di Roma giovedì sera

In Oyfn Pripetshik, uno dei brani musicali più noti della tradizione yiddish, un rabbino insegna l’alfabeto a un suo allievo. “Impara bambino, non aver paura, ogni inizio è difficile”, lo esorta. Per poi aggiungere: “Quando crescerai capirai da solo quante lacrime giacciono in queste lettere, quanta sofferenza”.
C’è anche Oyfn Pripetshik nel repertorio de “L’infanzia rubata”, il concerto per il Giorno della Memoria diretto dal maestro Riccardo Joshua Moretti in programma domani sera all’auditorium Parco della Musica di Roma alle 21, su iniziativa dell’Ucei e sotto l’egida della Presidenza del Consiglio dei ministri. Un monito “a non dimenticare”, ma anche una speranza di vita affinché “ai bambini di tutto il mondo siano concessi i diritti dell’infanzia, compresa la libertà di credo religioso”.

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LIVORNO

Corteo silenzioso in centro per non dimenticare

GUERRA 110° GIORNO

Il nodo degli ostaggi al centro del dibattito

Mentre si avvicina il Giorno della Memoria e la guerra contro i terroristi di Hamas prosegue, l’ambasciatore d’Israele in Italia, Alon Bar, lancia un appello affinché le riflessioni sul passato si trasformino in azioni nel presente. “Purtroppo negli ultimi mesi, a partire dal massacro compiuto da Hamas il 7 ottobre scorso e dalla situazione di guerra che ne è scaturita, abbiamo assistito a una terrificante ondata di antisemitismo in tutto il mondo, e anche qui, in Italia”, afferma il diplomatico. “Slogan, graffiti, cori, minacce, intimidazioni e, purtroppo, anche attacchi violenti, contro gli ebrei e contro gli israeliani, sono diventati una nuova tendenza. A quanto pare, l’antisemitismo non è solo un’ombra del passato, ma persiste nel corso della storia”. Un fenomeno contro cui, rileva l’ambasciatore, è necessario un’impegno concreto oggi, condannando ad esempio chi distorce la storia ed equipara Israele al nazismo. 

SCIENZA

Da Tel Aviv arriva il pomodoro che non spreca acqua

I ricercatori dell’Università di Tel Aviv hanno sviluppato dei pomodori che richiedono l’uso di meno acqua. Questo senza comprometterne la resa, la qualità o il gusto. Una scoperta definita dal sito ynet “rivoluzionaria”, in particolare in un momento in cui, con il cambiamento climatico, la scarsità d’acqua rappresenta un problema globale.
I ricercatori della Scuola di scienze vegetali di Tel Aviv sono intervenuti sulla traspirazione della pianta. In questo processo, l’umidità è trasportata dalle radici agli stomi, piccoli pori sulla faccia inferiore delle foglie, dove si trasforma in vapore e viene rilasciata nell’atmosfera. Gli stomi, che si aprono e si chiudono, regolano dunque il bilancio idrico della pianta. In condizioni di siccità, la pianta li chiude, riducendo la perdita di acqua.

IL CONTRIBUTO

Ruben Della Rocca: La ministra Bernini
non ignori il caso Mola   

È un momento quello che stiamo vivendo molto delicato per i rapporti tra lo Stato di Israele e le nazioni, i governi e le istituzioni di ogni parte del mondo. Da anni i movimenti BDS e Propal provano a proporre, fra i vari boicottaggi, quello forse più bieco: la rottura dei rapporti tra le università e i centri di ricerca italiani e quelli israeliani. Ora il rischio è che si apra una breccia ed è un pericolo da bloccare sul nascere. In preda al furore antisionista il primo rettore a rompere la barriera protettiva del buon senso, che fino ad ora aveva tenuto ai margini una deriva dagli aspetti ignobili, è il rettore dell’Università di Cagliari, Francesco Mola. In un articolo apparso sul quotidiano La Stampa di domenica scorsa, dove vengono riportate alcune sue affermazioni, il professore annuncia con una certa imbarazzante fierezza che il suo ateneo non stipulerà nessun nuovo accordo con quelli israeliani e non rinnoverà le intese scadute. Un’operazione che ricorda i fasti di un passato macabro e inglorioso per il nostro paese.

Ruben Della Rocca

 DAI GIORNALI DI OGGI
(Bokertov)

Per promuovere il proprio corteo in programma sabato a Roma nel Giorno della Memoria, il Movimento degli studenti palestinesi ha usato alcuni concetti formulati da Primo Levi, tra cui il celebre "Perché ciò che è accaduto può ritornare". Il Corriere della Sera tra gli altri riporta la reazione della presidente Ucei Noemi Di Segni: "Lasciate Primo Levi alla nostra memoria, cercatevi citazioni altrove. Abbiate la dignità di manifestare il vostro pensiero senza offendere la memoria dei sopravvissuti".

Il Corriere Milano intervista Walker Meghnagi, il presidente della Comunità ebraica locale. "Gli italiani non sono antisemiti ma è innegabile che esistano dei rigurgiti di antisemitismo", dichiara. "Non temo un ritorno al nazismo e al fascismo ma in alcuni casi siamo tornati alla caccia all'ebreo".

La storica Anna Foa, interpellata dalla Stampa, afferma: "La criminalizzazione di Israele viene sia da una parte della sinistra che da fasce estreme di neofascisti e neonazisti". Per Foa la situazione ricorderebbe "l'antisemitismo che si diffuse dopo la guerra del Libano, ma adesso è tutto moltiplicato per mille".

Giovani donne costrette a indossare abiti da bambole, sguardi pesanti, abusi costanti. È la drammatica testimonianza di un gruppo di parenti degli ostaggi a Gaza, intervenuti ieri alla Knesset "per chiedere alle autorità di fare qualunque cosa per riportare a casa coloro che rimangono nella Striscia" (Repubblica).

"Non c'è luce in fondo ai tunnel di Hamas, che funzionano ancora", riporta il Foglio. Molta della capacità di resistenza dei terroristi si spiegherebbe infatti "con la rete di tunnel sotterranei che sono l'infrastruttura militare esistenziale di Hamas e che i generali israeliani non hanno ancora trovato il modo di distruggere".

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