ROMA – La delazione in mostra alla Casina dei Vallati
Non solo le famigerate bande, come la Bardi-Pollastrini o la Cialli-Mezzaroma, ma anche “normali” cittadini italiani si distinsero nella delazione di ebrei sotto il nazifascismo. Un doloroso capitolo affrontato nella mostra “Le parole dell’odio. Gli ebrei romani venduti ai nazisti”, aperta al pubblico a partire da giovedì e curata da Amedeo Osti Guerrazzi e Giorgia Calò per conto della Comunità ebraica di Roma e della Fondazione Museo della Shoah, che l’ha allestita nella sua sede alla Casina dei Vallati.
Una “installazione immersiva” permetterà al visitatore di ascoltare la voce di chi fece ritorno, dei testimoni oculari che videro portare via amici e parenti, ma anche le “parole dell’odio” che condussero alla morte tante persone. In mostra anche alcuni documenti originali, tra cui denunce di sopravvissuti contro i loro delatori. Una iniziativa per riflettere su tanti aspetti, dal passato all’oggi.
“Anche oggi assistiamo alle ‘parole dell’odio’, che noi riconosciamo subito perché abbiamo una sensibilità forgiata dalla storia, dalla nostra esperienza familiare, ma che non tutti riescono a vedere”, ha osservato Victor Fadlun, il presidente della Comunità ebraica, durante una visita in anteprima per la stampa a fianco del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. “C’è antisemitismo dietro il ribaltamento della storia e della verità che porta Israele davanti alla Corte internazionale di Giustizia per genocidio”, ha affermato Fadlun. “C’è antisemitismo nella rimozione dell’enormità del 7 ottobre: i massacri porta a porta come i pogrom, gli stupri e il vilipendio dei cadaveri, la presa degli ostaggi (che sono ancora in mano a Hamas). C’è antisemitismo nel mettere sullo stesso piano il 7 ottobre e la guerra di Israele, mossa solo dalla necessità di difendersi e annientare la vera forza terroristica che è Hamas è anche per il suo stesso popolo”. La mostra, sottolineano i curatori, ha tra gli altri un fine: far sì che il pubblico “possa prendere coscienza che ciò è stato non è accaduto solo per mano di un disegno preciso organizzato dall’alto e volto alla ‘soluzione finale’, ma fu reso possibile anche a causa di quei civili che consegnarono nelle mani dei nazisti altri cittadini innocenti, la cui unica colpa era quella di essere ebrei”. In questo senso, si ricorda, “è ormai acclarato” il compenso elargito per ogni delazione: 5.000 lire per la cattura di un ebreo uomo, 3.000 lire per una donna e 1.000 lire per un bambino.
(Foto: Ariel Nacamulli)