GUERRA 110° GIORNO – Il nodo degli ostaggi al centro del dibattito

Mentre si avvicina il Giorno della Memoria e la guerra contro i terroristi di Hamas prosegue, l’ambasciatore d’Israele in Italia, Alon Bar, lancia un appello affinché le riflessioni sul passato si trasformino in azioni nel presente. “Purtroppo negli ultimi mesi, a partire dal massacro compiuto da Hamas il 7 ottobre scorso e dalla situazione di guerra che ne è scaturita, abbiamo assistito a una terrificante ondata di antisemitismo in tutto il mondo, e anche qui, in Italia”, afferma il diplomatico. “Slogan, graffiti, cori, minacce, intimidazioni e, purtroppo, anche attacchi violenti, contro gli ebrei e contro gli israeliani, sono diventati una nuova tendenza. A quanto pare, l’antisemitismo non è solo un’ombra del passato, ma persiste nel corso della storia”. Un fenomeno contro cui, rileva l’ambasciatore, è necessaria un’impegno concreto oggi, condannando ad esempio chi distorce la storia ed equipara Israele al nazismo. “Anche questo è antisemitismo”, sottolinea Bar, che poi conclude con un pensiero ai rapiti ancora in mano ai terroristi di Hamas. “In questo Giorno della Memoria dobbiamo ricordare al mondo che a Gaza sono ancora tenute in ostaggio 136 persone. Tra loro ci sono anche discendenti di sopravvissuti all’Olocausto. Per oltre 100 giorni, i nostri cuori sono con loro. Dobbiamo riportarli a casa”.
Sui media internazionali si parla di un possibile accordo tra Israele e Hamas per la liberazione di una parte degli ostaggi. Dopo gli spiragli di ieri, oggi l’intesa viene definita lontana. A Reuters un funzionario israeliano ha parlato di “divario molto ampio sulle questioni fondamentali” con Hamas. Un divario che “non può essere al momento colmato”. Rimane l’impegno tra le parti nel proseguire i contatti indiretti per trovare una soluzione. La distanza è in primis sui tempi del conflitto: Israele vuole procedere per fasi alla sua conclusione, Hamas chiede da subito un cessate il fuoco permanente in tutta la Striscia.
Sul piano interno, proseguono le manifestazioni di piazza per chiedere un accordo immediato per la liberazione dei rapiti. Le opposizioni nel mentre invocano nuove elezioni, accusando il governo del premier Benjamin Netanyahu di aver fallito sia il 7 ottobre sia nelle successiva gestione del conflitto. Dagli scranni della Knesset, nella sessione speciale dedicata ai 75 anni del Parlamento israeliano, Netanyahu non ha replicato, ma ha promesso che “la guerra continuerà finché non arriveremo a una completa e piena vittoria su Hamas”.
Prima di lui, il presidente Isaac Herzog aveva chiesto alla politica di non tornare alle divisioni precedenti al 7 ottobre. “In questo giorno, il compleanno della Knesset , il tempio della nostra democrazia, è importante per me sottolineare: unità non è uniformità, non è silenzio, non è la cessazione della discussione e del dibattito su questioni che riguardano il nucleo dell’esistenza dello Stato, della società e della democrazia israeliana”. Poi l’avvertimento, “non dobbiamo tornare al discorso del 6 ottobre”. Infine il presidente ha invitato i parlamentari “al rispetto reciproco e all’unità“. “Siate degni di questo luogo”.