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30 Giugno 2016 - 24 Sivan  5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav


Elia Richetti,
rabbino
Quando riferiscono al popolo il risultato della loro ricognizione, gli esploratori dicono di aver visto dei giganti talmente alti che essi si sentivano come cavallette, e soggiungono “e così eravamo ai loro occhi”.
Il Midrash, riferito da Rashì, si domanda come facessero gli esploratori a sapere cosa pensassero di loro i giganti, e risponde che hanno sentito i giganti dirsi l’un l’altro: “Nelle vigne ci sono delle formiche in forma umana”.
 
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
di Gerusalemme
In un suo intervento sul bollettino del Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente (Cipmo) – il suo direttore Janiki Cingoli scrive del declino del leader palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen): “Si deve rispetto al presidente palestinese Abbas per il suo ruolo negli Accordi di Oslo, per il suo rifiuto di ogni forma di violenza e di ricorso alle armi, per la sua coerente scelta di negoziare con Israele, sulla base della strategia ‘due Stati per due popoli’, per essere arrivato alla creazione di uno Stato palestinese. Tuttavia, i recenti sondaggi dimostrano un crollo della sua popolarità, ridotta al 38% e con il 65% che ne richiede le dimissioni …. La vecchia leadership dell’OLP è ormai logora, ma non si intravede chi possa incarnare il possibile ricambio e quali potrebbero essere le sue future scelte.” Cingoli non manca di notare “la scelta del premier israeliano Netanyahu di gestire il conflitto invece che provare a risolverlo”. Ma la realtà è più amara. Giorni fa in un discorso all’Unione Europea a Bruxelles il presidente israeliano Ruvi Rivlin aveva invitato pubblicamente Abu Mazen a un incontro. Rivlin, anche se constituzionalmente fuori dal gioco della politica attiva, si pone attualmente come una specie di alternativa a Netanyahu e quindi la sua offerta poteva in teoria creare un canale parallelo di trattativa che avrebbe non poco imbarazzato il primo ministro israeliano. Ma Abu Mazen ha rifiutato. Non solo, ma nella sua risposta ha sostenuto che gli israeliani avvelenano i pozzi dei palestinesi, salvo ritrattare il giorno dopo sostenendo che le informazioni che aveva a sua disposizione erano incomplete. Subito dopo questo patetico siparietto è arrivato l’accordo fra Israele e la Turchia che promette di sollevare in parte la cappa di isolamento della popolazione della Striscia di Gaza e procura una boccata di ossigeno alla leadership di Hamas che controlla Gaza con durezza e in aperto conflitto con il governo di Ramallah. È stato proprio Netanyahu a decidere in senso favorevole a questo accordo, nonostante l’opposizione e il voto contrario all’interno del suo gabinetto da parte dei ministri che cercano di scavalcarlo da destra. A Gaza sanno dunque bene che se ci sarà più elettricità e più acqua, questo si deve agli israeliani e ai turchi e non certo all’OLP e al suo ultraottantenne capo. Abu Mazen è stato eletto presidente nel 2005 e il suo mandato è scaduto nel 2010. Oggi non rappresenta più nessuno, legalmente o politicamente, e renderebbe un gran servigio a tutti se finalmente se ne andasse in pensione.
 
Raid americani su Falluja
Nella notte aerei americani hanno ucciso almeno 250 combattenti dello Stato Islamico in un convoglio che si muoveva fuori da Falluja, in Iraq. Lo riporta la stampa Usa, sottolineando che, nella circostanza, sono stati distrutti 40 veicoli. Si tratta – con questi numeri – dell’attacco maggiore mai scagliato contro i miliziani del califfato. “I raid sono arrivati a 24 ore dall’attacco all’aeroporto di Istanbul, per il quale l’Is è considerato il primo sospettato, anche se non ha mai rivendicato la strage” scrive Repubblica.

“In passato, notevole curiosità, lavorò attivamente nella cooperazione, con organizzazioni israeliane e palestinesi. Nel 2008 querelò ‘II Foglio’, che aveva raccontato di un appello al boicottaggio arti-Israele e citato in calce anche la firma di Frongia: che però non c’era affatto, avendo lui anzi lavorato, e tanto, con Israele. ‘Sono amico di Israele’, chiarì. Vinse”. La Stampa presenta così Daniele Frongia, scelto dal sindaco di Roma Virginia Raggi come nuovo capo gabinetto.

Milano ricordi Marco Pannella. È la richiesta della Comunità ebraica e di un fronte di personalità e associazioni bipartisan che, si legge sulle pagine locali del Corriere, “propongono di intitolare al politico scomparso lo scorso maggio i giardini di fronte al carcere di San Vittore, simbolo di una delle tante battaglie radicali”. Per rilanciare la richiesta, domenica sarà organizzato un evento in piazza Aquileia.
 
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  davar
israele valuta nuove misure di sicurezza
Kiryat Arba, l'odio palestinese

spezza ancora una giovane vita
Diverse misure di sicurezza sono state adottate nelle scorse ore dal Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e dal ministro della Difesa Avigdor Lieberman dopo l’attentato che questa mattina ha scosso l’intera nazione: un terrorista palestinese di 17 anni si è introdotto in una casa di Kiryat Arba, insediamento in Cisgiordania poco distante da Hebron, e ha accoltellato a morte una ragazza israeliana di tredici anni mentre dormiva nel suo letto. “Questo orribile omicidio, di una giovane innocente che dormiva nel suo letto, dimostra la brama di uccidere e la disumanità dei terroristi” ha dichiarato Netanyahu, che assieme a Lieberman ha disposto la revoca dei permessi di lavoro ai famigliari del terrorista, proveniente dal villaggio di Bani Naim, otto chilometri a sud di Hebron.
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la vittima dell'attentato di kiryat arba
Hallel Yaffa Ariel (2003-2016)
Aveva 13 anni Hallel Yaffa Ariel, l’ultima giovanissima vittima israeliana del terrorismo palestinese. La sera prima dell’attentato, aveva partecipato a un grande spettacolo a Kiryat Arba. Ballato insieme alle sue coetanee. Poi era tornata a casa, nel suo letto, con l’idea di partecipare la sera seguente al pijama party organizzato con gli amici. “Mia figlia stava dormendo, felice, serena. Arriva un terrorista a Kiryat Arba, si avvicina al suo letto e la uccide”, la testimonianza della madre Rina Ariel, che tra le lacrime ha raccontato dell’attacco terroristico che le ha portato via questa mattina sua figlia Hallel.
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QUI NAPOLI
Roma antica e il mondo ebraico Nuove testimonianze in mostra
“Egitto-Napoli. Dall’Oriente”. Questo il nome di un nuovo percorso espositivo dedicato all’incontro tra il mondo romano e i culti e le tradizioni orientali inaugurato ieri al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Terza tappa del progetto “Egitto Pompei”, nato dalla collaborazione tra il Museo Egizio, la Soprintendenza Pompei e il Museo Archeologico Nazionale partenopeo, il percorso curato dalla studiosa Valeria Sanpaolo presenta all’interno un significativo approfondimento dedicato al mondo ebraico.
Come viene spiegato nel percorso, cui ha contribuito in qualità di consulente Giancarlo Lacerenza, curatore scientifico delle iniziative per i 150 anni della Comunità ebraica di Napoli, le fonti più antiche indicavano a Puteoli, l’odierna Pozzuoli, già nella prima età imperiale, una consistente presenza ebraica.
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QUI ROMA - 16 ottobre 1943
Ricordare, tra musica e parole
Dimenticare. Ma io no. Io della mia vita voglio ricordare tutto, anche quella terribile esperienza che si chiama Auschwitz”. Scriveva così Settimia Spizzichino, l’unica donna sopravvissuta al rastrellamento degli ebrei romani del 16 ottobre 1943, nel suo libro Gli anni rubati, curato insieme a Isa Di Nepi (Comune di Cava de Tirreni, 1996). E questo suo appello a una Memoria forte e duratura viene raccolto nella serata di oggi promossa dalla Fondazione Museo della Shoah e realizzata con il contributo dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e la collaborazione della Comunità ebraica romana, intitolata “16 ottobre 1943. Cronaca di un’infamia”, che si svolgerà all’Istituto Centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi della Capitale.
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JCIAK
Ciclone Brexit sul cinema
“Un risultato devastante”. Michael Ryan (nell’immagine), direttore dell’Indipendent Film and Television Alliance non ha usato mezzi termini per descrivere l’effetto di Brexit sulle produzioni cinematografiche e televisive. Il risultato del referendum avrà infatti un impatto profondo su quanto arriva sugli schermi, modificando in modo radicale gli scenari attuali.
L’acquisto dei diritti di film europei diventerà ora più onerosa per gli inglesi. Con ogni probabilità in Inghilterra si vedranno ancora lavori superpremiati come Son of Saul. Ma cosa ne sarà di film meno noti ma altrettanto interessanti? E come cambierà la programmazione di tante sale d’essai italiane per cui i film europei (e quindi finota anche quelli inglesi) presentano vantaggi anche fiscali?


Daniela Gross
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DAFDAF LUGLIO 2016
Pagine d'estate, tempo di sogni
Settanta. DafDaf, il giornale ebraico dei bambini che ogni mese arriva nelle case di migliaia di italiani insieme a Pagine Ebraiche e Italia Ebraica è arrivato all’uscita numero settanta. Sarebbe la settantunesima, in realtà, contando anche il numero zero, ma la testata “festiva” firmata da Paolo Bacilieri che il giornale sfoggia nelle occasioni festive riporta il numero rotondo.
Alla richiesta di scrivere qualcosa per l’occasione Guido Vitale, il direttore responsabile delle tre testate (e di molto altro) ha in realtà barato: “Il fatto è che mi è successo un pasticcio e da allora ho il calendario bloccato. È accaduto verso la fine di maggio, e adesso non so più come tirarmene fuori”. È un calendario particolare, quello a cui si riferisce.
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  pilpul
Setirot - Renzi e il Bds
Benissimo ha fatto il premier Matteo Renzi a ribadire con forza che l’Italia e le sue istituzioni sono in prima fila nella lotta al Bds. Giusta condanna al movimento che da lotta politica (se mai lo è stato) si è subito trasformato in demenziale, abominevole delegittimazione di Israele e spesso in puro odio antisemita. E benissimo ha fatto Renzi a promettere che tra qualche mese andrà a Gerusalemme accompagnato da una folta delegazione di rettori e professori per spezzare l’isolamento accademico. Ciò detto, a me restano una curiosità e un dubbio. La curiosità è se qualcuno abbia mai fatto una seria inchiesta sulla reale portata del boicottaggio sia in termini di trasmissione del pensiero (università, ricerca, cultura, spettacolo) sia in termini di acquisti di prodotti made in Israel o di diminuzione “ideologica” dei viaggi turistici dall’Italia o di collaborazioni commerciali, industriali, finanziarie. Perché – dal momento che la sensazione è che tutto questo sia marginalissimo – ecco affiorare il dubbio: siamo sicuri che spendere fiumi di inchiostro occupandosi di un’infima minoranza ignorante e obnubilata non diventi in realtà un atto di propaganda gratuita a parole d’ordine aberranti?, insomma un boomerang? In fondo, diceva Montaigne, "la parola è per metà di colui che parla e per metà di colui che ascolta".

Stefano Jesurum, giornalista

In ascolto - Sanremo
Quest’anno il soggiorno al mare mi ha regalato storie nuove e interessanti, tra cui quella del Festival di Sanremo, che nacque un po’ per caso, nel salone delle feste del Casinò. Nel 1950 si tenne il Festival della Gastronomia ed erano presenti diverse celebrità tra cui Stanlio e Ollio (si conserva ancora una vecchia foto in bianco e nero) e qualcuno pensò che sarebbe stato interessante mandare in diretta radio l’evento. Giustamente vi fu chi obiettò: “Ma il pubblico dovrebbe restare lì ad ascoltare rumore di stoviglie e chiacchiere di gente impegnata a mangiare? Invitiamo qualche cantante e un presentatore e diamo una parvenza di spettacolo all’evento”. E così fecero l’anno successivo.

Maria Teresa Milano
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Time out - Le ambiguità turche
L’attentato di Istanbul fa seguito alla scelta di Erdogan di ricucire con Israele e con la Russia. Secondo alcuni analisti sarebbe questo riavvicinamento la causa dell’attacco, anche se data la prossimità degli eventi appare poco probabile. Resta però il fatto che l’ambiguità verso l’islamismo finisce per produrre mostri. Solo pochi mesi fa un giornalista turco venne arrestato per aver documentato lo scambio di merci (solo?) dalla Turchia ai territori sotto contro dell’Isis. Oggi ci informano i servizi segreti che sebbene una rivendicazione non ci sia, appare chiara la matrice che fa riferimento allo Stato islamico.

Daniel Funaro
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La vacanza dei superstiti
Non giudicare un libro dalla copertina, dicono. Poi guardi quella de La vacanza dei superstiti, di Franca Valeri ( Einaudi – Euro 16,50 ), e trovi una delle buone eccezioni alla regola. Non fosse per il sottotitolo, che ometto volontariamente tanto è pessimo, assegnerei a questo libro appena edito l’inchino e lo sguardo riconoscente che si deve alla sola vera aristocrazia che riconosco, quella dell’eccellenza. Giudizio confermato e rafforzato dalla lettura di questo breviario dell’età matura che l’umorista italiana compone, fra indulgenza e sprezzatura.

Valerio Fiandra
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L'atto riparatore
Anno d’oro il 1966. Ci ha regalato qualche nascita importante, la liberazione di Franca Viola dal suo rapitore e stupratore con la prima ribellione al cosiddetto matrimonio riparatore (leggi: consenso postumo allo stupro protratto), l’inchiesta scandalo del giornale liceale La zanzara sulle donne e sulla sessualità in Italia, l’abolizione ufficiale dell’Indice dei libri proibiti istituito nel 1558 dal pontefice Paolo IV (sì non è un refuso: proprio soltanto nel 1966).

Sara Valentina Di Palma
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Diario di un soldato - Giuramento
Yair Lapid, brillante giornalista e discreto uomo di politica, solleva questo mese un tema delicato, visibile a tutti sul suo profilo facebook.
Pubblica dunque una semplice immagine, una fotografia scattata di spalle e ritraente lui abbracciato a sua figlia Yael, una ragazza autistica affetta da mutismo sin dalla nascita.
“Mia figlia, durante la sua cerimonia di giuramento all’esercito israeliano, indossa la divisa mentre suo papà piange e spera che nessuno se ne accorga”, scrive commosso.
Yael, tuttavia, non è la sola eroina a colmarci di orgoglio: sono migliaia i ragazzi che, ogni anno, decidono di arruolarsi come volontari, sfidando con coraggio quelli che tutti noi reputiamo erroneamente dei limiti insuperabili, fisici o mentali, dimostrando per l’ennesima volta che l’unico limite mentale è il nostro.
Jonathan Cohen, il primo ufficiale cerebroleso nella storia dell’esercito israeliano, diventa un simbolo nazionale, un esempio perfetto per ragazzini (e non) in cerca di solidi punti di riferimento da seguire all’interno di una società sempre più allo sbaraglio.
“La prossima volta che qualcuno vi dirà che l’unico ruolo dell’esecito israeliano è quello di combattere, mostrategli pure questa fotografia”, continua e conclude il fondatore del partito Yesh Atid. “Forse ciò può considerarsi vero per gli altri eserciti del mondo, ma l’esercito israeliano vale molto più di questo.”

David Zebuloni

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