Jonathan Sacks,
rabbino
|
I
momenti difficili ci ricordano quello che i momenti lieti tendono a
farci dimenticare: da dove veniamo, chi siamo e perché siamo qui.
|
|
David
Bidussa,
storico sociale
delle idee
|
I muri salgono in fretta in Europa. In sostanza dicono: non ne vogliamo sapere. Arrangiatevi.
L’Europa è morta già una volta. E’ accaduto quando le democrazie hanno
voltato le spalle a chi chiedeva aiuto, discutendo se valesse la pena
“morire per Danzica” o per Praga. Era lo scorcio degli anni ’30. Non
paga della prima volta, ci riprova.
|
 |
Una domenica di cultura
all'insegna dell'ebraismo
|
Grande
attenzione sulla stampa nazionale per le iniziative organizzate oggi in
tutta Italia, con sinagoghe e musei ebraici aperti al pubblico, per
festeggiare la Giornata europea della Cultura ebraica, dedicata al tema
“Lingue e dialetti ebraici”. Città capofila di quest’anno, Milano, che
aprirà alle 10.30 le celebrazioni alla sinagoga centrale di via
Guastalla con l’intervento del ministro della Difesa Roberta Pinotti
che per l’occasione parlerà del significato della parola Shalom, pace
(Corriere Milano). A spiegare il filo rosso della Giornata a Milano – a
cui partecipa la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane Noemi Di Segni -, l’assessore alla Cultura della Comunità
ebraica cittadina Davide Romano, che sulle pagine di Repubblica
presenta il programma milanese, il cui leitmotiv è “Il potere della
parola”. A Roma, protagonista invece è il giudaico romanesco, come
scrive Francesca Nunberg sul Messaggero, raccontando, con l’aiuto della
studiosa Simona Foà, le origini di questo dialetto ebraico.
Torino, Venezia, Bologna, Firenze, Genova, Palermo sono alcune delle
città che partecipano oggi alla Giornata e di cui i giornali descrivono
i programmi.
Paura a New York, esplode ordigno in centro. Una bomba rudimentale è
esplosa ieri alle 20.30 ora locale nel quartiere di Chelsea. 29 i
feriti causati dalla deflagrazione con un altro ordigno trovato nelle
vicinanze del luogo dell’attacco. Secondo il sindaco De Blasio è un
atto intenzionale ma non è chiaro se via sia il movente terroristico.
In Minnesota nelle stesse ore un uomo ha accoltellato all’interno di un
centro commerciale otto persone prima di venire ucciso.
Mosca e il riavvio dei negoziati di pace tra israeliani e palestinesi.
Le prospettive di pace in Medio e Vicino oriente sono state al centro
del colloquio ieri, riporta l’Osservatore Romano, tra il presidente
russo, Vladimir Putin, e il premier israeliano, Benjamin Netanyahu. Non
è la prima volta che i due leader si confrontano direttamente. Come
riferisce una nota del Cremlino, uno dei punti centrali del colloquio è
stata “la possibilità di riprendere il dialogo diretto” tra israeliani
e palestinesi.
Siria, bombe Usa sui soldati di Assad. Raid aerei condotti dagli F-16 e
A-10 dell’aviazione statunitense su una collina strategica alle porte
di Deir Ez-Zour, nell’Est del Paese, avrebbero colpito ieri sera le
postazioni dell’esercito governativo, assediato dall’Isis, e quasi
annientato un battaglione. Oltre 80 morti, per Damasco, e centinaia di
feriti. Il Pentagono sta indagando sull’accaduto che rischia di mettere
in seria crisi la fragile tregua siriana. Intanto Assad accusa anche
Israele, sostenendo che Gerusalemme stia dando supporto in Siria a
gruppi di ribelli qaedisti. I fatti invece parlano di colpi di mortaio
esplosi ieri dalla Siria e intercettati dal sistema Iron Dome, a cui
l’aviazione israeliana ha risposto colpendo l’artiglieria siriana (La
Stampa).
Il Belgio e il dibattito sull’eutanasia sui minori. Un diciassettenne
malato terminale è stato aiutato a morire in Belgio. Si tratta del
primo caso al mondo di eutanasia di un minorenne. La pratica è permessa
da una legge del 2014 dove non sono indicati limiti minimi di età ma si
chiede che il paziente esprima la sua volontà, cosa che è successa in
questo caso (Repubblica). La norma, spiega il Corriere, era stata
contrastata dalle confessioni religiose in Belgio: “dalla potente
Chiesa cattolica belga”, alla Comunità ebraica fino ai musulmani, tutti
si erano detti contrari a quella legge sull’eutanasia.
|
|
Leggi
|
|
|
qui milano - giornata della cultura ebraica
“Conoscenza per costruire pace”
Inizia
con un commosso omaggio alla memoria di Carlo Azeglio Ciampi la 17esima
edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica a Milano, città
capofila per il 2016. “Uomo generoso, giusto e lungimirante che ha dato
alla sua vita e al suo impegno, nelle molteplici situazioni e
istituzioni che ha guidato, un’impronta ben definita nella difesa dei
valori fondamentali. Che sia benedetto il suo ricordo” afferma la
presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni
nella sinagoga di via della Guastalla, dove si raccolgono numerosi
rappresentanti delle istituzioni, leader religiosi, comuni cittadini.
“Lingue e dialetti ebraici”, il tema di un’edizione particolarmente
significativa per i temi e i contributi che porta all’attenzione
dell’opinione pubblica. Ospite d’onore nel capoluogo lombardo la
ministra della Difesa Roberta Pinotti, che ha raccolto la sfida
lanciata dalla Comunità ebraica: declinare il significato della parola
“Shalom” (Pace) dalla sua peculiare prospettiva di capo delle Forze
Armate. Una sfida che si apre anche con le parole del presidente della
Repubblica Sergio Mattarella, che ha inviato un messaggio di sostegno
all’iniziativa alla presidente UCEI in cui si ricorda come la cultura,
nella sua pluralità, assuma “un valore decisivo per la difesa e lo
sviluppo della nostra civiltà”. Una civiltà fondata, spiega il Capo
dello Stato, “sul rispetto dei diritti della persona, sul
riconoscimento dell’inviolabile dignità dell’uomo, sulla libertà di
ciascuno e, in particolare, di minoranze nell’esprimere la loro
originalità e la loro differenza”.
Accolti dai due presidenti della Comunità ebraica milanese, Milo
Hasbani e Raffaele Besso, dal rabbino capo Alfonso Arbib,
dall’assessore alla Cultura Davide Romano e dal Consigliere Gadi
Schoenheit, numerosi i cittadini milanesi che si raccolgono in fila
fuori dalla sinagoga già dal primo mattino.
“Questa è una città che ha sempre fatto tesoro della sua storia, delle
sue tradizioni. Una città che guarda sempre al futuro e che ha in
questa Comunità un punto di riferimento. Una realtà con cui esisto un
dialogo e un confronto continuo” spiega il sindaco Beppe Sala, il primo
a intervenire in sinagoga dopo la visita alla mostra “Grand Tour.
Viaggio nell’Italia ebraica” ideata e realizzata da Alberto Jona Falco
(per il Comune tra gli altri la vicesindaco Anna Scavuzzo, l’assessore
alla Cultura Filippo Del Corno e la Consigliera Sumaya Adbel Qader)
“Confronto e dialogo: due parole chiave per rafforzare la strada della
conoscenza reciproca e per combattere insieme la lotta al terrorismo e
al fanatismo religiosa” sottolinea l’assessore regionale Giulio Gallera.
“La
Giornata è odierna è incentrata sulla parola Shalom. Un termine che
usiamo spesso e che mi auguro possa essere di buon auspicio” dice dalla
tevà Hasbani. “Abbiamo fatto questa scelta, di parlare di amicizia e
dialogo, per dare concretezza a questo bellissimo termine” conferma
Besso.
Stimolante la riflessione del rabbino capo, Alfonso Arbib, che ha
ricordato come la parola possa essere al tempo stesso “strumento
positivo di dialogo, confronto e diffusione di cultura”, ma anche
fautrice “di pericoli e di odi terribili”. La Shoah stessa, ha
ricordato il rav, “fu preceduta da un diluvio di parole, iniziate ben
prima delle persecuzione”. Fermo anche l’ammonimento contro la minaccia
della lashon harà, la maldicenza. “Tendiamo tutti un po’ ad
autoassolverci, perché tutti più o meno la facciamo. Ma bisogna fare
attenzione a quello che si dice, perché le parole possono distruggere
le persone. Fino ad arrivare in alcuni casi – spiega il rav –
all’estrema conseguenza”.
" La
parola ‘shalom’ ha come radice ‘Shalem’, interezza. Perché come appare
a tutti evidente non vi è interezza in un mondo lacerato da guerre e
fanatismi” ha esordito nel suo atteso intervento la ministra Pinotti.
Un pericolo che passa anche attraverso un uso distorto della parola,
scritta e orale. “L’esplosione di razzismo e di antisemitismo in rete è
spaventosa. Parole che veicolano odio. Parole che generano violenza.
Questo deve insegnarci che non possiamo mai abbandonare la guardia:
perché il male si riproduce, va fermato. È anche per questo – ha
osservato il ministro – che esistono le Forze Armate”. Ma la parola ha
anche una potenzialità positiva, tra le tante: ed è quella, ha
sottolineato Pinotti, “di aiutarci ad avere memoria”.
Ad intervenire nel corso della mattinata anche Vittorio Robiati
Bendaud, che ha parlato de “Il potere della parola Shalom/Pace”. Al suo
fianco Claude Shammah, che ha letto alcuni passaggi delle riflessioni
di Norman Stillman, professore della University of Oklahoma.
A seguire, nella Residenza Arzaga, una importante pagina di solidarietà
con l’inaugurazione di “Healing Garden-Il giardino della salute”.
Iniziativa rivolta agli ospiti della casa di riposo, promossa
dall’Associazione Volontariato “Federica Sharon Biazzi Onlus” con la
collaborazione della dirigenza della struttura.
Numerosi e significativi anche gli interventi del pomeriggio. Un
confronto sul tema “Parole tra amore e arte” con la partecipazione d
rav Amedeo Spagnoletto, rabbino, sofer e docente al Collegio rabbinico
italiano e Philippe Daverio, storico dell’arte e scrittore. “Ridere in
ebraico”, spettacolo di umorismo yiddish
con la Compagnia Teatro Al Settimo. L’approfondimento su “Le parole
ebraiche nell’arte, nella letteratura e nella Bibbia” con la
partecipazione di Giulio Busi, filologo, professore di Cultura ebraica
alla Freie Universität di Berlino ed editorialista del Sole 24 Ore;
Sara Ferrari, traduttrice e docente di Lingua e cultura ebraica
all’Università degli Studi di Milano; rav Roberto Della Rocca, rabbino
e direttore dell’area Cultura e formazione dell’UCEI; Jean Blanchaert,
gallerista, illustratore e maestro calligrafo. Un “viaggio musicale
semiserio fra i compositori ebrei del Musical del Novecento” con
Alberto Milazzo e Eleonora Zullo. L’incontro con Chaim Baharier su “La
parola ebraica come potenziale di alleanza”. Concluderà la Giornata lo
spettacolo “Caffè Odessa”, percorso musicale attraverso le canzoni
ebraiche
con Miriam Camerini, Manuel Buda e Bruna Di Virgilio.
Leggi
|
l'intervento della presidente ucei
Di Segni: "La lingua è un segno della nostra identità ebraica"
Prima
di introdurre questa giornata e il suo tema sento il dovere di
ricordare il Presidente emerito della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi
che ci ha appena lasciati pochi giorni fa. Uomo generoso, giusto e
lungimirante che ha dato alla sua vita e al suo impegno, nelle
molteplici situazioni e istituzioni che ha guidato, un’impronta ben
definita nella difesa dei valori fondamentali. Che sia benedetto il suo
ricordo.
È un grande piacere inaugurare assieme a voi tutti la diciassettesima
edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica, qui a Milano,
città capofila in Italia, dove diamo il “via” simbolico alla
manifestazione.
Vi saluto sentitamente, a nome di tutte le Comunità ebraiche italiane e
del Consiglio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, per essere
qui oggi, in questa storica e importante Sinagoga.
Vi ringrazio per l’affettuoso abbraccio della vostra presenza, che è
ormai un’affermata consuetudine nelle nostre Sinagoghe e nelle nostre
Comunità.
La Comunità di Milano quest’anno celebra i centocinquant’anni dalla
nascita, e ricorrono inoltre i sessant’anni di vita del CDEC, il Centro
di Documentazione Ebraica Contemporanea. Quale occasione migliore,
dunque, per festeggiare questi anniversari, che porre Milano al centro
delle manifestazioni in Italia?
Oggi, in settantaquattro località in tutto il Paese, migliaia di
persone si recheranno in un Tempio ebraico, visiteranno un Museo,
ascolteranno una lezione sulle nostre tradizioni o assaggeranno un
piatto della tradizione ebraica. In altre parole: scopriranno, o
avranno l’occasione di approfondire, anche solo per poche ore, alcuni
aspetti della vita e della nostra cultura – i luoghi e perché delle
nostre lingue.
Un’azione semplice, come una passeggiata culturale o una visita
guidata, diventa così un momento di incontro, di dialogo e di positivo
confronto.
Anche per la vicinanza alla festività di Rosh Hashanà – il Capodanno
ebraico – momento di profonda riflessione sulla nostra esistenza come
singoli e come popolo, questo avvenimento è veramente il punto centrale
intorno al quale riflettere sul nostro legame e contributo valoriale
alla società italiana di cui siamo parte da millenni.
Questo legame tra popolo e territorio – tra di noi e con gli altri – lo
studieremo e lo vivremo, nell’arco di questa giornata, attraverso una
riflessione sulle parole – sui perché e i come delle lingue parallele
all’ebraico che si sono affermate o sbiadite – sul modo in cui oggi
traduciamo, comunichiamo e tramandiamo la nostra esistenza. Sul modo in
cui oggi dialoghiamo e affrontiamo il tema dell’odio diffuso attraverso
la parola scritta e lanciata alla propagazione dello stesso tramite la
rete.
Dall’ebraico biblico, alle preghiere e alla lingua moderna e vibrante,
dai dialetti e le lingue che hanno animato, e tutt’ora caratterizzano
le nostre comunità, nella vita quotidiana nella letteratura e nel
teatro. La lingua è anzitutto identità. È anzitutto identificazione.
Vengono in mente le parole di Chava Alberstein, la grande cantante israeliana, in una bella e famosa sua canzone:
“Le parole sono tutto ciò che ho / sono la mia ricchezza, la mia forza,
sono me stesso. / E non voglio corrompere le mie parole, perché
diverrebbero vane”.
Due parole in ebraico sono identitarie e forti – una quotidiana e al
contempo remota: Shalom, dovrebbe appartenere all’umanità intera; una
minuscola – composta di due yod alternate a due he – il nome
impronunciabile di D-O – che invece rappresenta l’immensità divina.
Intima e riservata alla preghiera ebraica.
Due parole che sono l’usa l’esplicazione dell’altra.
Il tema dell’edizione di quest’anno, “Le Lingue ebraiche”, è stimolante
e significativo perché fornisce lo spunto per parlare delle molteplici
interazioni che hanno caratterizzato l’ebraismo nei secoli, nelle
diverse aree e città, cullando e coltivando i più fondamentali valori
ebraici. Un caleidoscopio di lingue e dialetti che nati come forme
lessicali per necessità di difesa e di comunicazione intracomunitaria
si sono sviluppati in ricchi e fantastici linguaggi letterari e
teatrali che li hanno resi universalmente condivisi. Lingue e linguaggi
che sono espressione del particolare legame che unisce lo scritto e il
parlato, il custodito e il tramandato.
È difficile immaginare un popolo cosi antico, ancora vivente e
vibrante, in cui siano presenti tante diversità culturali – tra cui
quella linguistica – quanto il popolo ebraico. Ricordo solo alcune –
aramaico, yiddish, ladino, giudaico romanesco, bagitto, Un popolo al
contempo unito dalla comune adesione a un Testo – la Torah: aspetto,
questo, che restituisce tutta la centralità delle Parole nell’identità
ebraica.
Un popolo unito da una storia e una lingua comune, che ha conosciuto, e
tutt’ora subisce, in Israele e nella Diaspora, il brutale impatto delle
lingue dell’odio.
L’identità ebraica si è sviluppata e plasmata in secoli di storia, e
nell’utilizzo di molte diverse lingue oltre all’ebraico, la Lingua
Sacra con la quale è scritta la Torah. Gli ebrei infatti convivono da
millenni insieme agli altri popoli, in Terra d’Israele e in una
Diaspora che è stata ed è tutt’oggi una realtà estremamente viva; una
Diaspora in cui gli ebrei hanno scambiato elementi e peculiarità con le
società circostanti, rimanendone influenzati in modo profondissimo, ma
al contempo salvaguardando la loro identità.
Per gli stranieri che da altri continenti vengono in Occidente si dovrà
favorire, tra l’altro, un percorso linguistico – non per chiedere loro
di negare la cultura di origine, ma per arricchirla e svilupparla.
Questo perché la conoscenza della lingua di un luogo condiziona
orientamenti cognitivi e riferimenti etici. Perché genera
identificazione.
Se questa capacità di integrazione e al contempo di salvaguardia delle
nostre identità religiose e culturali, diverrà patrimonio e approccio
comune, allora sì che vi sarà dialogo;
Se riusciremo ad esprimere e difendere, pur in lingue diverse, gli stessi valori e un inno alla vita;
Allora sì che la parola Shalom potrà avere un significato universale.
Allora sì che il nome di D-O, sarà pronunciato ed evocato con profondo
rispetto dell’intera umanità.
E allora, per l’anno nuovo, quasi alle porte – l’anno 5777 – l’augurio
che sia una Shanà Tovà, e ancor più di quella appena passata.
Noemi Di Segni,
Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Leggi
|
l'intervento del presidente della Repubblica
Mattarella: "Cultura, un volano
per tutta la società italiana"
In
occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica – preziosa
occasione di incontro, di conoscenza e di dialogo – desidero rivolgere
il mio saluto più cordiale alle Comunità e alle Associazioni che
tengono viva una presenza vitale e importante, che arricchisce
l’articolazione della società del nostro Paese.
La giornata sarà felicemente segnata da molteplici iniziative in
diverse città italiane, a conferma del desiderio di partecipare alla
costruzione del bene comune. In un tempo di cambiamenti epocali, di
straordinarie opportunità, ma anche di fanatismi e di inedite minacce
alla civiltà, la cultura, nella sua pluralità, assume un valore
decisivo per la difesa e lo sviluppo della nostra civiltà. Una civiltà
che si fonda sul rispetto dei diritti della persona, sul riconoscimento
dell’inviolabile dignità dell’uomo, sulla libertà di ciascuno e, in
particolare, di minoranze nell’esprimere la loro originalità e le loro
differenze.
Per la giornata di quest’anno è stato scelto il tema de “Le lingue
ebraiche”. La parola e la lingua esprimono un’identità e sono al tempo
stesso strumento di confronto e di integrazione. Nella vicenda
bimillenaria della presenza ebraica nella penisola, diverse realtà
territoriali recano quell’impronta – a partire dai dialetti locali –,
esperienze confluite nella storia nazionale, rendendo più coesa la
società, più bella la sua arte, più ampia la sua visione.
Oggi tutte le culture e le fedi religiose sono chiamate a un dialogo
decisivo per difendere i valori dell’umanità e contrastare e
sconfiggere il terrorismo e la violenza. E’ l’intera società che chiede
loro un contributo di valori e una testimonianza di solidarietà, che
nasce dal rispetto dei diritti di ogni essere umano. L’Europa può
essere la palestra e il vettore di una nuova cooperazione nelle società
e tra gli stati, di un umanesimo pieno, di un ordinamento che tuteli le
differenze e, al tempo stesso, solleciti la coesione sociale.
Sono grato per questa iniziativa che accresce la civiltà del nostro
Paese e rivolgo il mio augurio e il mio incoraggiamento a tutte le
Comunità ebraiche del nostro continente, affinché, dopo le pagine nere
del Novecento, si possa continuare a lavorare insieme al cantiere della
pace, della libertà, dell’amicizia.
Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica Leggi
|
il convegno medico in corso a saluzzo
Italia e Israele, le emergenze
si affrontano insieme
Quattro
giorni di seminario binazionale Italia-Israele sono un’occasione
preziosa: il convegno organizzato dall’Associazione medica ebraica
(Ame), dagli Amici del Magen David Adom e dall’Azienda sanitaria di
Cuneo a partire da oggi a Saluzzo è dedicato alla gestione delle
emergenze mediche. In collaborazione con il corpo medico di Tsahal,
l’esercito israeliano, e con l’Avis, Associazione volontari italiani
sangue, e grazie all’instancabile lavoro del presidente Ame Giorgio
Mortara, da qualche mese anche vicepresidente e Assessore alle
Politiche Sociali dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Saluzzo
da questa mattina offre ai tanti partecipanti un programma intenso. Il
seminario prevede lezioni sulle modalità di gestione sia israeliana che
italiana di incidenti e disastri che coinvolgano un numero grande di
persone, sulla gestione di situazioni di emergenza conseguenti ad
attacchi terroristici – anche suicidi- e al trattamento delle vittime,
senza dimenticare una analisi dei piani europei di risposta alle
emergenze e lo studio dei servizi di emergenza medica (EMS) dei due
paesi.
Leggi
|
a pordenonelegge con pagine ebraiche
L'elogio della letteratura
Neppure
il tempo inclemente e le temperature improvvisamente rigide riducono
l’afflusso costante di persone che in questi giorni affollano gli
incontri organizzati a Pordenonelegge, così come al Festivalfilosofia
di Modena, Carpi e Sassuolo, occasioni entrambe che nel corso degli
anni si sono costruite un pubblico appassionato e affezionato che segue
con grande partecipazione programmi studiati con cura sempre maggiore,
capaci di coinvolgere, interessare, e far riflettere.
L’impatto dei festival culturali sul territorio è da tempo oggetto di
studio, soprattutto dal punto di vista della ricaduta economica, ma
Pordenonelegge – che si appresta in queste ore a chiudere la sua
diciassettesima edizione – ha presentato nelle scorse ore i risultati
di una ricerca di taglio differente. Una recente ricerca della
Federazione Italiana Medici Pediatri ha coinvolto 11 regioni italiane e
un campione di circa quattromila bambini fra 1 e 5 anni, osservando
l’igiene del sonno, l’utilizzo delle nuove tecnologie e le abitudini
quotidiane – tra cui soprattutto la lettura – e l’identificazione
precoce di disturbi del comportamento. Che leggere ai propri figli
faccia bene, sempre e ovunque, è noto, ma a Pordenone e dintorni è
dimostrata anche una correlazione differente: mentre dalla ricerca
risulta che il 25 percento dei genitori italiani non legge mai ai
bambini di età inferiore ai 6 anni, nella regione Friuli Venezia Giulia
la percentuale di genitori non coltivano l’abitudine di leggere ai
propri figli piccoli crolla al 7 percento. E mentre, sempre secondo la
stessa ricerca della Fimp circa il 10 percento dei bambini italiani
presenta un profilo problematico, lo stesso dato in Friuli Venezia
Giulia crolla al 5 percento.
Leggi
|
Il servo e il padrone |
Una
giovane donna, dopo un iter giudiziario più che insoddisfacente, già
ripetutamente fatta oggetto di derisione pubblica per un video che la
raffigura nell’atto di un rapporto sessuale, si suicida. Una minorenne,
in stato di impedimento poiché incosciente, viene filmata da alcune
coetanee, sue “amiche”, nel mentre viene stuprata. Il filmato viene a
sua volta pubblicato in rete, come una sorta di trofeo. Nell’uno e
nell’altro caso il filo rosso che lega le diverse vicende è dato dal
rapporto tra violenza sistematica, di matrice sessuale, e sua
moltiplicazione incontrollata attraverso il web. Il tutto condito dallo
sguardo al medesimo tempo compiaciuto e moralista (le due cose si
tengono spesso insieme) di una miriade di anonimi osservatori. Demenza
digitale? Sì, ma piuttosto diffusa, non circoscritta solo a qualche
episodio. Poiché i due casi citanti in esordio sono solo la punta di un
iceberg in tranquilla deriva. Evitando per parte nostra, sia ben
chiaro, di dire che siamo al “declino della morale” (e magari
dell’Occidente).
Claudio Vercelli
Leggi
|
|
|