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18 Settembre 2016 - 15 Elul 5776
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Jonathan Sacks,
rabbino
I momenti difficili ci ricordano quello che i momenti lieti tendono a farci dimenticare: da dove veniamo, chi siamo e perché siamo qui.
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
I muri salgono in fretta in Europa. In sostanza dicono: non ne vogliamo sapere. Arrangiatevi.
L’Europa è morta già una volta. E’ accaduto quando le democrazie hanno voltato le spalle a chi chiedeva aiuto, discutendo se valesse la pena “morire per Danzica” o per Praga. Era lo scorcio degli anni ’30. Non paga della prima volta, ci riprova.
Una domenica di cultura
all'insegna dell'ebraismo
Grande attenzione sulla stampa nazionale per le iniziative organizzate oggi in tutta Italia, con sinagoghe e musei ebraici aperti al pubblico, per festeggiare la Giornata europea della Cultura ebraica, dedicata al tema “Lingue e dialetti ebraici”. Città capofila di quest’anno, Milano, che aprirà alle 10.30 le celebrazioni alla sinagoga centrale di via Guastalla con l’intervento del ministro della Difesa Roberta Pinotti che per l’occasione parlerà del significato della parola Shalom, pace (Corriere Milano). A spiegare il filo rosso della Giornata a Milano – a cui partecipa la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni -, l’assessore alla Cultura della Comunità ebraica cittadina Davide Romano, che sulle pagine di Repubblica presenta il programma milanese, il cui leitmotiv è “Il potere della parola”. A Roma, protagonista invece è il giudaico romanesco, come scrive Francesca Nunberg sul Messaggero, raccontando, con l’aiuto della studiosa Simona Foà, le origini di questo dialetto ebraico.
Torino, Venezia, Bologna, Firenze, Genova, Palermo sono alcune delle città che partecipano oggi alla Giornata e di cui i giornali descrivono i programmi.

Paura a New York, esplode ordigno in centro. Una bomba rudimentale è esplosa ieri alle 20.30 ora locale nel quartiere di Chelsea. 29 i feriti causati dalla deflagrazione con un altro ordigno trovato nelle vicinanze del luogo dell’attacco. Secondo il sindaco De Blasio è un atto intenzionale ma non è chiaro se via sia il movente terroristico. In Minnesota nelle stesse ore un uomo ha accoltellato all’interno di un centro commerciale otto persone prima di venire ucciso.

Mosca e il riavvio dei negoziati di pace tra israeliani e palestinesi. Le prospettive di pace in Medio e Vicino oriente sono state al centro del colloquio ieri, riporta l’Osservatore Romano, tra il presidente russo, Vladimir Putin, e il premier israeliano, Benjamin Netanyahu. Non è la prima volta che i due leader si confrontano direttamente. Come riferisce una nota del Cremlino, uno dei punti centrali del colloquio è stata “la possibilità di riprendere il dialogo diretto” tra israeliani e palestinesi.

Siria, bombe Usa sui soldati di Assad. Raid aerei condotti dagli F-16 e A-10 dell’aviazione statunitense su una collina strategica alle porte di Deir Ez-Zour, nell’Est del Paese, avrebbero colpito ieri sera le postazioni dell’esercito governativo, assediato dall’Isis, e quasi annientato un battaglione. Oltre 80 morti, per Damasco, e centinaia di feriti. Il Pentagono sta indagando sull’accaduto che rischia di mettere in seria crisi la fragile tregua siriana. Intanto Assad accusa anche Israele, sostenendo che Gerusalemme stia dando supporto in Siria a gruppi di ribelli qaedisti. I fatti invece parlano di colpi di mortaio esplosi ieri dalla Siria e intercettati dal sistema Iron Dome, a cui l’aviazione israeliana ha risposto colpendo l’artiglieria siriana (La Stampa).

Il Belgio e il dibattito sull’eutanasia sui minori. Un diciassettenne malato terminale è stato aiutato a morire in Belgio. Si tratta del primo caso al mondo di eutanasia di un minorenne. La pratica è permessa da una legge del 2014 dove non sono indicati limiti minimi di età ma si chiede che il paziente esprima la sua volontà, cosa che è successa in questo caso (Repubblica). La norma, spiega il Corriere, era stata contrastata dalle confessioni religiose in Belgio: “dalla potente Chiesa cattolica belga”, alla Comunità ebraica fino ai musulmani, tutti si erano detti contrari a quella legge sull’eutanasia.
 
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  davar
qui milano - giornata della cultura ebraica
“Conoscenza per costruire pace”
Inizia con un commosso omaggio alla memoria di Carlo Azeglio Ciampi la 17esima edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica a Milano, città capofila per il 2016. “Uomo generoso, giusto e lungimirante che ha dato alla sua vita e al suo impegno, nelle molteplici situazioni e istituzioni che ha guidato, un’impronta ben definita nella difesa dei valori fondamentali. Che sia benedetto il suo ricordo” afferma la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni nella sinagoga di via della Guastalla, dove si raccolgono numerosi rappresentanti delle istituzioni, leader religiosi, comuni cittadini.
“Lingue e dialetti ebraici”, il tema di un’edizione particolarmente significativa per i temi e i contributi che porta all’attenzione dell’opinione pubblica. Ospite d’onore nel capoluogo lombardo la ministra della Difesa Roberta Pinotti, che ha raccolto la sfida lanciata dalla Comunità ebraica: declinare il significato della parola “Shalom” (Pace) dalla sua peculiare prospettiva di capo delle Forze Armate. Una sfida che si apre anche con le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha inviato un messaggio di sostegno all’iniziativa alla presidente UCEI in cui si ricorda come la cultura, nella sua pluralità, assuma “un valore decisivo per la difesa e lo sviluppo della nostra civiltà”. Una civiltà fondata, spiega il Capo dello Stato, “sul rispetto dei diritti della persona, sul riconoscimento dell’inviolabile dignità dell’uomo, sulla libertà di ciascuno e, in particolare, di minoranze nell’esprimere la loro originalità e la loro differenza”.
Accolti dai due presidenti della Comunità ebraica milanese, Milo Hasbani e Raffaele Besso, dal rabbino capo Alfonso Arbib, dall’assessore alla Cultura Davide Romano e dal Consigliere Gadi Schoenheit, numerosi i cittadini milanesi che si raccolgono in fila fuori dalla sinagoga già dal primo mattino.
“Questa è una città che ha sempre fatto tesoro della sua storia, delle sue tradizioni. Una città che guarda sempre al futuro e che ha in questa Comunità un punto di riferimento. Una realtà con cui esisto un dialogo e un confronto continuo” spiega il sindaco Beppe Sala, il primo a intervenire in sinagoga dopo la visita alla mostra “Grand Tour. Viaggio nell’Italia ebraica” ideata e realizzata da Alberto Jona Falco (per il Comune tra gli altri la vicesindaco Anna Scavuzzo, l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno e la Consigliera Sumaya Adbel Qader)
“Confronto e dialogo: due parole chiave per rafforzare la strada della conoscenza reciproca e per combattere insieme la lotta al terrorismo e al fanatismo religiosa” sottolinea l’assessore regionale Giulio Gallera.
“La Giornata è odierna è incentrata sulla parola Shalom. Un termine che usiamo spesso e che mi auguro possa essere di buon auspicio” dice dalla tevà Hasbani. “Abbiamo fatto questa scelta, di parlare di amicizia e dialogo, per dare concretezza a questo bellissimo termine” conferma Besso.
Stimolante la riflessione del rabbino capo, Alfonso Arbib, che ha ricordato come la parola possa essere al tempo stesso “strumento positivo di dialogo, confronto e diffusione di cultura”, ma anche fautrice “di pericoli e di odi terribili”. La Shoah stessa, ha ricordato il rav, “fu preceduta da un diluvio di parole, iniziate ben prima delle persecuzione”. Fermo anche l’ammonimento contro la minaccia della lashon harà, la maldicenza. “Tendiamo tutti un po’ ad autoassolverci, perché tutti più o meno la facciamo. Ma bisogna fare attenzione a quello che si dice, perché le parole possono distruggere le persone. Fino ad arrivare in alcuni casi – spiega il rav – all’estrema conseguenza”.
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La parola ‘shalom’ ha come radice ‘Shalem’, interezza. Perché come appare a tutti evidente non vi è interezza in un mondo lacerato da guerre e fanatismi” ha esordito nel suo atteso intervento la ministra Pinotti. Un pericolo che passa anche attraverso un uso distorto della parola, scritta e orale. “L’esplosione di razzismo e di antisemitismo in rete è spaventosa. Parole che veicolano odio. Parole che generano violenza. Questo deve insegnarci che non possiamo mai abbandonare la guardia: perché il male si riproduce, va fermato. È anche per questo – ha osservato il ministro – che esistono le Forze Armate”. Ma la parola ha anche una potenzialità positiva, tra le tante: ed è quella, ha sottolineato Pinotti, “di aiutarci ad avere memoria”.
Ad intervenire nel corso della mattinata anche Vittorio Robiati Bendaud, che ha parlato de “Il potere della parola Shalom/Pace”. Al suo fianco Claude Shammah, che ha letto alcuni passaggi delle riflessioni di Norman Stillman, professore della University of Oklahoma.
A seguire, nella Residenza Arzaga, una importante pagina di solidarietà con l’inaugurazione di “Healing Garden-Il giardino della salute”. Iniziativa rivolta agli ospiti della casa di riposo, promossa dall’Associazione Volontariato “Federica Sharon Biazzi Onlus” con la collaborazione della dirigenza della struttura.
Numerosi e significativi anche gli interventi del pomeriggio. Un confronto sul tema “Parole tra amore e arte” con la partecipazione d rav Amedeo Spagnoletto, rabbino, sofer e docente al Collegio rabbinico italiano e Philippe Daverio, storico dell’arte e scrittore. “Ridere in ebraico”, spettacolo di umorismo yiddish
con la Compagnia Teatro Al Settimo. L’approfondimento su “Le parole ebraiche nell’arte, nella letteratura e nella Bibbia” con la partecipazione di Giulio Busi, filologo, professore di Cultura ebraica alla Freie Universität di Berlino ed editorialista del Sole 24 Ore; Sara Ferrari, traduttrice e docente di Lingua e cultura ebraica all’Università degli Studi di Milano; rav Roberto Della Rocca, rabbino e direttore dell’area Cultura e formazione dell’UCEI; Jean Blanchaert, gallerista, illustratore e maestro calligrafo. Un “viaggio musicale semiserio fra i compositori ebrei del Musical del Novecento” con Alberto Milazzo e Eleonora Zullo. L’incontro con Chaim Baharier su “La parola ebraica come potenziale di alleanza”. Concluderà la Giornata lo spettacolo “Caffè Odessa”, percorso musicale attraverso le canzoni ebraiche
con Miriam Camerini, Manuel Buda e Bruna Di Virgilio.
 
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l'intervento della presidente ucei 
Di Segni: "La lingua è un segno della nostra identità ebraica"
Prima di introdurre questa giornata e il suo tema sento il dovere di ricordare il Presidente emerito della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi che ci ha appena lasciati pochi giorni fa. Uomo generoso, giusto e lungimirante che ha dato alla sua vita e al suo impegno, nelle molteplici situazioni e istituzioni che ha guidato, un’impronta ben definita nella difesa dei valori fondamentali. Che sia benedetto il suo ricordo.
È un grande piacere inaugurare assieme a voi tutti la diciassettesima edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica, qui a Milano, città capofila in Italia, dove diamo il “via” simbolico alla manifestazione.
Vi saluto sentitamente, a nome di tutte le Comunità ebraiche italiane e del Consiglio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, per essere qui oggi, in questa storica e importante Sinagoga.
Vi ringrazio per l’affettuoso abbraccio della vostra presenza, che è ormai un’affermata consuetudine nelle nostre Sinagoghe e nelle nostre Comunità.
La Comunità di Milano quest’anno celebra i centocinquant’anni dalla nascita, e ricorrono inoltre i sessant’anni di vita del CDEC, il Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea. Quale occasione migliore, dunque, per festeggiare questi anniversari, che porre Milano al centro delle manifestazioni in Italia?
Oggi, in settantaquattro località in tutto il Paese, migliaia di persone si recheranno in un Tempio ebraico, visiteranno un Museo, ascolteranno una lezione sulle nostre tradizioni o assaggeranno un piatto della tradizione ebraica. In altre parole: scopriranno, o avranno l’occasione di approfondire, anche solo per poche ore, alcuni aspetti della vita e della nostra cultura – i luoghi e perché delle nostre lingue.
Un’azione semplice, come una passeggiata culturale o una visita guidata, diventa così un momento di incontro, di dialogo e di positivo confronto.
Anche per la vicinanza alla festività di Rosh Hashanà – il Capodanno ebraico – momento di profonda riflessione sulla nostra esistenza come singoli e come popolo, questo avvenimento è veramente il punto centrale intorno al quale riflettere sul nostro legame e contributo valoriale alla società italiana di cui siamo parte da millenni.
Questo legame tra popolo e territorio – tra di noi e con gli altri – lo studieremo e lo vivremo, nell’arco di questa giornata, attraverso una riflessione sulle parole – sui perché e i come delle lingue parallele all’ebraico che si sono affermate o sbiadite – sul modo in cui oggi traduciamo, comunichiamo e tramandiamo la nostra esistenza. Sul modo in cui oggi dialoghiamo e affrontiamo il tema dell’odio diffuso attraverso la parola scritta e lanciata alla propagazione dello stesso tramite la rete.
Dall’ebraico biblico, alle preghiere e alla lingua moderna e vibrante, dai dialetti e le lingue che hanno animato, e tutt’ora caratterizzano le nostre comunità, nella vita quotidiana nella letteratura e nel teatro. La lingua è anzitutto identità. È anzitutto identificazione.
Vengono in mente le parole di Chava Alberstein, la grande cantante israeliana, in una bella e famosa sua canzone:
“Le parole sono tutto ciò che ho / sono la mia ricchezza, la mia forza, sono me stesso. / E non voglio corrompere le mie parole, perché diverrebbero vane”.
Due parole in ebraico sono identitarie e forti – una quotidiana e al contempo remota: Shalom, dovrebbe appartenere all’umanità intera; una minuscola – composta di due yod alternate a due he – il nome impronunciabile di D-O – che invece rappresenta l’immensità divina. Intima e riservata alla preghiera ebraica.
Due parole che sono l’usa l’esplicazione dell’altra.
Il tema dell’edizione di quest’anno, “Le Lingue ebraiche”, è stimolante e significativo perché fornisce lo spunto per parlare delle molteplici interazioni che hanno caratterizzato l’ebraismo nei secoli, nelle diverse aree e città, cullando e coltivando i più fondamentali valori ebraici. Un caleidoscopio di lingue e dialetti che nati come forme lessicali per necessità di difesa e di comunicazione intracomunitaria si sono sviluppati in ricchi e fantastici linguaggi letterari e teatrali che li hanno resi universalmente condivisi. Lingue e linguaggi che sono espressione del particolare legame che unisce lo scritto e il parlato, il custodito e il tramandato.
È difficile immaginare un popolo cosi antico, ancora vivente e vibrante, in cui siano presenti tante diversità culturali – tra cui quella linguistica – quanto il popolo ebraico. Ricordo solo alcune – aramaico, yiddish, ladino, giudaico romanesco, bagitto, Un popolo al contempo unito dalla comune adesione a un Testo – la Torah: aspetto, questo, che restituisce tutta la centralità delle Parole nell’identità ebraica.
Un popolo unito da una storia e una lingua comune, che ha conosciuto, e tutt’ora subisce, in Israele e nella Diaspora, il brutale impatto delle lingue dell’odio.
L’identità ebraica si è sviluppata e plasmata in secoli di storia, e nell’utilizzo di molte diverse lingue oltre all’ebraico, la Lingua Sacra con la quale è scritta la Torah. Gli ebrei infatti convivono da millenni insieme agli altri popoli, in Terra d’Israele e in una Diaspora che è stata ed è tutt’oggi una realtà estremamente viva; una Diaspora in cui gli ebrei hanno scambiato elementi e peculiarità con le società circostanti, rimanendone influenzati in modo profondissimo, ma al contempo salvaguardando la loro identità.
Per gli stranieri che da altri continenti vengono in Occidente si dovrà favorire, tra l’altro, un percorso linguistico – non per chiedere loro di negare la cultura di origine, ma per arricchirla e svilupparla.
Questo perché la conoscenza della lingua di un luogo condiziona orientamenti cognitivi e riferimenti etici. Perché genera identificazione.
Se questa capacità di integrazione e al contempo di salvaguardia delle nostre identità religiose e culturali, diverrà patrimonio e approccio comune, allora sì che vi sarà dialogo;
Se riusciremo ad esprimere e difendere, pur in lingue diverse, gli stessi valori e un inno alla vita;
Allora sì che la parola Shalom potrà avere un significato universale. Allora sì che il nome di D-O, sarà pronunciato ed evocato con profondo rispetto dell’intera umanità.
E allora, per l’anno nuovo, quasi alle porte – l’anno 5777 – l’augurio che sia una Shanà Tovà, e ancor più di quella appena passata.

Noemi Di Segni,
Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

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l'intervento del presidente della Repubblica 
Mattarella: "Cultura, un volano
per tutta la società italiana"

In occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica – preziosa occasione di incontro, di conoscenza e di dialogo – desidero rivolgere il mio saluto più cordiale alle Comunità e alle Associazioni che tengono viva una presenza vitale e importante, che arricchisce l’articolazione della società del nostro Paese.
La giornata sarà felicemente segnata da molteplici iniziative in diverse città italiane, a conferma del desiderio di partecipare alla costruzione del bene comune. In un tempo di cambiamenti epocali, di straordinarie opportunità, ma anche di fanatismi e di inedite minacce alla civiltà, la cultura, nella sua pluralità, assume un valore decisivo per la difesa e lo sviluppo della nostra civiltà. Una civiltà che si fonda sul rispetto dei diritti della persona, sul riconoscimento dell’inviolabile dignità dell’uomo, sulla libertà di ciascuno e, in particolare, di minoranze nell’esprimere la loro originalità e le loro differenze.
Per la giornata di quest’anno è stato scelto il tema de “Le lingue ebraiche”. La parola e la lingua esprimono un’identità e sono al tempo stesso strumento di confronto e di integrazione. Nella vicenda bimillenaria della presenza ebraica nella penisola, diverse realtà territoriali recano quell’impronta – a partire dai dialetti locali –, esperienze confluite nella storia nazionale, rendendo più coesa la società, più bella la sua arte, più ampia la sua visione.
Oggi tutte le culture e le fedi religiose sono chiamate a un dialogo decisivo per difendere i valori dell’umanità e contrastare e sconfiggere il terrorismo e la violenza. E’ l’intera società che chiede loro un contributo di valori e una testimonianza di solidarietà, che nasce dal rispetto dei diritti di ogni essere umano. L’Europa può essere la palestra e il vettore di una nuova cooperazione nelle società e tra gli stati, di un umanesimo pieno, di un ordinamento che tuteli le differenze e, al tempo stesso, solleciti la coesione sociale.
Sono grato per questa iniziativa che accresce la civiltà del nostro Paese e rivolgo il mio augurio e il mio incoraggiamento a tutte le Comunità ebraiche del nostro continente, affinché, dopo le pagine nere del Novecento, si possa continuare a lavorare insieme al cantiere della pace, della libertà, dell’amicizia.

Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica
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qui roma - giornata della cultura ebraica
Le lingue della convivenza
“Inaugurare una mostra nelle cui opere si mescolano lettere e linguaggio matematico, lettere ebraiche con lettere di altri alfabeti, ha un valore particolare in un momento storico come questo, in cui l'intolleranza vuole creare barriere. Dobbiamo impedirlo con tutte le nostre forze, ognuno con i mezzi di cui dispone, e la cultura è in grado di attraversare tutti”. Queste le parole pronunciate dal sindaco di Roma Virginia Raggi all'inaugurazione della mostra “Libro aperto. Opere di Paola Levi Montalcini”, a cui ha presenziato la presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello – che ha dedicato la giornata al presidente emerito Carlo Azeglio Ciampi, scomparso venerdì scorso-. Tra le iniziative che hanno aperto la Giornata a Roma anche il dialogo ieri sera - aperto anche dall'intervento della presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni - tra il rabbino capo Riccardo Di Segni e l'ebraista Giulio Busi, moderati dalla direttrice del Progetto di traduzione italiana del Talmud Babilonese Clelia Piperno.
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qui torino - giornata della cultura ebraica 
“Conoscenza, ricchezza per tutti”
Molte le iniziative e le attività in programma per la Giornata Europea della Cultura Ebraica a Torino e in tutto il Piemonte. “Favorire la conoscenza con eventi artistici e culturali è uno degli strumenti cardine per promuovere una società maggiormente inclusiva”. Così il presidente della Comunità ebraica torinese Dario Disegni nel dare avvio alla manifestazione. “Lingue e dialetti ebraici. Il titolo al plurale indica che pur nella sua unicità, anche all’interno dell’ebraismo troviamo una molteplicità di lingue di significati, di parole. L’Ebraico da un lato come strumento di comunicazione che ha garantito l’unità del popolo ebraico. Dall’altro – afferma Disegni – gli ebrei della Diaspora che si sono integrati nei luoghi dove vivevano, dando vita a vere e proprie lingue come l’yiddish, l’esperanto, il giudeo-spagnolo”. I saluti di apertura del presidente si concludono con un commosso omaggio alla memoria di Carlo Azeglio Ciampi, per ricordare che dedicò la sua tesi di laurea in giurisprudenza nell’Università di Pisa 1945-46 al tema della libertà delle minoranze religiose.
Molte le autorità che hanno preso parte alla Giornata, tra cui il vicepresidente UCEI Giulio Disegni; la sindaca Chiara Appendino (che incontra oggi per la prima volta dalla sua elezione la Comunità ebraica); il prefetto Renato Saccone; l’assessora alla Cultura Francesca Leon; il vicario del questore Sergio Molino; il comandante provinciale dei Carabinieri Emanuele De Santis; Valentino Castellani, ex sindaco di Torino e presidente della Comitato Interfedi. 
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qui venezia - giornata della cultura ebraica
Storia (antica) di una parlata
Folta partecipazione anche a Venezia, dove la Giornata della Cultura Ebraica si è aperta con i saluti del presidente della Comunità Paolo Gnignati, del vicesindaco Luciana Colle, della vicepresidente CoopCulture Cristiana Del Monaco e con una prolusione del rabbino capo rav Scialom Bahbout.
A seguire una lectio magistralis del linguista francese Claude Hagége e letture dal vivo “La parlata giudeo veneziana: introduzione e letture di scene di vita del ghetto” (regia di Stefano Pagin, letture a cura di Alessandro Bressanello, Giorgio Bertan, Giovanni Tomassetti, Daniela Foa’). Come ogni anno Comunità e CoopCulture offrono al pubblico diverse opportunità di visita aprendo le sinagoghe Levantina, Tedesca e Canton, il Museo ebraico con la sua Sukkà ottocentesca e la mostra fotografica di Graziano Arici: “Passato prossimo. Il ghetto di Venezia 1986-2016″. Mentre i cimiteri antico e moderno del Lido sono visitabili dalla mattina grazie ad Aldo Izzo. 
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il convegno medico in corso a saluzzo
Italia e Israele, le emergenze
si affrontano insieme

Quattro giorni di seminario binazionale Italia-Israele sono un’occasione preziosa: il convegno organizzato dall’Associazione medica ebraica (Ame), dagli Amici del Magen David Adom e dall’Azienda sanitaria di Cuneo a partire da oggi a Saluzzo è dedicato alla gestione delle emergenze mediche. In collaborazione con il corpo medico di Tsahal, l’esercito israeliano, e con l’Avis, Associazione volontari italiani sangue, e grazie all’instancabile lavoro del presidente Ame Giorgio Mortara, da qualche mese anche vicepresidente e Assessore alle Politiche Sociali dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Saluzzo da questa mattina offre ai tanti partecipanti un programma intenso. Il seminario prevede lezioni sulle modalità di gestione sia israeliana che italiana di incidenti e disastri che coinvolgano un numero grande di persone, sulla gestione di situazioni di emergenza conseguenti ad attacchi terroristici – anche suicidi- e al trattamento delle vittime, senza dimenticare una analisi dei piani europei di risposta alle emergenze e lo studio dei servizi di emergenza medica (EMS) dei due paesi. 
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a pordenonelegge con pagine ebraiche
L'elogio della letteratura
Neppure il tempo inclemente e le temperature improvvisamente rigide riducono l’afflusso costante di persone che in questi giorni affollano gli incontri organizzati a Pordenonelegge, così come al Festivalfilosofia di Modena, Carpi e Sassuolo, occasioni entrambe che nel corso degli anni si sono costruite un pubblico appassionato e affezionato che segue con grande partecipazione programmi studiati con cura sempre maggiore, capaci di coinvolgere, interessare, e far riflettere.
L’impatto dei festival culturali sul territorio è da tempo oggetto di studio, soprattutto dal punto di vista della ricaduta economica, ma Pordenonelegge – che si appresta in queste ore a chiudere la sua diciassettesima edizione – ha presentato nelle scorse ore i risultati di una ricerca di taglio differente. Una recente ricerca della Federazione Italiana Medici Pediatri ha coinvolto 11 regioni italiane e un campione di circa quattromila bambini fra 1 e 5 anni, osservando l’igiene del sonno, l’utilizzo delle nuove tecnologie e le abitudini quotidiane – tra cui soprattutto la lettura – e l’identificazione precoce di disturbi del comportamento. Che leggere ai propri figli faccia bene, sempre e ovunque, è noto, ma a Pordenone e dintorni è dimostrata anche una correlazione differente: mentre dalla ricerca risulta che il 25 percento dei genitori italiani non legge mai ai bambini di età inferiore ai 6 anni, nella regione Friuli Venezia Giulia la percentuale di genitori non coltivano l’abitudine di leggere ai propri figli piccoli crolla al 7 percento. E mentre, sempre secondo la stessa ricerca della Fimp circa il 10 percento dei bambini italiani presenta un profilo problematico, lo stesso dato in Friuli Venezia Giulia crolla al 5 percento. 
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pilpul

Il servo e il padrone
Una giovane donna, dopo un iter giudiziario più che insoddisfacente, già ripetutamente fatta oggetto di derisione pubblica per un video che la raffigura nell’atto di un rapporto sessuale, si suicida. Una minorenne, in stato di impedimento poiché incosciente, viene filmata da alcune coetanee, sue “amiche”, nel mentre viene stuprata. Il filmato viene a sua volta pubblicato in rete, come una sorta di trofeo. Nell’uno e nell’altro caso il filo rosso che lega le diverse vicende è dato dal rapporto tra violenza sistematica, di matrice sessuale, e sua moltiplicazione incontrollata attraverso il web. Il tutto condito dallo sguardo al medesimo tempo compiaciuto e moralista (le due cose si tengono spesso insieme) di una miriade di anonimi osservatori. Demenza digitale? Sì, ma piuttosto diffusa, non circoscritta solo a qualche episodio. Poiché i due casi citanti in esordio sono solo la punta di un iceberg in tranquilla deriva. Evitando per parte nostra, sia ben chiaro, di dire che siamo al “declino della morale” (e magari dell’Occidente).

Claudio Vercelli
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