FUMETTI
Ciao papà, il tuo Asterix è immortale
Mio
padre in un museo. È una frase strana, suona come una frase fatta, come
il titolo di un libro di vignette umoristiche. Mio padre in un museo
d’arte e di storia. Quando c’entrano l’arte e la storia mio padre è
sempre coinvolto. Patito dell’una ma per nulla affine all’altra, lo
vedo che sorride. Mio padre al museo d’arte e storia dell’ebraismo. Lì,
si toglie il cappello, si siede su un Chesterfield, prende una
sigaretta, la accende e se la gusta. Si gode il momento, lo so.
Toccherò con mano il ricordo della sua e lo guiderò, gli racconterò
quello che sa e lo ascolterò ricordare. Il timbro della sua voce,
quarant’anni dopo che si è spento, risuona ancora, risuona sempre.
Questa esposizione dedicata a mio padre è la promessa di un viaggio a
lungo termine verso il cuore della sua storia. Lui che tanto amava
navigare si imbarcherà con me su quella nave. Mano nella mano ci
prepareremo a salpare, direzione Ucraina, Polonia, Argentina, New York,
Parigi. Si rallegra di questa imminente traversata, si rallegra di
poter ascoltare di nuovo la lingua yiddish. Gli brillano gli occhi, le
fossette diventano più profonde dalla gioia. In quel paese che diventa
suo dopo quarant’anni, in quel paese che i profani chiamano eternit,
l’attimo si espande o si ferma. “Questo shtetl è nostro”, mi dice.
“Vieni amore mio, vieni bambina mia, guarda mia nonna che accende le
candele”.
Anne Goscinny scrittrice
Pagine Ebraiche, novembre 2017
Dossier Comics & Jews, a cura di Ada Treves
Traduzione di
Ilaria Vozza, studentessa della Scuola Superiore Interpreti e
Traduttori dell’Università di Trieste, tirocinante presso la redazione
giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
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