Se non visualizzi correttamente questo messaggio, fai click qui

14 Gennaio 2018 - 27 Tevet 5778
header

il nuovo anno e le conseguenze del discorso del presidente usa

Gerusalemme capitale, guida per i perplessi

img headerLa dichiarazione di Donald Trump sul riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele ha immediatamente polarizzato il discorso sulla città e su Israele. Cosa cambia? Di fatto nulla: il presidente Bill Clinton lo aveva già promesso nel suo programma elettorale nel 1992 e il Congresso lo aveva approvato nel 1995. Peraltro, l'ambasciata americana rimane a Tel Aviv, e ci resterà almeno fino al 2020. I luoghi santi delle tre grandi religioni sono tutti sotto la tutela delle rispettive autorità, che ne garantiscono il libero accesso, e continueranno ad esserlo. L'autorità sul Monte del Tempio/Spianata delle Moschee compete al Wakf musulmano sotto la tutela del Regno ascemita di Giordania, e così sarà. Gerusalemme è la capitale dello Stato d'Israele dal 1948, e continua ad esserlo, e tutti lo sanno. È dal 1948 che gli stati del mondo non riconoscono Gerusalemme come capitale, con l'eccezione di alcuni piccoli paesi centroamericani in passato, eppure tutti gli ambasciatori se vogliono presentare le loro credenziali al presidente della repubblica o incontrare il Primo ministro o il ministro degli Esteri devono percorrere la Statale n. 1 per salire a Gerusalemme dalle loro ambasciate di Tel Aviv. Il non riconoscimento di Gerusalemme capitale di Israele dal 1948 al 1967 non ha ovviamente nulla a che fare con l'annessione dei quartieri orientali dopo la Guerra dei sei giorni: nemmeno i quartieri occidentali sono stati riconosciuti fin qui come parte di Israele. È vero che il piano di spartizione dell'ONU e la Risoluzione 181 del 29 novembre 1947 includevano Gerusalemme e Betlemme in un corpo separato governato direttamente dall'ONU. E dunque ciò che non viene riconosciuto non sono i confini quelli successivi al 1967, bensì quelli stabiliti dagli armistizi del 1949. Il problema non è il mettersi in pace con Gerusalemme, bensì con Israele. La dichiarazione Trump, d'altra parte, esplicitamente non pregiudica gli esiti di una trattativa fra israeliani e palestinesi sui confini specifici della sovranità israeliana su Gerusalemme o la definizione delle frontiere contese fra le parti. Il governo israeliano ha reagito con manifestazioni di gioia e di euforia. In una auto-intervista senza precedenti con una telecamera nella propria vettura, Netanyahu con la voce ingrossata dall'emozione ha detto che la dichiarazione Trump insieme alla dichiarazione Balfour e alla dichiarazione di indipendenza di Ben Gurion è uno dei tre avvenimenti principali dell'ultimo secolo

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme

Leggi tutto

 

il governo diviso sul budget dello stato del prossimo anno

Più Educazione, più Difesa: il Bilancio 2019
al vaglio della Knesset per l'approvazione

img header
Il governo israeliano ha approvato questa mattina il bilancio dello Stato per il 2019, pari a 479,4 miliardi di shekel (circa 140 miliardi di dollari). Secondo una sintesi diffusa dal ministero delle Finanza, la finanziaria prevede una spesa di 60 miliardi di shekel (17 miliardi di dollari) per l’Istruzione e circa 38 miliardi di shekel (11 miliardi di dollari) per la Sanità. I fondi a sostegno dei sopravvissuti alla Shoah previsti dalla finanziaria 2019 sono di circa 13 miliardi di shekel (3,80 miliardi di dollari), mentre la spesa prevista del ministero della Difesa è di 63 miliardi di shekel (18,4 miliardi di dollari). Nel 2019 il deficit sarà il 2,9 per cento del Prodotto interno lordo, mentre nel 2020 dovrebbe essere del 2,5 per cento. Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha accolto con favore l’approvazione del bilancio dello Stato. “Il governo oggi ha approvato un budget eccellente che esprime la nostra politica responsabile e consistente”.
Diversi membri del governo hanno criticato pubblicamente il bilancio prima che fosse approvato per i tagli proposti ad alcuni dicasteri, tra cui il ministro della Cultura, Miri Regev, il ministro della Scienza e della tecnologia, Ofir Akunis, e il ministro della Pubblica sicurezza, Gilad Erdan. A criticare la finanziaria anche il ministro dell'Interno, Arye Deri, che ha boicottato la riunione del gabinetto per protestare contro i tagli proposti agli Affari religiosi, che vedranno un taglio di 11 milioni di shekel (3,2 miliardi di dollari) destinati all’insegnamento della Torah agli adulti. Il ministro delle Finanze israeliano, Moshe Kahlon, ed il primo ministro hanno preso quella che i quotidiani locali definiscono “l'insolita mossa” di approvare il bilancio del 2019 con quasi un anno di anticipo per stabilizzare la coalizione, che non dovrà occuparsi di un altro bilancio prima delle elezioni previste a novembre 2019. La coalizione di governo ha una maggioranza ristretta all’interno della Knesset, formata da 120 seggi. La coalizione di maggioranza, guidata dal Likud, ha 66 seggi, mentre l’opposizione ne conta 54.



Leggi tutto

 

le scelte sbagliate che hanno messo l'azienda in grave difficoltà

Teva, la crisi di un gigante farmaceutico

img header
Nelle ultime settimane la stampa finanziaria di tutto il mondo ha dedicato ampio spazio alla inaspettata e improvvisa parabola discendente del colosso farmaceutico israeliano Teva, leader mondiale nel settore dei farmaci generici. A fare notizia è stato anche l’annuncio che l’azienda taglierà 14.000 posti di lavoro nel mondo. Cosa ha fatto sì che nel giro di pochi anni Teva si sia trasformata da multinazionale di successo a una azienda in crisi, sull’orlo dell’insolvenza?
Fino a pochi anni fa Teva era considerato uno dei fiori all’occhiello dell’economia israeliana, anche perché era l’unica azienda israeliana che era riuscita a liberarsi dal “nanismo” che affligge molte aziende, soprattutto nel settore high-tech: con grande cruccio delle autorità israeliane quasi tutte le start-up di successo vengono vendute dai proprietari ai colossi americani in uno stadio ancora iniziale e il paese non riesce a dotarsi di grandi imprese che creano occupazione e benessere diffuso, anche tramite un indotto. La strada (o scorciatoia) scelta da Teva per crescere non è stata quella della crescita “interna” bensì quella di fare acquisizioni a raffica all’estero (Italia compresa) indebitandosi con le banche.

Aviram Levy, economista

Leggi tutto

 

i rapporti tra gerusalemme e riad migliorano grazie al pericolo iran

Arabia Saudita, il nemico del mio nemico

Si è fatto un bel parlare del riconoscimento di Gerusalemme capitale da parte degli Stati Uniti e del voto all'Onu che ne è seguito. Fatti importanti, per carità, però credo che il fattore che più influenzerà il Medio Oriente, e di conseguenza Israele, nel 2018, sarà un altro. Teniamo gli occhi aperti sull'Arabia Saudita: nel regno del Golfo, uno dei Paesi musulmani più conservatori, dove vige come religione di Stato una versione particolarmente rigida dell'Islam, il wahhabismo, c'è un giovane principe che aspetta di essere incoronato. Il principe ereditario si chiama Mohammad bin Salman, ha poco più di trent'anni, e secondo alcuni potrebbe diventare re già nel 2018. I giornali occidentali, che, lo sappiamo, spesso tendono ad essere un po' troppo ottimisti davanti ai bei gesti, parlano di lui come un modernizzatore, perché ha concesso alle donne di guidate e revocato la proibizione, che vigeva da 35 anni, di andare al cinema. Ora è un po' presto per essere ottimisti però secondo alcuni osservatori tra gli obiettivi di normalizzazione del futuro re ci sarebbe anche una normalizzazione con Israele. Dettata dal buon senso e dal pragmatismo, ma anche dal prendere atto che Riad e Gerusalemme hanno un nemico comune, l'Iran. Varrà il proverbio secondo cui i nemici dei nemici sono amici? Lo vedremo in questo 2018.

Anna Momigliano

Leggi tutto

 
moked è il portale dell'ebraismo italiano
Seguici suFACEBOOK  TWITTER

Pagine Ebraiche 24, l’Unione Informa e Bokertov e Sheva sono pubblicazioni edite dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio "cancella" o "modifica". © UCEI - Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione informa, notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale di Roma 199/2009. Pagine Ebraiche Reg. Tribunale di Roma – numero 218/2009. Moked, il portale dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale di Roma 196/2009. Direttore responsabile: Guido Vitale.