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 31 luglio 2018 -  19 av 5778
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CULTURA

Emma Dessau, una vita incisa nell’arte    

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img headerGabriella Steindler Moscati / LA MIA VITA INCISA NELL'ARTE / Mimesis

Aprire le pagine di un libro è un atto di sfida che può farci sentire alle soglie di qualcosa di ignoto, attraente seppur effimero, oppure come esperti scavatori della realtà pronti a cogliere riferimenti, sollecitazioni, complicità sottese, ovvietà. Si osserva con attenzione la copertina per ricordarci di capire quali siano i segni, i colori, la parola che ci attraggono: poi uno sguardo al retro, o al risguardo di copertina se vogliamo qualche notizia in più prima di decidere se valga il tempo di impilare quel libro insieme ad altri accanto al nostro tavolo, esporne la copertina allo sguardo curioso altrui o aspettare una migliore ispirazione. Oggi un nome, un titolo, possono attrarti ma anche immediatamente dirottarti alla ricerca digitata sullo schermo di un telefono, per capire (non sapendo indirizzare a sufficienza neanche più i nostri istinti) se quella parola, quel nome, quell'immagine, possano rimandare ad altro che "rinforzi" l'impulso leggero appena provato. Leggere è una vacanza faticosa, come tutte quelle che poi non si dimenticano più, oppure non è che l'avventura di un week-end, un "one-nightstand", un giallo di non più di cento pagine, piccolo, blu. Di Emma Dessau Goitein, percorrendo il web, si trovano tante frammentarie notizie, immagini di quadri, ex-libris, brevi recensioni. Le notizie più spesso ripetute riguardano il fatto che Emma provenisse da un nucleo ebraico di stretta osservanza religiosa, il papà rabbino, un nonno apprezzato commentatore della Torah (Kesef nivhar). Queste notizie, come ami agganciati all'abito di Emma, non possono dirci nulla, in realtà, di chi fosse. Benché consci delle tante diverse declinazioni che ognuno potrebbe voler dare della propria maniera di essere, o sentirsi, ebreo, manchiamo ancora di una sinottica precisa di riferimento che ci sia di guida e conforto nello stabilire con sicurezza come altri abbiano vissuto la propria esistenza, aderendo perfettamente a un'immagine edificante, ma non nota veramente al lettore.

Marisa Patulli Trythall, storica
Pagine Ebraiche, agosto 2018 
 

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storia

Mantova, dove le comunità fiorirono

img headerErmanno Finzi / E ALLA FINE NON RIMASE NESSUNO / Istituto Mantovano di Storia Contemporanea

Una storia della presenza ebraica nel mantovano, a Marcaria, San Martino dell’Argine, Gazzuolo e Bozzolo. Contrade in cui gli ebrei furono presenti almeno dal XII secolo, ma che acquistarono una rilevanza, anche numerica, con lo sviluppo della comunità ebraica di Mantova, che fiorì tra la fine del XIV secolo e l'inizio del XV secolo, la cui crescita interessò capillarmente anche il territorio circostante.
Un insieme di vicende locali, ripercorse nel recente “E alla fine non rimase nessuno”, di Ermanno Finzi, edito dall’Istituto Mantovano di Storia Contemporanea nella collana Qehillà.
Questa monografia costituisce il quarto episodio dell’indagine dell’autore, avente per tema gli ebrei nei borghi minori del Ducato di Mantova. Una indagine che pone al suo centro la storia generale degli ebrei in questi luoghi, ma anche quella delle singole famiglie: non a caso il volume propone oltre cinquanta pagine alberi genealogici delle principali “casate” dei luoghi presi in esame.

mdp 

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società

Così avanzano
le democrazie illiberali 

storiA

Déon, l'anti-Sartre
che sfidò il secolo breve      

Yascha Mounk / POPOLO VS DEMOCRAZIA / Feltrinelli

Tra i numerosi libri di recente pubblicati sul populismo e dintorni, questo di Mounk ha il pregio di andare a fondo del problema e cogliere una serie di aspetti riferibili alle democrazie illiberali. Innanzitutto, si lascia apprezzare per l'indagine comparata dei regimi politici, che stanno subendo un inquietante constitutional retrogression. Una sorta di arretramento del costituzionalismo e svuotamento della costituzione, che passa attraverso non una revisione della stessa ma piuttosto una azione politica anticostituzionale. I casi della Ungheria e della Turchia, ma non solo, rappresentano una preoccupante testimonianza. Come dimostra Mounk, l'Ungheria, per esempio, è passata in pochi anni da una democrazia liberale in un nuovo «Stato illiberale basato su fondamenta nazionalistiche».

Tommaso Edoardo Frosini,
Il Sole 24 Ore Domenica,
29 luglio 2018


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Michel Déon / PONY SELVAGGI / e/o


Abbiamo vissuto in mezzo alle fiamme, e ciò che avevamo di più caro è stato bruciato e inaridito»: se questa è la premessa che sputa lacrime e sangue di Pony selvaggi, la storia di amicizia, morte, amore, intrighi e vendetta che segue, non è da meno. La vicenda è quella di un legame indistruttibile tra il narratore in prima persona e quattro uomini (Georges Saval - francese come la voce narrante -, Horace McKay, Barry Roots e Cyril Courtney, inglesi dalla testa ai piedi): i loro destini sono intersecati fin dai loro studi a Cambridge nel '38 e la Seconda guerra mondiale che vivono in prima linea. Sono tutti allo stesso tempo e in misura diversa, poeti, agenti segreti, giramondo fantastici, esteti sgargianti, eroi disinteressati e mai prevedibili, sfortunati in amore eppure amatissimi.


Susanna Nirenstein,
La Repubblica,
24 luglio 2018



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