Adolfo
Locci,
rabbino capo
di Padova
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"…Io
ho posto davanti a te la vita e la morte…Io ti esorto a scegliere la
vita per poter vivere tu e la tua discendenza" (Deuteronomio 30:19). Se
ci venisse posta una domanda del genere, come sarebbe mai possibile che
la nostra risposta sia diversa da quella della scelta per la vita. E'
probabile che in questa esortazione non si parli dunque di vita e morte
nel senso biologico dei termini, ma in quanto principi e valori.
Vivere vuol dire avere la capacità di crescere, reagire, evolversi;
morire, anche se ancora si "respira", vuol dire fossilizzarsi, essere
passivi, immobili. La scelta per la vita è la giusta via per
costituirsi, nel modo corretto, parte integrante del creato; interagire
con esso, in base alla "nostra" lente focale che è la Toràh, vuol dire
interagire con il Creatore. Tale consapevolezza è fondamentale per
affrontare serenamente i giorni severi che ci attendono...
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Anna
Foa,
storica
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"Chi
parla più ancor oggi dello sterminio degli armeni? disse Adolf Hitler
il 22 agosto 1939 in un discorso tenuto davayni ai comandanti
del'esercito ad Obersalzberg in previsione dell'invasione della
Polonia. Una frase che mi tornava insistentemente alla mente mentre
leggevo sul Corriere di ieri l'articolo di André Glucksmann sulla
Siria. Glucksmann parla della possibilità, se non si ferma la mano del
dittatore che fa la guerra al suo popolo, "che saltino tutte le linee
rosse del mondo, compresa la fragile frontiera nucleare in Iran e
altrove". Se non si ferma, non se lo si lascia compiere in pace il suo
quotidiano massacro. Perchè davvero ci sono delle frontiere morali che
non si possono lasciar superare. Le si sono lasciate superare già
troppe volte, nell'indifferenza del mondo, che non se ne ricorda
nemmeno più. Lo dico con tremore e angoscia, ma credo sia necessario
dirlo alto.
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"Nuove sfide per la leadership ebraica"
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Sul numero di Pagine Ebraiche di agosto attualmente in distribuzione, è
pubblicata in forma integrale la relazione tenuta dal presidente
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna in
occasione del Consiglio del 14 luglio 2013.
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Voci a confronto
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“E’
stato usato il sarin contro i civili, Bashar Assad è come Hitler e
Saddam”. A sostenerlo il segretario di Stato americano John Kerry in
una serie di interviste sui principali network statunitensi (Maurizio
Molinari sulla Stampa).
Ad analizzare i tentennamenti di Barack Obama tra consapevolezza di un
atto, l’uso di armi chimiche, che richiede una reazione, e la ricerca
del consenso dell’opinione pubblica, è Fiamma Nirenstein sul Giornale.
Sulla Stampa Aldo Baquis spiega il punto di vista di Israele sulla
situazione: un silenzioso timore che la mancata determinazione degli
Usa nell’agire lasci lo Stato ebraico più solo di fronte alle minacce
nei suoi confronti, e in particolare quella del nucleare iraniano.
Rimarrà segreta fino all’ultimo la sede esatta del festival Boreal che
radunerà i principali movimenti di estrema destra italiani ed europei a
Milano tra il 12 e il 14 settembre. Contro la rassegna diverse prese di
posizione, dall’Anpi al sindaco Giuliano Pisapia (Il Giorno Milano).
Sul Fatto Quotidiano, Furio Colombo presenta il libro “Racconti
Ebraici” (Tipografia Orgrame, Napoli) di Gustavo Ottolenghi e
Gianfranco Moscati.
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Risorse e bilanci
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Sul numero di Pagine Ebraiche di agosto, attualmente in distribuzione,
un approfondimento sull’ultimo Bilancio dell’Unione delle Comunità
Ebraiche.
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Oltremare - Venti di guerra
Dopo
una settimana di file sotto il sole cocente ai centri di distribuzione
delle maschere antigas; dopo chilometri di status più o meno
allarmistici sui social network; dopo un weekend di calma piatta nei
cieli, che qui paiono autostrade invece, appena iniziano veri allarmi;
dopo le dichiarazioni di Obama, che rimette a posto imbronciato i
carrarmatini del Risiko; come niente, è già ora di mele con il miele.
Daniela Fubini, Tel Aviv
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Tea for Two - Giorno di dolore
Il
problema è che dimentichiamo. Che ci abituiamo. Il lato animalesco ci
protegge così: ci ricorda di mangiare, dormire e chiedere ogni tanto un
abbraccio.
Rachel Silvera, studentessa
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Rav Colombo, un ricordo
“Gli
ebrei di Livorno, grandi e piccoli, ricchi e poveri, si sentivano
legati a lui da vincoli di affetto e riconoscenza. Molti aiutò
materialmente; beneficava senza che nessuno, neppure i suoi cari che
gli erano vicini ne fosse informato. Sapeva fare quella carità che
solleva senza umiliare e avvince a chi la porge l’animo beneficato”.
Gadi Polacco
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Il rabbino che ti telefonava
In
Italia c’è stato un rabbino che ha preceduto papa Francesco. Quel
rabbino era Rav Yehuda Kalon z.l, rabbino capo di Livorno fino alla
morte avvenuta prematuramente, lasciando un indimenticabile ricordo
nella sua Comunità.
Guido Guastalla
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