Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
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E
meno male che Vattimo è teorico del pensiero debole, tollerante e
pluralista: non voglio immaginare quali posizioni esprimerebbe se il
suo fosse un pensiero forte. Di debole, in effetti, qualcosa c'è: ciò
che dice.
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David Bidussa,
storico sociale
delle idee
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La
discussione sulla bontà o meno di una legge contro il negazionismo mi
pare testimoni di un malessere profondo che non si risolve scegliendo
uno dei due campi (personalmente non sono a favore di una legge in tal
senso, ma questo è un dato di nessuna importanza). Altre mi sembrano le
considerazioni che ciascuno di noi dovrebbe fare. Una mi pare questa.
I nati del 1994 (quelli che hanno fatto la maturità nel luglio di
quest’anno) sono i primi ad aver vissuto tutta la propria carriera
scolastica con un calendario segnato dal "Giorno della Memoria". Dunque
si è chiuso un ciclo. Prima di discutere se sia opportuna o meno una
legge sul negazionismo mi piacerebbe che ci prendessimo sul serio e ci
chiedessimo: I risultati sono quelli attesi? I percorsi didattici e
formativi che abbiamo battuto in questi tredici anni funzionano? Sono
adatti e consoni ai nativi digitali? Altrimenti: come si ripensano?
Come si organizza un “viaggio della memoria” per la generazione “3.0”?
Il pacchetto di parole, di concetti, di immagini che abbiamo utilizzato
in questi tredici anni funziona ancora? Il kit didattico è ancora
valido? Abbiamo bisogno delle stesse competenze? Oppure: questi tredici
anni sono stati un esercizio inutile, uno spreco di tempo, una
parentesi che forse si può anche chiudere in silenzio?
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16 ottobre - Gattegna: "Lotta senza tregua contro ogni razzismo"
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“Oggi
non siamo qui solo per ricordare il passato. Siamo qui per proseguire
la lotta contro ogni forma di razzismo e di discriminazione, per
difendere le conquiste di libertà e di uguaglianza che dal 1948, con la
promulgazione della Costituzione repubblicana, hanno portato l'Italia
ad essere un Paese all'avanguardia nel rispetto dei diritti
fondamentali di tutti i cittadini” ha dichiarato il presidente
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, in
occasione della cerimonia per la commemorazione del settantesimo
anniversario del 16 ottobre 1943.
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Voci a confronto
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“L’Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane ha più volte ribadito che la Memoria
si tutela al meglio, ma soprattutto si difende nel modo migliore
privilegiando le armi della cultura e dell’istruzione, impegni perenni
e prioritari che nessuno potrà mai porre in secondo piano anche perché
le leggi stesse devono sempre trovare una solida base nella coscienza
collettiva”. Lo scrive in un editoriale che appare oggi sul quotidiano
La Stampa il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Renzo Gattegna. “È un impegno che deve coinvolgere tutti i cittadini –
prosegue il presidente UCEI – perché si tratta di difendere un
patrimonio che appartiene non solo agli ebrei, ma all’intera società”.
“Lo spettacolo a cui abbiamo assistito, nelle scorse settimane, mi è
sembrato una specie di ‘West Side Story’, un derby fra le due
principali squadre politiche della capitale”. Così Sergio Romano, nella
sua rubrica quotidiana sul Corriere della sera, relativamente alla
scomparsa del criminale nazista Erich Priebke e a tutto quello che ne è
seguito. “Nei suoi ultimi anni – osserva Romano – Erich Priebke deve
avere assistito a questo spettacolo con un certo compiacimento.
L’estradizione dall’Argentina aveva fatto di lui un pubblico criminale
di guerra, ma gli aveva procurato il culto di un piccolo popolo di
tifosi che lo avevano scelto come ‘führer’ delle loro anacronistiche
battaglie”.
Sulla Stampa Alain Elkann intervista Teofilo III, primate della Chiesa ortodossa di Gerusalemme.
Tra i temi affrontati, inevitabilmente, il conflitto israelo-palestinese e la sfida del processo di pace.
“La cosa fondamentale – dice il primate – è che si deve amare anche il
proprio nemico. Come si può amare Dio, che è invisibile, e non amare il
prossimo che si ha di fronte?”.
Continuano le vessazioni nei confronti di alcune comunità cristiane nel
mondo. In Iran sei persone (quattro uomini, una donna e un ragazzo
17enne) sono state condannate dalla Corte di Appello di Shiraz, nel sud
del paese, confermando la pena – che complessivamente sfiora i 20 anni
– inflitta in primo grado. Tra le accuse quella di proselitismo e di
propaganda contro il regime. La notizia è riportata da Avvenire.
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Provvedimenti antinegazionisti
Un coro a molte voci
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Un’ampia
convergenza che consenta lo svolgimento di un confronto meditato e
sereno e l’approvazione di norme utili ad allineare l'Italia alla
consolidata giurisprudenza europea e internazionale contro il
negazionismo, “così da contrastare con efficacia i nuovi istigatori
dell’odio”. Questo l'auspicio espresso dal presidente dell'Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna nelle ore in cui la
Commissione Giustizia del Senato rimandava al dibattito parlamentare la
discussione di un progetto di legge di attuazione della Decisione
Quadro Europea 2008/913/GAI, che obbliga gli Stati membri a combattere
e a sanzionare penalmente certe forme ed espressioni di razzismo e
xenofobia.
Il tema torna ora ad essere al centro di un denso dibattito che vede protagonisti storici, intellettuali e giuristi.
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appello
Tutta la società civile a raccolta per difendere la Memoria
“L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane ha più volte ribadito che la Memoria
si tutela al meglio, ma soprattutto si difende nel modo migliore
privilegiando le armi della cultura e dell'istruzione, impegni perenni
e prioritari che nessuno potrà mai porre in secondo piano anche perché
le leggi stesse devono sempre trovare una solida base nella coscienza
collettiva”. Lo scrive il presidente dell'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane Renzo Gattegna in un editoriale che appare oggi sul
quotidiano La Stampa.
Gattegna annuncia l'intenzione di coinvolgere le strutture dell'UCEI
“nel rivolgere un pressante appello e invitare a un confronto e a una
collaborazione diverse categorie che in un modo o nell'altro si trovano
in prima linea nella diffusione di cultura e di informazione nella
nostra società”. Educatori, docenti, intellettuali, giornalisti. Ma
anche coloro, come i bibliotecari e gli addetti alla vendita di libri e
di giornali, “che a contatto con la popolazione svolgono attività di
diffusione e che inconsapevolmente si trovano spesso a essere strumento
di chi pubblica appelli all'odio e all'ignoranza”.
L'intervento del presidente UCEI arriva a seguito delle informazioni
diffuse il giorno precedente che lasciavano intendere il ritiro del
disegno di legge sul negazionismo e la sua trasformazione in aggravante
di reati già esistenti.
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l'editoriale del presidente ucei
"La cultura e l'istruzione
antidoto ai veleni dell'odio"
Si
fa più intenso ed entra nel vivo, come è bene che sia, il dibattito su
quali siano gli strumenti più efficaci e compatibili con un sistema
libero e democratico come il nostro, per combattere il razzismo, il
negazionismo, la discriminazione e le azioni di propaganda di chi si
richiama alle ideologie dell'odio e del genocidio.
Ne discutono gli storici e i giuristi italiani, ne discute il mondo
politico, ne discute il Parlamento, chiamato ad adeguare il nostro
sistema legislativo alle direttive europee che hanno trovato
applicazione già in altri stati.
Gli ebrei italiani devono vedere con favore ogni contributo di pensiero
proveniente da studiosi di valore e devono respingere con decisione le
tesi e le azioni di chi vorrebbe approfittare del dibattito per
banalizzare e svalutare la Memoria.
L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha più volte ribadito che la
Memoria si tutela al meglio, ma soprattutto si difende nel modo
migliore privilegiando le armi della cultura e dell'istruzione, impegni
perenni e prioritari che nessuno potrà mai porre in secondo piano anche
perché le leggi stesse devono sempre trovare una solida base nella
coscienza collettiva.
E' un impegno che deve coinvolgere tutti i cittadini, perché si tratta
di difendere un patrimonio che appartiene non solo agli ebrei, ma
all'intera società.
Per questo intendo coinvolgere le strutture dell'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane nel rivolgere un pressante appello e invitare a un
confronto e a una collaborazione diverse categorie che in un modo o
nell'altro si trovano in prima linea nella diffusione di cultura e di
informazione nella nostra società. Certo gli educatori e i docenti
italiani, certo gli intellettuali, certo i giornalisti. Ma anche
coloro, come i bibliotecari e gli addetti alla vendita di libri e di
giornali, che a contatto con la popolazione svolgono attività di
diffusione e che inconsapevolmente si trovano spesso a essere strumento
di chi pubblica appelli all'odio e all'ignoranza. Sono sicuro di
trovare comprensione nelle loro associazioni di categoria, fra i loro
amministratori, fra chi porta la responsabilità di piccole e grandi
aziende che diffondono cultura e informazione.
Ogni cittadino che ha cara la libertà e la dignità della società in cui
vive deve fare la propria parte. Deve domandarsi che cosa vogliono
davvero i negazionisti. Come possono realisticamente sperare di
offuscare le coscienze della gente, di mistificare la storia fino al
punto di insinuare dubbi su realtà storiche inconfutabili. Certo la
loro attività potrebbe anche apparire un vano e oscuro esercizio di
follia, ma sbaglierebbe chi pensasse che nel loro mondo si muovano
soltanto menti esaltate, dedite a spandere i loro deliri. Operano in
mezzo a loro anche individui bene accorti, che sperano di ridurre
l'ebraismo a una realtà perennemente sulla difensiva, un mondo
disperatamente impegnato solo sul passato, mentre al contrario il
nostro impegno è, e deve essere, vivere la vita, e nella vita i valori
ebraici, essere padroni del nostro tempo e delle nostre energie, non
lasciarci condizionare l'agenda da chi ha la vocazione a seminare odio.
Questo è forse il bene più importante da difendere contro chi vorrebbe
offendere la Memoria. Perché la Memoria, nella dimensione ebraica, è da
sempre la sorgente della vita.
Renzo Gattegna,
presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
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informazione
Cade il reato di negazionismo "Prevale la libertà di opinione"
Il quotidiano La Stampa di ieri, sabato 26 ottobre, pubblica il seguente articolo che riproduciamo con la medesima titolazione:
Il reato di negazionismo è morto, ma al suo posto ci
sarà l'aggravante di negazionismo. Dopo il bizantino tira-e-molla della
settimana scorsa, nell'aula del Senato è iniziato il dibattito sul ddl
che istituisce un nuovo reato. Paradossalmente, però, il dibattito, pur
animato dalle migliori intenzioni, e accelerato dai fatti che sono
seguiti alla morte del nazista non pentito Erich Priebke, è stato
preceduto da un fuoco di sbarramento da parte degli storici italiani.
La Sissco, Società italiana per lo studio della storia contemporanea,
ovvero la crema degli storici, ha predisposto un appello accorato:
«Nutriamo forti perplessità verso iniziative legislative che,
nell'intento di contrastare tali fenomeni, finiscano per limitare la
libertà di opinione, senza la quale tra l'altro sono impossibili
ricerca scientifica o dibattito storiografico. I "reati", finché si
tratta di opinioni, non sono infatti tali». All'appello si sono già
associati due storici prestati alla politica, quali Miguel Gotor e
Andrea Romano. Dice Gotor, Pd: «Non voterò mai a favore di una legge
del genere. Da storico, sono contrarissimo. Da politico, penso che sia
un clamoroso errore regalare una larga platea a queste persone». Gli fa
eco Romano, Scelta civica: «Io farò le barricate. Sono uno studioso
dell'Urss; per noi è pane quotidiano il dibattito se il lager nazista
sia confrontabile o meno con il gulag sovietico, per me è inammissibile
che tutto ciò possa finire sotto il vaglio di un giudice penale. Pur
nutrendo il massimo disprezzo possibile per chi difende teorie
negazioniste, lasciamo libero il dibattito». Ed è quanto sostiene anche
la Sissco, attraverso il suo presidente Agostino Giovagnoli: «Sulla
definizione di genocidio e su quali siano stati i genocidi nella
storia, tranne qualche caso, non vi è accordo tra storici o tra
giuristi. Ancor meno c'è accordo su quali vadano considerati i crimini
di guerra e contro l'umanità. Spetterebbe al giudice pronunciarsi su
una materia squisitamente storica». Tesi che hanno fatto breccia in
Parlamento. Il vecchio ddl va considerato defunto. Il nuovo reato sarà
subordinato a un «dolo specifico»; cioè non sarà sufficiente esprimere
un'opinione, pur aberrante, per finire sotto processo. La relatrice
Rosaria Capacchione, Pd, ha spiegato al Senato: è in arrivo un
emendamento «interamente sostitutivo dell'unico articolo di cui è
costituito il ddl e ciò per l'esigenza di meglio inserire nel tessuto
del codice penale questa rilevante novità, guardando comunque alla
salvaguardia della libertà di ricerca storica». In pratica, se terrà
l'accordo di maggioranza raggiunto nei giorni scorsi, il negazionismo
non sarà un reato autonomo, bensì una sottospecie della «istigazione a
delinquere» in forma di comma all'articolo 414 del codice penale. E
sarà anche un'aggravante che determinerà «l'aumento della pena della
metà per chi compie istigazione o apologia dei crimini di genocidio o
contro l'umanità».
Francesco Grignetti (La Stampa, 26 ottobre 2013)
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Norma e negazione
Dunque,
molto rumore per nulla? La vicenda dell’introduzione nel nostro
ordinamento giuridico di una “legge per punire il negazionismo”,
espressione in sé peraltro molto generica, dopo un fuoco di fiamma
registrato nei giorni trascorsi sembra avere conosciuto, passata la
piccola tempesta mediatica da poco vissuta, una piegatura all’ingiù.
Claudio Vercelli
Leggi
Nugae
- In their shoes
Molto
più carino dell'espressione italiana “nei suoi panni”, il modo di dire
corrispondente nell'inglese ha dato il titolo a un film per donne
depresse con Cameron Diaz, In her shoes, ma anche alla campagna
promossa durante il mese di ottobre dalla Warner Music Australia, In
their shoes, il cui ricavato sarà devoluto alla ricerca sul cancro al
seno, in occasione del Cancer Awarness Month.
Francesca Matalon,
studentessa di lettere antiche
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