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15 maggio 2014 - 15 Iyar 5774
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav


Elia Richetti,
rabbino
In chiusura del libro di Wa-yiqrà’, Ha-Qadòsh Barùkh Hu’ promette tranquillità e benessere a Israele se seguirà la volontà divina, annunciando anche gravi conseguenze nel caso abbandonasse la strada indicata dalla Torah. In questo contesto, già la prima frase si presta ad alcune considerazioni.
 
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
Siccome la mia kippah era un po’ lisa, me ne serviva una nuova, e sono andato cercarne una al grande centro commerciale di Malca. Su un bancone c'erano diverse enormi pile di kippòt di tutti i tipi. Chi conosce bene Israele (non quelli che sbraitano dalla pianura padana o dalle sponde del Tevere) sa che la scelta della kippah è una delle più delicate operazioni di scelta identitaria. Dal tipo di kippah che uno porta si può capire se è molto strettamente religioso o un po' ondeggiante verso il secolare, se è osservante di stampo mistico o razionalista, se è sionista o antisionista, a favore o contro lo stato binazionale, per che partito vota, e magari anche a che strato socioeconomico appartiene. Per il sottoscritto, dunque, inappropriata la kippah bianca gigantesca fino alle sopracciglia dei seguaci di Nahman di Uman, o quella nera lucida di raso degli ortodossi ashkenaziti, o quella di felpa nera con il bordino rosso e le stelle alpine dei loro bimbi, così come quella a uncinetto di formato extra-large dei residenti della Cisgiordania, o quella minuscola piatta tipo ciapino dei giovani provenienti da licei religiosi ma orientati verso il laicismo. Ma neanche mettibile quella a uncinetto di dimensioni normali colle righine o i disegnetti riconducibile al partito nazionale religioso, o anche quella a uncinetto tutta nera di proporzioni medie frequente fra i sostenitori di Shas, o quella più fantasiosa con un pallone di calcio o un grande delfino o un maggiolino poco adatta all'età, ma neanche quella a cilindro di stoffa pesante a colori violenti dei Curdi e dei Drusi. La scelta si orienta dunque su una kippah di pelle ruvida cucita in quattro quarti di colore sobrio scuro, adatta a un anziano professore non allineato politicamente. Voltata la kippah noto un minuscolo cartellino bianco che dice: Made in China.
 
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ROMA - Alle 18, alla libreria Koob in via Luigi Poletti, presentazione del volume "La strada del coraggio. Gino Bartali, eroe silenzioso" (ed. 66thand2nd). Con l'autrice Aili Mc Connon l'ambasciatore del Canada in Italia Peter McGovern, il curatore della traduzione italiana del volume Giuliano Boraso e il giornalista di Pagine Ebraiche Adam Smulevich.

ROMA - Si inaugura alle 18.30, all'Ermanno Tedeschi Gallery (via del Portico d'Ottavia 7), la mostra Codici Trascendentali dell'artista Tobia Ravà. Le opere saranno esposte fino al 30 luglio.

 
"Shoah, rigettiamo paragoni fuori luogo"
"Gli ebrei italiani assistono con sgomento e preoccupazione a una campagna elettorale in cui ripetutamente si evocano simbologie, fatti e personaggi di un passato terrificante per lanciare messaggi subliminali e denigrare avversari, nella illusoria speranza di raccogliere facili consensi fra un elettorato che in realtà è molto più maturo di quanto non si ritenga”. Così è intervenuto il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna.
 
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Momigliano presidente
dei Rabbini d’Italia
“Un nuovo presidente per l’Assemblea rabbinica italiana. Al vertice arriva infatti il rabbino capo di Genova Giuseppe Momigliano, la cui nomina è stata decretata dal Consiglio Ari riunitosi nelle scorse ore a Milano. Al suo fianco, nominato alla vicepresidenza, il rabbino Alberto Funaro (Roma). L’annuncio è di Pagine Ebraiche. Completano il direttivo il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, il rabbino capo di Milano Alfonso Arbib e il rabbino capo di Padova Adolfo Locci” scrive Vatican Insider della Stampa (notizia riportata anche da Avvenire).
Iraq, Siria, Nigeria. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio traccia sul Corriere una panoramica della difficile situazione in cui vivono oggi le comunità cristiane in tanti paesi del mondo. “Oggi la sensibilità al dramma dei cristiani è cresciuta. Le istituzioni europee, fino a ieri riservate nel parlarne, riconoscono che ormai i cristiani sono la comunità più perseguitata nel mondo. L’ebraismo italiano ha mostrato grande attenzione a questa realtà. Non è un problema confessionale, ma di coscienza civile. Quello che uccide, dopo i colpi-dei persecutori, sono il silenzio e l’ignoranza” scrive Riccardi. Comunità ebraica e
Sant’Egidio organizzano stasera una fiaccolata di solidarietà, davanti al Colosseo a luci spente per l’occasione (Corriere Roma). “È necessario svegliare le coscienze, a volte distratte, dell’opinione pubblica e soprattutto dei governi di tutto il mondo che non possono ignorare quello che sta accadendo” sottolinea Riccardo Pacifici, presidente della Comunità.
Memoria. A Napoli oggi pomeriggio un’iniziativa per ricordare la figura della veneziana Adele Zara, nominata Giusta tra le Nazioni dallo Yad Vashem di Gerusalemme, che vedrà l’intervento del Consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Sandro Temin (Mattino): in programma la presentazione del libro di Pompeo Volpe e Michele Carpinetti, “Adele Zara, Giusta tra le Nazioni” (Cleup). A Roma, omaggio a un altro Giusto, Gino Bartali con un incontro alla Libreria Koob per raccontare il volume “La strada del coraggio. Gino Bartali, eroe silenzioso” (66thand2nd) con l’autrice Aili McConnon, Giuliano Boraso, Peter McGovern e il giornalista di Pagine Ebraiche Adam Smulevich (Corriere).
Il Parlamento israeliano ha ricordato nelle scorse ore l’opera di Angelo Roncalli, che salvò tanti ebrei durante la seconda guerra mondiale e diventato papa fu artefice di decisioni fondamentali nel dialogo interreligioso. “Giovanni XXIII è colui che ha consentito i più significativi cambiamenti di atteggiamento nei confronti degli ebrei” le parole di Yuli Edelstein, speaker della Knesset. “Giovanni XXIII va di fatto considerato un Giusto fra le Nazioni” il commento del leader laburista Yitzhak Herzog (Osservatore Romano).
 
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  davar
Medio Oriente
Israele-Turchia, intesa vicina
“A nome di tutto il popolo d’Israele, desidero esprimere al suo paese le mie più profonde condoglianze per il tragico incidente di Manisa. Siamo tutti scossi per la perdita di vite innocenti sul lavoro e i nostri pensieri sono con il popolo turco. In momenti così difficili dobbiamo tutti aiutarci l’un l’altro e offriamo alla Turchia qualsiasi aiuto di cui possa aver bisogno. Preghiamo per le vittime, per le famiglie, per la salvezza di tutti coloro che ancora si trovano intrappolati, per la guarigione dei feriti”. Questo il messaggio inviato dal presidente israeliano Shimon Peres al suo collega turco Abdullah Gül, dopo la strage nella miniera di carbone che è già costata la vita a oltre 280 persone. La Turchia piange le sue vittime e monta la rabbia per quella che in tanti definiscono una tragedia annunciata, data la mancanza di regole e controlli. Ma sulla stampa israeliana, di Ankara si parla anche per un altro motivo: secondo un’indiscrezione riportata dal Times of Israel, sarebbe vicinissimo l’accordo per la riconciliazione con Gerusalemme.
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Qui Roma
Emanuele Pacifici, pagine
per aprire i cuori

Emanuele Pacifici, di cui cade oggi il trentesimo giorno dalla scomparsa, non era un letterato in senso stretto. Più che un bibliografo e molto più attento di un bibliofilo, egli era un appassionato fidanzato del suo popolo e della sua comunità. Ha avuto un’intuizione favolosa. Quanti di noi a casa, rovistando tra gli scaffali della libreria, tra i volumetti così stretti da non consentire l’indicazione del titolo sul dorso, non scorgono quelle inconfondibili brossure in cartoncino avorio, su tanti argomenti della vita ebraica?

Amedeo Spagnoletto, sofer
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QUI ROMA
Emanuele Pacifici, il ricordo
Un custode della memoria dell'ebraismo italiano. Un uomo cordiale, generoso, che metteva sempre a disposizione la sua casa, le sue conoscenze, i suoi libri in favore del prossimo. Una figura positiva di cui la Comunità ebraica di Roma serberà un ricordo affettuoso come hanno dimostrato ieri le parole di rabbanim, famigliari e amici durante il Limmud tenutosi al Tempio Maggiore per onorarne la memoria. La Comunità ebraica capitolina si è stretta attorno al suo presidente, Riccardo Pacifici, e alla sua famiglia, richiamando alla mente a 30 giorni dalla scomparsa, gli insegnamenti del padre Emanuele. “Ringrazio tutti di essere qui”, ha dichiarato Riccardo Pacifici, ricordando le grandi sofferenze che segnarono la vita paterna (l'uccisione dei genitori durante la Shoah, l'essere stato una delle vittime dell'attentato alla sinagoga di Roma del 1982). Sofferenze da cui Emanuele Pacifici riuscì a uscire sempre a testa alta e con lo sguardo rivolto al futuro. “Un uomo che nella vita è stato segnato dalle più grandi tragedie della storia del Novecento ma ha dimostrato con la sua gioia, la sua voglia di vivere che il Signore non ci lascia mai soli”, ha ricordato il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni. “È difficile spiegare un'amicizia durata 60 anni – ha affermato il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, – ricordo l'allegria di Emanuele, la sua vitalità, il suo sorriso contagioso e la battuta sempre pronta”. Senza dimenticare il valore del patrimonio archivistico, frutto del lavoro certosino di una vita, e che costituisce una pietra importante della memoria dell'ebraismo italiano. Quanto sia stato significativo il contributo, anche umano, di Emanuele Pacifici lo hanno raccontato ieri sera, attraverso parole di Torah, diversi rabbanim tra cui rav Benedetto Carucci, rav Haim Della Rocca, rav Alberto Funaro, rav Scialom Bahbout e il maskil Cesare Efrati.

Daniel Reichel 

MEMORIA
Linda e Cesare tra i Giusti
Hanno teso la mano all’istante e si sono prodigati con tutte le loro energie per allontanare pericoli e insidie. E ciò in favore di perfetti sconosciuti, sopravvissuti alle persecuzioni grazie a una prova di coraggio dalle sfumature straordinarie. Per questo i coniugi Linda e Cesare Ordan, da tempo scomparsi, sono stati riconosciuti Giusti tra le Nazioni dallo Yad Vashem, “il tribunale del bene” attraverso il quale lo Stato di Israele conferisce la massima onorificenza per chi si adoperò contro i crimini del nazifascismo e mise in gioco la propria vita e quella dei propri cari per salvare anche una singola esistenza dalla barbarie di quei giorni. La cerimonia si è svolta nel comune veneto di Campolongo Maggiore (Venezia) alla presenza delle massime autorità cittadine e del funzionario dell’ambasciata d’Israele in Italia Sara Ghilad. A ricevere il riconoscimento la figlia dei Giusti, Agnese Ordan Bertin. Al suo fianco una testimone dell’eroismo che animò il loro impegno: Maura Montanari Israel (nell’immagine), tre anni all’epoca, che fu accolta in casa Ordan assieme ai genitori Carola e Bruno. Nella doppia veste di familiare e rappresentante del Consiglio della Comunità ebraica di Trieste Nathan Israel ha oggi affermato: “Linda e Cesare non avevano alcun dovere morale nei confronti dei miei cari e invece, senza neppure conoscerli, hanno scelto di rispondere a una vera e propria chiamata del cuore. Li ricordo con emozione perché senza di loro, senza il loro altruismo, non sarei con voi”.
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j-ciak
Cannes, le donne di Israele
Sono donne intense, dolenti e spesso drammatiche, quelle che Israele quest’anno porta a Cannes. Scordiamoci le atmosfere intellettuali e un po’ rarefatte di Footnote, vincitore nel 2011, o i soldati di Beaufort con quelle meravigliose scene di luce e sole: quest’anno sulla Croisette spira un vento completamente diverso. A farla da padrone sono piccole storie – un padre e una figlia, una maestra e il suo alunno, due sorelle, una moglie che lotta per divorziare - ritratti sommessi di vite desolate e talvolta ai margini, che trovano voce e parole attraverso lo sguardo femminile.
La pattuglia israeliana, ultimamente sempre numerosa e combattiva, schiera all’edizione 2014 del festival ben cinque film: chiaro segno di una vitalità cinematografica che negli ultimi dieci anni sta registrando una fioritura impetuosa e un successo crescente di pubblico e critica.

Daniela Gross
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QUI ROMA
I linguaggi dell’antisemitismo
Proseguono gli incontri legati all’accordo stipulato in autunno dall’Università Sapienza di Roma e dall’Isgap – The Institute for the Study of Global Antisemitism and Policy per introdurre un corso specifico sul tema dell’antisemitismo nel mondo dell’università. Tema dell’appuntamento odierno, svoltosi all’interno della Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione, era “Storia antica e nuovi linguaggi nell’antisemitismo di matrice islamica”. A confronto con il responsabile Isgap per l’Italia e l’Europa Robert Hassan, il prorettore vicario Antonello Biagini e la docente Maria Cristina Marchetti.
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qui roma
Colosseo spento per solidarietà
Luci spente e fiaccole accese per manifestare solidarietà alle comunità cristiane oggetto di violenza nel mondo. Questo l'obiettivo dell'iniziativa "Colosseo a luci spente" convocata per stasera, a partire dalle 19.45 e con il supporto di Roma Capitale, dalla Comunità ebraica capitolina e dalla Comunità di Sant'Egidio. Sul palco gli interventi del presidente della Comunità ebraica Riccardo Pacifici, del fondatore di Sant’Egidio Andrea Riccardi, del sindaco Ignazio Marino, del presidente dell'associazione Gandhi Alganesh Fessaha, del direttore del Tg1 Mario Orfeo, del direttore del Corriere della sera Ferruccio De Bortoli e del direttore del giornale comunitario Giacomo Kahn. Prenderà la parola anche un testimone oculare dei crimini commessi in Siria.

pilpul
Setirot - Un Limmud per l'Italia
Al Moked dell'anno scorso ascoltai l'inglesissimo ebreissimo Clive Lawton, scoprii così un uomo di fascino davvero straordinario. A New York dicono sia una delle cento persone al mondo che contribuiscono maggiormente al benessere del popolo ebraico. Lawton è uno dei fondatori, e ancora oggi senior consultant, di Limmud. Limmud significa sapere, imparare, e l'organizzazione nata cresciuta ed esplosa in UK è infatti un eccezionale movimento internazionale di apprendimento ebraico. Adesso sbarca in Italia grazie al lavoro di giovani pieni di volontà e anche coraggio. Primi vagiti a Firenze l'1 e il 2 giugno (www.limmud-italia.it).

Stefano Jesurum, giornalista
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Time out - L'amico necessario
Fa sorridere che ad applicare la censura preventiva a un libro sia proprio chi nelle università dovrebbe invitare a leggerli i libri e commentarli e magari a rifletterci anche sopra. Quello che non stupisce però è che poi gli interventi abbiano sempre come scopo quello di difendere l'intellighenzia ebraica del mondo, cioè coloro che a parer di alcuni sarebbero lo spirito critico di un popolo così umile e scemo da non aver compreso che la delegittimazione d'Israele è necessaria per prevenire l'oltranzismo d'Israele e per salvaguardare la nostra integrità morale.

Daniel Funaro
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