Elia Richetti,
rabbino
|
In chiusura del libro di Wa-yiqrà’,
Ha-Qadòsh Barùkh Hu’ promette tranquillità e benessere a Israele se
seguirà la volontà divina, annunciando anche gravi conseguenze nel caso
abbandonasse la strada indicata dalla Torah. In questo contesto, già la
prima frase si presta ad alcune considerazioni.
|
|
Leggi
|
Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
|
Siccome la mia kippah era un po’ lisa, me ne
serviva una nuova, e sono andato cercarne una al grande centro
commerciale di Malca. Su un bancone c'erano diverse enormi pile di
kippòt di tutti i tipi. Chi conosce bene Israele (non quelli che
sbraitano dalla pianura padana o dalle sponde del Tevere) sa che la
scelta della kippah è una delle più delicate operazioni di scelta
identitaria. Dal tipo di kippah che uno porta si può capire se è molto
strettamente religioso o un po' ondeggiante verso il secolare, se è
osservante di stampo mistico o razionalista, se è sionista o
antisionista, a favore o contro lo stato binazionale, per che partito
vota, e magari anche a che strato socioeconomico appartiene. Per il
sottoscritto, dunque, inappropriata la kippah bianca gigantesca fino
alle sopracciglia dei seguaci di Nahman di Uman, o quella nera lucida
di raso degli ortodossi ashkenaziti, o quella di felpa nera con il
bordino rosso e le stelle alpine dei loro bimbi, così come quella a
uncinetto di formato extra-large dei residenti della Cisgiordania, o
quella minuscola piatta tipo ciapino dei giovani provenienti da licei
religiosi ma orientati verso il laicismo. Ma neanche mettibile quella a
uncinetto di dimensioni normali colle righine o i disegnetti
riconducibile al partito nazionale religioso, o anche quella a
uncinetto tutta nera di proporzioni medie frequente fra i sostenitori
di Shas, o quella più fantasiosa con un pallone di calcio o un grande
delfino o un maggiolino poco adatta all'età, ma neanche quella a
cilindro di stoffa pesante a colori violenti dei Curdi e dei Drusi. La
scelta si orienta dunque su una kippah di pelle ruvida cucita in
quattro quarti di colore sobrio scuro, adatta a un anziano professore
non allineato politicamente. Voltata la kippah noto un minuscolo
cartellino bianco che dice: Made in China.
|
|
Leggi
|
|
ROMA - Alle 18, alla libreria Koob in via
Luigi Poletti, presentazione del volume "La strada del coraggio. Gino
Bartali, eroe silenzioso" (ed. 66thand2nd). Con l'autrice Aili Mc
Connon l'ambasciatore del Canada in Italia Peter McGovern, il curatore
della traduzione italiana del volume Giuliano Boraso e il giornalista
di Pagine Ebraiche Adam Smulevich.
ROMA - Si inaugura alle 18.30, all'Ermanno Tedeschi Gallery (via del
Portico d'Ottavia 7), la mostra Codici Trascendentali dell'artista
Tobia Ravà. Le opere saranno esposte fino al 30 luglio.
|
|
|
"Shoah, rigettiamo paragoni fuori luogo" |
"Gli ebrei italiani assistono con sgomento e
preoccupazione a una campagna elettorale in cui ripetutamente si
evocano simbologie, fatti e personaggi di un passato terrificante per
lanciare messaggi subliminali e denigrare avversari, nella illusoria
speranza di raccogliere facili consensi fra un elettorato che in realtà
è molto più maturo di quanto non si ritenga”. Così è intervenuto il
presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna.
|
|
Leggi
|
|
Momigliano presidente
dei Rabbini d’Italia |
“Un nuovo presidente per l’Assemblea
rabbinica italiana. Al vertice arriva infatti il rabbino capo di Genova
Giuseppe Momigliano, la cui nomina è stata decretata dal Consiglio Ari
riunitosi nelle scorse ore a Milano. Al suo fianco, nominato alla
vicepresidenza, il rabbino Alberto Funaro (Roma). L’annuncio è di
Pagine Ebraiche. Completano il direttivo il rabbino capo di Roma
Riccardo Di Segni, il rabbino capo di Milano Alfonso Arbib e il rabbino
capo di Padova Adolfo Locci” scrive Vatican Insider della Stampa
(notizia riportata anche da Avvenire).
Iraq, Siria, Nigeria. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di
Sant’Egidio traccia sul Corriere una panoramica della difficile
situazione in cui vivono oggi le comunità cristiane in tanti paesi del
mondo. “Oggi la sensibilità al dramma dei cristiani è cresciuta. Le
istituzioni europee, fino a ieri riservate nel parlarne, riconoscono
che ormai i cristiani sono la comunità più perseguitata nel mondo.
L’ebraismo italiano ha mostrato grande attenzione a questa realtà. Non
è un problema confessionale, ma di coscienza civile. Quello che uccide,
dopo i colpi-dei persecutori, sono il silenzio e l’ignoranza” scrive
Riccardi. Comunità ebraica e
Sant’Egidio organizzano stasera una fiaccolata di solidarietà, davanti
al Colosseo a luci spente per l’occasione (Corriere Roma). “È
necessario svegliare le coscienze, a volte distratte, dell’opinione
pubblica e soprattutto dei governi di tutto il mondo che non possono
ignorare quello che sta accadendo” sottolinea Riccardo Pacifici,
presidente della Comunità.
Memoria. A Napoli oggi pomeriggio un’iniziativa per ricordare la figura
della veneziana Adele Zara, nominata Giusta tra le Nazioni dallo Yad
Vashem di Gerusalemme, che vedrà l’intervento del Consigliere
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Sandro Temin (Mattino): in
programma la presentazione del libro di Pompeo Volpe e Michele
Carpinetti, “Adele Zara, Giusta tra le Nazioni” (Cleup). A Roma,
omaggio a un altro Giusto, Gino Bartali con un incontro alla Libreria
Koob per raccontare il volume “La strada del coraggio. Gino Bartali,
eroe silenzioso” (66thand2nd) con l’autrice Aili McConnon, Giuliano
Boraso, Peter McGovern e il giornalista di Pagine Ebraiche Adam
Smulevich (Corriere).
Il Parlamento israeliano ha ricordato nelle scorse ore l’opera di
Angelo Roncalli, che salvò tanti ebrei durante la seconda guerra
mondiale e diventato papa fu artefice di decisioni fondamentali nel
dialogo interreligioso. “Giovanni XXIII è colui che ha consentito i più
significativi cambiamenti di atteggiamento nei confronti degli ebrei”
le parole di Yuli Edelstein, speaker della Knesset. “Giovanni XXIII va
di fatto considerato un Giusto fra le Nazioni” il commento del leader
laburista Yitzhak Herzog (Osservatore Romano).
|
|
Leggi
|
|
|
|
|
QUI
ROMA
Emanuele
Pacifici, il ricordo
Un
custode della memoria dell'ebraismo italiano. Un uomo cordiale,
generoso, che metteva sempre a disposizione la sua casa, le sue
conoscenze, i suoi libri in favore del prossimo. Una figura positiva di
cui la Comunità ebraica di Roma serberà un ricordo affettuoso come
hanno dimostrato ieri le parole di rabbanim, famigliari e amici durante
il Limmud tenutosi al Tempio Maggiore per onorarne la memoria. La
Comunità ebraica capitolina si è stretta attorno al suo presidente,
Riccardo Pacifici, e alla sua famiglia, richiamando alla mente a 30
giorni dalla scomparsa, gli insegnamenti del padre Emanuele. “Ringrazio
tutti di essere qui”, ha dichiarato Riccardo Pacifici, ricordando le
grandi sofferenze che segnarono la vita paterna (l'uccisione dei
genitori durante la Shoah, l'essere stato una delle vittime
dell'attentato alla sinagoga di Roma del 1982). Sofferenze da cui
Emanuele Pacifici riuscì a uscire sempre a testa alta e con lo sguardo
rivolto al futuro. “Un uomo che nella vita è stato segnato dalle più
grandi tragedie della storia del Novecento ma ha dimostrato con la sua
gioia, la sua voglia di vivere che il Signore non ci lascia mai soli”,
ha ricordato il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni. “È difficile
spiegare un'amicizia durata 60 anni – ha affermato il presidente
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, – ricordo
l'allegria di Emanuele, la sua vitalità, il suo sorriso contagioso e la
battuta sempre pronta”. Senza dimenticare il valore del patrimonio
archivistico, frutto del lavoro certosino di una vita, e che
costituisce una pietra importante della memoria dell'ebraismo italiano.
Quanto sia stato significativo il contributo, anche umano, di Emanuele
Pacifici lo hanno raccontato ieri sera, attraverso parole di Torah,
diversi rabbanim tra cui rav Benedetto Carucci, rav Haim Della Rocca,
rav Alberto Funaro, rav Scialom Bahbout e il maskil Cesare Efrati.
Daniel Reichel
|
MEMORIA
Linda
e Cesare tra i Giusti
Hanno
teso la mano all’istante e si sono prodigati con tutte le loro energie
per allontanare pericoli e insidie. E ciò in favore di perfetti
sconosciuti, sopravvissuti alle persecuzioni grazie a una prova di
coraggio dalle sfumature straordinarie. Per questo i coniugi Linda e
Cesare Ordan, da tempo scomparsi, sono stati riconosciuti Giusti tra le
Nazioni dallo Yad Vashem, “il tribunale del bene” attraverso il quale
lo Stato di Israele conferisce la massima onorificenza per chi si
adoperò contro i crimini del nazifascismo e mise in gioco la propria
vita e quella dei propri cari per salvare anche una singola esistenza
dalla barbarie di quei giorni. La cerimonia si è svolta nel comune
veneto di Campolongo Maggiore (Venezia) alla presenza delle massime
autorità cittadine e del funzionario dell’ambasciata d’Israele in
Italia Sara Ghilad. A ricevere il riconoscimento la figlia dei Giusti,
Agnese Ordan Bertin. Al suo fianco una testimone dell’eroismo che animò
il loro impegno: Maura Montanari Israel (nell’immagine), tre anni
all’epoca, che fu accolta in casa Ordan assieme ai genitori Carola e
Bruno. Nella doppia veste di familiare e rappresentante del Consiglio
della Comunità ebraica di Trieste Nathan Israel ha oggi affermato:
“Linda e Cesare non avevano alcun dovere morale nei confronti dei miei
cari e invece, senza neppure conoscerli, hanno scelto di rispondere a
una vera e propria chiamata del cuore. Li ricordo con emozione perché
senza di loro, senza il loro altruismo, non sarei con voi”.
Leggi
|
j-ciak
Cannes,
le donne di Israele
Sono
donne intense, dolenti e spesso drammatiche, quelle che Israele
quest’anno porta a Cannes. Scordiamoci le atmosfere intellettuali e un
po’ rarefatte di Footnote, vincitore nel 2011, o i soldati di Beaufort
con quelle meravigliose scene di luce e sole: quest’anno sulla
Croisette spira un vento completamente diverso. A farla da padrone sono
piccole storie – un padre e una figlia, una maestra e il suo alunno,
due sorelle, una moglie che lotta per divorziare - ritratti sommessi di
vite desolate e talvolta ai margini, che trovano voce e parole
attraverso lo sguardo femminile.
La pattuglia israeliana, ultimamente sempre numerosa e combattiva,
schiera all’edizione 2014 del festival ben cinque film: chiaro segno di
una vitalità cinematografica che negli ultimi dieci anni sta
registrando una fioritura impetuosa e un successo crescente di pubblico
e critica.
Daniela Gross
Leggi
|
qui
roma
Colosseo
spento per solidarietà
Luci
spente e fiaccole accese per manifestare solidarietà alle comunità
cristiane oggetto di violenza nel mondo. Questo l'obiettivo
dell'iniziativa "Colosseo a luci spente" convocata per stasera, a
partire dalle 19.45 e con il supporto di Roma Capitale, dalla Comunità
ebraica capitolina e dalla Comunità di Sant'Egidio. Sul palco gli
interventi del presidente della Comunità ebraica Riccardo Pacifici, del
fondatore di Sant’Egidio Andrea Riccardi, del sindaco Ignazio Marino,
del presidente dell'associazione Gandhi Alganesh Fessaha, del direttore
del Tg1 Mario Orfeo, del direttore del Corriere della sera Ferruccio De
Bortoli e del direttore del giornale comunitario Giacomo Kahn. Prenderà
la parola anche un testimone oculare dei crimini commessi in Siria.
|
Setirot
- Un Limmud per l'Italia |
Al
Moked dell'anno scorso ascoltai l'inglesissimo ebreissimo Clive Lawton,
scoprii così un uomo di fascino davvero straordinario. A New York
dicono sia una delle cento persone al mondo che contribuiscono
maggiormente al benessere del popolo ebraico. Lawton è uno dei
fondatori, e ancora oggi senior consultant, di Limmud. Limmud significa
sapere, imparare, e l'organizzazione nata cresciuta ed esplosa in UK è
infatti un eccezionale movimento internazionale di apprendimento
ebraico. Adesso sbarca in Italia grazie al lavoro di giovani pieni di
volontà e anche coraggio. Primi vagiti a Firenze l'1 e il 2 giugno
(www.limmud-italia.it).
Stefano Jesurum, giornalista
Leggi
|
|
Time
out - L'amico necessario |
Fa
sorridere che ad applicare la censura preventiva a un libro sia proprio
chi nelle università dovrebbe invitare a leggerli i libri e commentarli
e magari a rifletterci anche sopra. Quello che non stupisce però è che
poi gli interventi abbiano sempre come scopo quello di difendere
l'intellighenzia ebraica del mondo, cioè coloro che a parer di alcuni
sarebbero lo spirito critico di un popolo così umile e scemo da non
aver compreso che la delegittimazione d'Israele è necessaria per
prevenire l'oltranzismo d'Israele e per salvaguardare la nostra
integrità morale.
Daniel Funaro
Leggi
|
|
|