Se non visualizzi correttamente questo messaggio, fai click qui

29 luglio 2014 - 2 Av 5774
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Roberto
Della Rocca,
rabbino
I segni di lutto per la distruzione del Tempio che manifestiamo nelle tre settimane precedenti al 9 di Av, sono progressivamente stringenti, sino ad attenuarsi già nel pomeriggio dello stesso Tisha' be Av e a trasformarsi in consolazione a metà del giorno successivo alla tragedia. Non succede così, invece, quando muore un congiunto dove le manifestazioni di lutto hanno inizio solo dopo la sepoltura con i sette dì, i trenta giorni e i dodici mesi. Come se il lutto collettivo per la distruzione del Tempio debba manifestarsi prima della tragedia, per sottolineare e per riflettere piuttosto sulle cause che hanno portato alla distruzione e all'esilio del popolo ebraico. Ma vi è anche un'altra significativa differenza tra quella che sono le modalità del lutto pubblico e quelle del lutto privato. Si piange una persona dopo che lascia questo mondo perché siamo impotenti: dopo la morte dell’individuo non possiamo fare niente per riportarlo in vita. Viceversa, dobbiamo vivere con la certezza che il nostro esilio avrà termine e che rivedremo Yerushalaim ricostruita presto e ai nostri giorni.
 
Leggi

Dario
Calimani,
anglista
Lo sforzo, in questi giorni, è mantenere in esercizio lo spirito critico, tentato di annullarsi di fronte agli attacchi di antisemitismo, quelli della feccia, quelli più o meno subliminali della stampa, quelli dell’intellettuale che abusa del titolo. Sembra che a nessuno interessi chiedersi quale sia il fine ultimo al quale tendono tutto l’impegno e la strategia di Hamas. Di fronte alla speranza che Israele voglia restituire i territori occupati in cambio della pace, una vocina dentro ti dice che se l’obiettivo dichiarato di quel governo terrorista è la distruzione di Israele, la restituzione non rientra nei suoi interessi; anzi, l’occupazione è l’alibi che gli serve, assieme al lancio di missili, per mantenere viva la tensione. Ma la feccia, la stampa, l’intellettuale non pensano. Lasciano lavorare le viscere, messe in abile subbuglio da Hamas.
 
Leggi

 
 
Le scritte dell'odio
e un silenzio "pesante"
Svastiche, scritte antisemite, parole di odio. Sui muri di Roma, non nuovi a queste iniziative, il rancore e il veleno antisemita tornano a manifestarsi con modalità inquietanti. “Svastiche sui negozi, raid antisemita nel cuore di Roma”, titola il Messaggero. Sui quotidiani, tra gli altri, le reazioni del presidente della Comunità ebraica Riccardo Pacifici e dell’assessore alle relazioni esterne Ruben Della Rocca. Una ferma condanna dell’accaduto è arrivata anche dal primo ministro Matteo Renzi, dal sindaco Ignazio Marino e da esponenti delle diverse forze politiche. Sul dorso romano di Repubblica, intervistato da Rory Cappelli, Pacifici afferma: “È innegabile che le scritte di questa notte abbiano una matrice e abbiano una firma, ed è anche abbastanza chiaro chi possano essere i mandanti. È un mondo dell’estrema destra che soffia sul fuoco perché ha tutto da guadagnare da un ipotetico scontro tra il mondo ebraico e quello islamico”. In un editoriale sulla prima pagina del Corriere Paolo Conti sottolinea la risposta compatta di istituzioni e società civile ravvisando però, proprio nell’assenza di una condanna da parte islamica, la lacuna più “pesante”. Scrive Conti: “Manca all’appello (lo ha ricordato giorni fa Pierluigi Battista) la solidarietà e il sostegno di quel mondo islamico, ben radicato qui a Roma, al quale — per una di quelle coincidenze piene di significato — si è rivolto proprio ieri Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche Italiane, per la conclusione del periodo di digiuno del Ramadan. Gattegna, nel suo messaggio, sottolinea che ‘ebrei e musulmani devono camminare al fianco e insieme contribuire al progresso della società italiana’. Parole di straordinaria civiltà, soprattutto in queste ore tragiche per il Medio Oriente: una mano tesa verso il dialogo e il superamento delle divisioni. Ma il dialogo è, appunto, un dialogo quando a parlare e a tendersi la mano sono due interlocutori”. Domani alle 21, davanti alla sede del Foglio, presidio di solidarietà per Tsahal e tutti i cristiani perseguitati dall’integralismo islamico. Una manifestazione che ha l’obiettivo di “illuminare l’aria appestata dalla cultura di guerra del jihad” e “dalla spettrale invasione dei tagliagole”. Oggi, formulando un invito, il direttore Giuliano Ferrara sottolinea: “Pochi o molti che saremo, saremo quelli che hanno espresso questo rifiuto, che non vogliono confusione ideologica e maleducazione intellettuale, che intendono trasmettere ai giovani europei armati di kefiah e di cattive idee, e di indifferenza verso i martiri, una cosa nuova e bella”. Sembrano arenarsi, almeno al momento, le possibilità di una tregua tra Israele e Hamas. Il fallimento dell’azione diplomatica di Kerry, accusato dal primo ministro Netanyahu di aver ceduto alle richieste del gruppo terrorista, emerge con nuova evidenza. Dopo l’attacco con colpi di mortaio che ha portato all’uccisione di alcuni cittadini israeliani nella regione di Eshkol il premier ha affermato: “Dobbiamo prepararci a una lunga campagna, andremo avanti fino a quando la missione sarà compiuta”. Sempre da Israele arriva l’accusa ad Hamas di sparare sulla popolazione civile per incrementare il numero delle vittime. Tra gli episodi contestati il bombardamento di un ospedale e quello di un’area giochi di un parco profughi in cui sono morti otto bambini. Ne scrivono, tra gli altri, Davide Frattini sul Corriere e Maurizio Molinari sulla Stampa. Le cronache di questi giorni ripropongono con forza il dramma degli abitanti di Gaza utilizzata dalla leadership di Hamas come scudo umano permanente. Sul Corriere un’insidiosa valutazione di Sergio Romano che, pur riconoscendo l’esistenza di questa minaccia, inserisce nello stesso ragionamento situazioni del tutto differenti come la conquista di villaggi arabi da parte dell’esercito israeliano nel 1948 e la presenza di insediamenti in Cisgiordania. “L’uso militare dei civili nelle guerre asimmetriche”, il titolo della sua riflessione.
 
Leggi

#IsraeleDifendeLaPace Domande e risposte
Domande chiare e risposte chiare e autorevoli, punto per punto, ai complessi problemi della crisi mediorientale. Aggiornamenti costanti ora per ora. L'impegno di fare chiarezza sui diversi nodi del conflitto in corso tra lo Stato di Israele e i terroristi di Hamas.
Sul portale dell'ebraismo italiano www.moked.it il lancio di una nuova area informativa dedicata dalla redazione a notizie, schede, dichiarazioni  sugli ultimi sviluppi relativi all'operazione delle forze di sicurezza israeliane nella Striscia di Gaza. Tutti i cittadini che ritengono di poter aggiungere un contributo positivo per arricchire il notiziario possono mettersi in contatto scrivendo a desk@ucei.it.
 
Leggi

 
  davar
LOTTA ALL'ODIO
Antisemitismo, allarme europeo
“Mai come oggi, dai tempi della Shoah, abbiamo registrato una situazione di tensione come questa. Sono molto preoccupato per il futuro”. È l'allarme lanciato da Vladimir Sloutzker, presidente dell'Israel Jewish Congress, intervenuto nel corso di un incontro con i leader di alcune comunità ebraiche europee svoltosi nelle scorse ore alla Knesset. Ad essere oggetto di approfondimento gli episodi di antisemitismo che sempre più spesso minacciano la vita delle varie realtà, a livello sia locale che nazionale. Sono i numeri stessi a spiegare la consistenza del fenomeno, diffuso a macchia d'olio e con matrici estremamente diversificate che tendono a convergere nel comune risentimento anti-israeliano e anti-ebraico.
Leggi

#ISRAELEDIFENDELAPACE – INFORMAZIONE
Ferrara: “Reagire si può, si deve. Per i cristiani e per Israele”
“Reagire si può. E si deve”. Le idee sono chiare e la determinazione è quella di sempre. L’Elefantino del giornalismo italiano chiama tutti a raccolta domani sera per sostenere le ragioni di Tsahal le forze di difesa di Israele, impegnate in una dura lotta contro le organizzazioni terroristiche che occupano Gaza e massacrano le popolazioni civili israeliana e palestinese, ma anche per sensibilizzare gli italiani sulla difficile situazione delle popolazioni cristiane minacciate in molte aree dove domina il potere degli islamici integralisti.
L’appuntamento è per le 21, sul Lungotevere Sanzio, a pochi passi da Ponte Sisto, proprio davanti alla redazione del suo giornale, il Foglio. L’invito è aperto a tutti, lettori e non lettori, ebrei e non ebrei, comuni cittadini e leader politici.
Giuliano Ferrara dal suo studio dà le spalle ai platani del Lungotevere e si concede, nelle ore di fuoco che preludono la chiusura di un giornale quotidiano, une breve pausa per spiegare il significato della sua iniziativa.
“In questi giorni – commenta - sento più che mai il bisogno di parlare chiaro. Israele usa le armi per difendere la propria popolazione civile, Hamas usa la propria popolazione civile per difendere le proprie armi”.
L’impegno a comprendere e a spiegare le ragioni di Israele è forte e ben evidenziato da quanto il Foglio pubblica in questi giorni. Ma la manifestazione di piazza a cosa serve?
“Sul conflitto in corso ci sono molti malintesi. È vero che la sproporzione delle forze colpisce, intimidisce, favorisce la favola umanitaria. Israele è grande in confronto alla Striscia di Gaza, pur essendo un paese piccolo. È più ricco, più popoloso, più attrezzato militarmente e tecnologicamente. A sentire alcuni le parti in causa si spartiscono torti e ragioni, sarebbero quasi sullo stesso piano. Ma non è così. Hamas, l’organizzazione terrorista che controlla la Striscia di Gaza e predica l’annientamento dell’entità sionista, usa il proprio popolo, e in particolare donne bambini vecchi e ammalati, per tutelare i tunnel e gli impianti missilistici e i depositi di armi negli ospedali e nelle scuole. Israele si difende. Serve un gesto chiaro e forte per dire assieme che a questo gioco di confondere le responsabilità non ci stiamo. Che stiamo dalla parte di Israele”.
Dopo tanti giorni di combattimenti, di fronte al dileguarsi delle speranza di una tregua, molti sono preoccupati per l’emergenza umanitaria che incombe su Gaza…
“Questo buonismo di maniera non è umano e nemmeno umanitario. La ricerca di un compromesso politico e militare, le richieste e le realizzazioni di tregue umanitarie, sono benvenute. Nel vasto e fosco orizzonte della politica mondiale, e del ruolo tragico in essa rivestito dalla questione israelo-palestinese, stanno molte emozioni e molte opinioni, anche di segno diverso e opposto: ma non si può accettare che il mondo, nell’ora in cui l’ordine mondiale è devastato dalla riluttanza e dal disimpegno del capo degli Stati Uniti d’America e dall’impotenza dell’Unione europea, si dichiari, Judenmüde: stanco degli ebrei”.
L’appello del Foglio guarda più in là, non si ferma all’orizzonte del Medio Oriente.
“Non si può accettare di rubricare come una serie di episodi locali la sequenza di stragi di cristiani, l’intolleranza violenta nei confronti della loro libertà di culto, il succedersi di rapimenti, stupri, assassinii di chi porta la croce come vessillo di umanità, di gioia e di pace. Per chi ha il coraggio di parlare è ora di dire basta”.
Le due situazioni sono dunque strettamente collegate?
“Gli uccisi di confessione cristiana, le famiglie sradicate e cacciate dalle antiche terre in cui hanno sempre praticato il loro culto, sono testimonianze di un mondo che va a rotoli: nessuno può presumere di salvarsi e di salvarlo da solo. Questo solo vogliamo dire in una notte romana non qualsiasi: ci sono cose che non possono esser accettate, e tra queste la virulenta campagna umanitaria che nasconde malamente impulsi ferocemente antisionisti e antisemiti, e l’altrettanto violenta indifferenza verso il mondo cristiano attaccato. Chi sta alla radice della fede in Cristo, come disse papa Ratzinger del sovrano particolarismo ebraico, e chi sta ben fermo in quella fede messianica nella resurrezione, e tutti noi che non ci muoviamo dal rispetto di comportamento e di idee laiche verso le basi del modo di vivere e amare che ha anche una caratura ‘occidentale’, tutti dobbiamo unirci anche solo simbolicamente, anche solo per una notte, e agitare mille torce per illuminare l’aria appestata dalla cultura di guerra del jihad e dalla spettrale invasione dei tagliagole”.
Tanti lettori del Foglio di fronte a questa iniziativa hanno già dato messaggi positivi. Ti attendi molta rispondenza?
“Pochi o molti che saremo, saremo quelli che hanno espresso questo rifiuto, che non vogliono confusione ideologica e maleducazione intellettuale, che intendono trasmettere ai giovani europei armati di kefiah e di cattive idee, e di indifferenza verso i martiri, una cosa nuova e bella”.
In campo ebraico, in Italia e nel mondo, si registrano interpretazioni discordanti riguardo all’atteggiamento dei media di fronte alla crisi. Permane una certa dose di malafede e si superficialità nel giudizio. Ma secondo alcuni rispetto agli scorsi anni si può registrare un progresso, una maturazione. Le ragioni di Israele emergerebbero con maggiore chiarezza e al lettore la situazione verrebbe spiegata con maggiore onestà. Ti sembra, al di là di quanto pubblicato dal Foglio, un’analisi condivisibile?
“Non saprei dirti quanto sia un’impressione fondata. Forse un progresso c’è, ma non me ne sento sicuro. Diciamo che sicuramente possiamo tramutare queste idee in un augurio. Il giorno che questo avvenisse sarebbe un bel giorno”.
Questa è una strana estate, molto tesa, dolorosa. E anche nuvolosa.
“Certo – ride Ferrara – ma ho letto attentamente le previsioni. Forse pioverà domani fino al tardi pomeriggio. Ma il cielo dovrebbe tornare sereno subito prima del nostro incontro. L’appuntamento è per le 21”.
 
gv
Leggi

#IsraeleDifendeLaPace
'Inaccettabile la minaccia mortale dal cielo e dalla terra'
Un’infiltrazione in territorio israeliano, cinque soldati uccisi, tutti tra i 18 e i 21 anni. Con queste notizie si è chiusa una delle giornate più drammatiche dall’inizio del conflitto. Dopo ore di relativa quiete, in cui i combattimenti si erano fermati in occasione della giornata che segnava ieri la fine del Ramadan, pur senza una ufficiale dichiarazione di cessate il fuoco, la tensione è tornata a salire. Colpi di mortaio sparati da Gaza hanno ucciso quattro soldati nella regione di Eshkol. E pure da razzi sparati dalla stessa Striscia sono state causate le esplosioni all’ospedale Al Shifa e al campo profughi di Al Shati, dove sono rimaste uccise diverse persone fra cui bambini (a diffondere le fotografie aree dell’accaduto, lo stesso esercito israeliano). In serata il premier Benjamin Netanyahu ha parlato alla nazione.
Leggi

#israeledifendelapace
I bambini hanno paura
Yotam Dagan è responsabile dei programmi di cooperazione internazionale di Natal, una ONG (organizzazione non governativa) israeliana che si prende cura di coloro che hanno subito un trauma collegato alla guerra o al terrorismo. La sua spiegazione degli effetti della guerra sui bambini - valida anche per gli adulti - è chiarissima: “Parlare di un trauma psicologico è come parlare di un proiettile invisibile, che nessuno può vedere. Essere stati vicini alla morte, o essere stati presenti all’esplosione di bombe, razzi o anche vivere nella paura di questi eventi è davvero come essere colpiti da un proiettile invisibile che ferisce mente e anima”.
Leggi

dopo le scritte antisemite a Roma
'Atti che colpiscono tutta la città'
Il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha dichiarato:


“Le scritte che hanno imbrattato i muri di Roma con frasi cariche di odio devono essere denunciate con vigore e non possono passare sotto silenzio. Si tratta infatti di un atto che mette a nudo l’inestricabile relazione fra dichiarato antisionismo e reale antisemitismo e che minaccia non solo gli ebrei, ma l’intera città di Roma e i suoi valori fondanti. Alle diverse forze politiche che in queste ore si sono espresse, in una pluralità di voci ma con la medesima fermezza, gli ebrei italiani manifestano la propria gratitudine. Tutti i cittadini che hanno a cuore i valori della Costituzione e della Repubblica si riconoscono nelle parole di sdegno e nell’impegno a reagire che il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha voluto fare proprio”.

QUI TORINO
Una serata per stare uniti
Si è trattato di una la serata che ha raccolto numerosi rappresentanti di istituzioni e organizzazioni ebraiche a intervenire al dibattito, e dichiaratamente senza alcun intento politico. L’incontro “Sotto attacco: quale futuro per Israele” è stato un’occasione di riflessione e scambio di opinioni, per condividere stati d’animo, emozioni, e soprattutto per restare insieme, uniti. Il centro sociale della Comunità si è così rapidamente riempito e trepidazione, angoscia e speranze quotidiane sono state il tema comune dei vari interventi. Dai rappresentanti comunitari al vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Giulio Disegni, da Claudia De Benedetti, dell’Agenzia Ebraica a rav Alberto Somekh, le varie voci che si sono alternate hanno condiviso una grande preoccupazione per le deficienze dell’informazione e la comune volontà di fare tutto il possibile per aiutare, appoggiare e sostenere chi nel conflitto è coinvolto direttamente.
Leggi

Antisemitismo
Risposta unita contro l'odio
Fronte unito di solidarietà da parte del governo, delle diverse forze politiche, della società civile. È la risposta di Roma all’oltraggio delle nuove scritte antisemite cariche di odio che hanno sporcato i muri della Capitale. Un’azione così commentata dal presidente della Comunità ebraica Riccardo Pacifici: “Roma non può diventare come Parigi dove gli ebrei sono assaltati, le sinagoghe circondate e girare con la kippà in testa, il copricapo ebraico, è un pericolo concreto. Siamo fiduciosi che le forze di sicurezza e le autorità politiche prenderanno in considerazione ogni iniziativa volta a prevenire ciò che la Francia ha sottovalutato per troppi anni”. Da segnalare anche un increscioso episodio avvenuto a Livorno nel corso dell’inaugurazione di “Effetto Venezia”, manifestazione culturale che ha il supporto dell’amministrazione cittadina. Nell’area riservata all’evento era infatti apposto uno striscione con scritto “Fermare il genocidio a Gaza, Israele vero terrorista”. Il presidente della Comunità ebraica livornese Vittorio Mosseri ha così scritto una lettera aperta al sindaco Filippo Nogarin, oggi riportata dal quotidiano Il Tirreno.
Leggi

pilpul
Gli Stati Uniti e Gaza
La Guerra che Israele sta conducendo nella striscia di Gaza rischia di guastare le relazioni cordiali fra Israele e gli Stati Uniti. Questa conseguenza era prevedibile alla luce della posizione dell’amministrazione attuale degli Stati Uniti nei confronti del Medio Oriente.
In Egitto Washington era dalla parte di Morsi, leader dei Fratelli Musulmani, e non da quella di Abdel Fatah el-Sisi, attuale Presidente. In Israele i Fratelli Mussulmani sono considerati come estremisti islamici fondamentalisti, mentre si nutre simpatia per el-Sisi, moderato e pro-occidentale. Ma egli non è stato invitato a Parigi, come del resto neanche Israele e Abu Mazen, che sono al centro della disputa
.

Sergio Minerbi, diplomatico
Leggi

Armiamoci e partite
“A sindaco, stai a fa’ er frocio col culo dell’artri!”. Con questa battuta fulminante se ne uscì anni fa – nel corso di una Giunta – un indimenticato assessore del Comune di Roma. A lui ho pensato leggendo l’editoriale di Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere di ieri. Il succo del ragionamento è questo: la civiltà occidentale, ormai secolarizzata, ha paura di dichiararsi cristiana e dunque reagisce con indifferenza ai massacri di cristiani in giro per il mondo. Poiché non crede più in nessuna trascendenza, ha paura della morte, e quindi non sa più neanche fare la guerra.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
Leggi

Storie - I curriculum ripuliti
Il progetto del razzo statunitense Saturn V, che nel luglio del 1969 lanciò sulla Luna la navicella spaziale Apollo 11, fu elaborato e diretto dal barone nazista Wernher Magnus Maximilian von Braun, l’inventore dei razzi V1 e V2, che colpirono Londra e il Belgio nell’autunno del 1944.
La storia di von Braun e del gruppo di scienziati nazisti (fisici, chimici, medici) assoldati nell’immediato dopoguerra nell’esercito degli Stati Uniti è stata ricostruita in un libro da poco uscito, firmato da Annie Jacobsen, reporter del Los Angeles Times Magazine
.

Mario Avagliano
Leggi





moked è il portale dell'ebraismo italiano
Seguici su  FACEBOOK  TWITTER
Pagine Ebraiche 24, l'Unione Informa e Bokertov sono pubblicazioni edite dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. L'UCEI sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it  Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio "cancella" o "modifica". © UCEI - Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.