Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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Grosseto
è una delle città che fanno parte, per via adottiva, del mio dna
familiare. E sulle colline sopra Grosseto ho trascorso buona parte
della mia infanzia e quando posso porto i miei figli a godere di una
passeggiata nella "macchia", verso il castello del Sassoforte,
Montemassi e Roccatederighi. Altra tappa delle nostre vacanze è la
discesa nella città vecchia, in piazza Dante, in una Grosseto antica e
signora. Una Grosseto dove la mia (nostra) kippà non ha mai creato
nessun problema, anzi spesso i "cittini" con tzittzit e kippot erano
accolti con sorrisi persino dal panettiere di Sassofortino tempestato
dalle nostre domande ed esigenze. Ma questo fino a ieri. Perché ieri a
Grosseto ho avuto paura.
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
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Si
ricorda in questi giorni il secolo dallo scoppio effettivo della Grande
Guerra. Da allora non molto sembra cambiato nel campo dell'intervento
del ceto intellettuale. Forse una cosa sola: allora la novità del
conflitto moderno era evidente, e combinata con la profonda crisi che
aveva caratterizzato gli anni a cavallo dell'800 e del '900 e alla
nascita e allo strutturarsi del moderno nazionalismo imperialista aveva
prodotto un impegno personale sul campo di battaglia. Si contano a
centinaia gli intellettuali europei morti nelle trincee, convinti di
combattere una guerra giusta. Durante la seconda guerra mondiale lo
stesso spirito pervase i “piccoli maestri”, giovani intellettuali
magari ispirati da alcuni meno giovani, che tuttavia mettevano a
rischio se stessi e le proprie certezze e andavano sui monti nel nome
della libertà e dell'antifascismo. Da allora però il ceto intellettuale
ha preferito sperimentare strade meno rischiose e più produttive sul
piano della popolarità e dell'effetto mediatico.
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Hamas, razzi contro la tregua |
La
notizia non è ancora presente sui giornali di oggi, ma la tregua in
Medio Oriente è finita. Hamas allo scadere delle 72 ore concordate ha
sparato alcuni colpi di mortaio, per poi proseguire con nuovi lanci di
missili, che hanno richiesto l’intervento del sistema di difesa
antimissile israeliano e - dopo più di due ore in cui Israele ha
evitato di rispondere - è arrivata la risposta dell’esercito.
Sulla Stampa Maurizio Molinari racconta la corsa contro il tempo fatta
dai negoziatori: Ismail Haniyeh, il leader di Hamas, è contrario
all'estensione del cessate il fuoco perché “le nostre richieste non
vengono prese in considerazione”. Israele è a favore di un rinnovo
incondizionato della tregua, e rilancia la richiesta di disarmare
Hamas. I mediatori egiziani hanno respinto alcune richieste (l'apertura
di un porto, un aeroporto e un corridoio per Gaza), e iI Cairo ha fatto
anche presente che “la riapertura del confine di Rafah avverrà solo se
sul lato opposto vi saranno le forze di Abu Mazen, e non di Hamas”.
Sull’altro fronte Yuval Steinitz, ministro per l'Intelligence ha
avvertito che a una ripresa degli attacchi di Hamas la risposta
israeliana sarà molto dura, e i comandi militari hanno presentato al
premier Benjamin Netanyahu le opzioni per una ripresa dei combattimenti
terrestri. E il titolo dell’Avvenire è “Hamas non aderisce alla tregua
‘estesa’”.
Il Medio Oriente, come scrive Fiamma Nirenstein sul Giornale, “è tutto
un campo di battaglia” e “i civili non esistono se non come vittime,
pedine”. Il Califfato continua la sua espansione e ha preso a Mosul la
maggiore diga idroelettrica irachena ed ha costretto almeno 40mila
civili curdi alla fuga. Gli Stati Uniti stanno valutando un intervento,
ma dichiarano contestualmente che “ogni eventuale azione militare sarà
limitata nei suoi obiettivi”, perché “alla crisi in Irak serve una
soluzione politica”. E secondo Nirenstein “Lo Stato Islamico trova pane
per i suoi denti soltanto quando si confronta con l'Egitto nel Sinai, e
quando Hamas deve affrontare Israele”.
A Livorno non pare vicino a una risoluzione il caso dello striscione
anti-israeliano: appeso il 25 luglio durante Effetto Venezia, la
rassegna estiva della città, riporta un atto d’accusa pesantissimo,
subito contestato dalla comunità ebraica locale. Nonostante le
richieste, le raccomandate al sindaco e addirittura una lettera
dell’ambasciatore israeliano in Italia che il sindaco cinque stelle
Nogarin definisce “molto gentile” (Corriere), a distanza di due
settimane lo striscione ancora è ben visibile all’ingresso del centro
storico della città. il primo cittadino, intervistato per il Corriere
da Fabrizio Roncone, sostiene che gli sembra si tratti di “una frase
generica” e che per lui “lo striscione può restare lì”. Soddisfatto del
dibattito che sta suscitando aggiunge: “Lo striscione non ha alcuna
accezione antisemita. E poi... non è compito mio rimuoverlo”.
L’Espresso pubblica una lunga intervista a Daniel Cohn-Bendit,
intitolata “Dimenticate Bibbia e Corano”, un ragionamento di uno dei
protagonisti della politica europea, abbandonata recentemente per
“lasciare spazio ai giovani”. Parlando della situazione sia in Israele
che in Ucraina sostiene che nei due paesi servirebbero leader capaci di
spiegare ai propri cittadini che “è necessario rinunciare ad alcuni
sogni”.
Israele deve rinunciare a ospitare la sfida di Coppa Davis con
l’Argentina: lo ha annunciato la Federazione Internazionale che con
voto unanime ha deciso lo spostamento della sfida in programma 12 al 14
settembre per il conflitto in corso nella Striscia di Gaza. Israele ha
cinque giorni per proporre una sede neutrale.
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#IsraeleDIfendelaPace
Domande e risposte |
Domande
chiare e risposte chiare e autorevoli, punto per punto, ai complessi
problemi della crisi mediorientale. Aggiornamenti costanti ora per ora.
L'impegno di fare chiarezza sui diversi nodi del conflitto in corso tra
lo Stato di Israele e i terroristi di Hamas.
Sul portale dell'ebraismo italiano www.moked.it
il lancio di una nuova area informativa dedicata dalla redazione a
notizie, schede, dichiarazioni sugli ultimi sviluppi relativi
all'operazione delle forze di sicurezza israeliane nella Striscia di
Gaza. Tutti i cittadini che ritengono di poter aggiungere un contributo
positivo per arricchire il notiziario possono mettersi in contatto
scrivendo a desk@ucei.it
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qui livorno - lo striscione dell'odio
Il sindaco 5Stelle insiste:
"Quella scritta ha un merito"
“Fermare
il genocidio a Gaza. Israele vero terrorista”. Sono passati ormai molti
giorni dall'esposizione, su un palazzo di proprietà del Comune, del
violento striscione che accoglie con queste parole le molte migliaia di
cittadini che partecipano alle serate di Effetto Venezia,
manifestazione culturale che si svolge sotto l'egidas
dell'amministrazione cittadina. Nonostante le proteste della Comunità
ebraica livornese, del suo presidente Vittorio Mosseri,
dell'ambasciatore d'Israele a Roma Naor Gilon, lo striscione è ancora
là, in bella vista. Anche per negligenza del sindaco Cinquestelle
Filippo Nogarin, che non solo ha mostrato scarsa sensibilità nella
risoluzione del problema ma ha anche ventilato la possibilità di un
gemellaggio con la città di Gaza, governata come noto dal gruppo
terroristico di Hamas. Il progetto è stato discusso ieri in Consiglio
comunale, il giorno precedente Nogarin aveva incontrato Mosseri. Per la
prima volta dalla sua elezione.
La vicenda approda oggi, con molto rilievo, sulle pagine nazionali del
Corriere della sera. Intervistato da Fabrizio Roncone, il primo
cittadino si lascia andare a considerazioni che suscitano non pochi
interrogativi.
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qui firenze
Balagan, dal Klezmer ai Balcani
I
“romanzi della Memoria” raccolti da Giacoma Limentani nella sua densa
Trilogia, le musiche sospese tra klezmer, balcanicogipsy e tradizione
meridionale elaborate dalla Baro Drom Orkestar. Questo il menu offerto
ieri dal Balagan Cafè fiorentino davanti alla consueta cornice di
pubblico ritrovatosi davanti alla sinagoga di via Farini. A
intervistare la scrittrice il direttore artistico del Balagan Enrico
Fink e la scrittrice e critica letteraria Aglaia Viviani. Come
intermezzo tra i due momenti l’inedita apericena dedicata alle
tradizioni gastronomiche dell’ebraismo cinese curata dallo chef Jean
Michel Albert Calasso.
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qui roma
Scritte antisemite, tre indagati
Hanno
un’età compresa tra i 20 e i 53 anni i tre presunti autori delle
scritte antisemite apparse sui muri di Roma a fine luglio. Lo si
apprende mentre sono in corso perquisizioni disposte dal pubblico
ministero per accertare l’esatta dinamica dei fatti. “In queste
settimane di forte tensione le istituzioni e le forze di sicurezza sono
state sempre presenti. La speranza è che le persone indagate per le
scritte che istigano all’odio razziale siano ora processate al più
presto dalla giustizia italiana”, afferma in una nota il presidente
della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici. Lo stesso Pacifici
rivolge un ringraziamento particolare al capo della Polizia Alessandro
Pansa e al ministro dell’Interno Angelino Alfano.
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Un’usanza presa troppo sul serio |
Pare
che un tempo a Torino, per sottolineare l'atmosfera luttuosa della
ricorrenza, il Rabbino Capo non fosse presente al bet ha-keneset nella
mattina di Tishà Be-Av ma comparisse solo nel pomeriggio, quando giunge
il momento della consolazione. Pare inoltre che l’assenza riguardasse
anche i giorni precedenti al digiuno. Forse qualcuno si è ricordato di
questa usanza e l’ha presa molto sul serio (si sa che a volte le siepi
estendono non solo i precetti, ma anche gli usi), e così l'assenza di
un Rabbino Capo a Torino è durata da ben prima di Tishà Be-Av del 5773
a tre giorni dopo Tishà Be-Av del 5774. Tanto più grande dunque la
speranza che questo arrivo tanto atteso, che giunge nei giorni dedicati
alla consolazione, segni un nuovo inizio per la nostra Comunità.
Un caloroso benvenuto a Rav Ariel Di Porto!
Anna Segre, insegnante
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Il caso Livorno |
In
un comunicato apparso sul sito QuiLivorno gli autori dello striscione
su Gaza rispondono con un comunicato alla lettera del presidente della
kehillah di Livorno, Vittorio Mosseri. Nel suddetto accusano la
comunità ebraica di allinearsi ad una destra “estrema” che governerebbe
Israele, ribadiscono “l'appropriatezza” del termine genocidio riportata
dal vocabolario Treccani, e prendono le distanze dalle accuse a loro
dire “infondate” di antisemitismo... poi in conclusione sostengono di
“non avere [al contrario degli ebrei, o di Israele?] le lobby che
finanziano giornali e TV”. Come si dice allora in Bagitto/Ladino: Tarhì tarhà todas una mishfahà, e la musica è sempre la stessa.
Francesco Moises Bassano, studente
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Tubeav |
Tra
pochi giorni è Tubeav, antica festa degli innamorati e ultima
ricorrenza del calendario ebraico. Una dolce chiusura, subito dopo
Tishabeav. Una chiave di senso al nostro ciclo vitale. Perché non c'è
vita che regga il dolore senza la gioia di un amore, che sia un
ricordo, una presenza o una nobile aspirazione.
Ilana Bahbout
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