Elia Richetti,
rabbino
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Dopo
aver elencato ed abbondantemente esemplificato gli innumerevoli segni
dell’attenzione e dell’amore divino per Israel, Moshè osserva:
“We-‘attà Israel, ma Ha-Shèm E-lokékha sho’èl me-‘immàkh, ki im
le-yir’à eth Ha-Shèm E-lokékha...?”, “Ed ora, Israel, che cosa il
Signore tuo D.o ti chiede, se non di venerare il Signore tuo D.o?”.
Rashì spiega questo verso sottolineando che nonostante tutto ciò che
gli Ebrei hanno fatto di male, tuttavia Ha-Qadòsh Barùkh Hu’ Si
accontenta del semplice rispetto dell’impegno a venerarLo ed amarLo, e
non chiede particolari atti di contrizione o penitenza.
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
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Ho
conosciuto Mario Vargas Llosa (MVLL) quando venne all'Università di
Gerusalemme nel maggio del 2010 per darvi una lezione magistrale al
Centro Liwerant per lo studio delle società latinoamericane di cui ero
consigliere. Nella sua conferenza trasparivano le affascinanti chimere
del paradiso sempre vagheggiato ma mai raggiungibile dell'Eldorado, e
il tragico contrasto delle abissali inequità del mondo reale. Per noi
di lingua italiana, temi tanto lontani eppure tanto vicini. MVLL era
allora candidato al Premio Nobel che avrebbe ricevuto di lí a poco. Era
un amabile conversatore, una persona alla mano. Andammo a cena assieme
ad amici ed ebbi cosí l'occasone di fargli da autista. Mentre passavamo
dal Monte Scopus ai quartieri orientali e a quelli occidentali di
Gerusalemme, da buona guida gli fornivo le informazioni essenziali sui
luoghi e sulle loro problematiche.
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MILANO
- “Dialogare e pregare per tutte le persone che sono perseguitate
a motivo della propria fede”, questo il tema al centro
dell'appuntamento di questa sera, ore 19.00, alla Sala delle Colonne
del Nuovo grande museo del Duomo. Ad incontrarsi, rappresentati della
comunità ebraica, cristiana e islamica per un appuntamento organizzato
dalla scuola della Cattedrale, con il supporto della Veneranda Fabbrica
del Duomo, in collaborazione col Tribunale Rabbinico del Centro Nord.
Tra i protagonisti dell'incontro,rav Giuseppe Laras, presidente del
Tribunale Rabbinico del Centro-nord Italia, e il professor David
Meghnagi, docente di psicologia all'Università di Roma Tre.
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Cinque giorni di tregua |
Un’estensione
della tregua di 5 giorni, questo il risultato delle ultime trattative
nonostante i nuovi lanci di missili e la conseguente reazione di
Tsahal. Le sirene sono risuonate la scorsa notte nel sud d’Israele: due
ore prima della fine del cessate il fuoco alcuni razzi lanciati da Gaza
sono arrivati vicino ad Ashkelon e l’aviazione israeliana ha risposto
al fuoco. Il Messaggero, nell’edizione del mattino, segnala anche
che secondo alcuni media locali un razzo palestinese finito in
territorio egiziano avrebbe ucciso una bambina. Le truppe israeliane
schierate a ridosso di Gaza sono state messe in allarme e
nell’incertezza sono stati chiamati altri riservisti, mentre Netanyahu
trova sempre più difficile ottenere consensi nel suo governo per
l’approvazione della tregua proposta dall’Egitto. Il presidente
egiziano Al-Sisi è schierato con Israele contro qualsiasi misura che
possa rafforzare Hamas o soltanto dare l’impressione di una vittoria
del movimento islamico. “Non soltanto il valico di Rafah per essere
aperto deve essere sotto il controllo dell’Anp – insistono al Cairo –
ma tutta la Striscia di Gaza deve tornare a essere governata dal
governo legittimo dei palestinesi”.
Sul Financial Times in un lungo articolo John Reed racconta la rabbia
dei cittadini israeliani che vivono a poca distanza dal confine con la
Striscia di Gaza.
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#IsraeleDifendeLaPace
Domande e risposte |
Domande
chiare e risposte chiare e autorevoli, punto per punto, ai complessi
problemi della crisi mediorientale. Aggiornamenti costanti ora per ora.
L'impegno di fare chiarezza sui diversi nodi del conflitto in corso tra
lo Stato di Israele e i terroristi di Hamas.
Sul portale dell'ebraismo italiano www.moked.it
il lancio di una nuova area informativa dedicata dalla redazione a
notizie, schede, dichiarazioni sugli ultimi sviluppi relativi
all'operazione delle forze di sicurezza israeliane nella Striscia di
Gaza. Tutti i cittadini che ritengono di poter aggiungere un contributo
positivo per arricchire il notiziario possono mettersi in contatto
scrivendo a desk@ucei.it
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#israeledifendelapace - omaggio di bildzeitung -I volti dei caduti
Un
tappeto colorato di facce, sorridenti nel minuscolo spazio dei loro
quadratini, ricopre una paginona del quotidiano tedesco Bild Zeitung.
Non è l'immagine di una qualche organizzazione umanitaria, né la
pubblicità di una marca di vestiti: dietro a quelle sfumature di rosa
ci sono le vite dei soldati delle Forze di Difesa Israeliane, deceduti
durante la recente Operazione Margine di Protezione. Sono 64 ragazzi,
accompagnati dal loro nome e da una breve biografia. Il grande titolo
in nero dice: "Israele combatte il terrorismo di Hamas: i volti dei
caduti". Ma il catalogo che ne risulta più che di volti è di ricordi e
di sentimenti. Benaya Sarel, 26 anni, stava per sposarsi. Come lui
è morto il suo compagno Liran Adir, 31 anni: "anche lui era innamorato,
aveva appena celebrato il suo matrimonio". Tra loro c'è anche Eitan
Barak, 20 anni, il primo soldato ucciso nell'operazione. E poi il
ventunenne Matan Gotlib, un alpinista appassionato che stava per
terminare i suoi tre annidi servizio, il cui fratello di dieci anni più
grande ha chiesto commosso: "Sapreste dire quanti fratelli maggiori
guardano con così tanta ammirazione i loro fratelli minori?". La
redattrice Anne-Christine Merholz apre l'articolo così: "64
soldati israeliani morti, 64 figli, fidanzati, mariti che non potranno
mai tornare dalle loro famiglie. Sono caduti combattendo Hamas a Gaza
rappresentando la loro patria".
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rabbini d'israele
Una risposta contro gli odi
Israele
e un’estate difficile. Una spirale di attacchi e tensioni da
affrontare, razzi sparati contro la popolazione, la conseguente
necessità di un’operazione militare. A scuotere le anime e le coscienze
sono stati anche il brutale rapimento e assassinio di Naftali Fraenkel,
Gilad Shaar, Eyal Yifrach da parte di membri del gruppo terroristico di
Hamas, e poi quello di Mohammed Abu Khdeir, il sedicenne palestinese
sequestrato e ucciso da un gruppo di israeliani (tra cui anche
minorenni) che avrebbero agito, secondo quanto confessato da alcuni di
loro, spinti dal desiderio di vendetta. Così, una nazione si è trovata
a guardare in faccia una realtà fatta di crisi politica e militare, ma
anche dei propri valori fondanti.
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Setirot
- L'attesa |
Dicembre
2012, nella mia prima Setirot scrivevo: «La pace e le tregue si fanno
con il nemico, certo. E tanto più il nemico è odioso e criminale quanto
più pace e accordi sono importanti. Attenzione però a non dimenticare i
nemici-ma-non-proprio, a non voltare le spalle a chi da tempo ti guarda
dritto negli occhi, a non ritirare sempre la mano davanti a chi te la
porge».
È vero che in Medio Oriente la cognizione del tempo è “diversa” che da
noi, è vero che questa regione è spesso sull'orlo del caos da più o
meno tremila anni... tuttavia qualcosa dovrà pur cambiare prima o poi.
Stefano Jesurum, giornalista
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Time
out-Retorica terzomondista |
Vittime
di una certa retorica terzomondista nelle università e nelle scuole si
è finito per insegnare che l’Occidente doveva smettere di credere al
mito della sua superiorità e cominciare a rispettare le culture e le
istituzioni politiche del resto del mondo. Naturalmente era una
convinzione errata e non ci voleva certo l’Isis per comprenderlo. Il
modello liberale di stampo occidentale ha dimostrato con il tempo di
funzionare meglio, seppur con tutte le sue ambiguità e gli errori che
lo hanno caratterizzato. Con questo non si rivendica una superiorità di
valori, ma semplicemente che le istituzioni politiche occidentali siano
l’esempio di un modello riuscito e da imitare.
Daniel Funaro
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