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14 agosto 2014 - 18 Av 5774
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav


Elia Richetti,
rabbino
Dopo aver elencato ed abbondantemente esemplificato gli innumerevoli segni dell’attenzione e dell’amore divino per Israel, Moshè osserva: “We-‘attà Israel, ma Ha-Shèm E-lokékha sho’èl me-‘immàkh, ki im le-yir’à eth Ha-Shèm E-lokékha...?”, “Ed ora, Israel, che cosa il Signore tuo D.o ti chiede, se non di venerare il Signore tuo D.o?”. Rashì spiega questo verso sottolineando che nonostante tutto ciò che gli Ebrei hanno fatto di male, tuttavia Ha-Qadòsh Barùkh Hu’ Si accontenta del semplice rispetto dell’impegno a venerarLo ed amarLo, e non chiede particolari atti di contrizione o penitenza.
 
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
Ho conosciuto Mario Vargas Llosa (MVLL) quando venne all'Università di Gerusalemme nel maggio del 2010 per darvi una lezione magistrale al Centro Liwerant per lo studio delle società latinoamericane di cui ero consigliere. Nella sua conferenza trasparivano le affascinanti chimere del paradiso sempre vagheggiato ma mai raggiungibile dell'Eldorado, e il tragico contrasto delle abissali inequità del mondo reale. Per noi di lingua italiana, temi tanto lontani eppure tanto vicini. MVLL era allora candidato al Premio Nobel che avrebbe ricevuto di lí a poco. Era un amabile conversatore, una persona alla mano. Andammo a cena assieme ad amici ed ebbi cosí l'occasone di fargli da autista. Mentre passavamo dal Monte Scopus ai quartieri orientali e a quelli occidentali di Gerusalemme, da buona guida gli fornivo le informazioni essenziali sui luoghi e sulle loro problematiche.
 
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MILANO - “Dialogare e pregare per tutte le persone che sono perseguitate a motivo della propria fede”, questo il tema al centro dell'appuntamento di questa sera, ore 19.00, alla Sala delle Colonne del Nuovo grande museo del Duomo. Ad incontrarsi, rappresentati della comunità ebraica, cristiana e islamica per un appuntamento organizzato dalla scuola della Cattedrale, con il supporto della Veneranda Fabbrica del Duomo, in collaborazione col Tribunale Rabbinico del Centro Nord. Tra i protagonisti dell'incontro,rav Giuseppe Laras, presidente del Tribunale Rabbinico del Centro-nord Italia, e il professor David Meghnagi, docente di psicologia all'Università di Roma Tre.
Cinque giorni di tregua
Un’estensione della tregua di 5 giorni, questo il risultato delle ultime trattative nonostante i nuovi lanci di missili e la conseguente reazione di Tsahal. Le sirene sono risuonate la scorsa notte nel sud d’Israele: due ore prima della fine del cessate il fuoco alcuni razzi lanciati da Gaza sono arrivati vicino ad Ashkelon e l’aviazione israeliana ha risposto al fuoco. Il Messaggero, nell’edizione del mattino, segnala anche che secondo alcuni media locali un razzo palestinese finito in territorio egiziano avrebbe ucciso una bambina. Le truppe israeliane schierate a ridosso di Gaza sono state messe in allarme e nell’incertezza sono stati chiamati altri riservisti, mentre Netanyahu trova sempre più difficile ottenere consensi nel suo governo per l’approvazione della tregua proposta dall’Egitto. Il presidente egiziano Al-Sisi è schierato con Israele contro qualsiasi misura che possa rafforzare Hamas o soltanto dare l’impressione di una vittoria del movimento islamico. “Non soltanto il valico di Rafah per essere aperto deve essere sotto il controllo dell’Anp – insistono al Cairo – ma tutta la Striscia di Gaza deve tornare a essere governata dal governo legittimo dei palestinesi”.
Sul Financial Times in un lungo articolo John Reed racconta la rabbia dei cittadini israeliani che vivono a poca distanza dal confine con la Striscia di Gaza.
 
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#IsraeleDifendeLaPace
Domande e risposte
Domande chiare e risposte chiare e autorevoli, punto per punto, ai complessi problemi della crisi mediorientale. Aggiornamenti costanti ora per ora. L'impegno di fare chiarezza sui diversi nodi del conflitto in corso tra lo Stato di Israele e i terroristi di Hamas.
Sul portale dell'ebraismo italiano www.moked.it il lancio di una nuova area informativa dedicata dalla redazione a notizie, schede, dichiarazioni  sugli ultimi sviluppi relativi all'operazione delle forze di sicurezza israeliane nella Striscia di Gaza. Tutti i cittadini che ritengono di poter aggiungere un contributo positivo per arricchire il notiziario possono mettersi in contatto scrivendo a desk@ucei.it
 
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  davar
#israeledifendelapace - omaggio di bildzeitung -I volti dei caduti
Un tappeto colorato di facce, sorridenti nel minuscolo spazio dei loro quadratini, ricopre una paginona del quotidiano tedesco Bild Zeitung. Non è l'immagine di una qualche organizzazione umanitaria, né la pubblicità di una marca di vestiti: dietro a quelle sfumature di rosa ci sono le vite dei soldati delle Forze di Difesa Israeliane, deceduti durante la recente Operazione Margine di Protezione. Sono 64 ragazzi, accompagnati dal loro nome e da una breve biografia. Il grande titolo in nero dice: "Israele combatte il terrorismo di Hamas: i volti dei caduti". Ma il catalogo che ne risulta più che di volti è di ricordi e di sentimenti. Benaya Sarel, 26 anni, stava per sposarsi. Come lui è morto il suo compagno Liran Adir, 31 anni: "anche lui era innamorato, aveva appena celebrato il suo matrimonio". Tra loro c'è anche Eitan Barak, 20 anni, il primo soldato ucciso nell'operazione. E poi il ventunenne Matan Gotlib, un alpinista appassionato che stava per terminare i suoi tre annidi servizio, il cui fratello di dieci anni più grande ha chiesto commosso: "Sapreste dire quanti fratelli maggiori guardano con così tanta ammirazione i loro fratelli minori?". La redattrice Anne-Christine Merholz apre l'articolo così: "64 soldati israeliani morti, 64 figli, fidanzati, mariti che non potranno mai tornare dalle loro famiglie. Sono caduti combattendo Hamas a Gaza rappresentando la loro patria".
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#israeledifendelapace
Scintille fra Netanyahu e Obama
Mentre regge la tregua di cinque giorni tra Israele e Hamas, i rapporti – mai idilliaci - tra il premier  israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente degli Stati Uniti tornano a farsi tesi. Secondo quando riporta il Wall Street Journal, la Casa Bianca ha istruito il Pentagono e le autorità militari americane di bloccare il trasferimento di un carico di missili, richiesti da Israele nel corso dell'operazione Margine Protettivo nella Striscia di Gaza. A motivare la decisione americana, afferma il quotidiano, la “costernazione dei funzionari della Casa Bianca” nello scoprire la poca influenza ricoperta da Washington nelle decisioni legate al trasferimento di armamenti a Israele. Gli uomini della Studio Ovale e del Dipartimento di Stato americano sembra abbiano ordinato di verificare d'ora in avanti ciascuna richiesta di forniture militari proveniente da Gerusalemme. Sembra inoltre, stando alle parole di funzionari americani, che negli scorsi giorni ci sia sta una telefonata “particolarmente combattiva” - queste le parole riportate dal Wall Street Journal – tra Obama e Netanyahu.
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j-ciak
Menachem Golan (1929-2014)
Lui, che aveva sempre sognato di vincere a Cannes senza mai riuscirci, a maggio si è tolto la soddisfazione di vedere al festival la storia della sua vita. E dietro le quinte – poco prima della proiezione di “Go Go Boys”, il documentario di Hilla Medalia dedicato alla sua vicenda presentato quest’anno sulla Croisette - Menachem Golan pare si sia rappacificato con il cugino e socio storico Yoram Globus. Un finale da film per un uomo come Golan, produttore e regista scomparso pochi giorni fa a 85 anni, che al cinema si è dedicato con tutte le sue forze.
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rabbini d'israele
Una risposta contro gli odi
Israele e un’estate difficile. Una spirale di attacchi e tensioni da affrontare, razzi sparati contro la popolazione, la conseguente necessità di un’operazione militare. A scuotere le anime e le coscienze sono stati anche il brutale rapimento e assassinio di Naftali Fraenkel, Gilad Shaar, Eyal Yifrach da parte di membri del gruppo terroristico di Hamas, e poi quello di Mohammed Abu Khdeir, il sedicenne palestinese sequestrato e ucciso da un gruppo di israeliani (tra cui anche minorenni) che avrebbero agito, secondo quanto confessato da alcuni di loro, spinti dal desiderio di vendetta. Così, una nazione si è trovata a guardare in faccia una realtà fatta di crisi politica e militare, ma anche dei propri valori fondanti.
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pilpul
Setirot - L'attesa
Dicembre 2012, nella mia prima Setirot scrivevo: «La pace e le tregue si fanno con il nemico, certo. E tanto più il nemico è odioso e criminale quanto più pace e accordi sono importanti. Attenzione però a non dimenticare i nemici-ma-non-proprio, a non voltare le spalle a chi da tempo ti guarda dritto negli occhi, a non ritirare sempre la mano davanti a chi te la porge».
È vero che in Medio Oriente la cognizione del tempo è “diversa” che da noi, è vero che questa regione è spesso sull'orlo del caos da più o meno tremila anni... tuttavia qualcosa dovrà pur cambiare prima o poi
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Stefano Jesurum, giornalista
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Time out-Retorica terzomondista
Vittime di una certa retorica terzomondista nelle università e nelle scuole si è finito per insegnare che l’Occidente doveva smettere di credere al mito della sua superiorità e cominciare a rispettare le culture e le istituzioni politiche del resto del mondo. Naturalmente era una convinzione errata e non ci voleva certo l’Isis per comprenderlo. Il modello liberale di stampo occidentale ha dimostrato con il tempo di funzionare meglio, seppur con tutte le sue ambiguità e gli errori che lo hanno caratterizzato. Con questo non si rivendica una superiorità di valori, ma semplicemente che le istituzioni politiche occidentali siano l’esempio di un modello riuscito e da imitare.

Daniel Funaro
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