Se non visualizzi correttamente questo messaggio, fai click qui

14 ottobre 2014 - 20 Tishri 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Roberto
Della Rocca,
rabbino
Stasera e domani, settimo e ultimo giorno di Sukkòth, è Hoshanah Rabbah, ricorrenza conosciuta anche come Yom haAravah, giorno del salice, perché al termine della preghiera del mattino si prendono dei rametti di salice e si sbattono a terra per cinque volte. L’aravah, il salice, quella pianta che cresce presso i fiumi, simboleggia quegli ebrei che non hanno né Torah, né buone azioni e che, solo se mescolati e integrati nel mazzetto, con le altre tre piante odorose o che danno frutti, possono modificarsi ed elevarsi. È questo il senso del tanto richiamato concetto di agudà achat, di essere un unico “agglomerato”, per il quale chi possiede più odore e più sapore non deve tenerseli soltanto per sé, ma deve responsabilmente preoccuparsi di contagiare i meno equipaggiati.
 
Leggi

Dario
Calimani,
anglista
Di fronte alla brutalità dell’Isis, al pericolo epidemico dell’ebola e al tunnel senza luce della crisi economica ogni altra episodica notizia che riguardi singoli individui ci appare di minimo rilievo. Ma non riesco a togliermi dalla mente la violenza fatta a Napoli a un ragazzino di quattordici anni con un tubo di aria compressa. Non si riesce a non chiedersi a quali insegnamenti e a quali principi di vita il violentatore sia stato formato, in famiglia, a scuola, in società. Si immaginano, naturalmente, le possibili risposte, ma dobbiamo anche riconoscere che, differenze sociali e culturali a parte, la società che ospita tanta brutalità e ignoranza è la nostra, per quanto distante ci illudiamo che sia.
Stato palestinese,
Londra dice sì
Suscita perplessità la decisione del Parlamento inglese che ieri ha votato a favore della mozione che riconosce lo Stato della Palestina: 274 i favorevoli e 12 i contrari, il premier David Cameron si è astenuto. Ad annunciarlo, tra le diverse testate, la Repubblica: “La decisione non ha conseguenze sulla politica del governo britannico, che non cambia, continuando a sostenere il processo di pace fra Israele e l’Autorità Palestinese con l’obiettivo della creazione concordata fra le due parti di uno stato indipendente per i palestinesi”, il passo però, evidenzia il quotidiano, ha un fortissimo valore simbolico.

Nell’edizione romana del Corriere della Sera, Eraldo Affinati commenta “la macabra farsa dell’altarino organizzato da Paolo Giachini sul ponte di Sant’Angelo in onore di Erich Priebke, uno dei nazisti responsabili del tragico eccidio nel quale vennero fucilate 335 persone”. Affinati si chiede: “Mettiamoci nei panni di quei pochi che ancora possono testimoniare quanto accadde alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944. Quali sensazioni avranno provato?” Questa, inoltre, è anche la settimana nella quale si rievoca la drammatica deportazione degli ebrei di Roma del 16 ottobre 1943: per “gettare luce sul passato che non passa – scrive Affinati – è necessario portare all’attenzione collettiva i destini individuali di quanti si contrapposero alla barbarie nazista”. Tra questi rievoca il coraggio del partigiano Orlando Posti: “Fu torturato a via Tasso e morì alle Fosse Ardeatine a diciotto anni. Un personaggio come lui, nel suo entusiasmo partecipativo, può colpire l’immaginazione dei giovani più di mille discorsi ufficiali”.

“Museo della Shoah: dal Comune il via all’apertura delle buste”, titola il Corriere della Sera Roma. Scrive Alessandro Capponi: “Non è ancora ufficiale, perché si attende il cda della Fondazione (domani) ma dopo la scelta del Consiglio della Comunità ebraica di chiedere al presidente Pacifici di ritirare le dimissioni, il via libera appare molto probabile. Se dalla Fondazione arrivasse il sì, già ‘il giorno seguente’ il Campidoglio convocherebbe la riunione per aprire le buste della gara per la costruzione del Museo a Villa Torlonia”. Nell’articolo si dà forza all’ipotesi della posa della prima pietra per il prossimo 27 gennaio, Giorno della Memoria in cui cadrà il 70esimo anniversario della liberazione di Auschwitz-Birkenau, e si ripercorrono le vicende degli ultimi mesi: “Pacifici ha, fin da questa estate, puntato a una soluzione diversa per il Museo della Shoah. Il desiderio di dare soddisfazione alle richieste dei sopravvissuti all’Olocausto (Piero Terracina) di riuscire a vedere il Museo romano ha fatto da propulsore: prima si è pensato a una destinazione all’Eur, poi il Campidoglio ha spiazzato ogni esitazione con una proposta forse non rifiutabile, la sede temporanea nella Casina dei Vallati, al Portico d’Ottavia, e quella definitiva dov’era prevista, a Villa Torlonia. Trasferire il museo, infatti, avrebbe quasi certamente fatto correre al Campidoglio (almeno secondo il parere dell’Avvocatura) il rischio di incorrere nel ‘danno erariale’, visto soprattutto che l’esproprio del terreno era stato ufficialmente motivato proprio con la costruzione del Museo”. La situazione, sottolinea Capponi, sembra ora giunta all’epilogo: “Il Consiglio della comunità ebraica romana domenica a tarda sera ha votato una delibera per esprimere ‘apprezzamento per la proposta operativa del sindaco di Roma, Ignazio Marino, per la realizzazione del Museo della Shoah e gratitudine perla disponibilità della Casina dei Vallati quale sede della Fondazione’ (…) ha inoltre ha invitato uno dei progettisti, Luca Zevi, a una riunione pubblica nella quale spiegare ogni aspetto del nuovo Museo che sorgerà a Villa Torlonia”.
 
Leggi

  davar
iSRAELE
Londra e quel voto scomodo
Iniziativa prematura che mette in difficoltà le trattative per raggiungere la pace. Da Roma, dove ha incontrato il ministro degli Esteri italiano Federica Mogherini, Avigdor Lieberman, capo della diplomazia israeliana, esprime il suo disappunto per la decisione del parlamento britannico di approvare una mozione in cui si chiede al governo di Londra di riconoscere la Palestina come stato. Un documento non vincolante ma votato dall'ampia maggioranza dei parlamentari presenti ieri alla Camera dei Comuni: 274 sì contro 12 no, su 650 membri totali. E ora Israele, che ha più volte ribadito come ogni iniziativa unilaterale sia di inciampo al cammino verso la pace, valuta quali possano essere gli effetti della decisione britannica. Il voto di Westmister ha valore simbolico, non potendo condizionare la politica del governo guidato da David Cameron, il quale si è astenuto dal voto e ha ribadito come nulla cambi nei rapporti tra Regno Unito e Israele. Nonostante le rassicurazioni di Cameron, nelle file della diplomazia israeliana trapela una certa inquietudine. “Credo sia giusto essere preoccupati per il significato che questa mozione ha in termini dell'orientamento dell'opinione pubblica”, ha dichiarato alla radio israeliana l'ambasciatore di Israele nel Regno Unito Matthew Gould. Ancora più dure le considerazioni dell'ex ambasciatore israeliano negli Usa Michael Oren, preoccupato per l'allargarsi dell'appoggio alle iniziative diplomatiche palestinesi. E intanto anche in Italia il Movimento Cinque Stelle si propone di seguire le orme britanniche e proporre una mozione in Parlamento perché il governo si impegni a “riconoscere formalmente o Stato della Palestina nei confini del 1967”. Nelle settimane scorse, un'iniziativa di questo tipo è arrivata dall'esecutivo svedese.
Leggi

QUI LONDRA
Shomrim, combattere il crimine con la kippah sulla testa
Chi ha visto quello strano film diretto da John Turturro con la partecipazione straordinaria di Woody Allen, dal titolo “Gigolò per caso” sicuramente avrà notato un personaggio particolare: Dovi. Interpretato da Liev Schreiber, indossava una divisa da poliziotto ma in testa portava kippah, ai lati del viso aveva le peoth e combatteva i crimini di quartiere. Abbandonando le fantasmagorie del cinematografo, qualcosa di simile sta avvenendo a Londra: gli Shomrim, guardie ultraortodosse, hanno mandato in visibilio la stampa di mezzo mondo. E, nonostante le iniziali riserve della polizia ufficiale e dei passanti, il gruppo si è rivelato una risorsa straordinaria per il paese, diventando un modello esemplare di collaborazione con la comunità musulmana. L’iniziativa ha colpito perfino il segretario di Stato statunitense John Kerry che l’ha definita: “Una prova di coraggio riguardevole”. Il portale AFP ripercorre gli inizi: “Era il 2008 quando 25 membri della comunità haredi di Stamford Hill hanno formato il gruppo Shomrim (guardie) per contrastare il crescente crimine nel quartiere e solo in un anno sono stati fondamentali per ben 197 arresti”. Dopo l’uccisione del soldato Lee Rigby da parte di fondamentalisti islamici, l’odio xenofobo per la comunità musulmana è cresciuto vertiginosamente, e, proprio in risposta a questo, i poliziotti ultraortodossi si sono mobilitati nella difesa di moschee e innocenti, evitando insurrezioni.
Leggi

QUI GENOVA
Luce nel nome di Primo Levi
Il dramma di una città, la forza di andare avanti. Più forti delle avversità, più forti degli ostacoli frappostisi nel cammino. Con questo spirito Genova si ritrova una nuova volta unita, domenica 19 ottobre, nel nome di Primo Levi. L’appuntamento è infatti con l’assegnazione del premio ideato dall’omonimo centro culturale con l’obiettivo di rendere merito e diffondere il messaggio di grandi personaggi della contemporaneità. Protagonista, nella solenne cornice di Palazzo Ducale (la cerimonia avrà inizio alle 17.45), il ginecologo congolese Denis Mukwege, candidato quest’anno al Nobel per la Pace per il suo impegno nella cura e nel recupero delle donne vittime di stupri di gruppo. Al suo fianco il sindaco di Genova Marco Doria e il presidente del centro culturale Primo Levi Piero Dello Strologo.
Leggi

pilpul
Di cosa stiamo parlando
Domenica sera il Consiglio della Comunità ebraica di Roma si è riunito con un ordine del giorno a dir poco abbondante, fortemente voluto dal presidente Riccardo Pacifici. Tra i vari argomenti ha destato curiosità, attenzione e preoccupazione quello relativo all’avvio della procedura per l’uscita di Roma dall’Unione delle comunità ebraiche (UCEI). Si tratta di un’ipotesi addirittura rivoluzionaria: la più grande comunità italiana uscirebbe dall’istituzione nazionale dell’ebraismo, i cui rapporti con lo Stato sono regolati dall’Intesa, un accordo che ha rango di trattato internazionale. Noi ebrei romani non avremmo più i soldi dell’otto per mille e, tecnicamente, cesseremmo di essere ebrei per la Repubblica, senza contare che altre entità giuridiche potrebbero nascere. L’argomento è troppo serio per piegarlo a logiche di parte, e spero che questo articoletto non venga strumentalizzato per “schiacciare” l’UCEI su questo o sull’altro versante. Le consigliere UCEI della lista “Binah” sono intervenute per prime su questa questione, sottolineando molti elementi che paiono ragionevoli. Che ci fossero delle polemiche nei mesi scorsi, esplose con le dimissioni di alcuni consiglieri romani, è cosa nota. Ma come si è arrivati a un’ipotesi così dolorosa, forse poco percorribile sul piano giuridico? Un tema tanto delicato merita una discussione proficua, larga e depurata da logiche elettorali o mediatiche.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
Leggi

Storie - La libreria di Saba
Forse si è ancora in tempo per salvare la Libreria Antiquaria di Umberto Saba, uno tra i più significativi “luoghi simbolo” dell’anima culturale mitteleuropea di Trieste oltre che memoria storica del poeta. La libreria, che nel 2012 è stata dichiarata “studio d’artista” dal Ministero dei Beni Culturali, di recente ha ripreso l’attività dopo un periodo di chiusura e di abbandono. Il sindaco Roberto Cosolini e la presidente della Regione Deborah Serracchiani hanno affermato all’unisono che “è un tesoro che merita di essere preservato e valorizzato, a beneficio di Trieste e di tutta la cultura italiana” e a breve Comune e Regione dovrebbero concordare un progetto comune per tutelare il sito, catalogando i volumi e inserendolo nella rete cittadina dei “punti focali” di rilievo turistico prioritario. Era il 1919, un anno dopo la fine della Grande Guerra, quando Umberto Saba, alias Umberto Poli, acquistò la Libreria Antica e Moderna di Giuseppe Maylaender, in via San Nicolò 30 a Trieste, grazie al lascito ereditario ricevuto da un parente. Avrebbe voluto “buttare nell’Adriatico tutti quei vecchi libri” e rivendere il locale ad un prezzo maggiorato, ma invece rimase “incantato” dai volumi e quindi decise di fare il libraio antiquario. In quell’”antro oscuro” Saba produsse gran parte della sua opera poetica e, durante gli anni delle leggi razziste e della persecuzione, fu per lui “un rifugio al riparo degli altoparlanti” del regime fascista. La Libreria Antica e Moderna, che il suo amico Nello Stock chiamava “la bottega dei miracoli”, gli consentì infatti di avere una modesta ma dignitosa entrata economica e di potersi dedicare liberamente alla poesia. Fu proprio con il marchio editoriale della libreria che Saba nel 1921 pubblicò a sue spese Il Canzoniere.

Mario Avagliano
Leggi



moked è il portale dell'ebraismo italiano
Seguici su  FACEBOOK  TWITTER
Pagine Ebraiche 24, l'Unione Informa e Bokertov sono pubblicazioni edite dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. L'UCEI sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it  Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio "cancella" o "modifica". © UCEI - Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.