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29 ottobre 2014 - 5 Cheshvan 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
David
Sciunnach,
rabbino
“… l’Eterno gli apparve e gli disse: Io sono Iddio Onnipotente, procedi dinnanzi a Me e sii integro.” (Bereshìt 1, 17). Il Grande commentatore italiano Rabbì Ovadià Sforno dice riguardo a questo verso: “e sii integro", acquisisci la perfezione possibile al genere umano, che è capire e conoscere Me attraverso la conoscenza delle mie vie e imitandomi per quanto puoi.
 
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David
Assael,
ricercatore
Tempo fa scrissi che se avessimo commentato in diretta la Rivoluzione francese ne avremmo decretato il fallimento a più riprese, visto l'esito totalitario degli anni appena successivi alla presa della Bastiglia. Il voto tunisino, con la vittoria del partito laico Nidaa Tounes, guidato dal politico di lungo corso Beji Caid Essebsi, ci ricorda come i giudizi debbano essere dati alla fine. La penetrazione di una logica democratica è dimostrata anche, bisogna riconoscerlo, dal riconoscimento della vittoria dei laici da parte di Ennhada. Un po', si legge sui nostri manuali scolastici, come fece Togliatti nelle elezioni del 18 aprile 1948, dove rinunciò all'ortodossia leninista, che non riconosceva valore al voto della maggioranza.
 
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Decalogo anti immigrati,
lo sdegno della Comunità
Un decalogo di comportamento per gli immigrati giunti in Toscana, questo il contenuto del volantino che diffonderà il partito Fratelli d’Italia dalla prossima settimana. Tra i suggerimenti proposti anche quello di “festeggiare le feste cristiane ed evitare di macellare gli animali secondo rituali diversi”. Una guida definita il “decalogo del rispetto”, proposta dal consigliere regionale Giovanni Donzelli. Sul Corriere Fiorentino, l’opinione del presidente della Comunità ebraica di Firenze Sara Cividalli: “È vergognoso, le norme del rispetto civile dovrebbero valere per tutti, non è detto che gli stranieri si comportino peggio degli italiani. Cosa c’entra il rispetto con l’imporre a qualcuno di assumere l’identità religiosa di un luogo?” poi, riguardo la macellazione rituale, aggiunge: “Sono vegetariana, sempre contraria all’uccisione degli animali però è curioso che si scordi quanto è cruenta la tradizione italiana dell’uccisione dei maiali”. Il rabbino capo di Firenze Joseph Levy ha poi dichiarato: “Imporre la celebrazione delle festività cristiane? Non esiste in un Paese democratico e laico”. Mentre l’imam di Firenze Izzedin Elzir conclude: “Un decalogo? Un po’ fa ridere, un po’ dispiace”.

“Nessun saluto romano. Nessun inno fascista. La cerimonia in memoria dei caduti italiani ad Anzio e Nettuno e di Benito Mussolini organizzata ieri sera dall’associazione Campo
della Memoria a piazza Venezia si è svolta in modo composto e ordinato, senza slogan e mani tese”, così Maurizio Gallo de Il Tempo racconta la messa in ricordo di Mussolini, celebrata ieri in concomitanza con l’anniversario della marcia su Roma, che negli scorsi giorni aveva provocato l’indignazione della Comunità ebraica di Roma e dell’associazione partigiani. A spiccare, tra le cinquanta persone intervenute (oltre la presenza dei nipoti di Benito Mussolini), “il gagliardetto della X flottiglia Mas impugnato da un membro dell’associazione presieduta da Alberto Indri: da un lato la scritta ‘per l’onore’ e, dall’altro, un’aquila nera che stringe gli artigli sul fascio littorio”. Indri al riguardo ha dichiarato: “Il nostro scopo è tramandare la memoria di questi 750 ragazzi della X Mas morti per la Patria ad Anzio e Nettuno nel 44. Lo facciamo ogni anno, compostamente, e non capiamo le polemiche, che sono gratuite e strumentali”.
 
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  davar
qui lucca - pagine ebraiche tra i protagonisti
Comics & Jews, raccontarsi

nel linguaggio dei fumetti
Mancano poche ore, e sarà di nuovo Lucca Comics and Games. Torna, a partire da domani, il festival internazionale dedicato a fumetto, gioco e illustrazione che ogni anno trasforma la cittadina toscana in una della capitali europee della cultura pop e dell’intrattenimento intelligente. E come ogni anno Pagine Ebraiche porta a Lucca Comics il dossier dedicato al rapporto fra fumetto e cultura ebraica, che la redazione presenterà domani alle 13.00 presso la Sala Oratorio S.Giuseppe, insieme a Giorgio Albertini, Giovanni Russo, direttore della sezione dedicata al fumetto di Lucca Comics, e Emilio Varrà che dirige BilBOlBul, il festival di fumetto di Bologna.
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QUI TORINO - RIENTRANO I DIMISSIONARI
Elezioni e mediazione del rav, torna il sereno in Comunità

Torna il sereno, grazie alla mediazione del nuovo rabbino capo Ariel Di Porto, nel Consiglio della Comunità ebraica di Torino. Sulla base di un accordo che ha trovato consenso fra tutti i Consiglieri presenti, si è deciso di fissare al Primo marzo prossimo, la prima data utile effettivamente praticabile, le elezioni per il rinnovo del Consiglio e si è reso garante il Presidente per assicurare il rigoroso rispetto delle regole esistenti per il regolare funzionamento del Consiglio e degli altri organi istituzionali. Il Consiglio ha così preso atto delle motivazioni che avevano portato cinque componenti (appartenenti all’opposizione e alla maggioranza di governo) a lasciare l’incarico e i Consiglieri dimissionari hanno ritirato le proprie dimissioni. Negli scorsi giorni i cinque dimissionari avevano lasciato l’incarico depositando un documento per spiegare la loro scelta e il Presidente e gli altri Consiglieri avevano risposto con altri documenti. La Comunità ha trasmesso agli iscritti i contenuti integrali di tali scambi. Il Consiglio risulta inoltre integrato da un nuovo componente, la Consigliera Nora Bengio, che è subentrata in quanto primo dei non eletti al posto di altri che avevano precedentemente lasciato l’incarico per motivo personali. I Consiglieri si sono anche impegnati a rivedere e riformulare regole e procedure da inserire nel regolamento interno della Comunità.
qui roma - FONDAZIONE ELIO TOAFF
Dopo l'asta partono i progetti
Una scuola in Pakistan, la creazione dell’archivio Elio Toaff, la ristrutturazione degli asili ebraici della Comunità di Roma. Questi i tre obbiettivi da raggiungere attraverso l’asta benefica organizzata dalla Fondazione Elio Toaff lo scorso lunedì sera nelle sale del Museo Maxxi di Roma. Trentuno lotti di artisti diversi ed eclettici; da fotografie a sculture, da ritratti a paesaggi: dalle foto di Golda Meir e Ben Gurion di Roberto Shezen, nato a Milano 1950 e scomparso nel 2002 a Giovanni Albanese che con oggetti rubati dalla quotidianità o dagli scarti crea sculture con lo scopo di sorprendere. “Abbiamo raccolto 106mila euro – spiega Ermanno Tedeschi, il presidente della Fondazione – e siamo più che soddisfatti. La serata è stata un successo sotto tutti i punti di vista. Abbiamo riscontrato una partecipazione altissima; praticamente tutti gli ospiti che abbiamo invitato si sono presentati e hanno affollato la sala. Mi piace sottolineare inoltre che circa l’80% del pubblico presente non fosse di religione ebraica. Trovo che questo sia significativo data la natura della nostra Fondazione che prende il titolo dal rabbino emerito Toaff”.

(Nell’immagine l’opera di Philippe Boulakia)
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qui parma - premio letterario adei Wizo
Mishani, il Montalbano di Israele
“Non si può avere certo la pretesa di essere originale perché ovviamente ogni pagina si trascina centinaia di particolari già usati in altri romanzi. Ma basta ammetterlo a se stessi. Inoltre amo sia come scrittore che come lettore il concetto di storia a puntate. La serialità permette di ritornare sugli stessi personaggi e farli evolvere, crescono con te. Leggo il Maigret di Simenon da quando ho 20 anni e li leggerò fino a quando ne avrò 60”. Pioniere del genere giallo in Israele (tanto che qualcuno ne ha parlato come di un nuovo Montalbano), Dror Mishani riceverà quest’oggi – nella cornice del Salone Maria Luigia della Biblioteca Palatina di Parma – il premio letterario Adei Wizo ‘Adelina Della Pergola’. Ad aggiudicarsi la 14esima edizione del riconoscimento, sostenuto con i fondi della raccolta Otto per Mille UCEI, il suo recente romanzo “Un caso di scomparsa” (ed. Guanda). Nella terna finalista anche “Quel che resta della vita” (ed. Feltrinelli) di Zeruya Shalev e “Traducendo Hannah” (ed. Giuntina) di Ronaldo Wrobel.

(Nell'immagine lo scrittore israeliano Dror Mishani e il presidente nazionale Adei Wizo Ester Silvana Israel)
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QUI FIRENZE - LIBRI
Ebrei a Monte San Savino,

una memoria riscoperta
Il Gruppo di Studi storici della Comunità fiorentina ha iniziato il 16esimo anno di attività con un incontro dedicato al ricordo del professor Roberto Salvadori che per decenni si è dedicato con tanta passione ad approfondire e divulgare, con numerose ed apprezzate pubblicazioni, la storia della presenza ebraica in Toscana soffermandosi in particolare sulle Comunità di Firenze, Pitigliano e Monte San Savino. L'interesse per quest'ultima è scaturito come docente di Storia dell’Università di Siena nella sezione di Arezzo, dove ai primi dell’800 era nata una piccola comunità ebraica costituita proprio dagli ebrei savinesi espulsi dalla loro cittadina a seguito dell’attacco operato nel 1799 dalle bande armate al grido di “Viva Maria!”.

Lionella Viterbo
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pilpul
Ticketless - La vera Roma
In Contromano, la bella collana di guide alle città d’Italia dell’editore Laterza, dopo il volumetto di Tommaso Giartosio, “L’O di Roma”, di cui ci siamo già occupati, esce un secondo libro dedicato sempre alla capitale, con titolo parimenti azzeccato: “Roma è una bugia”. Lo firma uno dei più autorevoli critici letterari del nostro paese, Filippo La Porta. È un’autobiografia a sprazzi, di un romano vero. La Porta ricama sull’identità artificiosa di Roma, compresa nel tratto concettuale che separa due modi di interloquire, che i suoi abitanti usano per commentare la realtà: “Anvedi” e “Chettefrega”, pacato stupore e menefreghismo. L’indagine di La Porta è complessa, perché Roma è “un palinsesto di evi storici” che ha perso di vista la sua ragion d’essere. Se la città c’è ancora, i romani non esistono più (quasi tutti concentrati nei rioni periferici). Fa piacere leggere che La Porta ritenga la comunità ebraica “l’unico nucleo autenticamente romano, la memoria storica della città”. Al ghetto “si trova la cucina verace di Roma”, cibi “torbidi e insolenti”, fritti e frattaglie, pesanti e poveri, di vera tradizione. Vale a dire, fuori di metafora, “il fondo insondabile del temperamento romano, composto di giocosa tolleranza e dolce sbracatezza”.

Alberto Cavaglion
Periscopio - La poesia di Ariel
Come sarebbe bello, utile, rinfrescante, per la nostra opinione pubblica, quotidianamente bombardata da un’informazione superficiale e deformante, spesso improntata a pregiudizio, freddezza, ostilità, infarcita di stereotipi e luoghi comuni, se i nostri media dessero, ogni tanto, qualche informazione sulla variegata realtà degli Italkìm, gli ebrei italiani che hanno scelto di vivere in Israele, onorando entrambi i Paesi col loro lavoro, il loro impegno, la loro creatività. Una minoranza particolarmente vivace e attiva della popolazione israeliana, caratterizzata – a differenza di altre categorie di immigrati, provenienti da mondi tradizionalmente ostili, come i Paesi arabi o quelli dell’Est – dalla tenace persistenza di un forte legame con la terra d’origine, di cui gli Italkìm custodiscono e promuovono alacremente le tradizioni, la lingua, la cultura. Se si avesse almeno una vaga conoscenza di cosa hanno realizzato questi nostri concittadini in tanti terreni – l’educazione, le arti, le scienze -, se si sapesse un po’ quali traguardi hanno raggiunto, superando quante difficoltà, a prezzo di quali sacrifici, forse si userebbe un po’ più di prudenza prima di pronunciare rozzi e sbrigativi giudizi su Israele e la sua variegata popolazione: un popolo fatto di mille popoli, che solo la cecità dell’ignoranza o dell’odio può appiattire in un’unica, fantasmatica entità, tanto malvagia quanto irreale. In Israele c’è un piccolo, grande pezzo d’Italia: una cosa che si può dire anche, certamente, per diversi altri Paesi (Stati Uniti, Regno Unito, Venezuela…), ma difficilmente per il mondo arabo. Queste considerazioni scaturiscono dalla lettura di un prezioso e delicato volume di poesie, intitolato “Tòcchi”, recentemente pubblicato per la Cleup di Padova, che ci pare davvero da segnalare per l’intensità e la suggestione delle immagini, il rigore e la felicità delle scelte linguistiche, il controllo e la misura nell’affrontare tematiche aspre – dolore, assenza, perdita, solitudine – con parole limpide e serene, scevre di ogni retorica e convenzione. L’autore è Ariel Viterbo, nato nel 1965 a Padova, emigrato ventenne in Israele, dove lavora presso la Biblioteca Nazionale di Gerusalemme, già autore di un’altra apprezzata silloge, “Dimenticarsi”, apparsa nel 2010 per la GDS Edizioni.

Francesco Lucrezi, storico
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