David
Sciunnach,
rabbino
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“…
l’Eterno gli apparve e gli disse: Io sono Iddio Onnipotente, procedi
dinnanzi a Me e sii integro.” (Bereshìt 1, 17). Il Grande commentatore
italiano Rabbì Ovadià Sforno dice riguardo a questo verso: “e sii
integro", acquisisci la perfezione possibile al genere umano, che è
capire e conoscere Me attraverso la conoscenza delle mie vie e
imitandomi per quanto puoi.
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David
Assael,
ricercatore
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Tempo
fa scrissi che se avessimo commentato in diretta la Rivoluzione
francese ne avremmo decretato il fallimento a più riprese, visto
l'esito totalitario degli anni appena successivi alla presa della
Bastiglia. Il voto tunisino, con la vittoria del partito laico Nidaa
Tounes, guidato dal politico di lungo corso Beji Caid Essebsi, ci
ricorda come i giudizi debbano essere dati alla fine. La penetrazione
di una logica democratica è dimostrata anche, bisogna riconoscerlo, dal
riconoscimento della vittoria dei laici da parte di Ennhada. Un po', si
legge sui nostri manuali scolastici, come fece Togliatti nelle elezioni
del 18 aprile 1948, dove rinunciò all'ortodossia leninista, che non
riconosceva valore al voto della maggioranza.
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Decalogo anti immigrati,
lo sdegno della Comunità
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Un
decalogo di comportamento per gli immigrati giunti in Toscana, questo
il contenuto del volantino che diffonderà il partito Fratelli d’Italia
dalla prossima settimana. Tra i suggerimenti proposti anche quello di
“festeggiare le feste cristiane ed evitare di macellare gli animali
secondo rituali diversi”. Una guida definita il “decalogo del
rispetto”, proposta dal consigliere regionale Giovanni Donzelli. Sul
Corriere Fiorentino, l’opinione del presidente della Comunità ebraica
di Firenze Sara Cividalli: “È vergognoso, le norme del rispetto civile
dovrebbero valere per tutti, non è detto che gli stranieri si
comportino peggio degli italiani. Cosa c’entra il rispetto con
l’imporre a qualcuno di assumere l’identità religiosa di un luogo?”
poi, riguardo la macellazione rituale, aggiunge: “Sono vegetariana,
sempre contraria all’uccisione degli animali però è curioso che si
scordi quanto è cruenta la tradizione italiana dell’uccisione dei
maiali”. Il rabbino capo di Firenze Joseph Levy ha poi dichiarato:
“Imporre la celebrazione delle festività cristiane? Non esiste in un
Paese democratico e laico”. Mentre l’imam di Firenze Izzedin Elzir
conclude: “Un decalogo? Un po’ fa ridere, un po’ dispiace”.
“Nessun saluto romano. Nessun inno fascista. La cerimonia in memoria
dei caduti italiani ad Anzio e Nettuno e di Benito Mussolini
organizzata ieri sera dall’associazione Campo
della Memoria a piazza Venezia si è svolta in modo composto e ordinato,
senza slogan e mani tese”, così Maurizio Gallo de Il Tempo racconta la
messa in ricordo di Mussolini, celebrata ieri in concomitanza con
l’anniversario della marcia su Roma, che negli scorsi giorni aveva
provocato l’indignazione della Comunità ebraica di Roma e
dell’associazione partigiani. A spiccare, tra le cinquanta persone
intervenute (oltre la presenza dei nipoti di Benito Mussolini), “il
gagliardetto della X flottiglia Mas impugnato da un membro
dell’associazione presieduta da Alberto Indri: da un lato la scritta
‘per l’onore’ e, dall’altro, un’aquila nera che stringe gli artigli sul
fascio littorio”. Indri al riguardo ha dichiarato: “Il nostro scopo è
tramandare la memoria di questi 750 ragazzi della X Mas morti per la
Patria ad Anzio e Nettuno nel 44. Lo facciamo ogni anno, compostamente,
e non capiamo le polemiche, che sono gratuite e strumentali”.
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qui lucca - pagine ebraiche tra i protagonisti
Comics & Jews, raccontarsi
nel linguaggio dei fumetti
Mancano
poche ore, e sarà di nuovo Lucca Comics and Games. Torna, a partire da
domani, il festival internazionale dedicato a fumetto, gioco e
illustrazione che ogni anno trasforma la cittadina toscana in una della
capitali europee della cultura pop e dell’intrattenimento intelligente.
E come ogni anno Pagine Ebraiche porta a Lucca Comics il dossier
dedicato al rapporto fra fumetto e cultura ebraica, che la redazione
presenterà domani alle 13.00 presso la Sala Oratorio S.Giuseppe,
insieme a Giorgio Albertini, Giovanni Russo, direttore della sezione
dedicata al fumetto di Lucca Comics, e Emilio Varrà che dirige
BilBOlBul, il festival di fumetto di Bologna.
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Ticketless
- La vera Roma
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In
Contromano, la bella collana di guide alle città d’Italia dell’editore
Laterza, dopo il volumetto di Tommaso Giartosio, “L’O di Roma”, di cui
ci siamo già occupati, esce un secondo libro dedicato sempre alla
capitale, con titolo parimenti azzeccato: “Roma è una bugia”. Lo firma
uno dei più autorevoli critici letterari del nostro paese, Filippo La
Porta.
È un’autobiografia a sprazzi, di un romano vero. La Porta ricama
sull’identità artificiosa di Roma, compresa nel tratto concettuale che
separa due modi di interloquire, che i suoi abitanti usano per
commentare la realtà: “Anvedi” e “Chettefrega”, pacato stupore e
menefreghismo. L’indagine di La Porta è complessa, perché Roma è “un
palinsesto di evi storici” che ha perso di vista la sua ragion
d’essere. Se la città c’è ancora, i romani non esistono più (quasi
tutti concentrati nei rioni periferici). Fa piacere leggere che La
Porta ritenga la comunità ebraica “l’unico nucleo autenticamente
romano, la memoria storica della città”. Al ghetto “si trova la cucina
verace di Roma”, cibi “torbidi e insolenti”, fritti e frattaglie,
pesanti e poveri, di vera tradizione. Vale a dire, fuori di metafora,
“il fondo insondabile del temperamento romano, composto di giocosa
tolleranza e dolce sbracatezza”.
Alberto Cavaglion
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Periscopio
- La poesia di Ariel
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Come
sarebbe bello, utile, rinfrescante, per la nostra opinione pubblica,
quotidianamente bombardata da un’informazione superficiale e
deformante, spesso improntata a pregiudizio, freddezza, ostilità,
infarcita di stereotipi e luoghi comuni, se i nostri media dessero,
ogni tanto, qualche informazione sulla variegata realtà degli Italkìm,
gli ebrei italiani che hanno scelto di vivere in Israele, onorando
entrambi i Paesi col loro lavoro, il loro impegno, la loro creatività.
Una minoranza particolarmente vivace e attiva della popolazione
israeliana, caratterizzata – a differenza di altre categorie di
immigrati, provenienti da mondi tradizionalmente ostili, come i Paesi
arabi o quelli dell’Est – dalla tenace persistenza di un forte legame
con la terra d’origine, di cui gli Italkìm custodiscono e promuovono
alacremente le tradizioni, la lingua, la cultura. Se si avesse almeno
una vaga conoscenza di cosa hanno realizzato questi nostri concittadini
in tanti terreni – l’educazione, le arti, le scienze -, se si sapesse
un po’ quali traguardi hanno raggiunto, superando quante difficoltà, a
prezzo di quali sacrifici, forse si userebbe un po’ più di prudenza
prima di pronunciare rozzi e sbrigativi giudizi su Israele e la sua
variegata popolazione: un popolo fatto di mille popoli, che solo la
cecità dell’ignoranza o dell’odio può appiattire in un’unica,
fantasmatica entità, tanto malvagia quanto irreale. In Israele c’è un
piccolo, grande pezzo d’Italia: una cosa che si può dire anche,
certamente, per diversi altri Paesi (Stati Uniti, Regno Unito,
Venezuela…), ma difficilmente per il mondo arabo. Queste considerazioni
scaturiscono dalla lettura di un prezioso e delicato volume di poesie,
intitolato “Tòcchi”, recentemente pubblicato per la Cleup di Padova,
che ci pare davvero da segnalare per l’intensità e la suggestione delle
immagini, il rigore e la felicità delle scelte linguistiche, il
controllo e la misura nell’affrontare tematiche aspre – dolore,
assenza, perdita, solitudine – con parole limpide e serene, scevre di
ogni retorica e convenzione. L’autore è Ariel Viterbo, nato nel 1965 a
Padova, emigrato ventenne in Israele, dove lavora presso la Biblioteca
Nazionale di Gerusalemme, già autore di un’altra apprezzata silloge,
“Dimenticarsi”, apparsa nel 2010 per la GDS Edizioni.
Francesco Lucrezi, storico
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