
Elia Richetti,
rabbino
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In
merito alla vendita della primogenitura, per un certo verso si potrebbe
quasi stare dalla parte di ‘Esàw: era stanco, particolarmente affamato,
quasi si sentiva male dalla fame; nulla di strano, quindi, che pur di
riprendersi fosse disposto a cedere la primogenitura. Tutto sommato, la
vita umana ha la precedenza su ogni aspetto. D’altro canto, però, la
Torà testimonia che ‘Esàw “mangiò, bevve, si alzò e se ne andò, ed
‘Esàw disprezzò la primogenitura”.
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
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Sono
arrivati a bordo della loro Skoda Octavia, 1900 cc. diesel,
probabilmente di seconda mano, i terroristi palestinesi di Har Nof. Uno
dei due lavorava in un negozio del quartiere. Presumibilmente parlava
un po' l'ebraico e magari il giorno prima qualche avventore gli aveva
detto sbadatamente shalom o chiesto l'ubicazione di un prodotto su uno
scaffale. L'attentatore palestinese che lo scorso mese ha gravemente
ferito l'attivista Yehuda Glick, lavorava al ristorante del Centro
Begin, un moderno istituto culturale serio e orientato a destra, dove
lo stesso Glick aveva appena partecipato a una riunione. Evidentemente
anche costui doveva parlare un ebraico per lo meno discreto e si
muoveva agevolmente tra la caffetteria e la sala internet spesso molto
affollate dell'elegante edificio.
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Da Torino a Napoli,
pregiudizio in mostra |
Parla
di Comunità divisa Vera Schiavazzi, oggi su Repubblica, nel raccontare
la posizione degli ebrei torinesi sulla mostra ‘Lungo viaggio dei
rifugiati palestinesi’ ospitata al locale Museo della Resistenza.
“Spaccata al suo interno tra quanti chiedono di minacciare perfino la
propria uscita dagli enti aderenti al Museo della Resistenza e quanti
invece vorrebbero, pur tra le proteste, lasciare che tutto vada avanti
senza troppi impedimenti. È lo stato in cui si trova la Comunità
ebraica torinese – scrive Schiavazzi – dopo una discussione durata
ormai quasi una settimana, da quando cioè la mostra sul ‘Lungo viaggio
dei rifugiati palestinesi’ si è aperta al Museo e l’intera Comunità, a
cominciare dal suo presidente, ha scoperto che l’esposizione stessa era
piuttosto discutibile, specie in quella sede”.
Per un quadro approfondito sulla situazione la giornalista di
Repubblica rimanda anche ai media UCEI. “Su Moked, il portale di
informazione delle Comunità ebraiche italiane – sottolinea – si
riportano le scuse e gli argomenti già usati anche dal direttore del
Museo della Resistenza Guido Vaglio secondo il quale la mostra è stata
accolta anche perché ‘esclusivamente celebrativa delle attività
dell’Unrwa e non del conflitto tra Israele e Palestina’.
Un’affermazione inoppugnabile formalmente, ma che sembra squagliarsi
non appena si vede una parte delle immagini: il muro tra Israele e
Cisgiordania proiettato nelle capitali occidentali, con le scritte di
accompagnamento, le ‘abitazioni distrutte’ dai tanks israeliani, e così
via”.
Situazioni di tensione si registrano anche a Napoli per l’inaugurazione
della mostra (sostenuta dal Comune di Portici) ‘Gaza tra assedio e
speranza’ a cura dell’attivista propal Rosa Schiano, che da mesi
riversa sui social network parole e immagini di odio verso Israele e
verso il mondo ebraico. “Gloria ai martiri, la vittoria sarà
inevitabilmente nostra”, il post condiviso dalla Schiano sulla propria
bacheca poche ore dopo l’attentato alla sinagoga di Gerusalemme.
Dell’accaduto, si legge sul Mattino, “è stata informata l’ambasciata
d’Israele a Roma mentre in mattinata agenti della Digos si sono recati
a Portici nella sede della mostra per compiere accertamenti sulla
vicenda”.
Stasera, riferisce ancora il Mattino, la Comunità ebraica si riunirà
nella sinagoga di via Cappella Vecchia per discutere del caso e
valutare tutte le iniziative da adottare, come conferma il presidente
Pierluigi Campagnano.
Delirante la presa di posizione della Schiano, immortalata in una foto
del profilo accanto a un gruppo armato: “Trovo assolutamente scorretto
strumentalizzare un post non scritto da me e che non ho neppure
commentato. Utilizzo la mia pagina Facebook principalmente a fine
informativo: con quel post, condiviso da una pagina inglese, ho voluto
esclusivamente, e sottolineo, esclusivamente, a fine informativo, far
comprendere al pubblico italiano il modo in cui molti palestinesi
vivono certi avvenimenti, non condivido il gesto estremo dei due
attentatori”.
Un commento arriva anche dall’ex rabbino capo di Napoli Scialom
Bahbout. “Quello che è successo a Portici – dice – con le dichiarazioni
incredibili dell’organizzatrice della mostra fotografica sull’attentato
alla sinagoga, mi sembra molto grave. Dispiace che i livelli
istituzionali aprano spazi a tali estemazioni, che mancano
dell’equilibrio e della saggezza richiesta a chi svolge una funzione
pubblica. Purtroppo, in questo campo, abbiamo un esempio non edificante
anche nel sindaco De Magistris che, smarrendo a volte il senso della
sua funzione, parla solo a una parte, dimenticando tutti gli altri”.
“Abu Mazen semina odio ed è un pericolo anche per l’Europa” denuncia
intanto, in una lunga intervista al Messaggero, l’ambasciatore
d’Israele a Roma Naor Gilon. “Non può incitare contro Israele – attacca
– e poi farci le condoglianze per gli attacchi, né chiamare martire chi
investe i civili per strada. Temo che per imitare e competere con Hamas
voglia trasformare la disputa politica in una disputa
ideologico-religiosa. Questo è molto pericoloso”. Alla domanda se
l’Isis stia facendo proseliti tra i palestinesi Gilon risponde: “I
palestinesi sono sunniti e a mano a mano che vedono i successi
dell’Isis possono simpatizzare di più per quell’idea, considerandoli
rappresentativi. Anche per questo Abu Mazen deve evitare di gettare
benzina sul fuoco”. Riguardo al crescente antisemitismo in Europa
l’ambasciatore sottolinea: “L’odio verso Israele lega l’estrema destra
e l’estrema sinistra. Le critiche sono legittime, ma che altro c’è
dietro certe iniziative come il boicottaggio dei prodotti israeliani?
Bene ha fatto Matteo Renzi a dire all’Onu che l’esistenza di Israele
non è un’opzione, è un dovere”.
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italia ebraca
Solidarietà e vicinanza a Israele
“Non
a torto si è parlato di pogrom, qualcuno ha ricordato la Shoah: le
immagini terribili dei tallit macchiati di sangue ci riportano a un
passato che pensavamo fosse superato”, affermava ieri sera il rabbino
capo di Milano rav Alfonso Arbib. Di fronte a lui, la Comunità ebraica
milanese, riunitasi nel Bet HaKnesset di via Guastalla – raccogliendo
l'invito del rav e del presidente della Comunità Walker Meghnagi - per
dimostrare la propria solidarietà a Israele, per condividere insieme un
momento di preghiera e raccoglimento dopo il brutale attacco
terroristico di martedì in una sinagoga di Gerusalemme. E iniziative
simili hanno avuto luogo nelle scorse ore nelle diverse Comunità
ebraiche italiane, da Torino a Roma, da Genova a Trieste, tutte unite
nel dolore per le cinque vittime del feroce attentato terroristico
compiuto da due palestinesi a colpi di asce, coltelli e pistole. E nel
compiere la strage, i due terroristi hanno invocato il nome di D-o,
ricorda rav Arbib, “una delle più gravi bestemmie che esistono”. Leggi
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qui roma - la testimonianza di alberto israel "Non vi ho dimenticati"
“Da
diversi anni cerco di scegliere le parole per incorniciare la mia
tragedia e sono uscito dal silenzio cessando di essere spettatore
impotente di fronte all’orrore. Mi riapproprio della mia storia.
Dolorosa, ma pur sempre la mia”.
Alberto Israel, ebreo rodiota, racconta così il suo impegno di memoria.
Un impegno che prende la strada della testimonianza nel 1995, 50esimo
anniversario della liberazione di Auschwitz, seguendo sentieri
complessi e tormentati.
Ad ascoltare la sua voce, ad accogliere l’uscita della sua biografia
‘Non vi ho dimenticati’ (ed. Anpi Belgio), il calore delle tantissime
persone che si sono date appuntamento alla Casa della Memoria e della
Storia per un evento, ricco di emozioni, che ha visto la collaborazione
di Fondazione Museo della Shoah di Roma, Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane, Centro di Cultura della Comunità ebraica romana e Medicina e
Shoah, il corso scientifico promosso dalla fondazione all’Università
Sapienza.
“Aprire uno spaccato sulla deportazione degli ebrei di Rodi, vicenda
meno nota rispetto a quella di altre comunità italiane negli anni bui”.
Questo, spiega il consigliere UCEI Roberto Coen (che modera la serata),
l’intento dell’iniziativa e del libro. Protagonisti anche il direttore
scientifico del Museo della Shoah Marcello Pezzetti, il Testimone Sami
Modiano; Fabio Gaj e Silvia Marinozzi, animatori del corso Medicina e
Shoah. Leggi
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Setirot
- A cosa serve l'illusione |
"Le
illusioni non esistono per essere realizzate, ma per accelerare la
realizzazione di ciò che effettivamente è realizzabile". Una
riflessione importante a cui ci chiama Ágnes Heller, la filosofa
ungherese che – racconta oggi in “Solo se sono libera”, Castelvecchi
editore – come tutti i bambini ebrei, durante l'occupazione tedesca
venne condannata a morte.
Stefano Jesurum, giornalista
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Time
out - Tornate nella gioia |
Ero
questa mattina con i sottosegretari Sandro Gozi e Benedetto Della
Vedova alla sinagoga di Kehillat Benè Torah dove l'altro giorno sono
state uccise cinque persone dai terroristi palestinesi. Nello stesso
luogo, visto esclusivamente da quelle immagini mostruose, del sangue
non c'era più traccia. All'interno invece c'erano già alcuni studenti
che hanno immediatamente ripreso a studiare. Con la faccia sconvolta e
gli occhi pieni di lacrime non hanno smesso di rispettare il loro
compito. Come facessero mi sono chiesto, in fondo un periodo di pausa
sarebbe stato più che salutare e necessario per riprendersi dal trauma.
Daniel Funaro
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