Italia ebraica – Solidarietà e vicinanza a Israele

Rav Arbib - 19 novembre 2014“Non a torto si è parlato di pogrom, qualcuno ha ricordato la Shoah: le immagini terribili dei tallit macchiati di sangue ci riportano a un passato che pensavamo fosse superato”, affermava ieri sera il rabbino capo di Milano rav Alfonso Arbib. Di fronte a lui, la Comunità ebraica milanese, riunitasi nel Bet HaKnesset di via Guastalla – raccogliendo l’invito del rav e del presidente della Comunità Walker Meghnagi – per dimostrare la propria solidarietà a Israele, per condividere insieme un momento di preghiera e raccoglimento dopo il brutale attacco terroristico di martedì in una sinagoga di Gerusalemme. E iniziative simili hanno avuto luogo nelle scorse ore nelle diverse Comunità ebraiche italiane, da Torino a Roma, da Genova a Trieste, tutte unite nel dolore per le cinque vittime del feroce attentato terroristico compiuto da due palestinesi a colpi di asce, coltelli e pistole. E nel compiere la strage, i due terroristi hanno invocato il nome di D-o, ricorda rav Arbib, “una delle più gravi bestemmie che esistono”. “L’attentato ha avuto luogo mentre nel Bet HaKnesset si recitava l’Amidah, che inizia con la richiesta a D-o di ‘aprire le mie labbra così che la mia bocca possa dichiarare le Tue lodi’. Sono parole che sottolineano come noi non ci riteniamo degni di rivolgerci direttamente a D-o. E invece ci sono persone che in suo nome pensano di poter uccidere. Una bestemmia. Questa è idolatria – ha ricordato rav Arbib – loro non mettono al centro D-o ma se stessi, e così tutto è permesso, non ci sono limiti”. E dopo le parole del rav, la tefillah, la preghiera, una risposta di presenza forte contro chi vuole infondere terrore e paura.
Tante le parole di solidarietà arrivate alle diverse realtà ebraiche italiane. Alla Keillah milanese, sono arrivati tra gli altri i messaggi dell’Amicizia ebraico-cristiana di Milano Carlo Maria Martini, dell’arciprete del Duomo Gianantonio Borgonovo e della Comunità valdese. “Esprimiamo tutta la nostra vicinanza e tutto il nostro affetto in questo momento così tragico al popolo di Israele – si legge nel comunicato dell’Amicizia ebraico-cristiana a firma del presidente Bruno Segre e del vicepresidente Fernanda Vaselli – sentendoci in particolar modo affratellati agli ebrei italiani”. Nel comunicato, sottoscritto da don Cristiano Bettega, direttore dell’Ufficio ecumenismo e dialogo della Conferenza episcopale italiana, si ricorda come “questi efferati ed esecrabili atti antisemiti” siano una “forma vile e barbara di ‘avodah zarah’ (atti idolatrici) in ogni modo da contrastarsi, senza se e senza ma”. “Con lo sguardo inorridito e il cuore spezzato, ho voluto rileggere il Salmo 129 e mi si è illuminato il senso dell’ultimo versetto di quel testo, che mi ha sempre fatto pensare. – scrive Gianantonio Borgonovo – Chi sta dalla parte del carnefice non può invocare il nome di D-o (וְלֹּ֤ א. אַָֽמְר֙וּ׀ הָע בְרִִׁ֗ים בִרְכַַּֽת־יְהָו֥ה אֲ לי כַ֑ם) né pensare di agire in nome suo: D-o non è un oggetto che possiamo manipolare a nostro interesse, né un’idea che possiamo porre a sostegno delle nostre decisioni, specialmente quando queste sono al di sotto del livello minimo di umanizzazione”.

d.r.

(20 novembre 2014)