Roberto
Della Rocca,
rabbino
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Il
rabbino italiano Ovadià Sforno (16° secolo ), commentando il verso 2
del capitolo 12 di Shemòt, osserva che gli ebrei si affrancano
dall’Egitto soltanto nel momento in cui si appropriano della scansione
del proprio tempo.
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Dario
Calimani,
anglista
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27
gennaio. Anche quest’anno si ricorda. E anche quest’anno, per qualche
attimo, ci si sofferma a riflettere. Non mi è mai piaciuto il pensiero
unico, e non mi è mai piaciuta le retorica della diplomazia.
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La sfida della Memoria |
Tante
le voci, le storie e le parole dedicate al Giorno della Memoria a
settant’anni dalla liberazione del campo di concentramento di
Auschwitz.
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delegazione italiana con grasso e gattegna Memoria, cardine di libertà
"A
70 anni dall'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, a 70 anni dalla
fine dell'orrore, i leader del mondo scrivono oggi una pagina di storia
ricordando all'umanità intera come il valore della Memoria, una Memoria
attiva e consapevole, sia il cardine delle nostre società libere,
plurali e democratiche. Ricordando la barbarie di ieri, facciamo
tutti fronte comune affinché siano rese vane le minacce di chi attenta
oggi ai nostri valori e alle nostre conquiste fondamentali".
Lo afferma il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Renzo Gattegna che integra, con il Presidente della Repubblica facente
funzione senatore Pietro Grasso e le massime autorità, la delegazione
ufficiale italiana che partecipa alle solenni celebrazioni del
pomeriggio per commemorare l'abbattimento dei cancelli del campo di
sterminio di Auschwitz-Birkenau.
Nel corso della serata di ieri, intervenendo all'Auditorium del Parco
della musica della Capitale in apertura del concerto che ha
fatto rivivere le musiche di molti compositori scomparsi nella Shoah,
il presidente Gattegna ha dato lettura di un messaggio di solidarietà e
di amicizia per gli ebrei italiani che gli era stato consegnato dal
Presidente Giorgio Napolitano.
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la cerimonia alla camera dei deputati Memoria, un destino comune
“La
Memoria è un tema che si intreccia strettamente con la storia
millenaria, la cultura e l’esperienza ebraica. Un’esperienza che gli
avvenimenti di ogni giorno confermano viva e attuale. I gravissimi,
recenti fatti di Tolosa, Bruxelles e Parigi, hanno dimostrato una volta
ancora quali siano i capisaldi di una democrazia. I terroristi hanno
colpito con precisa determinazione obiettivi che rappresentano il cuore
della società civile: la redazione di un giornale, quindi la libertà di
opinione; le Forze dell’ordine, quindi lo stato di diritto; e gli
ebrei, una minoranza simbolo di pluralismo e diversità”. Lo ha
affermato il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Renzo Gattegna in occasione della solenne commemorazione per il Giorno
della Memoria avvenuta questa mattina nell'aula di Montecitorio davanti
alle più alte cariche dello Stato e alla presenza di molte centinaia di
giovani da tutta Italia che hanno preso parte al concorso “I giovani
ricordano la Shoah”.
Tra
i protagonisti anche l'artista tedesca Ute Lemper, la violinista
Francesca Dego e la pianista Vana Gierig, interpreti ieri del grande
concerto per la Memoria “Tutto ciò che mi resta” all'auditorium Parco
della Musica e introdotte all'aula dalla giornalista Rai Maria Concetta
Mattei.
Montecitorio:
una collocazione fortemente simbolica perché proprio in quell'aula
furono emanate con voto unanime le infami Leggi Razziste. “Questa fu la
solitudine nella quale i cittadini ebrei furono abbandonati; questa –
ha spiegato Gattegna – fu l'indifferenza che segnò il loro destino,
questo fu il tradimento perpetrato dallo Stato”. Per rimarcare il
concetto di “tradimento” il presidente dell'Unione ha ricordato il
fondamentale contributo di figure fondamentali distintesi nella società
italiana tra cui tre primi ministri di origine ebraica nelle figure di
Alessandro Fortis, Sidney Sonnino e Luigi Luzzatti.
Nel solco della celebre affermazione di Primo Levi - “Chi nega
Auschwitz è pronto a rifarlo” - Gattegna ha poi sottolineato come a
queste parole l'UCEI faccia ricondurre il proprio impegno nel sostenere
l’ultima versione del progetto di legge contro il negazionismo: “Una
legge – si spiega – che non vuol essere in alcun modo limitativa della
libertà di ricerca, ma solo impedire che venga sottovalutato l'effetto
perverso e diseducativo di falsità storiche usate come mezzo di
propaganda politica, come strumento per offendere le vittime della
Shoah e, al tempo stesso, per diffamare i discendenti che ne difendono
il ricordo”.
"Non dobbiamo permettere a nessuna paura e a nessuna minaccia di
chiuderci in un angolo, non dobbiamo ascoltare la voce della violenza,
che semina terrore per instillare odio, ma dare una risposta ferma,
decisa e unitaria, perché la storia non ripeta gli stessi errori".
Così il presidente della Repubblica supplente Pietro Grasso
nell'affermare che il ripudio del fascismo e della vergogna delle leggi
razziali, la forza del diritto, della libertà e della dignità umana, il
rigetto di qualsiasi idea di antisemitismo e negazionismo “sono il
fondamento più profondo dell'Italia repubblicana e dell'Europa unita”.
Il nostro futuro si chiama Europa perché, ha proseguito Grasso, “dopo
l'orrore nasce il sogno di una comunità unita, senza più guerre, senza
più odi reciproci".
Particolare apprezzamento è stato inoltre rivolto all'iniziativa delle
stolpersteine, le pietre d'inciampo che ricordano le vittime della
Shoah e della barbarie nazifascista e che si pongono come intralcio
visuale “per riflettere su tali atrocità”.
Per il presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini, rivoltasi
ai giovani, la giornata del 27 gennaio deve rappresentare un monito da
vivere sempre, “in tutte le situazioni in cui sarete chiamati a
confrontarvi con realtà sociali complesse e spesso ingiuste, in un
mondo che a tratti sembra aver dimenticato perfino la tragedia della
Shoah”.
A segnare questa dimenticanza sono anche i terribili fatti di cronache
delle ultime settimane: una minaccia contro la quale servono unità,
fratellanza, impegno dell'intera collettività. “L'11 gennaio scorso,
mentre Parigi e la Francia erano teatro di grandi manifestazioni
all'indomani delle stragi compiute alla redazione di Charlie Hebdo e
nel supermercato kasher, a Roma, nel Tempio maggiore, la Comunità
ebraica festeggiava i 57 anni di matrimonio di Sami e Selma Modiano. La
cerimonia romana – ha spiegato Boldrini – è stata in un certo senso una
risposta simbolica sia all'odio antisemita nazista di ieri che alla
violenza terroristica di oggi”.
Un pensiero è stato poi dedicato al funzionario della Camera Carlo
Finzi, che fu allontanato dal fascismo nel 1936 e che venne ucciso,
sette anni dopo, all'arrivo ad Auschwitz-Birkenau.
"La memoria della Shoah non è un evento occasionale ma uno dei
fondamenti della nostra civiltà occidentale, libera, democratica e
pluralista". Sono parole del ministro dell'Istruzione, dell'Università
e della Ricerca Stefania Giannini, firmataria la scorsa settimana –
assieme al presidente Gattegna e all'interno della sinagoga di Cracovia
– di un ulteriore protocollo d'intesa per la trasmissione di una
Memoria viva e consapevole alle nuove generazioni. “Dobbiamo dire no a
ogni forma di odio, razzismo, antisemitismo e discriminazione mettendo
a disposizione tutti gli strumenti del nostro sistema educativo. Non
dobbiamo farci rubare il sogno della democrazia.
(Nell'immagine in alto il presidente dell'UCEI Renzo Gattegna, in basso l'attrice e cantante Ute Lemper).
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la lettera di napolitano al presidente ucei Rispetto delle radici di Israele Il
Presidente Giorgio Napolitano ha fatto pervenire al presidente
dell’Unione Renzo Gattegna il seguente messaggio in occasione del
Giorno della Memoria.
Caro Presidente Gattegna,
il particolare momento di faticosa transizione dal mandato di
Presidente al nuovo status di Senatore di diritto e a vita, mi rende
difficile il partecipare anche da semplice spettatore alle iniziative
per il Giorno della Memoria. Lei sa quanto io le abbia coltivate e
sostenute in tutti questi anni nella convinzione che l’omaggio alle
vittime dell’olocausto e il rispetto delle radici e delle ragioni
costitutive dello Stato d’Israele rappresentino un’essenziale
testimonianza della sensibilità civile, culturale e politica
dell’Italia e del suo Stato democratico.
E debbo dire che tra i messaggi giuntimi per la conclusione del mio
mandato presidenziale mi ha particolarmente toccato, per il suo calore
e la sua generosità, la lettera giuntami da Shimon Peres che ha voluto
scrivermi: “Per il popolo di Israele lei incarna l’amicizia e la
lealtà”.
Lei può star certo, caro amico Gattegna, che terrò sempre ferme e
continuerò a tener vive, nei limiti delle mie possibilità, in seno a
ogni pubblica iniziativa, le posizioni ideali che la comunità ebraica e
leader dello Stato d’Israele come Shimon Peres hanno potuto conoscere e
apprezzare.
Con viva amicizia
Giorgio Napolitano
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La lotta contro l'oblio |
“La
lotta dell’uomo contro il potere è la lotta della memoria contro
l’oblio” (M. Kundera, “Libro del riso e dell’oblio”. La citazione è
stata resa ieri dall’attore Marco Baliani, presentatore dello
straordinario concerto “Tutto ciò che mi resta”, allestito dall’Unione
della Comunità ebraiche italiane all’Auditorium di Roma).
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie
- Le matite dei deportati |
“Tu
uomo, sei stato capace di far questo”, scriveva nel 1981 Primo Levi
nella prefazione ad un libro sui disegni dai lager autoprodotto da un
oscuro ragioniere veneto, Arturo Benvenuti.
Mario Avagliano
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Humans of Israel - Elisheva |
“Arrivai
in Israele come turista, più di cinquanta anni fa. Ero interessata ad
entrare in contatto con questa terra, che a primo impatto sembrava
rigettarmi per le mie origini di tedesca non ebrea. Sono stata
l’assistente di Oswald Rufeisen, un sacerdote cattolico di lingua
tedesca e di origini ebraiche. Assieme ci siamo stabiliti a Haifa per
creare una comunità cattolica che si integrasse nel Paese, nella sua
lingua e cultura. Nel 1976 comprammo una casa a Nahariyah, vicina al
mare e circondata da un giardino. Decidemmo di costruirci una casa di
riposo destinata ai ‘Giusti fra le Nazioni’ di tutto il mondo, di
qualsiasi religione e nazionalità, a tutte le persone che, come Oswald,
salvarono almeno una vita durante la Shoah”.
Jonathan Misrachi
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