tempo…

Il rabbino italiano Ovadià Sforno (16° secolo ), commentando il verso 2 del capitolo 12 di Shemòt, osserva che gli ebrei si affrancano dall’Egitto soltanto nel momento in cui si appropriano della scansione del proprio tempo.
Nella psicologia della schiavitù ciò che conta di più è che il tempo passi. La libertà, viceversa, esige una gestione responsabile del tempo attraverso l’uso e le scelte che facciamo.
Non a caso, nella lingua ebraica, l’etimo della parola ‘zeman’, tempo, è lo stesso della parola ‘leazmin’, che significa ‘invitare’, ‘fecondare’.
La domanda a cui siamo chiamati, come ebrei, in questo Giorno della Memoria, è come fecondare questo tempo. Una delle risposte più significative potrebbe essere quella di dedicare parte del proprio tempo allo studio e all’approfondimento delle proprie radici e tenere viva la memoria di sé.

Roberto Della Rocca, rabbino

(27 gennaio 2015)